Li cicc' cuott'
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E' (o era?) la pietanza tradizionale nella
ricorrenza del 2 Novembre. Quasi un rito propiziatorio, una cerimonia doverosa, sentita,
seguita. Un piatto sacrale, mitico e anchemistico. Gli ingredienti sono: grani di "bianghetta",
ceci, "c'cèrchj", fave. Messi a mollo in acqua salata un giorno prima
e poi cotti in un capace tegame e serviti conditi con "vin cuott" o
miele. E' la pietanza dei morti con un chiaro significato simbolico: comprendere in un
rituale sacro, comunitario, simbiotico i bimbi (il grano tenero = la "bianghetta"),
i govani (li "cic'r'"), le giovinette (le "cicerchie":
femminile di cic'r') e gli anziani (le fave), in una simbiosi simbolica che
ricomponeva, nel sacro rito, la comunità tribale rinsaldandone i legami affettivi. E nel
rito era coinvolta la natura nei suoi prodotti più comuni in una comunione integrale, in
un rituale sacro-mistico con cui la comunione "dei santi" si ricomponeva nella
sua integrità affettiva, naturalmente nel rituale dei morti. L. Ciampolillo (La Trasonna) |
Pasquale Castellano "La nott' d' l' duj nuvembr'" |