L’eco di Bergamo

2 Agosto 1985

 

Un Antico Maglio a Ponte Nossa

(di Anna Carissoni)

 

E' quello gestito per tre generazioni dalla famiglia Beltrami. Fermo da oltre vent'anni è stato riattivato a cura dell'amministrazione comunale. I ricordi degli anziani che vi lavorarono. La sua "voce" si affianca a quella, mai del tutto spenta, del maglio Valoti.

 

Ponte Nossa, agosto.

È stata un'autentica emozione per tanti nossesi, soprattutto per quanti non più giovani, avevano avvertito l'abbandono e il silenzio del vecchio maglio Beltrami. In questi ultimi vent'anni, come il chiudersi definitivo di un capitolo importante nella vita del paese. Ora la grande ruota ha ricominciato a girare in una miriade di gocce e di spruzzi e il martello ha ripreso il suo canto monotono, forse, ma caldo e rassicurante come la voce di un vecchio amico.

 

"Davvero sembra la voce di un vecchio amico - dice il sig. Carlo Crotti che all'ombra del maglio ha vissuto per tutta la vita-Per la gente come me, nata e vissuta sempre nella parte vecchia del paese, a due passi dalle sorgenti, è una grande gioia vedere il maglio tornare a nuova vita".

 

Dello stesso parere sono gli altri pensionati, parecchi, che hanno accolto con soddisfazione l'iniziativa dell'Amministrazione comunale di recuperare l'edificio ormai cadente e che hanno spesso dato una mano durante i lavori condotti dall'impresa Vittorio Dallagrassa su progetto dell'architetto Sandro Angelini.

 

Il maglio Beltrami, disabitato e vuoto dei suoi macchinari dal 1963, è stato così totalmente ristrutturato; ne è poi stato riattivato il complesso meccanico idraulico, mentre l"arredo" dell'edificio è in via di completamento.

Il tutto allo scopo di recuperare nella sua interezza un documento storico di grande valore, un museo "vivo" da offrire sia alla memoria comunitaria locale sia allo studio e all'interesse dei visitatori che già vi accorrono numerosi.

 

Il maglio Beltrami prende il nome della famiglia che lo ha abitato e gestito per tre generazioni consecutive.

Il primo dei Beltrami, il signor Angelo, la cui famiglia già possedeva un maglio a Pianico, venne qui appena sposato, alla fine dell'800, e qui nacquero i suoi cinque figli. Una figlia di Angelo, la signora Romilda, ha ora 81 anni e ricorda con comprensibile nostalgia la grande attività che ferveva attorno al maglio.

 

" Si lavorava dalle 4 del mattino fino alle ultime luci della sera - dice - ed era tutto un andirivieni di clienti e di commercianti che venivano a rifornirsi di zappe, di scuri, di vanghe e di altri attrezzi da Bergamo, da Milano e da Monza, oltrechè da tutti i paesi della valle.  Quando morì mio padre - continua la signora Romilda - il maglio passò a Cornello il figlio maschio, il quale a sua volta insegnò il mestiere al figlio Mario ".

 

" Si lavorava forte - ricorda il sig. Mario Beltrami ora residente ad Osio Sotto - Io ero nel maglio già a 6 anni: mi alzavo alle 4 del mattino, e il mio compito era quello di alimentare i forni a legna, che cuocevano il ferro. Smettevo solo per andare a scuola ed al ritorno mi rimettevo al lavoro. C'erano sempre dei lavoratori con noi, perché l'aiuto della famiglia non bastava a soddisfare le richieste. Ricordo che più avanti, durante la guerra, data la scarsità di manodopera maschile, al maglio lavoravano anche le mie sorelle, Carla e Iole… . Smisi negli anni 60, perché il lavoro non rendeva più (i negozianti rivendevano a 5mila lire i pezzi che a noi pagavano 500) e perché i lavoranti preferivano entrare in fabbrica, dove facevano meno ore e ricevevano più soldi. Ma mi dispiacque molto, non lo nego; c'eravamo fatti, in tanti anni, una vasta clientela ed i nostri prodotti erano molto apprezzati…e poi io al maglio c'ero molto affezionato: ancora adesso vado a vederlo ogni volta che torno a Ponte Nossa ".

 

Ora la voce dell’antico maglio Beltrami potrà di nuovo affiancarsi a quella mai del tutto spenta dell'altrettanto antico maglio Valoti: a testimoniare una cultura artigianale tipicamente locale; a rinnovare la suggestione della fatica umile e dura, ma nobile ed umanissima, delle mani dell'acqua e del fuoco.