Alcuni articoli

de "Il Rubino" di Dicembre

CIAO DIRETTORE

Per la Redazione Giovanni Zavarella

UN ANNO CHE SE NE VA,
E UNO CHE ARRIVA

di Bruno Barbini

 

CIAO DIRETTORE
Per la Redazione Giovanni Zavarella


È trascorso un anno da quando il nostro direttore, Rag. Domenico Mecatti è tornato nella Casa del Padre. Era il 2 gennaio 2001, quando la dolorosa notizia rimbalzò da Assisi nell’Umbria. I mass media non sottrassero l’informazione ai propri lettori. La sua scomparsa ci ha lasciati tutti sgomenti.
Il suo ricordo è intatto. Gli amici ne rimpiangono, ancora oggi, la prematura dipartita. Gli amici sostenitori della testata de “Il Rubino” ne rammentano l’abnegazione.
I direttori editoriali e i responsabili ne lamentano l’illuminato contributo. La Redazione tutta avverte la mancanza di una penna che per molti anni aveva animato in “dialetto” personaggi di rara efficacia.
La sua prosa era immediata, semplice ed essenziale.
Mirava a risultanze senza paludamenti e filtri. Aborriva lo scandalismo fine a se stesso.
Perseguiva un giornalismo positivo. Reale, vero, senza retrologie. Non gradiva il giornalismo ideologico, settario, partigiano, aggressivo, violento. Portava sempre una nota di eleganza. Non amava la rissa. La polemica non doveva mai tracimare il buon senso e le relazioni umane.
I nostri lettori ne rammentano l’impegno e la dedizione.
E soprattutto il tratto elegante e la sobrietà nei modi.
Era un vero signore. Onesto, generoso, paziente. Non sono pochi coloro che lo ricordano amico disponibile.
Era un gentleman di altro tempo. Pervaso dal bisogno di servizio alla Comunità non ha fatto mai mancare il suo slancio operativo e la concretezza dei suoi gesti.
Ci piace ricordarlo coofondatore e direttore della Gazzetta Angelana, del Notiziario Angelano, de Il Rubino (seconda maniera).
In tempi giovanili aveva recitato per il teatro "Silvio Pellico" e più tardi animatore di "Teatro Uno".
Negli anni sessanta si era impegnato per la costruzione della Pro Loco, divenendone il primo presidente. Vicino al suo amore per la Juventus, permaneva il suo affetto e il suo “tifo” per l' Angelana di cui era stato Consigliere e Presidente. Da ex Priore si era adoperato per la costituzione dell’ Associazione.
Sospinto da amici ed estimatori, divenne consigliere Comunale ed Assessore di Assisi, conferendo alla funzione dignità, discrezione ed equilibrio. Eguale servizio svolse nel Lyon Club di Assisi. L’Accademia Properziana del Subasio lo ebbe suo socio. Non ci fa velo l’amicizia.
Senza enfasi Domenico Mecatti era ed è per noi che avemmo il privilegio di averlo amico, direttore, collaboratore, ideatore, moderatore, sostenitore, amministratore, un uomo, un cittadino, di preclare virtù civili, culturali e sociali.
Fu figlio affettuoso, sposo innamorato e rispettoso, padre generoso, e nonno incantato. In verità per una memoria così fulgida e luminosa le parole risultano insufficienti. La sposa, i figli e i nipoti possono andare fieri di Domenico.
La splendida memoria del suo viaggio in sulla terra non può che lenire il loro dolore. Noi de "Il Rubino" lo abbiamo voluto ricordare ai nostri lettori, sicuri di interpretare i loro sentimenti di riconoscenza, di gratitudine e di stima per Domenico Mecatti.

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UN ANNO CHE SE NE VA,
E UNO CHE ARRIVA

di Bruno Barbini

Certo che è tempo di bilanci. Quando l’anno solare volge al termine tutti hanno il dovere, il diritto e l’obbligo di tirare le somme per valutare e analizzare se i risultati hanno raggiunto l’obbiettivo delle previsioni.
Ognuno lo farà per proprio conto; sia esso rivolto alla famiglia di cui è parte integrante, sia esso rivolto all’azienda che dirige o per la quale opera, sia esso rivolto ai rapporti interpersonali e sociali e nel cui contesto quotidianamente vive il suo tempo.
Non vedo tuttavia la necessità, in questo momento, di riempire grandi pagine e ricercare giudizi severi e ampollosi.
Può essere sufficiente sintetizzare che se riteniamo di aver operato bene, l’auspicio dovrà essere quello di continuare, se, invece, desideriamo attribuirci un risultato modesto, non può che rafforzarci il proposito di migliorare in futuro.
Il tempo non inganna, impercettibile ma inesorabile scorre.
C’è sempre più bisogno di buona volontà ed ognuno di noi può prenotare la parte che non ha ancora preso.
Un altro anno ed un altro bilancio ci aspettano, Per ciò che sapremo fare di positivo a vantaggio di noi stessi, non dimenticando gli altri (compresi gli ultimi), qualcuno sicuramente poi ci pagherà il conto.
Nella mia veste di direttore il bilancio istintivo è rivolto, ovviamente, a il RUBINO.
Raccolta la cospicua eredità lasciata, per causa di forza maggiore e proprio un anno fa, dal direttore Domenico Mecatti, non posso che ritenermi soddisfatto per l’esperienza guadagnata ed i buoni risultati complessivi ottenuti.
Ho avuto testimonianza che IL RUBINO è amico di tanta gente, che ha potenzialità per crescere ancora e diventare più importante. Ci sono in cantiere interessanti progetti che saranno messi in campo con il nuovo anno grazie anche alla sensibilità e passione di tutti i collaboratori.
Non è proprio il caso di scendere nei dettagli della cronaca o della critica di qualsivoglia angolazione giornalistica.
Neanche sulla illuminazione natalizia delle vie angelane: bene o male e, grazie alla buona volontà, l’albero e le luci sono arrivate.
Non tante, un po’ in ritardo, ma sono arrivate!
Allora al direttore compete il dovere di ringraziare i colleghi, tutti i collaboratori, per il lavoro svolto e per lo spirito di sacrificio dimostrato in ogni occasione e chiedere, per il futuro, ancora disponibilità.
Associandomi a loro, certo di condividerne lo spirito, ringrazio gli abbonati del giornale, gli inserzionisti che hanno consentito, con la loro partecipazione, di contenere i costi di stampa, ed i lettori tutti verso i quali ho l’obbligo e il piacere di formulare gli auguri più sinceri per un Natale pieno di doni ed un nuovo Anno ricco di felicità e gratificanti aspettative.

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Un'iniziativa della nostra Parrocchia
ADOTTARE UN BAMBINO LONTANO SIGNIFICA AMARLO DA VICINO

Con poco puoi:
-salvare la vita di un bambino;
-vestirlo e nutrirlo;
-contribuire alla sua formazione scolastica;
-prepararlo alla vita,
-fargli guardare con gioia e fiducia l’avvenire;
-aiutarlo a sentirsi amato e ad amare.
Le adozioni sono destinate ai bambini assistiti dai nostri Confratelli missionari in Africa e in Kazakistan.
L’adozione comporta il versamento di Euro 26 (Lire 50.343) mensili per il periodo che si ritiene opportuno.
Le adozioni vengono consegnate direttamente ai missionari.
Le adozioni possono essere fatte da singoli, da famiglie e da gruppi ecclesiali sportivi, scolastici, culturali e ricreativi,

Per i versamenti:
1. Rivolgersi in parrocchia: Via Capitolo delle Stuoie, 23 ore 9-12; 15.00-18.00 Tel.075-8019088
2. Versamento su C.C.Postale n° 11985066 intestato a:
Parrocchia S.Antonio Abate-S.Maria degli Angeli-Assisi
3. Versamento su C.C. Bancario n° 7890/37 intestato a:
Parrocchia S.Antonio Abate-S.Maria degli Angeli-Assisi

Specificare: Per adozioni Kazakistan o Africa

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Assisi e il Natale
I PRESEPI DI MICHELANGELO PULCIONI

"Ho seguito prima gli insegnamenti di un francescano che viveva alla Porziuncola, padre Luigi Bucalossi, poi del pittore e scultore Italo Costantini. Dal primo ho imparato a non gettare via nulla, carta, stoffa e legno, dal secondo ho fatto tesoro dei segreti della luce e della scenografia".
Parole di Michelangelo Pulcioni, angelano, da mezzo secolo costruttore di presepi. Ne ha realizzati circa quattrocento, riuscendo ad unire il senso della universalità coniugata al microcosmo della più semplice scena rupestre.
I primi presepi di rilievo sono stati allestiti sul sagrato della Basilica di Santa Maria degli Angeli, nella cappella di Sant'Antonio e nei pressi del Roseto.
Quest'ultimo, esposto per quattro anni, era tutto movimentato, con statue in terracotta di altezza variabile tra 8 e 60 cm.
Realizzazioni simili gli sono state commissionate dalla Jugoslavia, ma altre opere hanno preso la via dell'Italia e persino d'oltre oceano sino a sbarcare nelle Americhe.
Nel 1975 si è distinto per una Natività luminosa in policarbonato, collocata sopra il portico della Basilica di Santa Maria degli Angeli: aveva un'altezza di quattro metri e una profondità di sei, in seguito diventerà il marchio dell'Associazione.
Nel 1994 allestisce la prima mostra personale in collaborazione con la Pro Loco di Santa Maria.
Due anni più tardi Michelangelo fonda l'Associazione Culturale "Amici del Presepio di San Francesco d'Assisi" che conta, oggi, un centinaio di soci.
"In occasione del Giubileo del 2000 - spiega Pulcioni - ho unito l'elemento della universalità del pensiero francescano con la fonte del pensiero stesso.
Un globo terracqueo con un lento movimento si apre in quattro spicchi, emerge la Porziuncola e all'interno di essa il Serafico celebra la comparsa di Gesù sulla terra".
Dai presepi tradizionali a quelli polacchi, russi, ucraini: Michelangelo effettua studi a "tutto campo": "La mia aspirazione è quella di poter realizzare una mostra permanente, proprio qui, nella patria di Colui che ha introdotto per primo, nelle nostre case, la suggestiva tradizione del presepio.
Ogni anno dico di abbandonare, poi, quando arriva il Natale, la grande passione mi riassale".
Una grande passione, materializzata proprio a Santa Maria degli Angeli, nella esposizione di Via Micarelli 8, a due passi dalla Porziuncola.
Quest'anno Michelangelo ha voluto realizzare una ventina di nuovi modelli che portano la collezione esposta ad oltre cento pezzi.
Campanili e guglie, a coronamento di edifici religiosi dell'oriente cristiano, con ambientazioni russe, cecene, polacche.
Una novità assoluta per l'Umbria e forse per l'Italia, a testimoniare ancora una volta la grandezza di una fede e di un misticismo che non conoscono confini.
Adriano Cioci

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NATALE O INTIMITA'

Indagate nell’intimo del vostro animo o, se volete (e il chiasso di questi giorni - chiasso materiale e chiasso morale - non ve lo impedisce di certo), improvvisatevi cronisti e interrogate i vostri amici o chiunque altro non vi accolga con sospetto...
Scoprirete che il contenuto fondamentale della festa che celebriamo, spiegazione di quella gioia che quasi tutti proviamo, è data dal sogno lontano e dal desiderio mai spento dell’intimità.
Il momento più atteso è quel ritrovarsi, tra intimi, nel tepore di una casa pulita e ornata, naturalmente con tavola imbandita, al centro (dipende dalle latitudini, la zuppiera fumante dei tortellini o il tacchino arrostito e trionfante, poco conta), la casa chiusa, terminate anche le ultime telefonate; chiusa, per il momento, anche alle amicizie che non siano appunto quelle più intime: tutto basato naturalmente sulla presenza dei familiari più "intimi", meglio se presenti degli anziani, meglio ancora se presenti dei bimbi.
Almeno uno.
E qui la rivelazione di come funziona l’incanto, è presto detta: quello che soprattutto l’infanzia ha inciso con impronta indelebile sul nostro inconscio. Ah, benedetta e colpevole infanzia, quali ferite ci hai lasciato!
E’ vero che l’intimità abita anche fuori di questi giorni, e anche al di fuori di quel momento magico familiare. Ma ogni altro ricordo dell’intimità ha quasi sempre il sapore del Natale...
Non è effluvio dell’intimità natalizia lo sbucciare, già a novembre, del primo mandarino? Non è forse San Martino col suo vino frizzante, amarognolo come l’adolescenza, a darci il primo annunzio del Natale vicino? E le castagne? Quelle arrostite non risvegliano subito il pensiero di ceppi ardenti e di caminetti scoppiettanti?
In chi scrive si fa vivo il ricordo di quel ritorno alla propria casa, che più o meno tutti abbiamo fatto, nell’imminenza del Natale. Dal lavoro in trasferta, lontano? Dal collegio? Dalla caserma? Dalla pensione per gli anni dell’università? Per quel corso indispensabile allo sviluppo eventuale di una carriera?
In uno di quei ritorni, l’auto di chi scrive, si fermò sulla via di un colle, permettendo l’ingresso in una di quelle bottegucce di paese che non ci sono più...Ecco l’acre e gradevole profumo di un sigaro toscano sulle labbra del vecchio avventore, ecco l’odore delle aringhe nel bariletto semiaperto, ecco gli effluvi inconfondibili di certi caci genuini, di certi prosciutti...veramente prosciutti! Inconfondibile intimità di osterie scomparse.
Non preludevano già a quel richiamo prodigioso di incontri affettuosi, di un festeggiare intimo, invano ricercato nelle pur gradevoli luminarie dei nostri tempi?
Intimità natalizia delle tombolate con i nostri cari, con i nostri amici...Tombolate a volte anche noiose, quindi alla scoperta del sette e mezzo, del mercante in fiera, della terribile bestia..."Quan se gioca a bestia" mi disse una volta un contadino del Piano del Tevere "tocca de sté zitte, fumae e...bastignae...". Il quale ultimo verbo non giova all’intimità e tanto meno a quella natalizia!
Ma i lugnhi silenzi prima che il tombolino fatidico assegni il gruzzolo al fortunato, la lunga pausa prima di gettare la fatale carta, i bicchierini che corrono per innaffiare torrone, amaretti, pinoccate...Si, questo fa parte dell’intimità di cui parliamo e pensiamo, se vogliamo un’autentica associazione di idee tra Natale e intimità.
Se, poi, sul tetto della nostra illuminata felicità si posasse anche un largo mantello di neve?
Allora l’intimità sarebbe completa.

Di Mario Cicogna

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