UNA "POLITICA DELLA FAMIGLIA" PER SMANTELLARE LO STATO SOCIALE


Ottobre 1998 di Daniela Muraro del Coordinamento sostenitore della proposta di legge d'iniziativa popolare "L'asilo nido un diritto delle bambine e dei bambini"

 

Se le casalinghe non hanno l'assegno e se gli asili-nido non ci sono la responsabilità non é dei governanti, che si sarebbero già prodigati in un senso o nell'altro, se solo non fossero stati bloccati da due fronti opposti in lotta tra loro: le donne di sinistra che volevano i servizi sociali per conciliare lavoro e indipendenza economica e i cattolici che chiedevano l'assegno per lasciare a casa le donne ad occuparsi dei figli. Ma questa paralizzante contrapposizione finalmente finirà perché destra e sinistra si stanno mettendo d'accordo su una politica per la famiglia.
Questa é l'impressione che si ricava leggendo ed ascoltando i numerosi articoli ed interviste dedicati alle mamme, ai bambini ed ai papà.
Sui progressi conseguiti nel passato é calato invece il silenzio. Ecco i principali:
1968 Istituzione della scuola materna statale
1971 Legge 1204 che migliora la condizione della madre lavoratrice e legge sugli asili-nido (anche se la diffusione in alcune zone del Paese di questo servizio é dipesa più dalle lotte dei genitori e dalla sensibilità di alcuni amministratori che dalla legge)
1975 Istituzione dei consultori familiari e quindi diffusione dei sistemi anticoncezionali (prima di allora la pillola era proibita!)
1977 Legge sulla parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro che tra l'altro estende ai padri il dirittto ad usufruire del congedo facoltativo di 6 mesi per maternità e la possibilità di assentarsi dal lavoro per la malattia del bambino sino all'età di 3 anni
1978 Legge sull'aborto assistito che assieme agli anticoncezionali ha eliminato in buona parte la piaga dell'aborto clandestino
Inoltre, in quegli anni, sono state numerose le modifiche al codice civile riguardante la famiglia (compresa la legge sul divorzio, 1970) che hanno sottratto la donna ad una condizione particolarmente ingiusta ed umiliante.
I politici non amano parlare di queste importanti conquiste forse perché mettono in evidenza la pochezza delle attuali proposte, o forse perché parlarne comporterebbe un bilancio e quindi la necessità di intervenire per applicare compiutamente e meglio queste leggi, cosa che evidentemente non é nelle loro intenzioni.
Prendiamo gli asili-nido. Essi sono pochi e le richieste (dove é presente il servizio) sono molte e peraltro puramente indicative in quanto i genitori, scoraggiati già in partenza, rinunciano a presentare la domanda e cercano subito una soluzione alternativa (a Milano si pagano L.100.000 solo per inoltrare la domanda). La pressione nei riguardi di questo servizio é forte. I nidi privati sono pochissimi e dislocati nei centri delle grandi e medie città per il motivo che per trarre profitto da questo servizio, i cui costi sono alti, si devono far pagare delle rette salate, di conseguenza la domanda si riduce drasticamente e solo in alcune zone circoscritte essa é tale da garantire lo sfruttamento ottimale delle strutture e del personale e quindi il profitto.
I politici, non contenti di aver messo in difficoltà i comuni, da cui dipende tra l'altro il servizio del nido, con una ininterrotta riduzione dei trasferimenti di risorse dallo stato alle amministrazioni locali, vogliono ora apparire protettori dell'infanzia e della famiglia. Con questo obiettivo, nel settembre'97, il Parlamento ha varato il "Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza" (Legge 285) che stanzia 750 miliardi in tre anni, soldi che nel frattempo sono stati consegnati alle regioni, le quali a loro volta li distribuiscono ai comuni che hanno presentato progetti approvati dalle stesse regioni. A parte i 750 miliardi ed il criterio di distribuzione, la 285 si limita a "promuovere" cioé consiglia e suggerisce. E così, nonostante l'esiguità del fondo, si può suggerire l'istituzione di "piccole comunità riabilitative di accoglienza temporanea di minori anche sieropositivi e portatori di handicap fisico, psichico e sensoriale" cosa che é ben diversa dal realizzare per davvero queste comunità per cui occorrerebbero miliardi e miliardi. Tra i vari progetti che la legge suggerisce vengono presentate come innovazioni attività che molti comuni attuano da anni, come l'apertura delle scuole durante il periodo estivo (senza farne obbligo ai comuni che queste attività non svolgono o svolgono in modo insufficiente) o come le iniziative a sostegno della maternità e della paternità consapevole, impegno che i consultori, cui la legge in questo caso si rivolge, hanno sempre svolto essendo questo il loro compito. Si suggerisce persino "la promozione da parte di famiglie di accoglienza di genitori unici con figli minori al seguito". La 285 é stata votata da tutti i partiti e chissà quanti deputati e senatori hanno accolto in casa loro "un genitore unico con figli minori al seguito".
L'importanza della 285 non é però legata alla sua realizzazione. Alla fine alcuni comuni porteranno a casa qualche soldo, chi li ha sempre bene impiegati, continuerà a farlo, chi vorrà farsi bello senza fatica promuoverà il collaudato e poco impegnativo "ciclo di conferenze per genitori" .
Questa legge in realtà é stata fatta per essere raccontata, in televisione, nei convegni, nelle interviste ai giornali.
Essa ha però anche un obiettivo specifico: disperdere la pressione sugli asili nido mirando ad isolare i genitori dal resto dell'opinione pubblica ed innalzando a tale scopo una cortina fumogena attorno al bisogno chiaro ed impellente del nido. Ecco dunque il progetto del nido-famiglia di cui vengono diffuse diverse versioni, tutte nelle intenzioni finora: genitori che in un'abitazione privata gestiscono i bambini; genitori che li gestiscono in uno spazio messo a disposizione dal Comune; educatrici che con i genitori, in spazi comunali, giocano con i bambini qualche ora alla settimana (in questo caso si tratterebbe delllo "spazio famiglia" o altrimenti chiamato, presente già in vari comuni). Ma la versione del nido-famiglia più accreditata é quella con la baby sitter: tre famiglie, vicine di casa, si suppone, con bambini all'incirca della stessa età, si mettono d'accordo ed assumono, scegliendola da un elenco comunale una baby sitter e poi a turno nei rispettivi appartamenti farebbero gestire da questa i loro figli. Ma perché dei genitori dovrebbero preferire questa soluzione all'asilo nido? Oltretutto dovendo pagare? Possiamo immaginare che se la domanda al nido non viene accettata e non potendo ricorrere ai soliti nonni, una famiglia non perderà tempo in soluzioni macchinose ed improbabili, ma si rivolgerà alla vicina di casa che conosce o che si sa ha già seguito positivamente altri bambini.
Anche la campagna pubblicitaria sulle misure a sostegno della povertà e della maternità (in pratica i sussidi economici) sono un diversivo rispetto alle questioni importanti dei servizi sociali, dell'ambiente e del lavoro. Nel merito però nulla sinora é stato fatto, anche se spesso giornalisti zelanti annunciano come realtà in atto, generiche proposte di disegni di legge, misure che poi risultano essere "tuttora al vaglio" o "molto in forse". Se sino ad oggi non sono state prese delle decisioni ciò non dipende tanto dalla riluttanza dei governanti a sganciare cifre relativamente modeste (e tanto meno dalla crisi di governo) ma dalla obiettiva difficoltà a scegliere i destinatari degli assegni (perché a quelli sì e agli altri no?), data l'irrazionalità della logica assistenziale. Quando qualche proposta scende nel dettaglio si rimane disgustati: per certa gente di buon cuore l'Italia dovrebbe riempirsi di graduatorie di disgraziati al vertice delle quali dovrebbero primeggiare "le famiglie povere con al loro interno uno o più figli handicappati e genitori anziani non autosufficienti". Da sempre i comuni hanno provveduto (ed oggi anche con l'aiuto non indifferente del volontariato) in vari modi, mirati alla specifica situazione, ai propri cittadini in difficoltà. Gli ultimi governi hanno sottratto fondi ai comuni ed ora ci si vuole fare belli senza impegnarsi seriamente sui grandi problemi che riguardano tutti. Ma perché la popolazione dovrebbe accogliere con favore una politica assistenzaile che lascia le cose come sono per i "beneficiati" mentre gli altri pagano le tasse senza avere i servizi sociali e senza assistere, al di là dei bisogni specifici di ognuno, ad un miglioramento della qualità della vita?

 

home