Per il commento a questo documento vedi il nostro articolo: Gli studenti contro il buono scuola. E il sindacato?

 

PROGETTO SCUOLA DI "FORZA ITALIA GIOVANI"


Ottobre 1999

 

PROGETTO SCUOLA DI "FORZA ITALIA GIOVANI"
Per una scuola moderna per una scuola nuova per il rinnovamento della scuola

"I nostri principi sulla scuola"

Crediamo che la scuola debba essere gestita in funzione dei diritti e dei bisogni di formazione e di istruzione dello studente, che deve esserne considerato protagonista e fine ultimo. Lo studente ha diritto ad essere valorizzato nella propria identità di persona sotto il profilo culturale, etnico e religioso, e ad un'educazione fondata sul rispetto delle libertà fondamentali dell'uomo.
Crediamo che la libertà di apprendimento debba essere tutelata come diritto alla qualità e all'efficienza del servizio-scuola, perché lo studente possa partecipare alla vita della comunità scolastica esprimendovi al meglio le proprie capacità.
Lo studente ha di conseguenza, prima di tutto, il diritto di essere informato in modo trasparente sul funzionamento della singola scuola, sugli obiettivi formativi, sulla didattica e sui programmi, così da poter scegliere liberamente e consapevolmente il proprio cammino di formazione.
Crediamo che il fine formativo debba essere raggiunto in un clima di solidale collaborazione tra i professori e gli studenti: gli interventi disciplinari nei confronti degli studenti devono sempre essere improntati al rispetto delle diverse personalità dei giovani e al rifiuto di mortificazioni che ne compromettano la volontà, l'impegno e la gioia di apprendere. Le sanzioni non possono perciò essere adottate in modo automatico e comunque senza garantire allo studente la possibilità di esprimere le proprie istanze. Il diritto ad un giudizio equo deve essere considerato fondamentale ed inviolabile.
Crediamo nell'autonomia del singolo istituto scolastico, nella libera offerta del progetto educativo, che deve essere intesa come realizzazione della libertà di insegnamento e di apprendimento, tenendo conto dei bisogni di studenti e famiglie. Ciascun istituto deve essere autonomamente organizzato, senza che ciò significhi l'isolamento delle diverse scuole le une dalle altre. La possibilità di scelta del progetto educativo da parte dello studente non significa l'esclusione di azioni di cooperazione da parte delle scuole. Nello stesso contesto di cooperazione comunitaria deve maturare la partecipazione sempre più attiva dello studente alla programmazione del servizio didattico di cui egli è il fine ultimo.
Crediamo che il diritto allo studio debba essere difeso e garantito per tutti i giorni di lezione, dall'inizio alla fine dell'anno scolastico, e che la continuità didattica debba essere realizzata attraverso una razionale gestione del personale docente, che comporta l'introduzione della figura del dirigente scolastico e la riforma delle modalità di accesso ai ruoli d'insegnamento.
Il continuato sacrificio di questi diritti fondamentali della persona ha portato gli studenti e le loro famiglie a diffidare della primarietà della scuola come sede istituzionale della formazione giovanile. Gli studenti sono stati costretti dalla loro condizione di disagio a forme di protesta che hanno messo radicalmente in discussione la forma attuale del servizio scolastico. Sebbene rimasta a lungo senza un esplicito contenuto propositivo, e sebbene spesso sia stata egemonizzata e strumentalizzata da alcune forze politiche a fini puramente propagandistici, la protesta studentesca, almeno a livello esigenziale, esprime istanze legittime, che vengono frustrate costantemente da una Scuola inefficiente, burocratica e del tutto inadeguata alla domanda di senso dei giovani.
Il grado di inefficienza e di improduttività dell'attuale sistema scolastico impone ben altro che semplici, frammentari ed episodici miglioramenti di questo o quel segmento del sistema. E' invece urgente una ristrutturazione globale del sistema stesso. Di seguito, esponiamo le linee-guida di una simile ristrutturazione che sia irrinunciabilmente ispirata ai diritti fondamentali sopra esposti.
"I nostri principi sulla riforma"
Essi sono:
Libertà di scelta da parte di studenti e famiglie.
Libertà di proposta da parte delle scuole attraverso l'offerta del progetto formativo che intendono perseguire.
Pari dignità delle scuole statali e non statali in un quadro di competizione e solidarietà.
Valorizzazione della funzione docente e riforma della modalità di accesso all'insegnamento.
Finanziamento del sistema mediante una redistribuzione più equa ai cittadini di quanto gli stessi già ora pagano per la scuola: istituzione del buono scuola.

Questi principi si esplicano nei seguenti processi di riforma:
Delegificazione delle procedure.
Autonomia.
Parità.
Politica del personale.
Riforma degli ordinamenti.

1) DELEGIFICAZIONE
Occorre avviare una profonda e diffusa delegificazione specialmente a livello:
delle procedure
dei controlli superflui
delle sovrapposizioni di competenze

puntando alla definizione di precise responsabilità tecniche e alla crescita di professionalità di docenti e dirigenti della scuola. Forte deve essere l'impegno del parlamento nella definizione degli strumenti di monitoraggio, di valutazione e di controllo di tutto il sistema, in modo da intervenire tempestivamente con le opportune correzioni.
2) AUTONOMIA
La gestione di tutte le risorse disponibili deve essere in funzione delle esigenzedelle singole scuole e, in primis, degli studenti, e non di lontane e demagogiche astrazioni pianificatorie. La lettura dei bisogni formativi degli studenti e la messa a punto di risorse appropriate in termini operativi possono essere correttamente compiute solo da chi è vicino all'utenza.
Occorre spostare gradualmente il baricentro del sistema dall'apparato burocratico della Pubblica Istruzione ai singoli istituti come sedi effettive di erogazione del servizio scolastico; è a questo livello che devono essere prese, senza mediazioni ulteriori, tutte le decisioni strumentali (amministrative e finanziarie) e finali (didattiche) che si rendano necessarie per il perseguimento del Progetto Educativo.
a) L'Amministrazione della Pubblica Istruzione
L'amministrazione burocratica deve essere ricondotta al suo ruolo di servizio alle scuole e deve essere un supporto anziché un ostacolo all'attività didattica. La riforma del governo dell'istruzione (il suo decentramento) è il primo passo per avviare ogni vero cambiamento del sistema scolastico. L'attuale struttura burocratica centrale va quindi sostituita con un organismo snello, a forte contenuto tecnico e non più gestionale. La gestione effettiva dell'istruzione deve invece essere lasciata alle singole scuole. Contestualmente alla sua trasformazione in struttura di servizio, l'amministrazione centrale deve vedere le proprie competenze decisionali trasferite a livello regionale, in modo da sostenere adeguatamente l'autonomia delle scuole. Occorre perciò:
ridurre gli attuali dipartimenti centrali (Direzioni Generali) e articolarli in dipartimenti omogenei per materia (programmazione, valutazione, controllo di gestione, ecc.);
abolire gli attuali Provveditorati, e sostituirli con reti territoriali di servizio organizzate dal dipartimento regionale. Esse assolverebbero la funzione di strutture di servizio a supporto degli istituti autonomi e non ne costituirebbero più il livello gerarchico-amministrativo superiore, come accade oggi.

Correlativamente a queste riforme strutturali del governo dell'istruzione, le procedure e le operazioni amministrative vanno semplificate, delegando alle scuole tutte quelle che possono essere efficacemente assolte in ambito locale (es. pratiche relative allo stato giuridico del personale).
Ugualmente, la pletora degli attuali organi collegiali (esclusi quelli a livello di istituto che vanno al contrario potenziati) va sostituita con strutture flessibili e non permanenti (comitati, commissioni, conferenze) in stretto rapporto agli obiettivi da perseguire in ambito locale. Infine, vanno istituiti a livello centrale e territoriale i servizi diversificati:
di valutazione (come servizio indipendente di informazione e promozione della qualità dell'offerta formativa);
di ricerca, aggiornamento e formazione (integrazione scuola-università);
di orientamento;
di documentazione.
b) L'Istituto
Il massimo rafforzamento dell'istituto costituisce per noi il punto di passaggio obbligato nella rivoluzione copernicana del sistema scolastico, non più incentrato sull'Apparato amministrativo-burocratico, ma sul singolo studente e sui suoi bisogni. Per avvicinarsi sempre di più allo studente come vero e unico centro del servizio è indispensabile:
conferire alle singole scuole una reale autonomia finanziaria mediante l'istituzione di un "BUDGET" di istituto assegnato, senza vincoli di destinazione, in base a parametri quanti-qualitativi (numero iscritti, tipologia dell'utenza, handicappati, area territoriale, numero delle ore di lezione, recupero, ecc.) e con la possibilità di integrare i finanziamenti statali con finanziamenti esterni;
garantire alla singola scuola la competenza primaria e piena del Progetto Educativo, delegando ad essa tutti gli aspetti di gestione connessi alla sua realizzazione (possibilità di stabilire autonomamente una politica amministrativa). Solo questa garanzia assicura l'autonomia degli obiettivi delle istituzioni scolastiche. Tutto ciò implica la responsabilizzazione del dirigente scolastico in rapporto all'economicità e all'efficienza della spesa (le scuole meglio gestite potrebbero avere maggiori risorse);
razionalizzare la gestione del personale, svincolandola da rigidità burocratiche, in particolare nella flessibilizzazione interna dell'orario di lavoro che deve essere disposto dal Progetto d'Istituto in funzione del raggiungimento dei suoi obiettivi educativi. In particolare, pur mantenendosi entro i minimi e i massimi delle ore di lezione settimanali fissati per legge, il PEI stabilisce la distribuzione interna della dotazione oraria globale per tutte le attività di insegnamento, integrative, di sostegno, di recupero e di supporto alla didattica.
responsabilizzare l'utenza con un aumento di controllo delle famiglie sulla buona amministrazione del servizio.

3) PARITÀ'
Coerentemente ai principi della nostra concezione della scuola, crediamo che si debba ridefinire il concetto di "istruzione pubblica", considerando pubblico il servizio e non necessariamente la gestione. Questa ridefinizione comporta l'allargamento del circuito statale alle scuole non statali in grado di uniformarsi agli standards di qualità del servizio pubblico. In questo modo, si concilia il principio delle pari opportunità educative (libertà di domanda e di scelta da parte degli studenti) con le strutture del mercato, favorendo la competitività dell'offerta educativa da parte delle scuole.
Solo la concorrenza tra istituzioni scolastiche può garantire, e sul serio, libertà, responsabilità ed efficienza. Crediamo perciò urgente varare una riforma che s'incentri sui seguenti punti:
Definizione di standard minimi di qualità delle scuole pubbliche.
Garanzia della reale produttività delle istituzioni scolastiche autonome, che deve essere periodicamente valutata e, se del caso, adeguata agli standard qualitativi richiesti.
Uguaglianza delle condizioni di accesso, esercizio e controllo. Lo strumento più idoneo attraverso cui raggiungere questa parità di accesso è costituito dal buono- scuola. Se oggi il sistema di finanziamento dell'Istruzione si regge sul finanziamento agli Apparati burocratico-amministrativi di Stato che gestiscono il servizio scolastico (è una voce nelle leggi di bilancio dello Stato), e dunque sulle entrate fiscali pagate dalla generalità dei contribuenti, con il buono-scuola il finanziamento pubblico andrebbe non alla scuola ma agli studenti aventi diritto, i quali avrebbero così libertà di scegliere presso quale istituto (statale o non statale) spendere il loro buono. Il valore del buono sarebbe equivalente al costo medio sopportato dall'erario per l'istruzione pubblica. Il buono scuola rende effettiva la possibilità di scegliere tra scuole diverse quella più vicina alle preferenze della famiglia e degli studenti sulla base delle opportunità formative contenute nel Progetto Educativo d'Istituto, mentre ogni istituto otterrebbe finanziamenti in base al numero reale degli alunni iscritti, assicurando così una distribuzione del capitale scolastico in relazione al numero effettivo di studenti e di ore di lezione realmente offerte.
In via transitoria si individua come strumento di parità il CREDITO D'IMPOSTA, e cioè l'ammontare di una somma fissa da detrarre direttamente dall'imposta dovuta;

in altri termini la RESTITUZIONE AL CONTRIBUENTE di un ammontare prefissato, indipendente dal reddito dichiarato e di conseguenza non soggetto agli effetti della progressività delle imposte.
La formula del credito d'imposta risponde ad un'esigenza fondamentale: quella di assicurare anche alle famiglie meno abbienti l'accesso alla scuola non statale.
4) POLITICA DEL PERSONALE
Bisogna decentrare al massimo l'amministrazione del personale cercando di renderla più flessibile ed adeguata alle esigenze della scuola. Finora è stata quasi l'unica funzione svolta dagli uffici amministrativi centrali e periferici con una grande subordinazione degli obiettivi della programmazione didattica alle esigenze sindacali e corporative.
Ciò è particolarmente evidente nel sistema di accesso ai ruoli per pubblici concorsi: la trafila burocratica, che ha progressivamente moltiplicato i concorsi, gli atti procedurali e amministrativi delle graduatorie, i titoli, ha soffocato la professione, parificando la Scuola ad un compartimento della Pubblica amministrazione, senza mai garantire una reale parità di condizioni di trattamento nella selezione.
Lo schematismo sindacal-burocratico dei criteri selettivi ha progressivamente privilegiato criteri di promozione del tutto eterogenei alla effettiva competenza pedagogico-didattica e alla preparazione personale. La formazione delle graduatorie per punteggi risponde quasi esclusivamente a criteri burocratici e amministrativi di avanzamento più che a reali criteri di merito. E, d'altronde, non potrebbe essere diversamente quando sono gli apparati burocratici centrali della Pubblica Istruzione a promuovere gli insegnanti.
Noi proponiamo una riforma radicale delle modalità di accesso ai ruoli, basata sull'unico criterio del merito, funzionale a un vero decentramento dell'istruzione, tesa ad una riprofessionalizzazione dell'insegnamento, che miri alla qualità del servizio didattico da offrire allo studente. Questa riforma prevede l'abolizione del sistema dei pubblici concorsi e la chiamata diretta da parte degli istituti, statali e non statali. L'abilitazione deve essere concessa, dopo la laurea, dallo stesso ateneo che ha rilasciato la laurea: l'Università che ha formato l'aspirante insegnante è il solo soggetto che abbia la competenza necessaria per giudicarlo e promuoverlo nel merito della sua preparazione personale. In un quadro di competitività dell'offerta formativa è giusto che i singoli istituti abbiano la massima discrezionalità nella scelta dei propri insegnanti, in ordine alla formulazione, in piena autonomia, della propria proposta di formazione allo studente. Allo stesso modo, la carriera e la promozione dell'insegnante non possono che essere vincolate alle effettive prestazioni sul campo e alle reali capacità dimostrate.
Tutto ciò comporta:
1. L' introduzione di elementi di valutazione e di carriera per tutto il personale.
2. La revisione della composizione delle cattedre.
3. Il passaggio dal concetto di "organico" a quello di "dotazione del personale".

Il secondo punto di una efficace politica del personale deve essere l'introduzione della figura del dirigente scolastico.
Per conferire maggiore autonomia ad ogni scuola, è necessario attribuire maggiore discrezionalità al Preside nella gestione dell'istituto. Il Preside con funzioni dirigenziali deve essere il garante delle scelte didattiche e amministrative all'interno dell'istituto. Infine, la carriera dirigenziale deve essere tenuta distinta da quella professorale, in modo da evitare il rinascere di forme di clientelismo.
5) RIFORMA DEGLI ORDINAMENTI

I punti più urgenti da perseguire in questo settore sono:
1) Innalzamento dell'obbligo scolastico a 16 anni.
2) Istituzione dell'anagrafe scolastica per combattere l'evasione.

Noi speriamo che la prossima Legislatura vari un vero, grande progetto di riforma dell'Istruzione, e a questo fine, come grande forza giovanile di questo Paese, c'impegneremo con la nostra azione: perché la migliore politica economica di un governo è la formazione.

home