COS'È L'ASSOCIAZIONE CULTURA POPOLARE


Luglio 1996 a cura dell' Associazione Cultura Popolare

 

L'Associazione Cultura Popolare é un luogo di riflessione e di organizzazione del lavoro di base. Per lavoro di base intendiamo l'insieme degli interventi diretti verso i soggetti sociali oppressi della popolazione, realizzati con un metodo discusso, sperimentato e continuamente aggiornato che ha per fine la coscientizzazione e l'autorganizzazione.

L'ACP é sorta dall'esigenza di alcuni militanti che animavano comitati inquilini, di utenti, ecc. di superare la parzialità dei propri interventi. Uno dei pericoli del lavoro di base é quello di farsi assorbire dalle incombenze concrete dell'attività (comitato, scuola popolare, ecc.) e di perdere di vista il senso più generale di quello che si fa. Scopo dell'ACP é anche quello dunque di essere un luogo dove diversi animatori e animatrici discutono tra loro e programmano l'insieme delle attività pur agendo su diversi fronti, ma con lo stesso metodo di lavoro e gli stessi fini.

I comitati e i gruppi che i membri dell'ACP animano sono assolutamente indipendenti dall'Associazione e sono ovviamente liberi di accettare o meno le proposte che da questa provengono. L'ACP dunque non é un coordinamento di realtà di base. Un coordinamento é l'espressione diretta della gente che compone comitati e gruppi d base: questi dovrebbero riunirsi, eleggere dei delegati, ecc. L'ACP invece é una struttura di soli animatori.

L'ACP serve a:
riflettere sul proprio intervento confrontandosi con altri animatori
contribuire ad arricchire e sperimentare un metodo per il lavoro di base
organizzare concretamente le forze e le risorse per il lavoro di base

Il fine dell'ACP é favorire attraverso l'educazione popolare ed esperienze di lotta la presa di coscienza dei soggetti sociali oppressi e la lotta contro la loro tendenza alla delega.

Le cinque oppressioni

Un soggetto sociale oppresso é sottoposto ad una serie di discriminazioni per il solo fatto di appartenere ad una determinata categoria di persone. L'oppressore al contrario gode, proprio in virtù della discriminazione, di vari privilegi. Consideriamo soggetti oppressi:
o l'insieme delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti specie delle fasce a più basso reddito (operaie ed operai).
o le donne
o i giovani
o le minoranze nazionali
o le minoranze sessuali (gay e lesbiche)
Ognuno di questi gruppi é definito da un'oppressione specifica (di classe, di genere, generazionale, etnica e sessuale). Queste oppressioni quando si sommano su una stessa persona provocano un effetto moltiplicatore dei disagi e delle discriminazioni.

L'ACP lotta, nei limiti delle sue possibilità, contro queste oppressioni perché vi sia uguaglianza nella diversità.

 

La lotta contro l'oppressione

L'oppressione viene introiettata dagli oppressi. Per questo é loro difficile riconoscere le oppressioni di cui sono vittime. In larga misura il processo che porta alla presa di coscienza é lento e faticoso, proprio perché si deve combattere contro idee e ferite che gli oppressori hanno inferto nella testa dei soggetti sociali oppressi. Questi convincimenti indotti, questi sensi di inferiorità, ecc. contribuiscono a portare gli oppressi all'individualismo, alla sfiducia nella propria classe, nel proprio genere, nella propria generazione. Diciamo che un individuo acquisisce coscienza della propria oppressione quando si rende conto chiaramente di quali sono i suoi avversari e riesce a distinguerli nettamente, gli uni dagli altri, e riesce a generalizzare il senso della propria privata oppressione. Quando gli oppressi acquisiscono coscienza nasce allora l'orgoglio di appartenere a categorie che hanno costruito il mondo, anche se non sono responsabili delle sue storture.

Anche chi é a contatto con questi soggetti sociali pur non facendone parte, é arricchito dal lavoro di base. Gli oppressi infatti proprio perché sono collocati in fondo alla scala sociale possono, potenzialmente, vedere più in alto, cioé meglio, la struttura della società e i suoi meccanismi. I privilegiati e gli oppressori non hanno alcun interesse a vedere correttamente la realtà. Anche chi dunque, pur soffrendo un basso grado di oppressione, va verso gli oppressi ha la possibilità, con loro, di vedere meglio.

 

L'alleanza

Il sistema ha un grande interesse ad alimentare tutte le oppressioni. Attraverso la complessa rete di vantaggi e svantaggi di una condizione sociale o di un'altra, il dominio rimane intatto approfittando della generale divisione degli oppressi. Prendere coscienza della propria oppressione non significa automaticamente riconoscere le altre. Questo riconoscimento può essere solo frutto dell'accettazione di un progetto. Il progetto é quello di un'alleanza per la liberazione da tutte le forme di oppressione. Un'alleanza tra i proletari e le proletarie, le donne, i giovani, le nazionalità dominate, i gay e le lesbiche. Questa alleanza avrà molti nemici, alcuni dei quali dovranno essere sconfitti al proprio interno. Il capitalismo, il maschilismo, l'obbligatorietà eterosessuale, il nazionalismo dei dominatori, il dominio degli adulti.

Dato che i meccanismi di oppressione sono spesso assai sottili, l'ACP ritiene necessario attuare una sorta di discriminazione alla rovescia privilegiando sistematicamente al proprio interno e all'esterno la valorizzazione degli individui e delle esperienze in cui convivono più oppressioni. Favorosce al proprio interno e nei gruppi e movimenti esterni in cui operano i suoi attivisti l'organizzazione separata delle donne, dei giovani, ecc.

La lotta contro la delega

Gli oppressi hanno la tendenza a delegare la rappresentanza dei propri interessi. La delega degli oppressi avviene nei confronti dei partiti, delle istituzioni, ma anche nei confronti delle organizzazioni che dicono di curarne gli interessi. Ciò avviene per svariate ragioni: senso di inferiorità dovuto ad umiliazioni e sconfitte, sfiducia nella propria classe o genere, mancanza di coscienza della propria oppressione, mancanza di tempo e di strumenti... Fatto sta che questa tendenza ha provocato innumerevoli disastri nella storia degli oppressi e specialmente tra i lavoratori, che più degli altri oppressi hanno avuto esperienze e possibilità di rappresentanza. Oggi ci ritroviamo con partiti, associazioni e sindacati costituiti da corpi di funzionari assolutamente distanti dalle esigenze dei loro rappresentati. La delega ha sempre costituito il primo passo verso la burocratizzazione.

La delega però in una certa misura é necessaria. Senza delegare non é possibile costruire sindacati, associazioni di respiro nazionale, partiti, ecc. L'assemblearismo infatti finisce per favorire solo chi ha più tempo e sa parlare meglio in pubblico, oltre ad essere totalmente innefficace.

L'unica soluzione a questo dilemma sta nella lotta a fondo nei confronti del funzionariato in tutte le sue forme e contro la tendenza a delegare. Quando la delega é necessaria si deve fare in modo che i delegati ruotino continuamente e si deve fare in modo di garantire il massimo di democrazia in ogni entità. Per riuscire in ciò é necessario un intenso lavoro culturale e lotte che educhino i soggetti sociali oppressi all'autorganizzazione.

L'ACP sperimenta in prima persona e nei movimenti nei quali i suoi attivisti partecipano il principio della rotazione.

 

Il lavoro di base e la maniera tradizionale di far politica

Il lavoro di base si distingue dunque dall'intervento di partito, sindacale ed associativo (centri sociali, associazioni di solidarietà, cooperative, ecc.). Questa distinzione non é sempre valida in qualsiasi momento storico o circostanza. Attualmente ci troviamo in una situazione però in cui non vi é sindacato di massa o partito o organismo che risponda realmente alle esigenze degli oppressi. Per questo si rende necessario fare direttamente ciò che sembra gli altri non sappiano o non vogliano fare.

Questi organismi, pur svolgendo un ruolo comunque utile, hanno il limite di rivolgersi esclusivamente a ceti, a gente cioé che già per conto proprio é arrivata ad un certo grado di coscienza. Il loro stile di lavoro é fondamentalmente imperniato sulla propaganda e sulla gestione di un mandato di delega che evitano, quando possono, di verificare.

Far lavoro di base vuol dire quindi innanzitutto costituire gruppi in cui c'é massa, cioé soggetti sociali oppressi non appartenenti a "ceti" o alla classe media. Ciò può avvenire solo se si parte dai bisogni più elementari dei soggetti sociali oppressi. Sia ben chiaro: non si vuole affatto dire che le attività di partiti e sindacati, associazioni e centri sociali siano inutili. Semplicemente queste, senza una pratica di lavoro di base, risultano del tutto insufficienti, perché coinvolgono sempre piccole minoranze. Oggi gli organismi tradizionali della sinistra sono estranei ai posti di lavoro e ai quartieri popolari.

 

Il lavoro di base e il volontariato

L'ACP é un'associazione di volontari solo nel senso che nessuno dei suoi membri può essere pagato per le sue attività di base.

Il lavoro di base però non può essere considerato un'attività di volontariato secondo il senso comune che si dà a questo termine. I gruppi di volontariato, come del resto sindacati, partiti, ecc., svolgono in generale un ruolo utile, ma del tutto insufficiente a risolvere i problemi causati dalle oppressioni. La caratteristica degli organismi di volontariato é che in ultima analisi sostituiscono sempre una funzione che dovrebbe essere garantita dallo stato. Dovrebbe essere compito dello stato dare spazi per divertimenti, attività ricreative, fornire personale per l'assistenza agli anziani, ai malati, lo stato dovrebbe rispondere con opportune misure alla dispersione scolastica, alla richiesta di sangue, ecc.
Il lavoro di base invece non é sostituibile dallo Stato, nemmeno in linea teorica, per la semplice ragione che é contro lo Stato. Lo Stato non é neutrale: assolve il compito di far permanere e progredire le oppressioni e di rafforzare dunque il potere degli oppressori. Le attività che promuoviamo invece, anche quando hanno la forma del dopolascuola o del corso di recupero della terza media o del gruppo di riflessione, sono esplicitamente lotte contro gli oppressori (anche quelli che abbiamo introiettato dentro di noi).

Per tutte queste ragioni l'ACP é assolutamente indipendente da sindacati, partiti, associazioni, istituzioni.

Spesso per i volontari "classici" inoltre l'obiettivo concreto da raggiungere (ad esempio la promozione scolastica) é un fine in sé. Per noi invece é una tappa di un cammino che facciamo insieme agli oppressi per la liberazione da ogni forma di oppressione.

 

Come funziona l'ACP

È membro dell'ACP chi condivide i suoi documenti costitutivi ("Cos'é l'ACP", "Le cinque oppressioni" e "La burocrazia") ed é impegnato in un lavoro di base gestito dall'associazione. Chi fa lavoro di base pur non avendo aderito all'ACP può comunque, se lo ritiene utile, partecipare alle sue riunioni. Non ha invece senso che alle riunioni partecipi chi non é impegnato nel lavoro di base: l'ACP é infatti un luogo dove si confrontano gli animatori di interventi di base. Il confronto con chi non fa lavoro di base é giusto e salutare, ma avviene in altri ambiti.

Dato che il lavoro di base consiste nell' assumersi responsabilità nei confronti di altre persone, i membri dell'ACP dovrebbero evitare i modi tipici del fare politica o associazionismo: i ritardi, le "buche", gli impegni non rispettati.

La partecipazione alle riunioni dell'ACP é obbligatoria per i suoi membri: trattandosi di una associazione che vuole essere luogo di confronto tra chi fa lavoro di base, gli animatori devono trovare il tempo sia per il lavoro di base che per il confronto. Le riunioni generali dell'ACP si realizzano solo quando strettamente necessario (riunioni di programmazione, bilancio, ecc.). La maggior parte delle energie degli animatori sono dedicate al lavoro nei gruppi e comitati e nelle riunioni di riflessione di settore.

Le attività dell'ACP non sono mai improvvisate. È vietato fare riunioni inutili, dispersive, ripetitive. Se si comincia un nuovo intervento o si continua uno vecchio deve essere sempre ben chiaro quali sono gli obiettivi e verificarli continuamente. Lavorare per obiettivi ci dà la possibilità di valutare più correttamente i risultati e far sì che le energie investite siano commisurate ai risultati che si vogliono raggiungere ora o in prospettiva.

L'associazione segue il principio che da ognuno si deve prendere solo ciò che questi é diponibile a dare. Nessuno può essere criticato perché si é fatto carico solo di un impegno leggero, né alcuno può accampare maggiori diritti perché ha diversi e faticosi impegni. La regola fondamentale però é che gli impegni che uno si é preso, grandi o piccoli, li porti a compimento fino alla fine dell'anno politico. In fase di bilancio e programmazione (tra luglio e settembre), ognuno definisce il quadro dei propri impegni. Ogni intervento ha un responsabile. Il responsabile non é un dirigente: ha la responsabilità di fare in modo che le cose funzionino. La funzione di responsabile é bene che ruoti tra gli animatori di uno stesso gruppo.

Può accadere che un membro dell'ACP per ragioni personali non se la senta di assumersi impegni di lavoro di base in quel determinato anno politico. Può accadere a tutti e nessuno può essere criticato per questo. Nel caso la sua appartenenza all'ACP é sospesa, non paga le quote e non partecipa alle riunioni.

Gli impegni sono scanditi dall'"anno politico". Per anno politico si intende il periodo che va da settembre (la "ripresa") al luglio successivo. A settembre si svolgono riunioni di programmazione che definiscono nei dettagli gli interventi (obiettivi, animatori coinvolti, ecc.). A giugno e luglio ogni settore, gruppo, e l'ACP intera svolgono riunioni di bilancio per verificare il raggiungimento o meno degli obiettivi e una prima discussione di programmazione che sarà ripresa in dettaglio a settembre. In generale a ottobre i gruppi di base dovrebbero essere tutti ripartiti per terminare a giugno le loro attività.

Nell'ACP si tenta nella misura del possibile di assumere le decisioni in maniera consensuale. Se vi sono divergenze é meglio programmare una serie di riunioni di chiarimento. Se le divergenze dovessero sussistere si passa al voto. Ovviamente nessuna maggioranza può imporre il tipo o la quantità di impegno di un membro.

Nessuna maggioranza mista (donne e uomini, giovani e adulti, italiani e minoranze nazionali, eterosessuali e minoranze sessuali) può decidere in merito a interventi, riunioni o documenti di una parte rappresentativa di un'oppressione specifica.

L'assemblea degli animatori dell'ACP é la massima istanza decisionale. Tra una assemblea e l'altra decide il coordinamento. Ogni settore di intervento é autonomo nel proprio ambito. L'aggregazione tra i membri dell'ACP é ovviamente libera, anche se nessuna istanza può prendere decisioni scavalcando l'assemblea. L'ACP vede con favore il funzionamento separato della commissione donne ACP in merito alle cui decisioni non ha alcuna voce in capitolo. I lavoratori e le lavoratrici hanno una propria commissione allargata ad altri lavoratori che compiono un lavoro di base sul proprio posto di lavoro. In prospettiva anche i giovani dell'ACP dovrebbero dotarsi di una istanza separata e sovrana.

Il coordinamento é eletto come minimo una volta l'anno ed é formato da tre persone. I suoi compiti sono meramente esecutivi ed organizzativi. Il coordinamento deve essere obbligatoriamente rinnovato ogni anno nel senso che i suoi membri devono ruotare. Preferibilmente i suoi membri devono essere maggioritariamente donne.

Ogni membro dell'Associazione é tenuto al pagamento di una quota mensile, l'entità della quale é decisa dall'assemblea.

 

Come ci riuniamo

L'ACP dà una grande importanza alla maniera in cui ci si riunisce. Spesso attraverso i metodi tradizionali di riunione passano le peggiori forme di oppressione anche nel rispetto formale della democrazia. Per questo sperimentiamo anche da noi metodologie tipiche della tradizione dell'Educacion Popular latinoamerica, quelle che chiamiamo "dinamiche", e che sono tecniche per rendere le riunioni partecipative. Sperimentiamo anche metodi che facciano sì che anche le riunioni dei comitati siano più produttive, lo strumento più utile si é rivelato la scheda, strumento "inventato" dalla Cooperativa Don Lorenzo Milani.

 

Fonti teoriche

L'ACP basa il grosso delle proprie teorizzazioni sull'esperienza di base. In tutti i casi sono state di fondamentali importanza le elaborazioni teoriche (a loro volta non a caso basate sul lavoro di base) compiute dai gruppi di base latinoamericani (legati spesso alla teologia della liberazione, ma non solo) che si basano sull'"educacion popular", e in Italia dalla Cooperativa Don Lorenzo Milani. Ci serviamo della strumentazione teorica marxista per indagare la società. In più utilizziamo le migliori teorizzazioni del femminismo, specie latinoamericano, e sulla questione delle nazionalità oppresse quelle delle organizzazioni indie e nere latinoamericane.

Con l'America Latina abbiamo un rapporto affettivo e politico forte, specie con le esperienze di base che si sono là sviluppate e la lotta degli zapatisti. Nel nostro ambito però non ci interessa (anche se doverosamente altri organismi si proccupano di ciò e in questo hanno il nostro sostegno) portare avanti il tipico modo di fare solidarietà con il Terzo Mondo che si é diffuso a partire dagli anni '80, fatto di sostegno alle rivoluzioni (Salvador, Nicaragua, Cuba), di cooperazione solidale, di scambio culturale, ecc. Sono stati e sono movimenti utili ed innovativi. Non possiamo non notare però che questo scambio é avvenuto tra classe media del Nord e classi povere del Sud. Noi vogliamo costruire una solidarietà che metta in comunicazione gli oppressi del Nord con quelli del Sud. Ma per far questo gli oppressi del Nord devono essere organizzati in forme non burocratizzate. Lo scambio cioé per essere profiquo deve fondarsi sull'uso di parole comuni, e per noi queste sono "lavoro di base".

Le esperienze dell'ACP

Le fonti della nostra riflessione sono comunque in gran parte basate sulle esperienze di lotta che abbiamo vissuto. Contiamo di arricchire la nostra riflessione basandoci anche in futuro su nuove e sempre più numerose esperienze di lavoro di base. Ricordiamo che ognuno dei gruppi qui sotto elencati erano e sono autonomi dall'Associazione Cultura Popolare, anche se magari questa ne ha promosso la nascita. I membri dell'ACP hanno partecipato a queste esperienze come animatori esterni (che non vivevano direttamente il problema) o interni.

Le esperienze si sono prodotte in tre ambiti:

Quartieri popolari. È il luogo fisico dove incontriamo i soggetti che vivono sulla propria pelle più oppressioni. Nei quartieri preferiamo stimolare la nascita di gruppi che seguano i giovani ed i giovanissimi nel loro percorso scolastico (dopolascuola medie, superiori, ecc.), che senza intervento esterno, sarebbe disastroso. La scuola infatti é pensata in modo tale da impedire ai giovani proletari di essere promossi e studiare oltre i 14 anni. Un altro soggetto che ha dimostrato di essere estremamente ricettivo é quello delle donne, con le quali promuoviamo gruppi di auto aiuto, recupero della terza media, ecc. Nei quartieri popolari inoltre il degrado, l'aumento degli affitti, gli sfratti provocano un disagio ed una rabbia che pure cerchiamo di organizzare alla base con la costituzione di Comitati Inquilini.

Luoghi di lavoro. Promuoviamo la formazione di gruppi di base nei posti di lavoro o territoriali nel caso sia necessario riunire lavoratori di piccole ditte. La funzione di questi gruppi é quella di stimolare la costituzione di consigli di delegati o RSU dove queste non ci sono, ma allo stesso tempo vigilare perché queste rappresentanze una volta formatesi non si burocratizzino, il che é possibile solo con una periodica rotazione dei loro componenti. Questi gruppi di base cioé dovrebbero essere misti: comprendere delegati e semplici lavoratori e dovrebbero essere separati dagli organismi di rappresentanza.

Gli utenti. Consideriamo strategico organizzare le utenti dei servizi. Dobbiamo lottare perché le utenti dei servizi si organizzino in maniera stabile e continuativa. Questa é l'unica maniera di evitare che ci venga tolto ciò che ci siamo conquistate. Organizzare le utenti vuol dire organizzare le classi ed i soggetti oppressi. Dei servizi hanno infatti bisogno i lavoratori e le lavoratrici, le donne in genere, gli anziani, ecc. Promuoviamo dunque la costituzione di Comitati di utenti per ora nell'ambito della scuola dell'obbligo.

Ecco le esperienze più importanti al giugno 1996:

Comitato Inquilini della cascina di via Cavallotti, 9
La cascina si trovava nella zona centrale di Cologno Monzese ed era abitata da una ventina di immigrati di diverse nazionalità, minacciati di sgombero dalla proprietà immobiliare. La lotta del Comitato, sostenuto da animatrici esterne dell'ACP, é durata dall'ottobre 1990 al giugno 1992.

Comitato genitori per il pre-post scuola mensa
Comitato genitori nidi, materne, elementari
Dal settembre 1991 al giugno 1993 il comitato pre post scuola e mensa ha riunito i genitori di alcuni circoli di Cologno in lotta per il ripristino e la gratuità del servizio pre-post scuola e la qualità della mensa. Dal settembre 1993 con una diversa dizione il Comitato si é battuto tra l'altro per il mantenimento e l'estensione del tempo pieno, la manutenzione delle scuole, ecc.

Il Comitato baracche di via Pascoli
Le baracche di via Pascoli a Cologno erano 20 prefabbricati costruiti dal Comune agli inizi degli anni '80 come soluzione provvisoria per gli sfrattati. Il Comitato, sostenuto da alcuni animatori esterni dell'ACP, ha lottato dal settembre 1992 al giugno 1994 contro la minaccia di sgombero degli abusivi, per la manutenzione, la disinfestazione, la casa popolare per i baraccati.

La Scuola popolare di via Pirandello
Nel novembre 1992 l'ACP ha realizzato un questionario porta a porta in via Pirandello per verificare la disponibilità alla partecipazione ad un corso di recupero della terza media. Via Pirandello é un quartiere di case popolari alla periferia di Cologno Monzese, dove abitano 248 famiglie per un totale di circa 915 abitanti. Il corso é cominciato nel gennaio 1994 e si é concluso a giugno del 1995 con l'esame di licenza. Le donne che hanno partecipato al corso hanno poi contribuito a formare il Gruppo di autoaiuto donne di via Pirandello.

Il Gruppo di autoaiuto donne di via Pirandello
La Scuola di autoaiuto delle donne di via Pirandello
Il Gruppo di autoaiuto (poi "scuola" dal settembre 1996), insieme ad alcune animatrici esterne dell'ACP, riunisce da settembre 1995 una serie di donne del quartiere che discutono e compiono azioni di autoaiuto contro la violenza domestica, i problemi lavorativi, il rapporto coi figli, ecc.

Il Dopolascuola medie di via Pirandello
Un gruppo di giovani animatrici ed animatori dell'ACP e no, aiutano i ragazzi delle medie del quartiere ad affrontare l'ostilità e le difficoltà dell'istituzione scolastica, cercando di coinvolgere anche i genitori. L'attività é cominciata nel marzo 1995 ed in maniera sistematica da settembre 1995.

Comitato Inquilini di via Einaudi
In via Einaudi 1 sorge un complesso abitativo di proprietà del Ministero del Tesoro di 320 famiglie. Dal 1978, data in cui é stato costruito, si forma un Comitato Inquilini che si batte per equiparare gli affitti del Ministero del Tesoro all'equo canone e fa sì che gli inquilini si autoapplichino la riduzione immediata dell'affitto. Il Comitato conosce alti e bassi nel corso degli anni. Dal maggio 1992 gli animatori principali del Comitato aderiscono all'ACP.

Il Coordinamento a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare "L'asilo nido: un diritto delle bambine e dei bambini" hinterland Nord Milano
Il Coordinamento si riunisce dal marzo del 1993, dopo la consegna in Parlamento delle 150.000 firme a sostegno della proposta di legge. Questa chiede che i nidi non siano più un servizio a domanda individuale (servizi che i Comuni non sono obbligati a fornire e i cui costi sono per un massimo del 36% a carico degli utenti) né servizi assistenziali, ma diventino un diritto delle bambine e dei bambini assicurato dallo Stato a tutti, come le scuole materne. Il Coordinamento, che riunisce rappresentanti di molti comuni dell'Hinterland Nord e che ha tessuto una rete di rapporti con diverse entità nel territorio della Regione Lombardia, sostiene con varie iniziative questa legge.

Il Comitato genitori di Cinisello
Il Comitato si é riunito dal settembe 1993 al giugno 1994 per poi confluire nel Coordinamento a sostegno della Legge sui Nidi. Si batteva contro l'aumento delle rette e lachiusura dei nidi.

Il Comitato genitori di Monza
Nato nel marzo 1994 in una scuola materna nel quartiere di San Fruttuoso, si é poi occupato anche delle elementari lottando per il tempo pieno, per il miglioramento delle strutture e del funzionamento della scuola.

Oltre a queste attività i singoli militanti dell'ACP hanno cercato di portare i metodi dell'associazione anche sui posti di lavoro, dando vita o partecipando ad organismi la cui attività, pur non essendo discussa nell'ACP, ha costituito un patrimonio di valore per tutti. Tra questi: il Comitato Taxisti della SACCAP, Milano, il Cobas dell'Alfa Romeo, Arese, il Collettivo operaio Alcan, Pieve Emanuele, il Consiglio delle delegate e dei delegati dell'ITSOS, Milano, e del Luxemburg, Milano.

I lavoratori dell'ACP inoltre hanno dato vita ad un gruppo più largo di lavoratori dell'Hinterland Nord che hanno intenzione di costituire una vera Camera del Lavoro nella zona.

Dal settembre 1996 oltre agli interventi già avviati si apriranno anche quelli del quartiere Lavagna di Corsico (dopolascuola), Trezzano (Comitato Inquilini), via Pirandello (gruppo ragazze).

 

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