DOMANDE E RISPOSTE SULLA QUESTIONE CECENA


Ottobre 1999

 

Proponiamo qui di seguito un testo che nella forma di "domanda" e "risposta" vuole rivolgersi a quei militanti di sinistra che non trovano alcuna ragione per solidarizzare con il popolo ceceno, ed anzi ne sono diffidenti. Noi pensiamo al contrario che questa lotta, una lotta eroica e più che centenaria contro l'oppressore russo, debba costituire, al pari delle lotte delle altre nazionalità oppresse, un terreno di solidarietà e di mobilitazione internazionalista al quale né i sindacati, né i partiti di sinistra possono sottrarsi.

Perché mai dovremmo condurre una campagna a favore di una lotta che ha connotati di carattere religioso?

Per la stessa ragione per cui simpatizziamo per i cattolici irlandesi nella loro lotta contro il colonialismo (anglicano) inglese, o per i popoli cristiani ed animisti del sud del Sudan contro l'imperialismo sudanese-musulmano. Noi non prendiamo posizione a favore dell'una o dell'altra religione, ma cerchiamo di capire che cosa vi è dietro: vi è o no la lotta di una nazionalità oppressa? E dunque dobbiamo scegliere: stiamo dalla parte della nazionalità oppressa o di quella che opprime? Anche l'oppressione nazionale può prendere la forma della religione: ad esempio in passato l'imperialismo russo ha giustificato se stesso in termini religiosi nella sua lotta contro il mondo musulmano. Del resto anche le imperialistiche crociate avevano lo stesso carattere. Allora come oggi non siamo a favore dell'islam, ma a favore dei popoli che praticano l'islam, se non opprimono altri popoli. Inoltre: quella cecena non è una guerra di religione, ma per il petrolio.

Come è possibile per gente di sinistra difendere "guerriglieri" che ogni due per tre ti tirano fuori Allah e il Corano?

Noi siamo talmente dentro la nostra religiosità cristiana che nemmeno ci rendiamo conto di quanti segnali di appartenenza lanciamo ogni giorno, anche se siamo atei. Si sono viste nella primavera scorsa ('99) grandi manifestazioni pacifiste, anche in Italia, che inneggiavano al popolo jugoslavo nella sua resistenza contro la NATO dove nessuno trovava da ridire se qualcuno faceva il segno del tre serbo, che significa Dio, re e patria. Del resto a nessuno in America Latina disturba allearsi con settori legati alla Teologia della Liberazione, anche se quei gruppi non fanno alcuna distinzione tra religione e politica. Ancora: proviamo per Malcom X meno ammirazione se pensiamo che si convertì all'islam? Del resto, sul piano degli oppressori, ai tempi della guerra all'Iraq tutti si scandalizzavano perché Saddam inneggiava alla guerra santa, e nessuno si accorgeva che Bush faceva lo stesso citando continuamente, nei suoi discorsi televisivi, Dio e la Bibbia. Solo che siccome è il "nostro" dio, non ci facciamo caso, mentre invece ci scandalizziamo per quello degli altri.
La religione è spesso un elemento identitario della nazionalità oppressa. Ogni volta che un popolo è attaccato o oppresso da un altro, rafforza i propri tratti identitari: si tratta di una reazione di difesa di fronte al nemico. Prima di essere oppressi da altri popoli i ceceni non erano certo un popolo di fanatici. Islam e cristianesimo hanno fatto una gran fatica a penetrare. Ma quando si sono trovati oppressi, allora hanno esaltato questo, come altri aspetti della propria identità etnica.

Là combattono gruppi che tengono le donne in uno stato di totale inferiorità.

Noi non sposiamo alcun gruppo. Se vi sono dei gruppi maschilisti noi ovviamente appoggeremo la loro lotta anticoloniale, se ci convince, e combatteremo allo stesso tempo il loro maschilismo. Si deve stare dalla parte di tutti gli oppressi, parlando chiaro. Però la sinistra dovrebbe ricordarsi che la patente di "femminista" l'ha chiesta a ben poca gente. Forse i movimenti anticoloniali che hanno agitato questo secolo in Asia ed in Africa erano "femministi"? Una non corretta posizione sulla questione femminile, come su quella di classe, non può trasformarsi in una scusa per non solidarizzare con un popolo in lotta. Non possiamo chiedere ai ceceni di diventare degli accesi femministi per poi forse appoggiarli. Al contrario la liberazione nazionale dall'oppressione russa è una condizione necessaria, ma non sufficiente, per la liberazione della donna cecena. O pensiamo che i russi le "educhino" meglio, le donne cecene? In un secolo e mezzo di lotte e di resistenza le sofferenze maggiori alle donne cecene sono venute dai russi, e non certo dai ceceni. Ricordiamo inoltre, a scanso di equivoci, che tra i ceceni vi sono donne guerrigliere, anche se ciò, per quel che ci riguarda, non significa alcuna patente di "femminismo".

 

I ceceni hanno una direzione politica reazionaria.

Hanno una direzione islamico moderata (Aslan Mashkadov) ed una minoritaria islamica radicale (Basaiev). Nessuna delle due, ovviamente, ci soddisfa. Però il fatto che non ci piace Saddam, ed anzi ci fa piuttosto orrore, non ci impedisce di solidarizzare con il popolo iracheno ed anche di fare tutto il possibile perché nello scontro con gli USA l'Iraq, e dunque, indirettamente, il suo governo possa resistere agli attacchi imperialisti. I ceceni sono da un secolo e mezzo perseguitati dai russi, meritano la nostra solidarietà ed una mobilitazione attiva perché venga riconosciuto da tutti, anche dall'Italia, il loro diritto all'autodeterminazione.

Non potete mescolare tutto: sotto il termine "oppressione russa" mettete insieme lo zar con Lenin, Stalin con Eltsin

Ovviamente si tratta di personaggi, epoche e forme sociali assai differenti. Ma dal punto di vista ceceno si tratta della stessa storia. Dal punto di vista della lotta tra due nazionalità, una oppressa e l'altra che opprime, non ha importanza la forma sociale che quelle prendono nel corso di questa lotta. Perché non stiamo parlando di lotta di classe, ma di lotta tra nazionalità, che con la lotta di classe si lega, ma rimanendone comunque autonoma e con logiche proprie. L'assolutismo zarista, lo stalinismo, il capitalismo criminale di Eltsin sono state le "forme" che ha preso la nazionalità dominante russa nella sua lotta per schiacciare i ceceni. Tra queste tre forme quella che ha prodotto il maggior numero di morti e sofferenze è stata quella stalinista, segue Eltsin, ultimo lo zar. Quindi non si vede per quali ragioni i ceceni dovrebbero serbare splendidi ricordi del periodo sovietico: sono stati deportati interamente (comunisti compresi) nella steppa quando non era ancora terminata la seconda guerra mondiale, uscendone decimati più di dieci anni dopo.

Non fate alcuna distinzione tra periodo leninista e stalinista

Non solo tra stalinismo e leninismo ci sono differenze: c'è un baratro. Dal punto di vista ceceno però le cose sono un po' più articolate. La direzione bolscevica (vivo Lenin) li aveva prima combattuti (preferendo difendere i cosacchi e i coloni russi urbanizzati) per poi trovare tra loro i migliori alleati contro l'armata bianca di Denikin. I bolscevichi sono stati gli unici russi coi quali i ceceni in un certo momento si sono alleati. Stalin, appena asceso al potere, ha fatto sentire subito la differenza: sciogliendo la Repubblica della Montagna, e poi cominciando una guerra durata per buona parte degli anni trenta e che si è conclusa con la deportazione di massa di tutti i ceceni. Però, anche se Lenin ci è molto simpatico, non possiamo nascondere che la direzione bolscevica ha posto, involontariamente, le condizioni per le successive tragedie. I bolscevichi non hanno realmente lasciato i ceceni liberi di scegliere. Hanno semplicemente loro offerto ottime condizioni per restare in Russia (autonomia, ecc.), ma se queste non fossero state accolte, ci sono pochi dubbi che sarebbe stata guerra. Negando nei fatti il diritto all'autodeterminazione della Cecenia e dunque inglobandola alla Russia, i bolscevichi hanno posto involontariamente le condizioni storiche perché un nuovo regime, quello stalinista, potesse approfittarne per applicare "legittimamente" una politica di terrore. Anche in altre occasioni Lenin mostrò di non applicare il principio che sempre difese dell'autodeterminazione sino alla separazione territoriale. Solo pochi mesi prima di morire si accorgerà delle terribili conseguenze che questa mancanza di coerenza stava provocando. E' il famoso caso georgiano, ma questa è un'altra storia.

La causa di tutto ciò che sta accadendo in Cecenia è l'imperialismo che soffia sul fuoco per dividere la Russia.

Gli USA hanno sempre dichiarato sin dai tempi di Dudaev, che la Cecenia era un affare interno russo. Gli europei hanno sempre condannato gli eccessi della guerra ma non la sua legittimità. Non vi è intervista, dichiarazione, atto concreto, che non stia a testimoniare la completa indifferenza delle potenze occidentali al dramma del popolo ceceno. Clinton andò, in pieno massacro (nel '95), a rendere omaggio a Eltsin a Mosca durante i festeggiamenti per l'anniversario della vittoria sul nazifascismo. Ciò che vogliono gli imperialismi, in Cecenia, in Russia, ovunque, è la stabilità, che sola può assicurare investimenti, commercio, sfruttamento. E le potenze occidentali si sentono sufficientemente sicure per cercare di raggiungere questi fini coi mezzi dell'economia, o meglio: del ricatto economico (FMI, ecc.). Che se ne fanno del petrolio di Baku, quando si possono comprare l'intera Russia? Inoltre, come sempre, le grandi potenze sono restie ad appoggiare l'indipendentismo, perché sanno che è un'arma a doppio taglio: per ogni popolo che si libera ve ne sono altri due che apprendono la lezione, e ci provano a loro volta.

La responsabilità di questa guerra è della Cecenia che ha coperto i terroristi che piazzavano bombe in Russia. Se ottengono l'indipendenza di lì partiranno chissà che gruppi di fanatici islamici.

E' vero il contrario: la Russia non ha concesso l'indipendenza, ha distrutto la Cecenia e l'ha fatta retrocedere di un secolo, ed è questa situazione di indeterminazione ad aumentare la frustrazione sociale. Solo una Cecenia indipendente potrà avere la possibilità di sviluppare una sua propria società civile, ed incanalare la frustrazione sociale in senso democratico. Quanto agli attentati di Mosca, sono stati utilizzati dai dirigenti moscoviti per scatenare una caccia al ceceno in tutta la Russia, ma non vi è alcuna prova del coinvolgimento di un solo ceceno in quegli attentati. Ed in tutti i casi: all'azione di un gruppo terrorista non può far seguito una guerra, che coinvolge necessariamente gente che non c'entra nulla. Altrimenti dovremmo giustificare Israele quando bombarda il Libano violando ogni legalità internazionale, come rappresaglia per l'azione dei gruppi armati palestinesi.

Quella cecena è una società arretrata, basata ancora sui clan. Come sinistra dovremmo difendere qualcosa di più socialmente avanzato!

Perché demonizzare i clan? Si tratta di un'organizzazione sociale certamente più arretrata di quella statale, dal punto di vista dell'evoluzione storica. Ma per noi "più avanzato" non significa più bello, o più umano. Il secolo più avanzato, il nostro, è quello che di gran lunga ha prodotto più guerre nella storia dell'umanità. Non si vede perché la struttura statale, cioè l'istituzione più oppressiva che gli umani abbiano mai creato, dovrebbe essere considerata "migliore" del clan. Francamente pensiamo che dovremmo puntare ad una società che possa fare a meno di clan e di stati. La struttura clanica sorge spontaneamente quando viene meno la struttura statale (negli ultimi anni è accaduto in Albania, in Somalia, ecc.). La società, specie se rurale, per non cadere nel caos più completo, si coagula intorno alle strutture famigliari. Se il clan è così forte in Cecenia è per la semplice ragione che i russi hanno sempre distrutto le strutture statali nascenti in Cecenia, ed hanno imposto le loro. La struttura clanica dunque, dal punto di vista della sopravvivenza della nazionalità oppressa cecena ha avuto un ruolo positivo, perché l'ha salvata dalla completa disgregazione sociale. Ad esempio durante la deportazione dell'intero popolo ceceno nel '44, oppure durante le devastazioni delle innumerevoli guerre provocate dai russi. Solo una Cecenia libera sarà in grado di sviluppare strutture sociali più avanzate.

Non possiamo chiedere il diritto all'autodeterminazione per i ceceni, altrimenti lo pretenderanno tutti i popoli caucasici.

Ne dovremmo essere felici, invece. Perché dovremmo essere favorevoli all'oppressione russa? Perché essere contro la libertà dei popoli del Caucaso del nord non significa essere contro il frazionamento o il nazionalismo ma essere a favore dell'unione sotto il dominio russo e a favore del nazionalismo russo. E perché mai, da sinistra, dovremmo difendere la Russia? Ha forse qualcosa di sinistra? Non bastano i recenti scandali finanziari a dimostrare la sua natura di stato capitalista dai tratti criminali? Questa è una guerra fatta dai russi per fini imperiali: per il pretrolio del Caucaso e per assicurarsi una duratura influenza geopolitica sugli stati indipendenti del Caucaso del sud (Georgia, Azerbaigian, Armenia). Non si vede perché dovremmo appoggiare questi disegni imperialisti.
L'unica soluzione possibile del puzzle caucasico é l'autodeterminazione di ogni popolo della regione, per piccolo che sia. Sarà poi suo interesse, in tutta libertà, federarsi con gli altri, se lo vorrà. Se non si affermerà il principio dell'autodeterminazione delle nazionalità, allora prenderà sempre più corpo un altro disegno, quello panislamico, quello sì pericoloso, perché l'islam, come qualsiasi religione, come abbiamo già detto, può essere agitato per coprire la sostanza del dominio etnico di una nazione su un'altra. E' ciò che accade con il partito islamico turco nei confronti dei curdi, con i fondamentalisti algerini nei confronti dei berberi, ed è ciò che ha in mente anche Basaev nei confronti del Daghestan, stato debole perché mosaico di tante etnie, e verso il quale dunque possono alimentarsi appettiti anche da parte di nazionalità oppresse sino a ieri

 

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