QUARTU
SANT’ELENA, PICCOLA MAGINOT COSTIERA
A.S.S.Fort. Sardegna
A cura di Giuseppe Carro e Daniele Grioni
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In
Sardegna il territorio di Quartu
Sant’Elena è un esempio di come, nonostante il
ritardo col quale l’Italia intraprese la realizzazione di sistemi fortificati
antisbarco, si ottennero risultati di tutto rispetto.
APPUNTI STORICI
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Già a metà degli anni ’30 il litorale quartese
era stato munito con batterie presidiate dalla DICAT
e dalla MILMART destinate, con le altre batterie ubicate nel
capoluogo sardo e presso Pula, a interdire al nemico il golfo e i cieli
cagliaritani.
Nel 1940 le truppe del Regio Esercito dislocate in Sardegna
erano raggruppate nel XIII
Corpo d’Armata (divenuto in pieno 1943
Comando FF.AA. Sardegna),
responsabile della difesa dell’isola con le forze che, via
via, vennero concesse
dallo Stato Maggiore.
I primi progetti dettagliati di sistemazione difensiva
del litorale di Quartu risalgono al
1941:
comprendevano una prima linea di Nuclei Fissi sui litorali, supportata da
postazioni campali nell’immediato retroterra.
La nostra difesa costiera fu
riorganizzata e potenziata alla fine del 1941, a seguito della Circolare 3
C.S.M. e delle altre disposizioni emanate dallo Stato Maggiore per la difesa
delle ”frontiere marittime”.
Nel gennaio 1942 venne
definita l’edificazione di una linea di capisaldi che prese il nome di
“arco di contenimento di
Quartu”, facente parte del
Settore difensivo di Cagliari,
affidato alla XIII Brigata
Costiera che fu elevata, nell’estate 1943, a
203ª Divisione Costiera.
Scopo di questi archi di contenimento era quello di ritardare la
progressione delle truppe nemiche che avessero superato la catena dei Nuclei
Fissi posti a immediata difesa dei litorali.
La principale forza mobile a
disposizione era invece costituita dalla Divisione “Sabauda”.
Di quel tormentato periodo bellico restano oggi le vestigia di un
interessante sistema fortificato, che possono essere analizzate utilizzando
una guida pubblicata con il patrocinio del Comune.
Le strutture difensive
dell’arco di contenimento erano disposte – appunto – ad arco di cerchio dal
litorale all’entroterra, ben mimetizzate e dislocate, anche per sfuggire
all’azione di artiglierie navali.
Questo dispositivo, costituito da
capisaldi con casematte in calcestruzzo e postazioni campali per cannoni
anticarro e armi automatiche, era supportato da batterie da posizione del
Regio Esercito come la 135ª, che si trovava in località nuraghe
Ni ‘e Crobu, armata
con pezzi da 75/27mm.
Il comando di un Gruppo da
100/22 Skoda era invece sul colle di
Cuccuru Ganni,
località oggi sconvolta da una cava.
La consegna dei lavori da parte delle
imprese civili, inizialmente prevista per il maggio 1942, slittò anche per i
continui lavori di perfezionamento richiesti per l’intero
Settore difensivo cagliaritano (Capoterra,
Ponte Vecchio, Sa Scaffa e
Quartu) che ottenne sempre la precedenza
nell’assegnazione di risorse e materiali, tanto che in un Promemoria del
1942 si preannunziò il termine lavori con data 30 settembre 1942.
Nel maggio
1942 lo Stato Maggiore dispose una progressiva trasformazione Nuclei Fissi
litoranei più importanti, quasi tutti campali, in fortini
monoarma a pianta circolare resistenti al
piccolo calibro o alle schegge. Le armi utilizzate nei bunker erano non solo
quelle standard del Regio Esercito, ma anche armi
di preda bellica.
Al 24 febbraio 1943
il Comando Genio della Quinta Armata riassumeva i dati relativi al “Gruppo
A/I di Quartu”:
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Arco di Quartu, 70 opere
del tipo “poliarma”. La sistemazione era
completa di collegamenti e di reticolati di caposaldo con cortine intermedie
Nell’estate 1943 vennero posti in opera
sbarramenti minati, anche con mine fornite dai Tedeschi;
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Sbarramento stradale Sant’Andrea,
su 2 opere; |
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Posto di Blocco costiero di Muravera:
zero opere su
due previste (che venenro successivamente
realizzate). |
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I fortini in
cemento a mare erano 18 per l’intero“Settore Cagliari”.
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APPUNTI DI VIAGGIO
Le postazioni dell’ arco di
Quartu meritano una visita, poiché testimoniano della prima fase
della fortificazione costiera italiana durante la seconda guerra mondiale.
Assimilabili alle spartane
“postazioni 7000” del Vallo Littorio, le prime casematte
realizzate in Sardegna erano dotate di distinte camere di sparo per
altrettante armi.
Ogni caposaldo conta solitamente su più postazioni
integrate.
Queste opere erano definite all’epoca
“postazioni poliarma o
pluriarma”.
Non avevano speciali
impianti, corazzature da feritoia o cupole in
acciaio. In seguito alle reiterate critiche mosse dal Generale comandante
della Quinta Armata Mario Caracciolo di
Feroleto, che ebbe giurisdizione sulla Sardegna
tra il 1942 e l’estate del 1943, si adottò la filosofia del
“meno cemento più
mascheramento” che assunse le forme delle
postazioni circolari monoarma
dell’Ispettorato Genio, adottate anche sull’isola dall’estate
1942.
Il viaggiatore noterà come le opere appaiano spesso come innocenti
villette, ruderi o case di campagna, con tanto di copertura
a coppi e comuni imposte per celare le feritoie.
In alcuni casi si riutilizzarono resti nuragici.
Altrimenti,
l’adattamento al terreno fu realizzato mediante
pietra locale, tinteggiature policrome, reti mimetiche e pannelli di finta
roccia realizzati dalle Compagnie Mascheratori
del Genio Militare.
I CAPISALDI IN PILLOLE
I dati riportati di seguito sono desunti da cartografia d’epoca in possesso
della Associazione Studi
Storici e Fortificazioni Sardegna.
L’Associazione ha curato una guida a queste fortificazioni, distribuita
gratuitamente dal Comune di Quartu e può essere
contattata allo 070.542577 o via mail:
assfort@hotmail.it
Ricordiamo che spesso, a causa della altrui inciviltà, visitare le opere
fortificate comporta pericoli da non sottovalutare.
DA IS MERIS AL LAGO SIMBIRIZZI
Legenda delle abbreviazioni utilizzate: fm =
fucile mitragliatore; mg = mitragliatrice; pac =
pezzo anticarro.
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Caposaldo I “Agrigento” (località
Is Meris - Perdigoni)
Opere: 7 (fm,
mg); 9bis (fm); 8 (mg, pac).
Le opere sopravvivono, ma il caposaldo è oggi
letteralmente tagliato dalla nuova strada costiera a scorrimento veloce che,
passando nell’entroterra di Quartu, raggiunge
Capitana e Is Mortorius.
Riferimento GPS N39 13 075; E 9 19 540 |
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Caposaldo II “Alcamo” (Colle del Nuraghe Meris; da Via dei Lecci costeggiare
la stazione dell’acquedotto sino al nuraghe)
Vi troviamo le
opere 1 (2mg, pac); 2 (mg); 6 (mg,fm);
3 (mg); 4 (mg,fm,pac)
e 5 (fm). Il sito è ancora integro.
L’opera 1 è particolarmente interessante, essendo ricavata
proprio all’interno dello stesso Nuraghe Meris.
Riferimento GPS N39 12 985; E 9 19 000
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Caposaldo III “Trapani” (Colle
Ciarritta, 60
mt s.l.m. Da Via San Lianu
si possono individuare le opere sulla collina)
Opere: 8 (mg); 9
(pac, mg); 10 (mg); 11 (fm);
12 (fm); 10bis (mg).
Pur non essendo agilmente raggiungibili, queste strutture sintetizzano, in
un unico sito, tutte le diverse
tipologie costruttive adottate in difesa costiera. Molto
interessante l’osservatorio. Sarebbe stato un ideale sito mussale, se le
recenti lottizzazioni non ne avessero compromesso l’agibilità. Riferimento
GPS N39 13 171; E 9 18 450 |
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Caposaldo IV “Sciacca” (Casa
Serrau)
Opere: 15 (pac,
mg); 16 (mg, pac); 17 (fm);
18 (fm).
NOTA: L’opera 16, ben visibile sulla strada, appare ancora come una normale
abitazione. |
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Caposaldo V “Milazzo” (confluenza del
Riu di
Corongiu col Riu de
Sa Pispisa)
Le sue opere 19
bis (mg, fm) e 20 bis (mg, fm) sono visibili in un campo, integre e
apparentemente ben conservate. |
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Caposaldo VI “Arcireale” (Santu Martini, Via dei
Gigli)
Opere: 19 (mg,
pac); 20 (mg, pac).
Qui troviamo anche due piazzole circolari monoarma
per mitragliatrice, una delle quali trasformata in fortino coperto. L’opera
19 è all’interno di un fondo chiuso privato.
Riferimento GPS N39 14 008; E 9 17 240
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Il Caposaldo VII “Marsala” (Santu Martini nord)
con le opere 21 (mg); 22 (fm); 23 (fm)
e 24 (mg) è sempre lungo il Riu
Corongiu, a nord del
caposaldoVI.
C’è anche un osservatorio per artiglierie.
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Caposaldo VIII “Nicosia” (Località Sa
Carrubbedda. Via
Van Dick)
Opere: 25 (pac,
mg); 26 (mg); 27 (mg); 28 (pac).
Nascoste oggi fra case e villette, le strutture costituivano un interessante
sistema, collegato da trinceramenti in cemento..
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Caposaldo IX “Enna” (Strada da
Flumini per la S.s.
125)
Opere: 29 (pac,
mg); 30 (pac,mg); 31
(mg,fm). Fortificazioni oggi parzialmente
nascoste fra case e villette. Riferimento GPS N39 14 831; E 9 15 711
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Caposaldo X “Enna”
Opere: 32 (pac,
mg, fm); 32bis (pac,
fm); 33 (mg); 34 (fm);
35 (mg, fm).
Oggi praticamente distrutto dalla cava.
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Caposaldo XI “Calatafimi”
(Cuccuru
Ganni)
Opere: 36 (pac, mg); 37 (pac,
mg); 38 (mg, fm).
Praticamente distrutto. L’opera 38, unica superstite, è oggi praticamente sospesa nel vuoto, sul ciglio della cava.
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Caposaldo XII “Palermo” (Sa Guardia
Lada,
al bivio della S.s. 125 con la rotabile
Foxi-Simbirizzi).
Opere: 39 (mg, fm); 40 (mg);
41 (mg, fm). Due opere sono visibili ma
in terreni privati. |
I CAPISALDI DEL LAGO SIMBIRIZZI
A cavallo del Lago Simbirizzi la densità
abitativa è minima e le strutture militari sopravvivono sostanzialmente
integre.
L’area meriterebbe una definitiva tutela.
Il Caposaldo XIII “Taormina” di Sa Guardia
Lada è costituito dalle opere: 42 (pac,
mg); 43 (mg, fm); 44 (fm);
45 (fm, mg). Riferimento GPS N39 15 356;
E 9 14 013.
Sulla sponda
opposta del lago troviamo il Caposaldo
XIV del Gruppo denominato “Licata”. Il riferimento
GPS è N39 14 676; E 9 13 180.
Per le auto è la Chiesa gotico-catalana
di Nostra Signora di Buoncammino, del XIV
secolo. Davvero interessanti le sue opere: 46 (mg,
pac, fm); 47 (pac,
mg); 48 (fm) e 45 bis (fm).
Lo sovrasta il Caposaldo XV “Licata”
con le opere 51 (pac, mg); 52 (mg,
fm) e 53 (mg, fm),
raccordate al terreno o camuffate da cascinali. Il
Caposaldo XVI “Corleone”
si raggiunge anche in auto da Quartu.
Infatti, percorrendo in salita Via Pitz’e
Serra, lo incontriamo al “passo” ed è materializzato sul
terreno dall’opera 54 (pac, mg,
fm), mimetizzata all’epoca da chiesetta
campestre. Riferimento GPS N39 14 405; E 9 13 046. Qui
di fatto si chiude l’interessante area del
Simbirizzi.
Nella zona di Cuccuru Su
Paris era presente una batteria antisbarco del Regio Esercito.
Praticamente di fianco al Caposaldo “Corleone”
si trovava il Caposaldo XVII “Caltanisetta”
con le opere: 55
(mg); 56 (fm); 57 (mg, pac)
58 (mg); 60 (fm); 61 (mg).
Di quella che era
definita “la Maginot
quartese” rimane al presente ben poco. L’area, con una bella vista
sulla spiaggia di Quartu, è
oggi densamente costruita.
L’opera 61 è in un campo, la 60 è
inglobata nel muro di cinta di palazzo. Per giungere in aiuto si accede da
Quartu, Via Tharros.
DA SIMBIRIZZI AL LITORALE DI QUARTU
I tre bunker del Caposaldo XVIII “Castroreale”
erano le opere
64 (mg, fm; esiste all’interno una postazione
per pac non segnata sulle carte d’epoca); 62
(mg) e 63 (fm, mg).
Le opere erano all’epoca collegate da una rara ed interessante trincea
coperta in calcestruzzo con soletta a prova di schegge. Anche se le nuove
palazzine di Quartu incombono, questa area
potrebbe divenire, se bonificata, un’area verde attrezzata, uno spazio per
associazioni o anche parte di un itinerario museale,
assieme al lago di Simbirizzi. Riferimento GPS
N39 14 231; E 9 12 713.
Infine, il Caposaldo XIX
era costituito
dalle opere: 65 (pac, mg); 66 (mg,
fm), ma non c’è una completa rispondenza fra le
carte d’epoca e la situazione attuale, poiché si tramandano 4 strutture
monoarma, una delle quali per cannone.
Compito
di queste opere era di difendere lo sbarramento anticarro a denti di drago
ancora visibile all’estremità dello Stagno di
Quartu.
Lungo la strada che dalla rotonda del Margine Rosso
porta in Quartu (Via
Fiume) esisteva un ulteriore caposaldo non numerato, con almeno un piccolo
fortino per mitragliatrice, oggi nascosto dalle sterpaglie. Riferimento GPS
N39 13 703; E 9 12 830.
LUNGO LA STRADA PER VILLASIMIUS…
Percorrendo la strada del litorale di Quartu e
proseguendo lungo la strada costiera per Villasimius
è possibile ricercare altre strutture militari, come la
torre costiera
di Carcangiolas
(Spiaggia di Quartu), oggi
sprofondata in acqua, ma modificata all’epoca in postazione per fucile
mitragliatore.
Sulla spiaggia di
Quartu-Margine Rosso, accanto al
Caposaldo XIX, vediamo due postazioni con annesso ricovero, di rinforzo al
Caposaldo XIX (vedi sopra, Caposaldo XIX) insabbiate sulla spiaggia.
Sulla
spiaggia di Torre
Foxi-Flumini Cuba troviamo un
pillbox per fucile mitragliatore fortemente
compromesso nella muratura. Interessante il metodo di armatura del
calcestruzzo con code di porco per reticolato.
Nel prato ad est dell’Hotel
Setar
vediamo una
postazione monoarma circolare resistente alle
schegge per mitragliatrice E’ a costante rischio di demolizione.
Ad un bivio
presso il parco della Chiesa di
Sant’Andrea postazione leggera
identica alla precedente, intelligentemente risparmiata durante i lavori di
riqualificazione del sito.
Uscendo dalla strada per
Capitana, troviamo sulla spiaggia un’altra postazione circolare
monoarma in concorso di fuoco con l’opera di
S. Luria,
che sopravvive presso il porticciolo turistico, sulla spiaggia di un recente
insediamento turistico.
A
Capitana
un altro classico fortino monoarma agiva in
concorso di fuoco con quello ubicato presso i resti della Batteria “Faldi” di
Is Mortorius, armata
con pezzi da 152mm e della quale sopravvivono la
postazione telemetrica, piazzole e ricoveri.
Sovrasta la batteria il Nuraghe Diana,
ancora dotato di postazione osservatorio
aggiunta. All’epoca esistevano altri appostamenti per mitragliatrice
nell’area nord-est della batteria.
Sempre a Capitana era la Batteria C.165
armata con pezzi da 76/40, le cui strutture sono state compromesse da anni
di reimpieghi non pertinenti.
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