THÉM ROMANÓ
 
CENTRO CULTURALE ZINGARO fondato nel 1990
Associazione autonoma di Rom e Sinti senza scopo di lucro -
Federata con la Rromani Baxt / Romani Union Internazionale
 
ANNO X N° 1


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L'incontro dei membri dell'Intenational Romani Union ha suscitato grande l'interesse della stampa di tutto il mondo
A Praga il 5°Congresso Mondiale dell' IRU
 
Hanno preso parte al Congresso i rappresentanti di diversi paesi europei e degli USA
 
di Paolo Pietrosanti
 
Il modo in cui la stampa internazionale ha riferito del Congresso Mondiale della IRU, Unione Internazionale Rom, che si è tenuto a Praga a fine luglio, è un sintomo significativo della importanza del messaggio e del progetto politico che il Congresso ha lanciato. Un sintomo di un successo politico evidente, ma anche di una responsabilità molto gravosa che non è eludibile.
Da Le Monde all'Inter-national Herald Tribune, da El Pais al Corriere della Sera, da Liberation a The Guardian, dalla Frankfurter Rundschau all'Independent a molte altre testate tra le più prestigiose e autorevoli a livello internazionale. Un sintomo, dicevo; incoraggiante, ma un sintomo. così come sintomo incoraggiante è stata la presenza e l'intervento al Congresso di ospiti molto autorevoli, quali gli Ambasciatori di diversi paesi europei e degli USA, nonchè del Viceministro degli esteri Ceco e del capo della opposizione politica dello stesso paese che ha ospitato il Congresso. La Repubblica Ceca è molto criticata a livello internazionale per le discriminazioni contro i Rom che in quel paese non mancano affatto. E vi è stato chi autorevolmente ha, a sua volta, criticato la scelta del Presidium IRU di convocare il Congres-so a Praga, temendo che questo potesse comportare una sorta di legittimazione per un paese e istituzioni che non la meritano.
D'altra parte - ed è questa anche la opinione di chi scrive - è proprio là dove la discriminazione e il crimine si perpetra che occorre andare a levare la propria voce; è proprio nell'occhio del ciclone che occorre andare a lottare, tanto piu' quando sono in ballo questioni letteralmente vitali che riguardano i diritti fondamentali e talvolta la vita stessa delle persone. Il Congresso ha eletto nuovo Presidente Emil S©uka, che negli anni precedenti aveva assicurato la funzione di Segretario Generale. Nel riferire di un evento politico di queste dimensioni in poche righe si rischia concretamente di non essere adeguati, di non farne comprendere il senso. Per questo è opportuno limitarsi ad un dato politico piu' generale, nell'ambito del quale i vari temi al centro del dibattito (cultura, lingua, educazione, Kosovo, relazioni internazionali, nuovo assetto statutario...) vanno e sono stati inquadrati. Il Congresso dell'Unione ha affermato, dichiarato, che i Rom sono una Nazione, che come tale intende conseguire una rappresentanza e una identità anche giuridica, ma non intende costituirsi in Stato. È inconcepibile, infatti, che nel sistema ONU il popolo rom sia rappresentato soltanto da una Organizzazione Non Governativa, nonostante sia un popolo che conta nella sola Europa oltre 8 milioni di individui. Rom delegati da molte decine di paesi del mondo - Europa soprattutto, ma anche Americhe e Australia e Nuova Zelanda - hanno posto con forza un problema, una domanda: cosa significa nel mondo di oggi dare rappresentanza ad una Nazione che è tale per evidenti ragioni antropologiche, storiche, di comunanza di lingua, origini, tradizioni, che però per le medesime ragioni storiche e culturali e di identità profonda non vuole rivendicare una statualità? Il Congresso si è svolto proprio mentre in Europa e nell'ambito delle Nazioni Unite questi temi, i temi della adeguatezza stessa dello Stato-Nazione al mondo di oggi, è al suo culmine, e mentre in particolare la UE discute - spesso o sempre troppo distante dai cittadini europei sui propri assetti istituzionali futuri. Trovare, dare una risposta a questa domanda è non soltanto nell'interesse dei Rom, ma in quello di tutti gli Europei. Non soltanto culturalmente, quindi, il Congresso IRU è entrato nel centro del principale dibattito europeo in corso, e che sta coinvolgendo in questi mesi da Chirac a Fischer, da Amato a Cohn-Bendit... Nulla di astratto, come è facile capire: invece, la volontà di uscire dalla marginalità, rivendicando non tanto e non solo una emancipazione, ma un salto di qualità della società intera, che necessita - si sia Rom o gagè - un salto deciso verso la integrazione politica e non solo economica dell'Europa. Questo giornale ha ospitato, accentuato e approfondito un concetto, che è importante, oltre che vero, realistico: il concetto e la definizione -azzeccatissima- di "Ziganopoli". Una cosa è facile intuire: Ziganopoli non reggerebbe o non reggerà, di fronte ad una impostazione quale quella affermata e decisa nel Congresso di Praga. La Nazione dei Rom non nasce a Praga, perchè tecnicamente, scientificamente quella rom è una Nazione, e tale è stata da anni definita dalla stessa IRU; al Congresso nasce una consapevolezza e un progetto politico, una volontà di aprire una fase e una via nuove, che però senza riflessione e azione di tanti non potranno andare molto lontano.
 
I Sinti si oppongono alla costruzione di un nuovo campo. In Comune è scontro aperto

Nel reggiano i Sinti prendono le redini del loro futuro

L'Associazione Thèm Romanó di Reggio Emilia chiede di ridiscutere i progetti

Per l'Associazione Thèm Romanó Sez. di Reggio Emilia
Sandra Bernardi
 
A Reggio Emilia ci sono tre Campi Nomadi che ospitano poco meno di 300 persone. Uno di questi Campi un paio di anni fa è stato ristrutturato. Rimane però un campo sovraffollato. I gabinetti sono in numero insufficiente ma, in qualche modo, funzionano. Gli altri due Campi sono oltre il limite della decenza. Sicuramente per uno di questi si potrebbe configurare l'emergenza sanitaria.
Nonostante ciò i costi di manutenzione a carico dell'Ammini-strazione Comunale sono esorbitanti. Capire come e perché è ciò che i Sinti stanno cercando di fare attraverso la richiesta presentata agli uffici competenti di prendere visione di tutti i conti che riguardano i Campi. Per non parlare qui di tutte le altre implicazioni riguardanti "il vivere al Campo". Che detto così, ha un che di "esotico".
L'Amministrazione Comunale, alcuni anni fa, ha preso la decisione di costruire un quarto Campo in una località chiamata "Masone". In piena Campagna. Per fare questo ha dovuto espropriare un terreno di proprietà di una azienda agricola. Lì, a Masone, ci sono solamente aziende agricole e là, in fondo, come panorama naturale l'autostrada del sole. Chiaramente i residenti della zona si sono immediatamente costituiti in "Comitato contro il Campo Nomadi" che, benpresto, si è trasformato, in virtù di strumentalizzazioni politiche ( AN e Lega, naturalmente) in Comitato contro I Nomadi. E la polemica da allora non si è mai arrestata. Dal 1998, grazie anche al lavoro svolto dalla nostra Associazione che ha avuto il merito di avere dato una forte scossa, attraverso proposte politiche concrete per un cambiamento, ad una situazione di " umiliante stagnazione", anche i Sinti hanno iniziato a riflettere se era il caso spendere la bella cifra di unmiliardo e duecentomilioni per costruire un nuovo Campo o se davvero non era possibile pensare ad una soluzione diversa. Perciò hanno chiesto alla Amministrazione di ridiscutere il progetto Campo. Così la nostra Amministrazione è entrata in conflitto "scoperto" anche con i Sinti. Ora la situazione è: il Comune vuole costruire un Campo che nessuno vuole, nè i residenti di Masone nè tantomeno i Sinti. E si riaccendono le polemiche: fra le forze politiche di minoranza e quelle di maggioranza, fra il "Comitato di Masone" e l'Amministrazione, fra i Sinti il Comitato e le forze politiche che governano la Città. Il 14 di novembre avrebbero dovuto iniziare i lavori di costruzione del Campo ma la ex proprietà, dopo abbondanti piogge, ha pensato bene di arare il campo il che ha fatto scattare l'ennesima diffida da parte del Comune nei confronti di essa, Thém Romanò e le altre Associazioni zingare lo stesso giorno hanno presidiato il terreno dando vita ad una piccola manifestazione che ha ristabilito un dialogo con i residenti di "Masone" ed hanno convocato una conferenza stampa in luogo per ribadire e fare conoscere le loro inattaccabili ragioni contro la costruzione del Campo anche all'opinione pubblica. Presto ci sarà un incontro con i Capogruppo di Partito presenti in Consiglio Comunale. A questo punto l'Amministrazione Comunale, con uno scadente colpo di teatro, dichiara all'opinione pubblica attraverso un nuovo comunicato che il Campo non è per i Nomadi ma per i Giostrai e che Thém Romanò non ha titolo per intervenire sulla questione perché non è stata mai coinvolta nel progetto. Grazie a Dio, rispondiamo noi. Ma ciò che appare molto più grave è la distinzione che l'Amministrazione tenta di compiere nel dichiarare che "...il Campo non viene fatto per i Nomadi ma per i Giostrai. I Nomadi-Nomadi(testuale) hanno già i loro Campi.... !"
Come se con il termine giostrai non si indicasse un mestiere o una professione ma una etnia! E come se i Giostrai reggiani non fossero tutti Sinti! Non occorre essere studiosi del linguaggio per comprendere ciò che rivela quello che, con molta ipocrisia, viene usato dalla Giunta come formuletta tranquillizzante per l'opinione pubblica. I giostrai residenti nel Comune capoluogo e Provincia sono circa 200 e non tutti ritornano alla fine della loro stagione di lavoro perché non hanno posto dove sostare. Hanno circa 35/40 Camion ( alcuni con bilico) da porre a riparo. Circa 40 campine, e qualche vera e propria "casa mobile" , più automobili ed attrezzature varie.
Dunque il famoso Campo di Masone che a norma di legge non può prevedere più di 16 piazzole è, ancora prima di essere costruito, insufficiente. In più l'unica strada possibile d'accesso al Campo è una strada rurale che, quando si incrociano due macchine una deve lasciare il passaggio all'altra. Pena, lo scontro frontale. Immaginate quando dovranno circolare i bilichi e si andranno ad incontrare con i mezzi agricoli! In più, è giusto dire, che in quella zona non vi è ombra di servizi. Tutto è lontano : negozi, scuole, ambulatori ecc. ecc.
Altro elemento interessante è che molti di questi giostrai sono proprietari di terreni agricoli in cui non è stato concesso loro il permesso di entrare. Ora il terreno su cui dovrebbe sorgere il Campo è terreno agricolo per il quale il Comune prevede il cambio di destinazione d'uso cosa che non è disponibile a fare per i nostri piccoli proprietari. Noi abbiamo dimostrato al Comune, conti alla mano, che con la stessa somma impegnata per il Campo di Masone si possono costruire 20 Micro-aree: costo medio di una biolca reggiana di terreno, posta in zona di sufficiente prestigio è di £. 14.000.000 a cui si debbono aggiungere circa 46 milioni per opere di urbanizzazione eseguite a regola d'arte. Totale 60.000.000 che per 20 micro-aree fanno il famoso miliardoeduecentomilioni. Visto che i residenti negli attuali tre Campi sono circa 300 e che i Giostrai sono circa 200 e che in totale fanno circa 500 persone ecco che in ogni microzona risiederebbero circa 25 persone giusto più o meno un nucleo familiare. In questo modo un Campo dei tre, quello già ristrutturato, potrebbe essere quel famoso campo di transito per soste brevi che a Reggio manca. Altra questione: gli assegnatari delle micro-aree si andrebbero ad assumere tutti gli oneri della cura e della manutenzione della propria residenza. Cosa che non avviene per i Campi. Quindi nel giro di pochi anni, le casse comunali e tutta la collettività goderebbero di un notevole risparmio. Ma, allora, dove sta il problema? I quartieri PEP non sono stati costruiti per altre categorie sociali ? E non c'è una forte similitudine fra un PEP e le Microzone per i Sinti? A noi viene da pensare che irriti la sensibilità degli amministratori che la comunità Sinta voglia trattare, al pari di tutti gli altri gruppi sociali, del proprio futuro e della qualità della propria vita sfilandosi da quella maledetta ragnatela che gli è stata tessuta intorno sotto forma di peloso assistenzialismo. La nostra Associazione, in collaborazione con altre Associazioni zingare di Reggio Emilia, ha proseguito per tutto il 1999 il proprio lavoro per una battaglia di civiltà che vuole vedere l'eliminazione dei Campi Nomadi nella nostra Provincia. Perché esistono tutte le condizioni per farlo. Certamente molte contraddizioni sono state aperte in seno alla Amministrazione Comunale. Certo, non tutto è scontato, forse il risultato a cui miriamo non è così vicino, ma intanto negli ambienti politici si comincia a pensare in modo diverso e in molti "amministratori" e funzionari pubblici che si occupano a vario titolo della questione zingara il dubbio si è introdotto. Nel frattempo però una piccola battaglia la abbiamo vinta: siamo riusciti a percorrere la strada per una rivendicazione in modo "organizzato". Tutti sanno che non appartiene proprio alla cultura zingara il concetto di "organizzazione" o di "organizzarsi per ...". Questa volta però, i Sinti hanno saputo superare la loro radicale diffidenza e il loro forte individualismo e unirsi per un obiettivo comune. Hanno compiuto uno sforzo veramente ammirevole per conoscere e studiare come funzionano i meccanismi istituzionali, attraverso la partecipazione attiva ad incontri, seminari, convegni ecc, organizzati per riflettere ed individuare soluzioni per un diverso modo di abitare zingaro. Hanno preteso di essere sostenuti in questa loro ricerca dal lavoro paziente di "tecnici" :Avvocati, Geometri ed Architetti, per poi decidere in modo consapevole di ricorrere all'unico strumento possibile in termini di Legge che può offrire una concreta possibilità di dare una svolta reale alle loro istanze: presentare osservazione al PRG (in corso di approvazione ) per quanto riguarda Reggio, e la richiesta di varianti in quei Comuni dove il PRG è già in vigore.
In particolare le ragioni portate dai Sinti si basano innanzi tutto sulla esperienza diretta di molte famiglie che da tempo hanno scelto di uscire dai Campi e che a prezzo di grossi sacrifici si sono acquistati un terreno agricolo, hanno urbanizzato la loro area e su questa hanno collocato le loro case mobili creando dei veri e propri giardini. Anzi noi pensiamo che per il futuro, visto l'aumento delle povertà, legate a giovani coppie e anche al ceto-medio, possano rappresentare un interessante modello alternativo di abitare che al conforto, alla bellezza, alla semplicità uniscono anche una grossa economicità di gestione. I Sinti sono partiti, nel fare le loro proposte, dalla L.R. n°47/88, hanno considerato le normative CEE e sono stati i soggetti che hanno indotto la Regione a recepire le loro ragioni che indicano che una buona gestione delle aree destinate all'abitare zingaro consente la presenza di non più di 40/50 persone per ciascuna di esse regolato da un adeguato regime legale che consenta ai Sinti il pacifico godimento della micro-zona.
Dalla preparazione dell'osservazione al PRG è emerso che tutti i tre Campi esistenti da anni con popolazione stabile sono classificati, nel vecchio PRG, come attrezzature generali di interesse pubblico (art. 72.15.01); tali zone ai fini della previsione di PRG corrispondono alle zone territoriali omogenee F ai sensi dell'Art.13 della L.R.47/78 e corrispondono alle zone di transito ex art.5 L.R. n°47/88; poiché tale normativa prevede la permanenza dei nomadi nella area di transito non superiore alle 48 ore, non è mai stata nemmeno aggiornata la normativa alla situazione di fatto. Posto che la popolazione nomade attualmente è di circa mille unità e che circa trecento unità sono contenute nei campi attualmente esistenti, è necessario che la variante al PRG individui micro-aree così come indicate nella LR, concedendo su di esse il diritto di superficie, almeno nella misura del 50% procedendo per analogia con quanto previsto per i programmi per gli insediamenti produttivi, da regolamentare con apposita convenzione. Situazioni di fatto.
Le passate varianti ai PRG non hanno tenuto in alcun conto delle situazioni in essere, consolidate da anni, alcune sanate o comunque accettate dalla Amministrazione, della restante popolazione nomade (circa 700 unità) non abitante nei campi riconosciuti, ma disseminata nel territorio comunale su terreni di proprietà. Riguardo a queste situazioni particolari occorre una classificazione di zona e una norma transitoria che consenta ai Sinti medesimi di conservare lo stato di fatto attualmente in essere. Le nostre Associazioni zingare auspicano, attraverso anche l'informazione che continueranno a dare a tutti i lettori del nostro giornale sugli sviluppi della questione Campi in atto a Reggio Emilia e un poco in tutta la nostra Regione, che altri in altre Regioni si uniscano a noi in questa rivendicazione che è una battaglia di grande civiltà e che, comunque, si sviluppi un dibattito serio ed approfondito sul fatto che, all'alba del terzo millennio siano ancora davvero i gagi a decidere della nostra vita sino ad indurci ad accettare di vivere in condizioni di invivibilità senza che da parte nostra non vi sia una benché minima reazione!
Zingari, su la testa, reagiamo, perché la nostra dignità di uomini e di donne non ci verrà regalata da nessuno!
 
 
 

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SPUNTI PER LA RIFLESSIONE SPUNTI PER LA RIFLESSIONE SPUNTI PER LA RIFLESSIONE SPUNTI PER LA RIFLESSIONE
LETTERE IN REDAZIONE :Un Rom a vostra disposizione: risponde Santino Spinelli
SPUNTI PER LA RIFLESSIONE SPUNTI PER LA RIFLESSIONE SPUNTI PER LA RIFLESSIONE SPUNTI PER LA RIFLESSIONE
 

Caro Santino,

ti scrivo a nome mio e della mia scuola, la Scuola Media Statale di Crecchio (CH ) e, soprattutto, dei miei cari ragazzi che hanno avuto, grazie a te, l'opportunità, che forse la vita avrebbe negato loro, di conoscere un mondo, una realtà, una cultura, una civiltà, quella zingara, ricca di forti valori mantenuti intatti nel tempo: la sacralità della vita, l'amore per la natura, i forti legami della famiglia, la solidarietà, il rispetto per l'anziano...valori che la nostra società materialistica e troppo spesso "di facciata" ha pian piano relegato in secondo ordine fino a soffocare quasi totalmente.In un Progetto interculturale, che è stato molto più di un progetto, perché carico di forti emozioni , di sensazioni così profonde da cambiare il senso della nostra vita, docenti e alunni, con la collaborazione dei genitori, abbiamo cercato, insieme, la strada della convivenza civile e dell'amore, abbiamo squarciato il velo dell'indifferenza e siamo entrati in contatto con l'alterità, col mondo Rom, con te, con il tuo mondo, caro Santino, ricevendo in cambio la grande consapevolezza che c'è posto per tutti, con pari dignità, in questo mondo di uomini.Io e i miei colleghi e amici (che ora sono anche amici tuoi ) di questa meravigliosa avventura (Floriana, Pina, Lucia, Simonetta, Antonio, Nicola, Novelia, Marcello, Anna Maria, Katia, Nicoletta, Adriano, Danilo, Letizia, Luigi, Giuseppe...che ti salutano affettuosamente e ti rivolgono un sentito "arrivederci a presto!") vogliamo dirti grazie, "grazie, amico rom!" per averci guidato in quel meraviglioso processo che si chiama "conoscenza, l'unico in grado di abbattere i pregiudizi di qualunque tipo e di infrangere il pericoloso muro dell'indifferenza.Un incontro di questa intensità, caro Santino, non può né deve finire qui...noi siamo pronti a continuare il nostro cammino, ben consapevoli di aver compiuto solo un primo passo, in quanto l''ntercultura non può essere una parentesi rosa ma uno stile di vita per ognuno di noi.
Siamo sicuri che sarai ancora al nostro fianco per proseguire un percorso appena intrapreso.
Baxtalò Drom! Felice cammino a noi tutti!
But baxt ta sastipé!
Maria Antonucci (Crecchio -CH)
Gentile Prof.ssa Antonucci,
il progetto all'interculturalità che abbiamo sviluppato all'interno della vostra scuola e gli importanti risultati ottenuti ribadiscono ancora una volta che la giusta conoscenza e l'incontro diretto sono le strade da battere per superare tutte le differenze e i pregiudizi al fine di creare una società più giusta e più rispettosa per tutti. Sono io che, anche a nome della nostra Associazione e del popolo Rom, vi ringrazio sentitamente per la ricchezza e per la crescita umana e culturale che l'esperienza ha prodotto a noi tutti. Siamo sempre a disposizione per altre iniziative.
 
AridhikanÞ
 
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Egregio Signor Santino "Alexian",
sono rimasto elettrizzato dal suo racconto sulla diaspora dei Rom e da quelle musiche così evocative del viaggio, della fierezza e della passione…
La sua storia, commentata da quelle musiche, l'ho trovata sorprendente e affascinante e ho provato invidia per tale vitalità. E che incanto vedere sottolineato tutto questo con la grazia di Silvia di cui ho percepito persino il profumo. L'energia che il vostro dialogo musicale emanava mi ha pervaso e arricchito.
Se i benefici effetti, che il vostro arrivo ha provocato in me, si sono estesi a tutti i presenti, allora spero in contatti frequenti e auguro lunga vita agli zingari. Invio, come d'accordo, la registrazione della serata e attendo l'occasione di registrarvi ancora, quanto prima, accompagnati da tutto il gruppo.
Grazie e arrivederci.
Paolo (Ancona)
Caro Paolo,
grazie anzitutto per la registrazione e mi fa piacere che tu sia rimasto piacevolmente colpito dalla nostra musica e più in generale dalla cultura e la storia zingara. La nostra "verità" storica e culturale è, ahimé, ancora "nascosta" a moltissimi, chi la scopre ne rimane affascinato. Speriamo di incontrarci ancora e di avere l'opportunità di donarti altre musiche, altre sensazioni, altre emozioni e altri "profumi".
 
But Baxt ta Sastipé
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Ora più che una lettera desidero pubblicare le parole - provenienti dal profondo del cuore -di una giovane che ha incontrato per la prima volta il mondo Rom tre anni fa e che attraverso la conoscenza ha, ad uno ad uno, sfatato tutti i pregiudizi che aveva. Speriamo che le sue parole siano di stimolo a molti.
Quella che descrive è la Cerimonia di Premiazione del 5° Concorso Artistico Internazio-nale "Amico Rom" di cui è stata una delle dirette protagoniste.
 
Salve, sono Giusy Rizzo è la prima volta che scrivo su Thèm Romanó. Penso sia giusto raccontarvi un po' di me!
Sono una laureata in Lettere Moderne presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università "G. Díannunzio" di Chieti , l'argomento della mia tesi sono i Rom Abruzzesi.
Per me è un onore avere l'occasione di poter esprimere, nero su bianco, le mie impressioni, emozioni ed i sentimenti provati nei giorni 22 e 23 ottobre 1999, in cui si è svolta la sesta edizione del Concorso Artistico Internazionale "Amico Rom".
Ho conosciuto il dottor Spinelli, l'anno scorso, per discutere insieme del mio lavoro: è stata un'esperienza bellissima avere la possibilità di entrare in contatto con un mondo nuovo e sconosciuto attraverso un mediatore culturale della portata di Santino.
Mi sono avvicinata alla cultura zingara in punta di piedi, ma passo dopo passo la curiosità si è trasformata in un coinvolgimento sempre più attivo, tutto questo favorito dalla disponibilità di Santino, Daniela e di tutta la meravigliosa famiglia Spinelli, che mi hanno accolta come un'amica e con il passare del tempo il rapporto è diventato più intenso ed io ho la senzazione di trovarmi in famiglia, non so esprimere a parole quello che sento dentro di me quando ho la possibilità di condividere un pranzo con loro: è un'esperienza fantastica. Ho assistito l'anno scorso alla quinta edizione del Concorso come semplice spettatrice (ignara che esistesse un evento culturale così interessante a pochi chilometri da casa mia); quest'anno, invece, come vincitrice del secondo premio della categoria b, con una poesia intitolata "Mondo Rom".
Ho potuto seguire le varie fasi organizzative dei due giorni della manifestazione: che si sono svolti il 22 ottobre presso il Rettorato della facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Teramo, dove il dottor Spinelli ha tenuto una conferenza insieme ad Adriano Mordenti e Tano D'amico: evento straordinario perchè , per la prima volta, dopo sei secoli di presenza sul territorio italiano, un rom è stato invitato a parlare in un ateneo
Abbiamo raggiunto un traguardo importantissimo: finalmente un rom laureato non è stato un oggetto di studio, ma un soggetto parlante, che, con la sua preparazione, ha avviato un processo, sicuramente inarrestabile, di diffusione di una cultura che a molti è del tutto sconosciuta.
Una platea di giovani studenti attenti e curiosi ha seguito con interesse tutto quello che Santino diceva, formulando domande per conoscere e sfatare i pregiudizi che circondano il mondo zingaro.
Durante il viaggio di ritorno da Teramo a Lanciano, ho conversato con Adriano, Tano e mia madre sui vari temi relazionati da loro: "non si più continuare a ghettizzare il popolo rom nei campi nomadi, senza dotarli delle strutture necessarie per vivere degnamente, in una società che si dichiara multietnica, dove tutti hanno diritto ad avere una casa, un lavoro, di mandare a scuola i propri bambini, che non devono essere allontanati perchè sono sporchi (fatti di cronaca che tutti conosciamo) e lo zingaro non deve essere conosciuto solo come colui che è pigro, ruba, che spaccia droga, ma come un uomo che ha dei valori come la famiglia, il lavoro, la tradizione, la musica ecc..".
Il 23 ottobre a Lanciano si è svolta la cerimonia di premiazione dei vincitori delle varie categorie, presso il Teatro Fenaroli, seguita da un concerto meraviglioso di musica zingara. Il Teatro era gremito di autorità , di rapprasentanti delle varie istituzioni presenti nella città, di rom italiani e stranieri (sono venuti fin dalla Finlandia) e di spettatori comuni che sono intervenuti per assaporare le note melodiose suonate da musicisti zingari e non , e che sono stati coinvolti da Santino a cantare in lingua romani abruzzese.
Per me è stata un'esperienza emozionante salire sul palcoscenico di un teatro, essere premiata e sentirmi parte di una identità culturale, pur essendo una gagia, tutto questo grazie ad un incontro avvenuto l'anno scorso che ha cambiato il corso della mia vita, tramutandolo in un unico lungo viaggio nei sentieri di una cultura che colora la mia esistenza.
Giusy Rizzo (Chieti)
 
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La danza e la musica per l'aggregazione e l'unità dei popoli

Da secoli il 15 e il 16 Agosto di ogni anno si ritrovano nel Salento artisti provenienti da tutta Europa

di Gigi Toma

 
La Danza Scherma o danza delle spade, è un antico rito che ancora oggi conserva tutto il suo fascino misterioso, infatti ancora oggi nessuno sa dire come e quando questa danza nasce; tutto quello che si sa è frutto di ipotesi fatte da diversi studiosi che hanno dato via via diverse versioni, di sicuro questa danza aveva una sua antenata già in epoca medievale, l'unica cosa certa è invece la edificazione del santuario di San Rocco a Torrepaduli (LE) nell'anno 1531 luogo dove la notte tra il 15 e il 16 agosto vede riunirsi tutti i ballerini e i suonatori di tamburello del Salento. Il ballo oggi si esegue con l'indice e il medio delle mani protese, che mimano il duello quello, che, (si dice) una volta veniva fatto veramente con le spade o i coltelli. Ci troviamo di fronte sicuramente ad uno dei pochissimi e rari casi di questo tipo di danza in tutta europa, intorno ai due ballerini si forma un grande cerchio chiamato "Rota" o "Ronda" il perimetro interno di questo cerchio è costituito dai suonatori di tamburello e di altri strumenti (per lo piu armonica a bocca) che ritmano il tempo e che fanno scoccare la scintilla, peraltro senza i suonatori si fermerebbe tutto, ai margini del cerchio si puo notare come la stragrande maggioranza di ballerini che aspettano di entrare nel cerchio siano zingari (nel Salento da molto tempo si sono stabilite diverse colonie di zingari) ma veniamo alla danza: i due ballerini iniziano la scherma preceduta da veri e propri inviti e con un movimento rotatorio da parte dei due si instaura da subito un vero e proprio duello con dei passi e delle sequenze ben precise senza peraltro mai farsi male dimostrando l'uno verso l'altro grande rispetto. Fino al momento del contatto vero e proprio che mima l'accoltellameto e si continua finché non si fa avanti un'altro spadaccino che entrando nel cerchio capitaliza subito l'attenzione delle persone che vogliono ammirare la sua tecnica i suoi passi e via così fino alle prime luci dell'alba ed anche oltre. In sostanza si può dire che la danza scherma mima un duello a volte crudele ma straordinariamente elegante. ( Si ricorda che la danza delle spade è stato ed è un punto d'incontro tra l'etnia zingara presente da centinaia di anni sul territorio Salentino e quella Salentina. Le due etnie riescono ad incontrarsi ed a fondersi al ritmo del tamburello proprio in un momento di sfida dove ognuno mette in mostra la sua abilità. La danza quindi e la musica, come una se non l'unica forma di aggregazione e di unità tra i popoli e forse anche una fonte per gli zingari di riaffermare la propria appartenenza e le loro radici). Il mistero di questo ballo non è stato esente da varie citazioni tra cui quella di Gramsci nel libro lettere dal carcere dove appunto l'autore descrive "un'accademia di scherma col coltello" alla quale partecipavano calabresi, napoletani, pugliesi e siciliani. I pugliesi erano giudicati accoltellatori insuperabili per la tecnica micidiale piena di segreti capace di superare tutte le altre. Purtroppo bisogna dire che per quanto è stato studiato e pubblicizzato questo ballo da rito sta diventando fenomeno di conseguenza imitabile per cui è sempre più probabile andare a San Rocco e non trovare più i ballerini di scherma, ma tanti turisti desiderosi di cimentarsi con questa ed altre danze ( vedi la pizzica altro tipico ballo Salentino) infischiandosene gravemente del danno che procurano, tanto è vero che oggi difficilmente si riesce a trovare una ronda libera per potere tranquillamente fare la scherma infatti i ballerini oramai ballano o all'inizio o verso la fine della serata (mettendo cosi in serio pericolo la sopravvivenza stessa di questo ballo). Molti studi sono stati effettuati su questo ritmo e su questa danza arrivando a diverse conclusioni; da parte mia e del mio gruppo crediamo che a poco serve capire le origini, il significato (o che al limite questo può servire ad avere una memoria storica) perché difficilmente si potrà arrivare ad una sola verità (ed e giusto che sia così) pensiamo piuttosto a quello che questa danza e questi ritmi potranno ancora dare alle generazioni attuali e future e la funzione che essa può avere nella civiltà tecnologica e come fare a mantenere inalterato lo spirito di una civiltà, quella contadina, che sia pur influenzata da altri popoli visto che il Salento è stato sempre terra di frontiera è riuscita a mantenere dopo molti anni ad essere ancora una volta viva.

 

 

Gli zingari nell'esposizione universale di Parigi
 
di Santino Spinelli
 
Nella grande Esposizione Universale di Parigi del 1878 si esibirono fra i gruppi di musica "esotica" un gruppo zingaro ungherese e un gruppo di gitani spagnoli. La presenza "esotica" non suscitò grande interesse e solo i musicisti zingari ungheresi riscossero un vivo successo, lanciando la moda in Francia ( e poi in tutta l'Europa occidentale) delle orchestrine tzigane. Agli eventi musicali "popolari" dell'esposizione del 1878 ha dedicato quattro articoli molto generici Paul Lacome su "Le Ménestrel", 1878, 21/07, pg. 269; 25/08, pp 309-310; 1/09, p. 320; 08/09, pg. 330-331.
Il gruppo Ungherese aveva acceso d'entusiasmo Alphonse Daudet, il quale sostenne che la loro musica gli suscitava emozioni altrettanto vive di quella di Wagner. Il gruppo si esibì un po' dovunque a Parigi e nelle brasseries, nei café concerto e anche nelle feste con il pubblico più scelto. Nel'esposizione del 1888 sono ancora presenti orchestrine zingare Ungheresi e lautari romeni i cui concerti sono recensiti il 25 Luglio da Julien Tiersot, un grande musicologo. Tiersot fu particolarmente colpito da una interpretazione del "Guglielmo Tell", tanto da scrivere: "Sembrava (l'ouverture) di uno zingaro intenso! Se osassi insinuerei che mi piaceva di più così, ma non oso". Di quella ziganizzata ouverture,Tiersot ci offre la trascrizione delle due cadenze con le quali gli zingari dell'Esposizione concludevano ogni frase:
Anche i Lautari rumeni s'erano adeguati a quel gusto che Tiersot chiamava "l'esotismo di Batignolles".

 

 

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LA RAPPRESENTAZIONE DEGLI ZINGARI NEL CINEMA MUTO
 

di Claudia Fregoli

 

Farò di seguito un breve escursus riguardo alla maniera di rappresentare i Rom e gli ambulanti all'inizio di questo secolo, nel periodo del cinema muto, il cui spunto mi è stato fornito dal restauro e relativa presentazione di alcune opere al Festival del Cinema Ritrovato (Bologna, 4-11 Luglio 1998).
Si tratta in sostanza di quattro film: Il primo, Amore Bendato, con il quale il festival ha aperto, vede Leda Gys come eroina protagonista -che in quegli anni interpretò almeno 25 film per la Cines e la Celio in Sonia, una giovane zingara che viene accolta dopo essere stata abbandonata dalla sua gente in casa del conte Alberto, il quale cerca di «migliorarne la condizione sociale insegnandole le buone maniere, facendole indossare abiti di buon taglio al posto degli stracci, educandola nel parlare o nello stare a tavola. Ma l'amica di Alberto, che non gradisce la presenza della nuova venuta, nella quale ravvisa una possibile rivale, fa in modo che Sonia venga mandata in un convitto religioso. Alberto rimane vittima di un grave incidente che lo rende cieco; ben presto la sua amica si stanca di curare quello che è ormai divenuto un invalido, e lo abbandona. Rimasto solo, Alberto cerca chi possa assisterlo: e troverà in Sonia la nuova luce dei suoi occhi e una più fedele e amorosa compagna! La cui interpretazione spontanea e naturale è forse data dal fatto che Giselda Lombardi (in arte Leda Gys) aveva effettivamente accudito la madre anziana e paralizzata del poeta Trilussa, con il quale aveva avuto un legame sentimentale.
Si noti che il film, in cui emerge la carità e la regola cristiana dell'amore e dell'aiuto è stato immediatamente censurato: «prima ancora di entrare nel merito delle moralità degli spettacoli, gli organi di polizia o le istituzioni civili e religiose prendevano ogni tipo di attività ambulante a esempio di immoralità, sporcizia, impresa truffaldina, focolaio di risse e di disordini sociali. In seguito, col sorgere delle prime sale di proiezione strattamente legate ai café-chantants e ai variétés, intorno al 1908 sorgono i primi regolamenti da parte degli organi locali di pubblica sicurezza. Non a caso nel febbraio 1913 viene emanata la «prima circolare del ministero dell'interno che fissa i criteri che le autorità e le prefetture devono seguire per tutela della morale, del buon costume e dell'ordine pubblico nel concedere licenze ai soggetti cinematografici e i nullaosta di circolazione su tutto il territorio nazionale ai film di produzione italiana e straniera! Viene poi istituito un organismo governativo censorio con una funzione essenzialmente politica (secondo un'ideologia che vede profilarsi in concreto i pericoli di un profondo mutamento dei modelli culturali nelle classi proletarie e che ravvisa nel cinema l'espressione di una cultura antagonista) e il pieno controllo di tutta la produzione cinematografica -legge n.785 del 25 giugno 1913-. Anche nel secondo film,
La Madonnina dei Marinari, la stessa Leda Gys incarna un personaggio positivo, che, alla stregua del precedente, il caso della vita immerge in situazioni tragiche. In effetti sembra che i suoi ruoli patetici facessero facilmente appello alla simpatia e alla solidarietà del pubblico. Però in questo caso si è avuto un completo ribaltamento della situazione: ora, nel 1928, in pieno periodo fascista (e comunque il film precedente era stato quasi subito censurato, quasi a non voler mostrare un possibile amore per e fra emarginati) "la girovaga" è un personaggio negativo, incarnante l'irrazionale contro ogni regola di buon costume e tradizione matrimoniale, e risulta infatti un personaggio di second'ordine, non interpretato dalla Gys questa volta.
Il soggetto così esposto, è tratto da un volantino pubblicitario dell'epoca: «Mariella e Luciano s'amano lietamente, spensieratamente, al sole bello della loro Napoli, ma una canzonettista girovaga ha turbato quell'armonia e s'è rubata il cuore ardente del giovane pescatore. Sul greto, un mattino, viene trovato il cadavere d'un usuraio: a Luciano, che col vecchio nutriva rancore, viene data colpa del fattaccio. Il giovane è innocente e, non volendo confessare che la notte dell'omicidio egli si trovava in compagnia della canzonettista, aggrava la sua posizione, rischiando una condanna. Ma interviene Mariella che si sacrifica, dicendo ch'essa stessa quella notte fu con Luciano, il quale perciò non poteva aver commesso il delitto.
La fanciulla è cacciata di casa dai parenti che han prestato fede alla sua deposizione, ma un fratello, che da Maria ha saputo la verità, riconduce l'infelice a casa, quindi si reca dalla triste donna che adescò Luciano e le impone di allontanarsi dal paese dove ha già compiuto tanto male. Mariella cade ammalata, e nel delirio invoca l'uomo amato, e quegli giunge al suo capezzale, piangente di dolore e di pentimento. Mariella gli confessa che nella notte famosa, essa fu ai piedi della Madonnina dei marinari e fece voto di rinunciare a lui purché egli fosse libero dalla triste passione.
Il fratello la scioglie dal voto. Il matrimonio tra Mariella, ormai guarita, e Luciano si celebrerà con una suggestiva sfilata di barche dinnanzi alla statua della Madonnina dei Marinari! A parte gli espliciti intenti pubblicitari (sorteggio di due viaggi a Napoli per il pubblico, addobbi napoletani nei cinematografi, distribuzione di foto autografate dell'autrice), e sicuramente una politica demografica alla base, fa specie che il perno dello sviluppo dell'intreccio sia dato dalla figura negativa della "canzonettista girovaga", aizzatrice di infinite e segrete "passioni", a causa delle quali le si procura un bando: schizofrenia del progredire dei tempi in cui un regime doveva tenere a bada la moralità e quindi il lato irrazionale delle persone? Da notarsi inoltre l'escamotage del fatto delittuoso accostato all'intreccio, quasi un continuum della vertigine dell'irrazionale.
Dello stesso anno, ma di produzione americana risulta The man who laughs (USA, 1928) di Paul Leni, tratto dal romanzo di Victor Hugo, che basa la vicenda su un'atroce deformazione facciale praticata dai comprachicos -invenzione di Hugo, ma nel film questi "trafficanti di bambini" sono resi come tribù di zingari successivamente scacciati da Giacomo II nel 1644 da Portland- che lasciava l'angolo delle labbra sopraelevato in un eterno sorriso al fine di mettere in scena bambini in fiere e spettacoli. Dopo essere stato abbandonato dai suoi sfruttatori, raccoglie Dea, una neonata cieca prima di bussare alla porta di Ursus, il filosofo dal quale vengono accolti e allevati, ignaro che il bambino fosse il figlio di Lord Clancherlie, nemico politico ucciso da Giacomo II°. Divenuto un famoso clown, Gwynplaine va girando per fiere nel carrozzone di Ursus; viene scoperto da Barkilphedro, buffone della regina Anna, la quale decide di sposarlo con la duchessa Josiane, di cui è sorellastra, per farle mettere la testa a posto e per consolidare nello stesso tempo la sua posizione finanziaria. I soldati del re lo arrestano mentre la duchessa ignora essere il marito a lei destinato. Ursus crede che sia morto e nasconde la notizia a Dea, sua vera innamorata e viene successivamente bandito dal regno per ragioni di stato. Intanto G., a cui sono stati restituiti il titolo e i beni, fa il suo ingresso alla camera dei Lord e si oppone pubblicamente alla regina di fargli sposare la duchessa. Lo scandalo è enorme; egli scappa e dopo un duello e varie acrobazie sfugge ai suoi inseguitori. In extremis riuscirà a raggiungere Ursus e Dea che, sulla loro imbarcazione, stanno partendo per l'esilio. Paul Leni, erede dell'espressionismo tedesco, mette in scena le tematiche della tristezza della condizione del clown, nel quale può essere identificato l' "emarginato" e la vittima di ingiustizie per eccellenza, di un amore e una vita ostacolati dalle logiche del potere, ma che alla fine trionfano, della persecuzione dei comprachicos supposti zingari e dell'esilio degli artisti ambulanti.
Il film svela sicuramente, nel suo intento, una difesa della condizione dell'artista, spesso solo, emarginato e posto a marionetta dai giochi di potere , e con lui di tutti gli emarginati rappresentativi. Ultimo film dello stesso periodo del primo, seppur diverso, in quanto rientra nella dimensione del film circense, è invece dato da In pasto ai leoni, (Italia, 1912), di Enrique Santos. «Allorché la cinematografia prese sviluppo con Lumière e con i suoi imitatori e prosecutori, i numeri acrobatici furono di rito presso tutte le produzioni europee (già con Méliès e Pathé). (...) Allora i legami tra circo e cinema erano più stretti, perché il cinema era nato nella fiera, e dalla fiera il circo aveva assorbito tutte le attrazioni più suggestive. Poi il cinema era diventato dramma realista, documentario lirico, "sophisticated comedy", operetta, "musical", e così via, allontanandosi sempre più dal circo o comunque non ritornandovi che molto saltuariamente! Il film mostra uno dei più famosi circhi d'Europa, quello di Alfred Schneider. Quando, nel 1912 la carovana si accampò alla periferia di Torino, Ambrosio si recò da Schneider e lo convinse a prodursi in cinema assieme ai suoi leoni -in tre storie: La nave dei leoni, Nelly la domatrice e Infamia araba)-. Subito dopo il circo si trasferì a Roma e fu la volta della Cines a servirsi di Schneider e dei suoi leoni. Il film narra una storia circense con un domatore che si vendica del tradimento della sua compagna, scatenando contro di lei ed il suo amante i leoni. L'uomo morirà dilaniato, ma lei, salvatasi per miracolo, smaschererà l'assassino ed il suo complice, un perfido clown. Anche qui si può intravvedere una rappresentazione che mette in luce ed esalta nel dramma il lato passionale degli artisti ambulanti, con la negativizzazione se non trasposizione della figura del domatore con gli stessi leoni, e la turpe resa del personaggio clownesco.
Amore bendato (Italia, 1913) Interpreti: Leda Gys (Sonia la Zingara), Alberto Collo (il conte Alberto), Olga Benetti. Produzione: Celio, Roma, 35mm. Lungh: 630'. Dur: 30' a 16 f/s. Prima visione: 10 dicembre 1913. Visto di censura: n. 1958 del 1° gennaio 1914. Il film uscì anche in gran Bretagna (dal febbraio 1914 con il titolo Love is blind). Copia del film è conservata presso il National Film Archive di Londra. La Madonnina dei Marinari (Italia, 1928) Regia: Ubaldo Maria del Colle; Sogg: Pasquale Parisi; Sc: Gaetano Campanile-Mancini; F:Emilio Guattari. Interpreti: Leda Gys (Mariella), Guido Graziosi (Luciano), Alba Savelli (Elena), Giuseppe Gherardi (il nonno), Gemma de Ferrari, Carlo Reiter, Maria Antonellini, Donatella Neri. Produzione: Lombardo film, Napoli, 35mm. L:2050m. D:95' a 20f/s. The man who laughs/l'uomo che ride (USA, 1928) Regia: Paul Leni S. dal romanzo di Victor Hugo. Sc. J. Grubb Alexander, Bela Sekely. M. Maurice Pivar, Edward Cahn. C. David Cox. M. Walter Hirsch, Lew Pollack, Erno Rapée. Interpreti: Conrad Veidt (Gwynplaine), Mary Philbin (Dea), Olga Bachlanova (duchessa Josiana)...Produzione: Paul Kohner (Universal Pictures). 35mm, l. 3108 m. D. 116' a 22 f/s. In pasto ai leoni (Italia, 1912) R.Enrique Santos. Interpreti: Alfred Schneider (Herman, il domatore), Amleto Novelli (il tenente Alessandro), Marcella Meyer (Clea), Augusto Mastripietri (il clown Andrea). Cines. 35mm. L:562m. D.32' a 16 f/s.

 

 

Un'immagine di Charlie Chaplin mentre indossa il costume da Charlot che lo ha reso celebre. L'artista di origini zingare, nominato Baronetto dalla Regina Elisabetta, è stato uno dei più grandi attori di tutti i tempi.

In un articolo apparso sul Washington Post Book World Joyce Milton scrive che "Le origini di Charlie Chaplin sono state a lungo avvolte nel mistero, in parte perché Chaplin stesso ne racontava numerose versioni. Egli era in effetti un Inglese Cockney, certo, ma questo -é d'altro canto- l'unico dato certo. Ci sono voci che lo dicono in parte Ebreo, altre che gli attribuiscono ascendenze Africane. Il biografo Joyce Milton suggerisce che questa confusione si possa far risalire al sangue zingaro ereditato per parte di madre, evidenziando il fatto che tradizionalmente "gli zingari sono restii a rivelare agli altri la loro identità zingara".

 

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Un gruppo di giovani Sinti si racconta esprimendo la contraddizione insita nella formazione dell'identità tra l'essere Sinto e il modo di vivere dei gagi

Incontri con i Sinti di Bologna

Conversazioni nate da uno spontaneo bisogno di comunicare e di raccontarsi, di sentirsi considerati e valorizzati

di Federica Zanetti

La Dottoressa Zanetti con le due intervistate

 
L'INCONTRO
Questi brevi scritti sono frutto di incontri con un gruppo di giovani Sinti, residenti presso l'area del Bargellino, nei pressi di Bologna. Il parco, la casa, la roulotte, hanno fatto da scenario a tante conversazioni nate da uno spontaneo bisogno di comunicare e di raccontarsi, di sentirsi considerati e valorizzati, che hanno permesso di costruire, inoltre, una conoscenza reciproca, una dimensione di socializzazione e una libera espressione delle idee. I temi affrontati hanno toccato tutte le problematiche giovanili, il conflitto generazionale tra genitori e figli, il rapporto sogno/realtà, l'amore, le speranze per il futuro, a cui si aggiunge però anche la contraddizione insita nella formazione dell'identità tra l'essere Sinto e il modo di vivere dei gagi.:
*** Chiacchierando con SUSI DEBAR, 30 anni.
RAPPORTO CON LE ISTITUZIONI
Finché ci trattano male, finché ci trattano come degli stupidi, inferiori, finché dicono parolacce quando parlano con noi e non ci danno il diritto di esprimere i nostri problemi NOI NON POTREMO ESSERE BUONI CON LORO. Sono loro che ci fanno CATTIVI, perché loro sono troppo CATTIVI.
LAVORO Nessuno ci vuole a lavorare ma dobbiamo pagare sempre tutto e molto caro. Io vado a vendere. Si cammina molto e se sei da sola ti annoi. Ma a me piace lavorare, mi piacerebbe avere una licenza come mio padre, per una bancarella. Me la farei in legno, che si piega, con un bel tendone. Io so fare i bonsai con i tralci di vite e i fiori finti, vengono troppo belli. A me piace farli, so fare tante cose ma se sei insieme a qualcuno è meglio, ti viene più voglia. Anche oggi sono andata a vendere con mia cugina, ho fatto trentamila. Diecimila per la benzina, cinquemila per comprare altri fazzoletti. Sempre la stessa vita, la solita stronza vita, dalle 8 alle 12 sempre a camminare, cammina, cammina, poi ti fermano sempre i carabinieri. Se potessi guadagnare un po' di soldi, piano piano vorrei comprare un camion (furgone).
DONNE E LAVORO
Non ce ne sono tante di donne che fanno una vita come me, adesso. Una volta si. Gli uomini non facevano niente, stavano a sedere, con i bambini intorno e le donne raccoglievano i legni, facevano il fuoco, la spesa, preparavano da mangiare e quando tornavano a casa le prendevano anche. A volte facevano bene, cosi le donne andavano più dritte. Adesso le donne sono diventate uomini e gli uomini sono diventati donne, fanno da mangiare, non comandano più.
GIOVENTU'
Io a volte credo di impazzire, penso di morire e lo vorrei. La Kumpania non c'é più, i giovani vanno ognuno per conto loro. C'é solitudine. Se non fosse per i miei genitori, che sono vecchi, me ne sarei già andata. Non si va insieme ad un cinema, a prendere un gelato, non c'é più voglia di far niente.
IL CAMPO
30 anni fa eravamo nella SMALTA (i Sinti emiliani sono chiamati anche SMALTATORI, cioé coloro che vivono nella smalta, nella terra), senza acqua, né luce. Poi dopo tante lotte di mio padre (Floriano Debar) siamo arrivati qui, in un campo che é una riserva, lontano dai negozi, dalla città e dove chi arriva da fuori, anche se é uno dei nostri parenti, per stare con noi, viene cacciato dai carabinieri (si riferisce ad un recente fatto per cui hanno negato il permesso di entrare alla famiglia di uno zio). Ci hanno offerto una casa, all'ottavo piano di un palazzo al Pilastro (zona più malfamata della città), solo per noi e la famiglia? Non possiamo lasciare tutti e andare a vivere da soli. Sai qual é stata la rovina dei Sinti?
I CAMPI
Una volta quando ci si incontrava anche i più anziani era sempre una festa, ci si abbracciava tutti. Adesso ci voltiamo dall'altra parte.
IL PASSATO
In passato la gente ci vedeva arrivare con i carrozzoni e diceva "Anche noi vorremmo vivere così". Adesso non abbiamo più contatti, siamo chiusi qui, senza altre possibilità. Una volta giravamo sempre e dove ci fermavamo, dormivamo nella paglia e ci scaldavamo davanti ad un fuoco. Era bello girare. Adesso ci cacciano via, ovunque tu vai. Ma io quando non dovrò più accudire ai miei genitori me ne andrò via. Sono nata nella paglia e posso continuare a starci, ma almeno sono libera.
UNO SFOGO
Sono stata male ma ora sto meglio. E' la testa che mi fa star male, non mangio più, é la tristezza. La mia vita é sempre stata brutta, troppo brutta, sono sola. Io vorrei andare via, girare e litigo sempre con mio padre perché lui vuole stare qui. Io invece no.
Quando c'era qui mia cugina, che é anche un'amica, mi metteva energia, andavamo a vendere per avere i soldi della spesa. Io non voglio tanti soldi, voglio solo ventimila per mangiare ed essere serena. Per un anno ho bevuto, bevevo sempre ma stavo ancora più male, per due volte ho cercato di farla finita. Io non rubo, ho troppa paura, non sono capace. Tu sei la prima persona che parla con me, che mi ascolta; anche quando venivano dei gagi parlavano con le mie sorelle ma non con me. Mi hanno sempre un po' evitata. Tutti dicono, anche le mie sorelle, che sono diversa, sono la più ZINGARA. Io sai, ero la più allegra di tutti, qui al campo.
Tutti mi cercavano perché facevo scherzi con tutti e mettevo allegria a tutto il campo. Poi dopo l'incidente con mio padre, sono cambiata, non sono più stata io. Forse mi é partita una cellula!!
PERCHE' HO SCELTO DI NON SPOSARMI Un gagio non lo voglio, un sinto non ti aiuta in niente, spende per bere e per fumare poi ti manda a chiedere. Allora io sto bene così, quando ho bisogno di soldi vado a vendere, mi faccio ventimila, prendo le sigarette, un panino e sono già contenta così. Se avessi dei bambini come farei? Non lo potrei fare, sai quanti pensieri per dargli da mangiare che non hai abbastanza soldi?
L'EDUCAZIONE DEI GIOVANI
Una volta, quando ero più piccola non si poteva far niente, né cinema, né bar, niente e se ci andavi quando tornavi ti picchiavano. Adesso vanno dove gli pare e nessuno li guarda. Anche gli anziani non comandano più.
COS'E' UN SINTO SENZA LIBERTA'?
Io voglio essere libera, quando muori nella tomba devi stare, allora finché sono al mondo voglio viaggiare, vedere delle cose. Non voglio fare la fine di mia madre che non si é mai spostata da qui.
 
*** Chiacchierando con DESY ORFEI, 16 anni.
SE TU DOVESSI DIRE CHI SONO I SINTI COSA DIRESTI? Io abito in un campo, in una roulotte. Noi Sinti lavoriamo, andiamo per ferro o dove ci chiamano. Ci vestiamo come voi, mangiamo come voi. Crediamo molto nei santi, ogni 13 giugno andiamo a Padova, sappiamo che dobbiamo essere là perché c'é lui. Noi ragazze non abbiamo molta libertà e ci sposiamo tra di noi, anche tra cugini.
IL CAMPO
Perchè non usciamo dal campo? Quando sono al campo non ho voglia di far niente, ma se usciamo in qualsiasi posto, no. Io vorrei sempre andare da qualche parte, tanto il computer lo possiamo portare? Noi non frequentiamo persone fuori dal campo, neanche di altri campi. Noi giovani siamo nati tutti insieme, ma poi siamo cresciuti, loro con delle regole, noi con le nostre. Sai qual é stata la rovina dei Sinti? I CAMPI. Io quando mi sposo voglio andare via da questo campo, in un altro, anche se poi vengo a trovarli. Anche se qualcuno dice che il campo fa schifo, sa che non può stare lontano più di due giorni.
IL MATRIMONIO: UOMINI E DONNE
Prima si sposavano a 12-14 anni come mia zia; mia madre si é sposata a 19 anni; adesso ci si sposa dopo, quando hai anche 20 anni, ma sai perché? Per la libertà. Non é che puoi andare fuori a ballare, ma puoi uscire con un'altra amica anche lei sposata. Se io mi metto insieme ad una persona é perché hai un futuro. Stai insieme poi ti prendi. Voglio che il mio uomo comandi, che abbia i pantaloni. Se devo comandare io, tanto vale che non mi sposo neanche. Alcuni si fanno uomini grandi, che grandi non sono, e comandano troppo, anche così non mi va bene. Se va via una notte, se beve anche se io non voglio un uomo che beve, quando torna, la prima volta, trova la porta chiusa e la valigia fuori, perché io non mi fido più: dove sei stato una notte?
I SINTI E I GAGI
I gagi lavorano, hanno una casa, e possono pagarsi i vestiti, la luce, se vogliono andare da qualche parte ci possono andare, i sinti invece no, é più difficile la vita dei sinti. I gagi non mi piacciono per il loro carattere, perché certi sono proprio cattivi.
Per i sinti la cosa più brutta é il campo, stare fermi,
E' BRUTTO ESSERE SINTI E STARE FERMI.
Quando parliamo diciamo che prima era più bello, giravamo sempre e non ci mandavano via. Non é più come prima perché é cambiato il mondo, é cambiata la gente.
E' anche per la politica, ma é perché siamo zingari. Ma io se vado in centro e mi vesto bene, passo da gagio. Io non mi fido dei gagi, ti parlano male.
Avevo un'amica gagi, quando andavo a trovarla, si nascondeva, e se parlava con me aveva tremila occhi.
Su tremila ce ne sono due buoni.
Io non mi trovo forse perché non mi sono mai trovata con un'amica vera.
 
 

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Novità Editoriali

Novità Editoriali

Novità Editoriali

Gli zingari e il rinascimento

-Il travaglio di un intellettuale a favore degli zingari-

Antonio Tabucchi Gli zingari e il Rinascimento, Feltrinelli, Bologna, 1999

 
Antonio Tabucchi, noto autore di Sostenere Pereira, ha spesso posto attenzione alla realtà degli zingari:… ripensare alla vita passata è fonte di rimpianto, specie la vita di chi appartiene al popolo dei gitani, che una volta furono nobili, ma ora sono diventati dei pezzenti… E poi cominciò a divagare…
Il quindici agosto i gitani del Portogallo si riunivano a Jamasper una grande festa, era una festa di canti e balli, le fisarmoniche e le chitarre non tacevano un momento e i cibi erano preparati su grandi braceri ai piedi della collina… e il prete che aveva celebrato la messa usciva dalla cappella per benedire gli animali dei gitani… Ma ora che i gitani non avevano più cavalli e che si comperavano orribili automobili, cosa si poteva benedire?".
Così parla Manolo, uno dei protagonisti di La testa perduta di Damasceno Monteiro. Il primo incontro con gli zingari di Tabucchi lo trovai nel suo Requiem: opera che chiamerei sciamanica, in cui l'autore narra una sua faticosa giornata in Portogallo, che tra incontri reali e fantastici procede verso un appuntamento ultramondano con il letterato da lui amato e tradotto.
In questo percorso, Tabucchi disfatto e accaldato compera una camicia pulita dalle zingare incontrate per la via, e indossando questa camicia di cui rievoca compiaciuto l'origine zingara arriverà all'appuntamento con il fantasma del letterato. Come Requiem, Gli zingari e il rinascimento narra un breve viaggio iniziatico, viaggio questa volta però più direttamente condotto tra i campi tragicamente sovraffollati e le notizie tratte dai giornali delle iniziative mondane di Firenze (il Rinascimento appunto). Nel percorso Tabucchi fa da guida ad un'amica antropologa finché questa esasperata e disgustata della miseria degli zingari e dall'inaccoglienza della città, improvvisamente riparte per l'estero per concludere altrove la sua ricerca.
"Quando a Firenze dove vivo per alcuni mesi l'anno, venne a trovarmi una persona che per motivi professionali doveva studiare gli zingari qui rifugiati, capii che senza andare sulle Ande o sul Monte Rosa, grazie al telescopio di un altro osservatore potevo osservare un microcosmo che in fondo va ben al di la dei suoi confini. Forse potevo capire meglio, attraverso una lente diversa, una realtà che credevo di conoscere già".
Così Tabucchi ci propone un tema che di tanto in tanto ricorre nella ricerca antropologica, che è quello del ruolo ambiguo della "guida".
Il film di Ferreri Non toccare la donna bianca -ambientato nella recente ristrutturazione delle Halles di Parigi- dove il Generale Custer è impegnato a scacciare un gruppo di indiani metropolitani accampati nelle fabbriche in disuso, appoggiandosi ad una guida infida e traditrice del suo popolo e ad un antropologo sospettato di essere una spia della CIA.
La situazione del film mi ha sempre ricordato la disperata difesa degli zingari accampati nelle zone in cui si prevede la bonifica urbanistica. Il linguaggio di Tabucchi è sempre bello letterariamente, amichevolmente ironico ma soprattutto rispettoso della complessità dell'umanità di cui tratta, tant'è che i brani di relazioni sociali di tanto in tanto necessariamente citati spiccano per la loro rozzezza, schematicità e approssimazione. Con questo linguaggio coraggioso e accattivante Tabucchi narra però tragedie esistenziali colossali, ambiguità e casi di coscienza che si pongono a chi interviene sulla difficile frontiera dell'incontro interculturale; centrale la storia della famiglia di zingari rovinati per la chiusura dell'acqua della fontanella pubblica ed espulsi dopo il suo intervento umanitario per farla riaprire, oppure la storia della disperata convivenza tra il giovane zingaro e la ragazza di buona famiglia andata a vivere con lui per amore e con la delicata bambina loro figlia, e di cui si apprenderà dai giornali la fuga dal campo e la denuncia verso l'uomo rivelatosi violento nella loro vita privata.
Vari nel libro di Tabucchi i rimandi all'antropologia e alla sociologia della comunicazione e a quella del pregiudizio, generalmente mascherati dietro una dichiarata modestia rispetto all'interlocutrice antropologa.
Tali rimandi teorici sono peraltro essenziali per garantire che il letterato che si occupa di problemi e pregiudizi sociali non ci sta rifilando solo intuizioni di cui potremmo diffidare, ma ci dice come si è interrogato sulla loro validità: "con la stessa modestia e rigore che ci aspettiamo dai segni matematici sul conto della spesa del nostro fornitore anche più accattivante".
In particolare il libro segue e svela come i giornali dalle foto ai testi, dai titoli ai sottotitoli deformano e negano la realtà umana di cui trattano in particolare gli zingari, mentre amplificano realtà quasi irrilevanti come le sfilate di moda, se non per il loro costo di gran lunga superiore alle spese pubbliche per i campi sosta, sempre più tendenzialmente simili a campi di concentramento.
Il libro di Tabucchi (già definito un reportage) è invece un passo avanti verso un giornalismo che aiuta a superare i pregiudizi anziché compiacersene, con l'impegno dei giornalisti e cronisti che di tanto in tanto si affiancano agli zingari nei loro momenti difficili per costruire occasioni di chiarimento, di incontro e di solidarietà, certo affrontando loro stessi censure e pregiudizi.
Mi sia concesso a questo punto ricordare due interventi in un remoto convegno di studi sulla questione zingara, che non compaiono nella pubblicazione degli atti: il giornalista commentava la figura di Melquiades, lo zingaro che con la sua presenza prima e poi come fantasma aveva accompagnato la vita della famiglia di Cent'anni di solitudine, notava che l'oblio di Melquiades accompagnava la crisi della famiglia quasi avvertimento dei rischi di uno sviluppo sociale che dimentichi le sue origini e i suoi compagni di viaggio.
Infine l'intervento del Rom - Mile Levach - che diceva: "voi ci dite sporchi, ma guardate come avete ridotto i vostri fiumi, su cui ci accampavamo, ci lavavamo e dove perfino ci nutrivamo pescando…" interventi come dicevo registrati, ma non pubblicati.

 

Adolfo Sergio Omodeo

 

 
Un ragazzo zingaro nella mia classe
G. DONZELLO, B.M. KARPATI
Un ragazzo zingaro nella mia classe,
1998, Paris Centre de Recherches Tsignanes, Anicia
 
Il volume Un ragazzo zingaro nella mia classe, della collana Interface, contiene uno studio approfondito ed analitico delle tematiche relative all'inserimento e alla scolarizzazione dei bambini Zingari nella scuola dell'obbligo.
Tenuto conto sia di una prospettiva giuridico - amministrativa sia di una più strettamente didattica ed educativa, il punto di partenza delle due autrici è la ricerca di soluzioni volte a porre freno all'inadeguatezza della scuola nell'affrontare l'allarmante piaga dell'assenteismo e dell'abbandono precoce da parte dei bambini Rom e Sinti.
La trattazione delle tematiche è articolata in sette capitoli. Il primo analizza le motivazioni e le aspettative degli Zingari nei confronti di un'istituzione, quella scolastica che sembra essere molto distante dalle loro radici culturali per valori, contenuti e processi educativi. Alla scuola gli Zingari chiedono di "salvaguardare il diritto del bambino zingaro di essere tale, di farlo star bene, di accrescere la sua motivazione valorizzandolo per quello che comunque fa e per quello che fa meglio, affinché possa prendere consapevolezza da sé delle proprie difficoltà". In un secondo momento è poi sviluppato il tema dell'accoglienza, partendo dal presupposto che uno scambio reciproco tra mondo zingaro e mondo dei gagé sia fattore determinante per una possibile scolarizzazione. Il secondo capitolo analizza la fase dell'iscrizione che è in genere la prima occasione di approccio tra la scuola e i genitori Un punto particolarmente delicato è quello inerente l'assegnazione della classe: la maggior parte degli alunni zingari frequenta il primo ciclo della scuola elementare, indipendentemente dall'età. Le due autrici sostengono che sia giusto "agevolare" l'età anagrafica per permettere al bambino di crescere e fare esperienze con i coetanei e non con compagni molto più piccoli, i quali hanno sicuramente tempi, interessi, bisogni diversi dai suoi. Il terzo capitolo contiene un'accurata analisi dei programmi didattici per la scuola dell'obbligo. Preoccupazione costante delle autrici è considerare le discipline curricolari in una nuova dimensione, in grado di consentire a tutti gli alunni di aprirsi alle diversità senza rinnegare le proprie radici culturali. Per realizzare questo obiettivo è necessaria una progettualità comune da parte degli agenti educativi i quali sono chiamati ad organizzarsi con estrema flessibilità, ad impostare lavori di gruppo, creare laboratori, a sviluppare percorsi individualizzati nel rispetto e nella valorizzazione dell'identità di ciascun utente. Nel quarto capitolo, che ha come filo conduttore il delicato tema del pregiudizio e dell'accettazione, è sottolineata l'importanza del contratto educativo che la comunità scolastica è chiamata a sottoscrivere con la famiglia. Il quinto capitolo, intitolato "L'apprendimento" si snoda attraverso l'analisi di aspetti specifici quali: problemi linguistici, problemi sociolinguistici, insegnamento matematico, scientifico e antropologico, competenze di comunicazione, sussidi didattici, fattori di supporto nel campo educativo, problemi di natura pedagogica ed educativa. Attraverso il sesto capitolo in cui sono prese in considerazione alcune indicazioni amministrative, operative e didattiche fornite dalle circolari ministeriali in merito alla scolarizzazione dei bambini zingari, si giunge all'ultima parte, che a mio avviso costituisce il "pezzo forte" di quest'opera. Qui infatti, la parola è data agli alunni, ai giovani e ai genitori zingari che, riflettendo sulle proprie esperienze, analizzano i rapporti con le agenzie educative-formative ed evidenziano le loro aspettative nei confronti dell'istituzione scolastica, il rapporto con i non zingari, (siano essi maestri, direttore o gli altri genitori), i loro problemi e le loro preoccupazioni. Nelle ultime pagine del volume, compaiono oltre a riferimenti legislativi e ad una bibliografia di riferimento, alcune indicazioni utili per chiunque intenda avventurarsi alla scoperta della cultura, della lingua e della storia del popolo zingaro e sfatare così molti pregiudizi o quantomeno percezioni distorte, attribuibili ad una scarsa informazione e a una non conoscenza di chi ci sta accanto.
Sara Bornatici
 
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In Macedonia la prima televisione zingara in Europa
 
Da otto anni trasmette 24 ore su 24 programmi di Musica, attualità, salute, educazione in lingua Romaní
Il direttore dell'emittente televisiva, Zoran Dimof, ci racconta la sua esperienza
 
Nel 1993 si realizzò finalmente il nostro obiettivo di fondare una nostra radio e così abbiamo avuto la possibilità di trasmettere 24 ore al giorno. Abbiamo soddisfatto i desideri della nostra gente ed in poco tempo, alla fine del 1993, abbiamo creato il Centro di Trasmissione Radiofonica e televisiva : la RTV BTR National senza aver avuto aiuti da parte del governo macedone o da parte di qualsiasi altro dipartimento governativo.
Il nostro obiettivo principale è stato quello di sviluppare una struttura informativa che potesse esaudire le richieste di informazione da parte dei Rom nella Macedonia. Inoltre noi trasmettiamo notiziari su diversi argomenti, così come programmi che coprono l'area della musica, la salute, l'educazione, temi sociali e molti eventi culturali riguardanti il popolo Rom.
Noi siamo orgogliosi di affermare che oggi siamo diventati un centro informativo serio. Sfortunatamente a causa di difficoltà finanziarie la nostra radio non è in grado di trasmettere al momento ma la stazione televisiva lavora con successo.
Il programma che noi stiamo trasmettendo maggiormente va in lingua romaní e parte di esso viene trasmesso in Macedonia. Con il trasmettere programmi TV in lingua Romaní stiamo tentando di preservare la lingua Romaní originale, con tutte le sue caratteristiche grammaticali e linguistiche. La parte del programma che va in lingua Macedone è trasmessa con lo scopo di introdurre il popolo rom ad un'audience maggiore.
Oltre il lavoro della TV noi abbiamo anche deciso di organizzare diversi festival di musica come il "Rozano Fest" (musica popolare in lingua romaní) il "Roma Folk Hit" (musica nazionale Rom), "Sogni di Bambini" (canzoni per bambini in lingua Romaní).
Organizziamo anche il concorso di bellezza internazionale "Miss Roma International".
Tutte queste manifestazioni sono divenute tradizionali.
Stampavamo la rivista Javin che ci è impossibile continuare ad editare a causa delle difficoltà finanziarie. In ogni modo stiamo progettando di iniziare la pubblicazione di una rivista simile non appena ce ne saranno le condizioni.
Pubblichiamo la rivista per i più piccoli Cirikli (uccellino) per i bambini Rom che si trovano alle scuole primarie. La rivista viene distribuita nelle scuole primarie dove ai bambini Rom viene impartita un'istruzione gratuitamente.
Nel 1998 abbiamo organizzato il Primo Congresso Mondiale della Gioventù Rom tenutosi a Skopje, la capitale della repubblica Macedone.
I quel congresso, tra le altre, venne fatta una dichiarazione a favore dell'apertura di un centro informativo Rom che andrebbe a coprire quattro settori: Programmi TV, Programmi Radio, Editoria e Centro di Ricerche con biblioteca.
Con il nostro lavoro noi stiamo coprendo molti settori che riguardano i Rom, non solo in Macedonia, ma dovunque nel mondo, e noi stiamo tentando di aiutare e di fare passi per risolvere le questioni relative ai Rom in generale.
Nel febbraio 1999 in cooperazione con l'OSI "Macedonia" abbiamo organizzato la terza Conferenza Internazionale dei Direttori e dei Redattori Capo delle Riviste Rom.
Diventando una televisione che trasmette autonomamente BTR National si finanzia da sola, attraverso sponsorizzazioni e pubblicità.
Abbiamo ricevuto alcuni finanziamenti , assai modesti, da alcune fondazioni, ma sono da ritenersi insignificanti. Considerando il fatto che la macedonia è relativamente uno stato nuovo, questo ha sottinteso alcuni processi molto complessi che accompagnano questo periodo di transizione.
Uno dei problemi che chiunque in Macedonia deve affrontare è la precaria situazione economica, e le stazioni televisive non fanno eccezione.
Inoltre le sponsorizzazioni non possono coprire tutti i costi delle nostre produzioni e noi siamo alla continua ricerca di fondazioni che possano aiutarci a realizzare le nostre idee. Sviluppare sempre di più i nostri programmi TV è il lavoro più importante per noi.
Noi abbiamo in programma di continuare il nostro lavoro come una televisione Rom e tentiamo di fare del nostro meglio per risolvere i problemi dei Rom.
 
 

Non tutti sanno che…

+ Nel 1594 due membri della Cortes di Castiglia proposero di separare i Gitani dalle Gitane e di farli vivere in regioni diverse, in modo da obbligarli a contrarre matrimonio con "onesti contadini". Così a poco a poco la razza si sarebbe estinta.
+ Nel 1596 nella contea di York (Inghilterra) furono arrestati circa duecento zingari (gypsies) e centosei adulti furono giudicati e condannati a morte con la colpa di "essere zingari", nove di essi furono
giustiziati all'istante.
+ L'imperatrice Maria Teresa d'Austria nel 1768 e nel 1773 e suo figlio l'imperatore Giuseppe II nel 1782 pensarono di "donare la felicità agli zingari" facendogli dimenticare il loro nome e costringendoli ad abbandonare la loro lingua e le loro tradizioni. InUngheria e in Transilvania si sarebbero dovuti chiamare "nuovi coloni" o "nuovi magiari" e non più zingari. Una notte di Dicembre del 1773 nel palatinato di Presburgo e a Fahlendorf tutti i ragazzi zingari di più di cinque anni furono strappati alle famiglie con estrema violenza e portati in villaggi lontani e affidati a contadini, che accettarono di allevarli dietro
conpenso di 12/18 fiorini all'anno.
+ Janos Bihari (1769 - 1827) un violinista Rom ungherese, nel 1814 suonò con la sua orchestra alla Festa del Congresso di Vienna davanti a tutti i sovrani d'Europa intenti a restaurare nel vecchio continente lo status quo prima dell'avvento di Napoleone Buonaparte. In quest'occasione Bihari si innamorò di una Duchessa Imperiale.
+ Ad Auschwitz il Dottor Mengele compì esperimenti su oltre 60 coppie di gemelli zingari, sul noma e sul tifo petecchiale. Ma Menghele non fu il solo medico a usare cavie umane. Gli zingari furono le cavie per gli esperimenti condotti spesso d'intesa con le ditte medicinali come la Pharma, in vista della guerra chimica e batteriologica, e la Bayer, che acquistò ad Auschwitz 150 internate femmine al prezzo di 170 marchi l'una. Le zingare furono sottoposte a sterelizzazione di massa mediante irradiazioni di raggi roentgen. Tutte le donne morirono. Più tardi anche uomini e bambini furono sottoposti ad irradiazioni e dopo quattro settimane furono tolti loro i testicoli per analizzare al microscopio i risultati.
 
 

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I Rom e Internet

Fra tradizione e innovazione i Rom alla conquista del Web

di Sergio Franzese

 
Premessa
Il presente elenco di siti internet costituisce un aggiornamento a quello pubblicato su Thèm Romanó n. 2 del 1997. Si è ritenuto opportuno approfondire la ricerca in tale settore e procedere ad una classificazione più dettagliata rispetto alla volta scorsa. La veloce crescita di siti rom nella rete informatica sta ad indicare l'importanza di questo moderno mezzo di comunicazione. Alcune pagine precedentemente visitate non sono risultate raggiungibili al momento dell'ultimo aggiornamento. Non essendo tuttavia certi che ciò sia dovuto ad una loro rimozione si è ritenuto di non escluderle dal presente elenco, ma di evidenziarle per mezzo di un asterisco. Di un dato occorre tenere conto, e cioè che la carta stampata non può stare al passo con il mondo virtuale. Per tale ragione l'informazione scritta in questo campo è comunque destinata ad essere sempre imperfetta e carente. Malgrado ciò è auspicabile che essa possa rivelarsi uno strumento utile di lavoro e di ricerca per quanti sono interessati ad incontrare i Rom anche attraverso le strade informatiche.
1. ASSOCIAZIONI ED ORGANIZZAZIONI:
1 A.I.Z.O. (Italia): http://www.flashnet.it/users/fn029392
2 ASOCIACION DE SECRETARIADO GENERAL GITANO (Spagna):
http://www.epitelio.org/asgg/portada.htm
3 ASSOCIATION OF GYPSIES-ROMANI INTERNATIONAL, INC.:
http://www.gypsies.net/
4 EUROPEAN ROMA RIGHTS CENTER (Ungheria):
http://www.errc.com/
5 HELSINKI CITIZEN ASSEMBLY - ROMA SECTION (Rep.Ceca):
http://www.czechia.com/HCAROMA/
6 MINORITY STUDIES SOCIETY STUDII ROMANI (Bulgaria): http://www.osf.acad.bg/NGO/ngo.eng/abc/242.htm
7 OPERA NOMADI (Italia):
http://vivaldi.nexus.it/altri/nomadi/
8 OSI - ROMA PARTICIPATION PROGRAM (Ungheria):
http://www.osi.hu/roma/
9 ROMA NATIONAL CONGRESS -ROMNEWS NETWORK (Germania):
http://www.romnews.com/
10 ROMANI MOVEMENT ENTERTAINMENT (*)
http://www.freetown.com/Hollywood/GregoryWay/1133/
11 ROMANI RIGHTS WEB (*): http://hamp.hamshire.edu/~ratS88/romani/
12 ROMANO CENTRO (Austria):
http://www.blackbox.at/arche/romano.htm
13 RROMA YEKHIPE HOMEPAGE - ROMANI UNION (USA):
http://www.rroma.com/
14 THE GYPSY LORE SOCIETY (USA):
http://www.gypsy.net/gls/index.htm
15 UNION ROMANI (Spagna)
http://www.unionromani.org/
16 GYPSYS ACROSS AMERICA (USA): http://www.gypsys.com/
2. CULTURA:
a) BALVAL (Francia): http://perso.wanadoo.fr/balval/
b) CULTURES TSIGANES (Francia):
http://perso.wanadoo.fr/cultures.tsiganes/
c) I ROM ABRUZZESI (Italia) (*):
http://web.tiscalinet.it/concorsoamicorom
d) KALI-SARA http://www.sunytccc.edu/academic/graph-desg/Kalis.htm
e) MUZEUM ROMSKÉ KULTURY BRNO (Rep.Ceca):
http://www.czechia.com/HCAROMA/muzeum1.htm
f) NIECH KRÓLUJE KULTURA CYGAÑSKA (Polonia): http://www.gorzow.pl/kult/cyg/index.htm
g) O VURDÓN (Italia - Pagina personale di Sergio Franzese):
http://www.geocities.com/vurdon
h) ROMA HOME PAGE (USA): http://www.aloha.net/~bohem/roma.html
i) ROMA MUSEUM (Polonia): http://www.centraleurope.com/ceo/travel/features/ss962801.html
j) ROMANI OG ROMANESFOLKETS LANDSFORBUND (Norvegia) (*): http://home.sn.no/~gabjohan/Romani/romani.htm
k) THE PATRIN WEB JOURNAL - ROMANI (GYPSY) CULTURE AND HISTORY: http://www.geocities.com/Paris/5121/patrin.htm
l) THE ROMA KHORAKHANÉ AS CULTURAL MEDIATORS (Italia): http://137.204.140.151/period/MA/index/number2/rom/rom.htm
m) TSIGANES GITANS ROMA MANOUCHES GYPSY (Francia): http://www.geocities.com/Athens/Forum/4201/
n) ROMA PAGE (Ungheria) http://www.romapage.c3.hu/
3. ARTE, MUSICA E SPETTACOLO:
1 ALEXIAN GROUP (Italia) (*): http://web.tiscalinet.it/themromano
2 AMANECER FLAMENCO PROGRESIVO (USA): http://members.aol.com/canastero/Amanecer/AmanFlPro.html
3 AMARO SUNO (Ungheria) http://www.datanet.hu/tanchaz/amaro.htm
4 ANDO DROM (Ungheria)
http://www.datanet.hu/tanchaz/andodrom.htm
5 ANGELO DEBARRE: http://ourworld.compuserve.com/homepages/SRoyall/angelo.htm
6 BABIK REINHARDT: http://ourworld.compuserve.com/homepages/SRoyall/babik.htm
7 BALKANARAMA:
http://www.troutdream.com/balkanarama/rom.htm
8 BIRELI LAGRENE: http://ourworld.compuserve.com/homepages/SRoyall/berelli.htm
9 BOULOU AND ELOIS FERRE':
http://ourworld.compuserve.com/homepages/SRoyall/ferre_2.htm
10 CARPATI 50 MILES, 50 YEARS (recensione del film): http://www.sfjff.org/sfjff16/p0720a.htm
11 CHICO & THE GYPSIES: http://www.orianne.com/chico/chico_en.htm
12 DIE ROM - ROAD OF THE GYPSIES (recensione del CD):http://www.viavia.ch/surprise/surprise297/ROM.html
13 DIVANA (Rajasthan):
http://www.smh.com.au/daily/content/970113/national/970113-national4.html
14 DJANGO REINHARDT HISTORY:
http://ourworld.compuserve.com/homepages/SRoyall/history.htm
15 E ROMENGO BEND (Iugoslavia):
http://www.vein.hu/~biacsid/stevica2.htm
16 ESMA & ANSAMBL TEODOSIEVSKI: http://www.cnct.com/~ginbirch/eefc/Esma.htm
17 FLAMENCO - A BRIEF HISTORY:
http://login.eunet.no/~bjornodd/ehist.html
18 GYPSY KINGS HOMEPAGE:
http://www.gipsykings.com/
19 GYPSY MUSICAL FESTIVAL (reportage):
http://www.dance.demon.co.uk/AGC/Articles/Gypsy1.html
20 GYPSY MUSIC SELECTED RESOURCES:
http://www.dance.demon.co.uk/AGC/Articles/GypsyResources.html
21 HOT CLUB RECORDS:
http://www.nordi.no/music/hcr/
22 KARSHILAMA (Turchia): http://www.thefestival.bc.ca/bios/karshilama.html
23 KOCHANI ORKESTAR: http://www.cs.earlham.edu/~dusko/InfoMak/culture/kocani-ork.html
24 LES GITANS - THE GYPSIES: http://www.orianne.com/gypsi/index_fr.htm
25 LOS CANASTEROS: http://www.thefestival.bc.ca/bios/canasteros.html
26 LOS REYES:
http://people.wiesbaden.netsurf.de/~krishnag/REYES/LOS_REYE.HTM
27 MANDINO:
http://www.matson.it/Artists/Mandino/MandinoHomeI.html http://www.matson.it/Artists/Mandino/MandinoBio.html
28 MANITAS DE PLATA: http://www.orianne.com/manitas/manit_fr.htm
29 MONDO (recensione del film di Tony Gatlif)
http://www.sfgate.com/cgi-bin/article.cgi?file=/chronicle/reviews/movies/MONDO.DTL
ad MUSIQUES ET DANSES GITANES: http://www.orianne.com/gitans/gitan_fr.htm
ae PEDRO CORTES:
http://members.aol.com/canastero/Index.html
af ROMANI CAFE' - A SITE FOR GYPSY MUSIC:
http://www.cruzio.com/~stevem/gipsy.html
ag TARAFS DE HAIDOUK:
http://www.maeker-tours.de/tdh.htm
ah THE CIMBALOM (articolo):
http://www.mhs.mendocino.k12.ca.us/MenComNet/Business/Retail/Larknet/ArtCymbalom
ai THE FERRE' BROTHERS:
http://ourworld.compuserve.com/homepages/SRoyall/ferre.htm aj THE INTERNATIONAL GYPSY JAZZ ARCHIVE: http://www.nordi.no/music/hcr/archive.htm
ak THE ROSENBERG TRIO:
http://leden.tref.nl/phtaling/ http://ourworld.compuserve.com/homepages/SRoyall/rosenbrg.htm
al TITI WINTERSTEIN-QUINTETT:
http://www.maeker-tours.de/titi.htm
am TONY GATLIF (filmografia): http://www.magnet.gr/filmfestival/new_horizons/gatlif/index.html an VANESSA & SORBA:
http://www.maeker-tours.de/vus.htm
4. ISTRUZIONE:
1 GYPSIES AND TRAVELLERS EDUCATION (UK):
http://www.jokak.demon.co.uk/artemis/homepage.html
2 TRAVELLERS' CHILDREN SERVICE (UK):
http://beavis.cs.bham.ac.uk/lea/sup_serve/community/tcs/tcs_index.html
5. LINGUA ROMANI:
1 ENDANGERED LANGUAGES IN EUROPE REPORT:http://www.helsinki.fi/~tasalmin/europe_report.html#Romani
2 ROMANÊS - REGISTRO DO DIALETO CIGANO (Brasile):
http://www.inbrapenet.com.br/gipsy/
3 ROMANI LANGUAGE: http://www2.arnes.si/~eusmith/Romany/index.html
6. PAESI:
1 GUTSY GYPSIES (India) http://www.pugmarks.com/week/mar09/person.htm
2 GYPSIES IN CALIFORNIA (USA): http://www.artnetwork.com/photo/rana/gypsy1.html
3 GYPSIES IN THE U.S.A. (USA): http://educate.si.edu/migrations/gyp/gypstart.html
4 NANCE PROFILE INDIA - BANJARA (India): http://www.calebproject.org/nance/n976.htm
5 THE ROM IN NORWAY (Norvegia) (*):
http://www.skolesjefen.oslo.no/skole/nedrebekkelaget/rom/index.htm
7. FOTO:
1 GYPSIES AND OTHER SUSPICIOUS PERSONS (Slovacchia):
http://www.f8.com/FP/AUCTION/Aucind1/AHaP1.htm
2 GYPSY COLLECTIONS AT UNIVERSITY OF LIVERPOOL (UK):
http://www.liv.ac.uk/Library/special/gypsy/intro.htm
3 ITINERANT GYPSIES(Romania): http://203.22.248.1/artcorner/val/gypsy1.htm
4 LES ROMS DE ROUMANIE (Romania):
http://www.esf.ch/leresche/
5 LJALJA KUZNETSOVA - FROM THE LIFE OF GYPSIES (Ucraina):
http://www.mojones.com/photofund/kuznetsova.html
6 STACIA SPRAGG THE DREAM (Bulgaria): http://sightphoto.com/sightphoto/story/gypsies/gypsies.html
7 TEMPS GITANS (SAINTES-MARIES-DE-LA MER): http://www.nationalgeographic.com/media/photography/dickinson/index.html
8 URBAN GYPSIES (UK): http://www.caliach.com/paulr/gypsies/gypsies.html
8 VARI:
1 BORROW GEORGE HENRY (Project Gutenberg -Etexts): http://www.gutenberg.net/_authors/bborrow_george_henry_.html
2 CBF UNREACHED PEOPLE - ROMANY: http://www.cbfonline.org/missions/unreachedpeople/romany.html
3 GYPSIES ON THE WEB:
http://gypsies.pml.it/
4 HOUSING FOR ROMA:
http://www.silverserver.co.at/nr/KIOSK/BauArt/04/noseda/engl/INfall1.htm
5 INDEX OF GATEWAY PEOPLE - GYPSY:
http://www.ad2000.org/peoples/jpg74.htm
6 ION CIOABA, 62, "KING OF THE GYPSIES":
http://www.bergen.com/obits/gypsyking.htm
7 POPE TO BEATIFY GYPSY MARTYR OF SPAIN'S CIVIL WAR - 5-4-97:
http://detnews.com/1997/nation/9705/04/05040001.htm
8 ROMALINKS:
http://www.dss.unipi.it/intercultura/rom-main.htm
9 ROMSKE OSOBNOSTI-ROMANI PERSONALITIES:
http://www.radio.cz/romove/osobnost.html
10 ROMINTERPRESS:
http://www.opennet.org/opennet/radio/rroma.html
11 SOCAS - GYPSIES AND TRAVELLERS RESOURCES ON THE WWW: http://www.cf.ac.uk/uwcc/socas/links/gypsies.html
12 VELA -THEM ROMANO:
http://www.dss.unipi.it/intercultura/velth.htm#THEM
9 MAILING LIST
Per partecipare alle "mailing lists" occorre inviare un messaggio attraverso i siti indicati qui di seguito:
a Aven amencza: AvenAmentza@egroups.com
b Travellers-Acad:
http://www.mailbase.ac.uk/lists/traveller-acad/
c Patrin:
http://www.geocities.com/Paris/5121/mailing.htm
d Lila:
http://perso.wanadoo.fr/balval/Base/ListLila.html
e Popoliliberi
Multiple recipients of <popoliliberi@mail.sincretech.it>
 
10 CHAT ROOMS
a Gypsy Net Chat Room:
http://pookie.catalyst.net/gypsy/
b Roma National Congress Chat Line:
http://www.romnews.com/chat.html
 
 

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Gli zingari e la letteratura
Tocaia Grande di Jeorge Amado, Garzanti, 1985

 

È uno dei più riusciti romanzi di Jorge Amado, dove confluiscono i due filoni dell'opera dello scrittore brasiliano: da una parte l'esaltazione dei vinti e degli sfruttati, dall'altra l'attenzione all'esotismo e alla magia. Protagonisti sono mercanti, prostitute, avventurieri, neri che si dedicano alle pratiche del candomblé, fazendeiros senza scrupoli e pistoleri spietati. In questo mondo, popolato da emarginati e figure stravaganti, non potevano naturalmente mancare gli zingari.
L'autore, nel rappresentare il gruppo di zingari che arriva a Tocaia Grande, assume il punto di vista della comunità, riproducendo pregiudizi delle popolazioni locali e stereotipi diffusi nell'immaginario collettivo, oltre che in quello letterario. Gli zingari sono gente diversa, "razza di stregoni e mascalzoncelli, vivono di inganni e trabocchetti, di bidoni". Le donne, "vestite di stracci a fiorami, di larghe gonne a balze arricciate", sembrano regine, mentre gli uomini hanno l'aspetto di "gran signori, di conti e baroni, duchi e marchesi". Bisogna tenersi "a distanza, avere la massima prudenza nel fare affari con loro, nascondere le cose di maggior valore". Josef, il capo del gruppo, esercita il mestiere di commerciante di cavalli. Gli zingari tradizionalmente compravano e vendevano cavalli, muli ed asini, oppure li scambiavano.
Il commercio dei cavalli era uno dei mestieri più diffusi tra i cinganos, gli zingari portoghesi, e molti di loro, emigrando in Brasile, continuarono ad esercitare la stessa attività. Talvolta, truccavano i cavalli da vendere, ma spesso tra gli acquirenti si trovavano esperti che scoprivano facilmente l'inganno. È quello che succede a Josef, che vede fallire l'affare concluso con Fadul, l'arabo maronita, per l'intervento del capitano Natario da Fonseca, grande conoscitore di cavalli. Se gli uomini svolgevano attività produttive, le donne si dedicavano alla mendicità o alla divinazione. E così anche a Tocaia Grande troviamo la zingara giovane e ammaliatrice, che ricorda in alcuni tratti Preciosa, la protagonista de La Gitanilla di Cervantes. La bella zingara conquista con facilità Valerio Cagnaccio, uno dei tanti butteri di passaggio per il villaggio, facendo balenare nella sua fantasia un momento esclusivo d'amore. "Malena prese la mano di Valerio, strinse le rozze e grosse dita fra le sue, afferrò la monetina, percorse con l'unghia la linea del destino facendogli un solletico leggero ed eccitante che, dal palmo della mano, scendeva fino ai cosiddetti dell'accompagnatore d'asini". Ma non si limita alla seduzione, utilizza anche le arti dell'inganno, strappando dalle mani del buttero il nichelino con un "volteggio felino".
Spesso a leggere la buona sorte erano le vecchie, che mettevano in campo tutta la loro esperienza e la loro capacità di persuasione. Si basavano sull'improvvisazione, sull'abilità di cogliere, attraverso l'intuito, lo stato psicologico del cliente. Non diversamente si comporta la vecchia zingara con Bernarda, l'amante del capitano Natario de Fonseca. "Prendendo la mano che la bimba le tendeva - non era che una bambina - parlò della persecuzione di un vecchio; sempre esisteva un vecchio che perseguitava le bambine. Colpo sicuro: con quella semplice allusione dimostrò una conoscenza perfetta di ciò che era avvenuto, lasciando Bernarda a bocca aperta". Di solito la chiromante zingara studia attentamente le reazioni della donna, fa delle domande e si rende conto così di quale tipo di predizione ha bisogno. Ma nel caso di Bernarda, la vecchia si trova in difficoltà, perché la ragazza chiede una cosa insolita, vuol sapere se lui continuerà ad andarla a trovare. Invece, "quello che tutte chiedevano, senza eccezione, era di essere l'unica, la prima senza seconda; ordinavano malefici contro le rivali, pagavano incantesimi e sortilegi". è sempre comunque l'esperienza a soccorrerla. Allora interroga la ragazza, indaga sulle sue aspettative e l'incontro si conclude con una imprevista nota di umanità. La vecchia abbandona "le sue formule, sempre le stesse" e predice soltanto quello che la povera creatura voleva sentirsi dire".
La descrizione dei quattro zingari ha una origine mitica e letteraria. Non sono dei re, ma tali appaiono alle donne di Tocaia Grande. "Sono arrivati quattro re di Babilonia in una volta" - afferma Guta, una delle donne del villaggio. Josef, dalla "chiara chioma bianca e riccioluta, campanelle agli orecchi, anelli a tutte le dita, pugnale infilato nel cinturone", oppure Mauricio, "baffoni rigogliosi, braccia tatuate, un fazzoletto legato attorno alla testa", ricordano figure che frequentemente ricorrono in opere di scrittori che hanno rappresentato il mondo zingaro, da Cervantes a Merimée, da Fielding a Lawrence.
Nella parte finale dell'episodio, i "quattro re di Babilonia" si trasformano in musicisti, figure familiari nella tradizione zingara. La loro performance conclusiva si svolge tuttavia in una dimensione atemporale e mitica, proprio per sottolineare ancora una volta l'atmosfera di incantesimo e magia che pervade la vita dell'intero villaggio. Abbiamo fin qui delineato la realtà zingara nei suoi aspetti più comuni e tradizionali, così come la vedono gli abitanti di Tocaia Grande. Eppure, dal contesto del romanzo, non si coglie una immagine stereotipata del mondo rappresentato. Al contrario, le vicende narrate riflettono la particolare storia del Brasile, fatta di selvagge colonizzazioni, vecchie e nuove, di emarginazioni e processi di acculturazione forzati. A questa storia non sono estranei gli zingari, sia per la loro consistenza numerica (sono più di 800.000) sia per il contributo che hanno saputo dare alla creazione di una società aperta e tollerante, come quella brasiliana, fondata sulla fusione di razze, culture e tradizioni differenti. Secondo le testimonianze storiche, il primo zingaro a giungere in Brasile fu João Torres, deportato dal Portogallo insieme alla sua famiglia. Seguirono nei secoli successivi diverse ondate migratorie dalla madrepatria e da altri Paesi europei, che si intensificarono nei primi anni dell'Ottocento con l'arrivo della famiglia reale portoghese. Oggi la condizione degli zingari in Brasile non è diversa da quella di altri paesi. Ci sono gli stessi pregiudizi da parte delle popolazioni locali, le stesse abitudini fra gli zingari, che cambiano, a seconda se sono nomadi o sedentari, se appartengono al gruppo dei calos o dei rom. Esiste comunque una peculiarità della cultura brasiliana, data dalla forte presenza di indios e neri, popolazioni che tradizionalmente praticano riti e culti sincretistici. è proprio attraverso la via delle pratiche magiche che gli zingari riescono a penetrare e radicarsi nella società brasiliana. Questa specificità risalta anche nel romanzo di Amado. L'arrivo del gruppo di nomadi non è visto come un avvenimento sconvolgente, anche se si verificano fatti strani e inediti.
Tutti, e non solo gli zingari, vivono in un mondo di incantesimo e di magia, dal nero Tizzone all'arabo Fadul, dalle prostitute, che abitano alla Riva delle Rane, al vagabondo Pedro Zingaro. Maria Gina "di niente si meraviglia, abituata a vedere volti, a udire voci, ad avere a che fare con ogni sorta di cose stupefacenti". Crede allo zingaro Mauricio che "aveva raccolto il sole nel fondo del suo paiolo. Era sicura, certissimamente sicura, che era stato lui a dar vita alla luna e seminare le stelle nell'infinità del cielo". Gli uomini, rapiti dalla musica che proviene dal campo dei nomadi, assistono come in un sogno al concerto dei "re di Babilonia", abbandonando i loro iniziali propositi di vendetta..
Un mondo dunque, quello di Tocaia Grande, fantastico e nello stesso tempo realistico, dove emerge "la faccia oscura" del Brasile. e gli zingari sono un aspetto di questa faccia, forse quello più in ombra.
Francesco Argento

 

 
Romani Godí
Pensiero zingaro
 

• Man viÒe niko ina po them

inaj ma amalà
jos samo achihà mi tsara
me ichardé ©emane
me teharinake bahvaljà.
(…empso Avdi©)
 
• Zora vedro osvanisarda
i romen o kam pre tatarda.
(Rasim Sejdi©)
 
• Majanglal amendar
ni thomupe
ni kri©ipé
ni rovipé
ni asape
(Rajko Duri©)
 
• Hikh angle ma pe dar
jekh Devel men hile
mothovla menge o drom
dikerla men vaÒ - va
i phènla: "phir… phir".
(Nada Braidich)
 
• Phuv miri i veÒengri
me som ©haj tirì.
(Bronislava Wajs "Papusza")
 
• Jiló ©indó
bi dox
bi lav
nikt rovibbé.
(Santino Spinelli)
 
• Putravène li saÒtre
ko jiló pandindó
(Santino Spinelli)
 
• Naj man berex doÒ
ke Rom somlo, numaj.
(Daroczi Joszef "Choli")
 
• Maldita sea la historia!
Es tanto nuestro sufrir
que la alegria nos sobra.

(Nicolàs Jimènez Gonzàles)

 

• Non ho più nessuno al mondo,

non ho amici
mi è rimasta solo la mia tenda
i miei violini
i miei venti mattutini.
(…empso Avdi©)
 
• Altre albe schiariranno il cielo
e il sole continua a scaldare gli zingari.
(Rasim Sejdi©)
 
• Davanti a noi
né urlo
né grido,
né pianto,
né sorriso.
(Rajko Duri©)
 
• Guarda avanti non temere
un Dio abbiamo
ci farà veder la strada
ci terrà per mano
e dirà: "Cammina…cammina…"
(Nada Braidich)
 
• Terra mia di boschi
io sono figlia tua.
(Bronislava Wajs "Papusza")
 
• Cuore strappato
senza fiato
senza parole
nessun pianto.
(Santino Spinelli)
 
• Liberate il mondo dalle fredde catene
dell'indifferenza.
(Santino Spinelli)
 
• Non ho peccati né colpe
tranne quella di essere zingaro.
(Daroczi Joszef "Choli")
 
• Maledetta sia la storia!
È tanto grande la nostra sofferenza
che l'allegria ci sovrabbonda.

(Nicolàs Jimènez Gonzàles)

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Dalla tolleranza alla convivenza civile attraverso la giusta e diretta conoscenza

La scuola e l'educazione interculturale

La scuola educa alla differenza favorendo l'ingresso dei suoi alunni nel mondo degli altri, attraverso il confronto 

di Maria Antonucci

Nel corso del corrente anno scolastico, la Scuola Media Statale di Crecchio ha realizzato, in collaborazione con la provincia di Chieti - Assessorato all'Ecologia - un progetto di "Educazione all'Intercultura", nelle classi prime e seconde. Il progetto è stato rivolto a ragazzi e ragazze in una fase particolare dell'età evolutiva, quando la formazione la si gioca nella scoperta e nel rispetto dell'altro. La scuola ha, così, sempre più intensamente, svolto la sua funzione educatrice di veicolo culturale ed umano, ridando il posto di centralità assoluta a ragazzi che sono sempre più senza storia, spesso vittime inconsapevoli di un benessere devastante nel campo dei valori, di un egocentrismo sfrenato o, ancor peggio, incatenati in un monoculturalismo che schiaccia persino la dignità. La scuola ha voluto, così, educare alla differenza favorendo l'ingresso dei suoi alunni nel mondo degli altri, attraverso il confronto con stili di vita, fedi, linguaggi, costumi e modi di essere diversi che sono stati, nel nostro caso, la realtà Rom e quella Albanese ma che avrebbero potuto essere qualunque altra realtà, poiché alla base c'è sempre l'essere umano ed il suo diritto di esistere in questo mondo di uomini. Docenti e alunni si sono, così, addentrati in un mondo oscuro e sconosciuto, hanno attivato la conoscenza che ha magicamente abbattuto pregiudizi, privilegi e arroganze di ogni tipo. Così sono cambiati atteggiamenti, la mente si è aperta, un velo si è squarciato, ed un mondo fino a ieri fonte di strane paure, se non addirittura di ingiustificabile disprezzo, è apparso nella sua dimensione più umana e civile. Gli Albanesi hanno preso anima e corpo in un incontro alla comunità di Villa Badessa di Rosciano (PE) costituitasi nel lontano 1744, ma che oggi, vittima di una forzata assimilazione, ha perso tradizioni, storia e lingua, conservando solo la religione, nel rito Greco-Ortodosso. Ancora più profondo e significativo è stato l'incontro con i Rom, gruppo zingaro giunto da sei lunghi secoli nell'Italia centro-meridionale...in una fuga che aveva origine nientemeno che dalla lontana India del Nord. L'incontro si è concretizzato nella conoscenza di un vero rom, il dr. Santino Spinelli, direttore del centro culturale Thèm Romanó, membro della Commissione Europea per la scolarizzazione dei bambini Rom e presidente di questo giornale. Santino Spinelli, poeta, scrittore ma, soprattutto, musicista e amico rom, ha rappresentato in sé, per noi tutti, le varie fasi della storia zingara, dal nomadismo, al seminomadismo alla sedentarizzazione e vive col nobile scopo di preservare e fa conoscere ai caggè la cultura del suo popolo, e di aiutare gli zingari stessi ad uscire dall'isolamento, a sconfiggere il terribile spettro dell'analfabetismo, ed a prendere sempre più consapevolezza delle proprie radici, della propria storia e della propria civiltà, perché è di civiltà che si tratta, una civiltà per troppo tempo mortificata nell'indifferenza. Santino ha incontrato i ragazzi in un dialogo-confronto aperto e coinvolgente. Il progetto interculturale ha contemplato, al suo interno, anche un concorso aperto agli alunni della scuola sul tema del mondo zingaro. Sono nate, così, vere opere d'arte, e d'amore per un vero amico, l'"amico rom": disegni, poesie, lettere che hanno mirabilmente espresso e fatto udire a tutti quella voce che è dentro di noi, basta saperla ascoltare, e che si chiama "sentimento", l'unica forza in grado di cambiare il mondo. Il progetto si è concluso con una "settimana culturale zingara" che ha incluso, al suo interno; una mostra di Arte, Storia e Cultura zingara nelle sale del castello Ducale di Crecchio, la proiezione del film di Soldini "Un'anima divisa in due", una magistrale introspezione psicologica nel mondo zingaro ed una rappresentazione teatrale. Questo meraviglioso percorso non avrebbe potuto concludersi meglio che con la musica...quella musica zingara che ingloba in sé i sentimenti più nascosti dell'anima, l'eterno peregrinare, la precarietà della vita, la gioia, il dolore, l'amore, la libertà ed una lunga storia di umiliazioni e sofferenze. Alexian ed il suo "fedele accordeon", le danze armoniose di una dolce ballerina, Silvia, la chitarra del gitano Antonio Febrer hanno creato una magica atmosfera... Rom e non Rom, ragazzi e adulti, tutti finalmente uniti...stesso ritmo, stessa lingua, stesse sensazioni, e lo sguardo verso un futuro migliore, quello dell'unione tra i popoli. Questa è la unica vera Europa, quella nata con l'Euro ma che non sarà mai realtà compiuta fin quando non significherà convivenza civile, cultura a confronto, a mai più culture "dominanti" che schiacciano ed umiliano culture "subalterne" e con esse persino la dignità. Dalla tolleranza alla convivenza civile: è la carta che ci giochiamo per un futuro da protagonisti. Questo è il messaggio che la scuola ha voluto lanciare, una scuola ben consapevole di aver fatto solo un primo passo verso l'accoglienza, ma pronta a continuare il suo cammino, e fare altri passi ancora, "insieme", nella consapevolezza che quel seme gettato oggi sotto la neve possa un domani germogliare e da esso sbocciare un fiore: il fiore della speranza.

Maria Antonucci

 
 

QUANDO ASCOLTI LA VOCE DEL CUORE

 Quando ascolti la voce del cuore...nasce una poesia. Così i nostri ragazzi, pensando a te, amico Rom, conoscendo la tua storia e le tue sofferenze, hanno semplicemente espresso sentimenti ed emozioni ed hanno scritto versi come questi:

ZINGARELLA DI STRADA
 
Zingarella di strada
Che corri incantata
Guardando nell'aria La gente annoiata.
Ti guarda, ti osserva, sei già condannata.
Non sanno ormai
Che l'anima
L'hanno dannata.
Zingarella di strada
Sei padrona di niente, sei padrona di tutto, il cielo, la terra, tutto ormai t'appartiene.
Nella tua amata libertà, portami con te.
IO SONO
Io sono...io sono... Zingaro
E non mi spiace dirlo
Anche se questo mi creerà
Un mondo di problemi.
In questo mondo
Di incomprensione e di razzismo
In un mondo
Difficile da vivere
In un mondo
In cui è difficile restare: ma in una parte di questo mondo ci sarà una goccia di speranza?
Allora fuggi, fuggi, piccolo amico Rom,
vai alla ricerca di quella piccola goccia difficile da trovare, ma cercala, cercala ancora.
Caro amico Rom,
nella profondità di questi versi
c'è la chiave che apre le porte ad un mondo d'amore e di pace, ad un millennio veramente nuovo...
è nostro dovere vigilare affinchè
altri non osino ricostruire
quello che oggi così faticosamente
abbiamo cercato di distruggere..
.i privilegi, le arroganze...
il razzismo.

Maria Antonucci

 
 
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La scolarizzazione dei bambini Rom

Quadro della situazione e prospettive

di Jean Pierre Liégeois
 
Rende possibile ragionare su ciò che è stato raggiunto piuttosto che in termini di problemi. Una forza guida. Ci sono altre considerazioni: nel 1989, l'anno in cui i ministri hanno adottato la Risoluzione per i bambini zingari e viaggianti nell'Unione Europea, l'Europa stava subendo delle trasformazioni che avranno profonde conseguenze per i Rom, soprattutto quelli dell'Europa centrale e orientale. L'analisi della situazione ha subito rilevato che le pubblicazioni crescenti erano, anche nel modo in cui venivano avvicinate e i tentativi fatti per rispondere loro, simili, persino identici in ogni parte d'Europa.
L'osservazione, inoltre, rivela che le difficoltà sono generali, che le difficoltà legate, in modo particolare, alla scuola sono tutte paragonabili. Laddove esistono le differenze possono essere interpretate più in termini di fluttuazioni di enfasi politiche che di presenza o assenza di un fenomeno; questo è particolarmente vero nella pratica pedagogica.
Le analisi presentate nel rapporto del 1985, basato su studi realizzati in dieci paesi diversi e confermata nel 1986 da studi realizzati in due nuovi Stati membri, sono validi e utili, non soltanto per i nuovi membri dell'Unione europea ma anche per il resto d'Europa. Si noti che la scolarizzazione dei bambini rom ha giocato un ruolo significativo e di orientamento in numerose aree, soprattutto quella dell'educazione interculturale ma anche in relazione all'insegnamento delle lingue delle minoranze, l'insegnamento a distanza, la produzione di materiale didattico, la formazione per insegnanti.
Se i bambini rom devono essere beneficiari dell'educazione interculturale possono anche fornire un modello per questa a causa delle loro caratteristiche uniche, soprattutto la forza della loro cultura, vissuta in pieno ovunque si trovino a vivere, dispersi tra la popolazione circostante e il fatto che sono presenti in ogni Stato in realtà, la scolarizzazione dei bambini rom ha, e continua a giocare un ruolo guida nell'Unione europea e le attività del Consiglio d'Europa, una forza che muove forze e contemporaneamente un microcosmo.
L'esperienza dei Rom fornisce un paradigma con molto da offrire alle minoranze e alle questioni collegate alla scuola (nel campo della ricerca in senso stretto) è diventato evidentemente ovvio nel corso delle conferenze e dei convegni internazionali che il lavoro in rapporto alla scolarizzazione dei bambini rom può giocare un ruolo guida, un fatto che è emerso fortemente, tra le altre cose, all'Associazione delle ricerche educative europee nel 1996 e alla Conferenza Europea sulla ricerca educativa di Siviglia.
Linee guida di lavoro. Per quanto riguarda le linee guida di lavoro, abbiamo proposto in diversi documenti un gruppo di 7 principi che tracciano un approccio, prendendo in considerazione le dinamiche di diverse comunità e la realtà di diversi parametri politici, culturali ed economici. (Ci riferiamo, ad esempio, a Rom, Zingari, Viaggianti, una sintesi di una pubblicazione del Consiglio d'Europa, nella quale sono dati dei dettagli di queste comunità - flessibilità nella diversità - precisione nella chiarezza - dinamiche interne: la base di tutto - consultazione - coordinazione - studio e riflessione - informazione e documentazione.
Sono state definite le priorità e la strategia di realizzazione dell'azione ha cominciato a dare frutti. Gli strumenti di lavoro sono affilati e danno prova di vitalità, alcuni risultati concreti sono stati raggiunti. Il breve periodo negli ultimi anni passati ha reso possibile iniziare un programma. È arrivato il tempo di consolidare questo programma, di passare dallo stadio quasi-sperimentale a uno più ampio nel quale vengono diffusi gli approcci e le scoperte ritenute positive dai partners.
In realtà, sembra che gli sforzi, sebbene siano significativi, sono troppo spesso frammentari nella loro natura: per dirlo altrimenti, il numero dei bambini coinvolti nei progetti di questo tipo è ancora, in molti luoghi, troppo piccolo in rapporto al numero dei bambini interessati. Siamo sulla soglia di un nuovo periodo di lavoro, nel quale le dinamiche consolidate di queste azioni devono essere simultaneamente allargate e intensificate. il compito di tali programmi è di giocare un ruolo d'influenza, accrescere la consapevolezza, incoraggiare la cooperazione, attraverso i propri mezzi, differenti ma complementari e limitati.
Alcuni concetti chiave possono suggerire ampie linee per il lavoro futuro. -promuovere l'innovazione. Le attività devono essere originali ed esplorative. un tale approccio porta un numero di vantaggi: evitare duplicazioni; legittimare le attività relative alle comunita rom: è stato enfatizzato che le riflessioni e le azioni realizzate nel contesto dei rom possono servire come ''filo di lama" nel fornire l'ispirazione per altre comunità e per azioni più generali, in relazione soprattutto con l'educazione interculturale.
Questo concetto, avanzato negli anni '80, è stato sostenuto in diversi casi. E' importante che il programrna di sviluppo sia, e continui a essere, esemplare nel senso letterale, sia in modo da generare il riconoscimento e il rispetto delle comunità interessate che di ispirare ulteriori iniziative e nuove idee, portando un'importante contributo a riflettere sulla società in genere e le minoranze in particolare; incoraggiare lo sviluppo di micro-progetti: situazioni diverse e aspirazioni diverse hanno bisogno di un mosaico di micro risposte, soprattutto dalla prospettiva di sviluppo della comunità, e micro progetti; ottenere il coinvolgimento diretto della ricerca-azione e dell'azione-ricerca: mentre l'azione-ricerca non è la stessa cosa della ricerca applicata, non di meno è orientata verso un processo di adattarnento; l'azione-ricerca è valutazione per l'evoluzione.
L'innovazione richiede ricerca e la promozione di innovazioni che vanno a braccetto con la promozione della ricerca. Deve essere sviluppata una logica basata sulla rete per questo sono necessari dei sostegni finanziari, sotegni tecnici, sessioni informative e formative, il coinvolgimento di gruppi di lavoro e ricerca che sono stati stabiliti a livello europeo negli ultimi anni e che devono partecipare attivamente in questa logica basata sulla rete 'collegarci per costruire il tutto.
La maggior spinta, è quella definitiva, che sta dietro le proposte consiste nell'intensificare quelle azioni che sembrano produrre risultati positivi e collegarle cosi da rinforzarle l'un l'altra, in questo modo si evitano duplicazioni e si da visibilita e direzione al tutto: - il lavoro dovrebbe essere strutturato intorno a progetti pilota proposti dagli Stati membri, all'interno di reti tematiche che, sebbene solide, devono rimanere aperte e flessibili; i gruppi di lavoro e ricerca dovrebbero intensificare il lavoro in rapporto all'educazione all'intercultura (nel campo della storia, linguaggio, cultura, metodi di insegnamento, ecc?
Possono essere convocati per "iniettare" la loro abilità in progetti pilota; - chiunque sia direttamente coinvolto in queste azioni, in realtà chiunque sia interessato, deve essere in grado di ottenere informazioni e accesso agli strumenti di lavoro come le banche dati e le pubblicazioni. Per diverse ragioni la riflessione e l'azione in questo campo non possono essere perseguite in modo frammentato. La scolarizzazione dei bambini rom è una parte integrale della scolarizzazione di tutti i bambini e migliorandola ne beneficierebbe la scolarizzazione in genere.
L'approccio interculturale postula un principio di apertura alla diversita. È percio essenziale sottolineare che le prospettive delineate qui possono soltanto prendere forza piena e peso all'interno di una prospettiva più ampia collegandole alle proposte e alle azioni in campi attinenti, programmi complementari, altre istituzioni. Tutti i dettagli di questi punti ed altri possono essere trovati in altri testi, incluso il bollettino d'informazione Interface e il rapporto citato prima, sulla realizzazione di misure previste dalla Risoluzione del Consiglio e dei Ministeri dell'Educazione.
Concluderò dicendo che il diritto all'alfabetizzazione deve essere applicato a tutti i bambini, incondizionatamente e deve essere messo in pratica con un'attenzione ad assicurare pari opportunità e in un contesto di rispetto garantito per la cultura del bambino.
L'educazione è un legame con il futuro, un vettore positivo come ho gia detto, che ci rende capaci di uscire dall'abitudine di pensare in termini di "problemi" legati a un mito una prospettiva "sociale".
La formazione dei giovani, che procede velocemente, avrà un impatto profondo sul panorama: non diventeranno i partners di istituzioni pienamente accettate, esperti professionisti ed esperti qualificati. Una singola generazione ha percorso una distanza considerevole.
Dobbiamo, comunque, tenere in mente, se parte della strada è stata percorsa e il mosaico dei progetti e dei programmi in campi differenti ed essenziali sta gradualmente completandosi, rimane molto da fare e in un contesto fragile e incero. Si devono unire le folze di tutti per consolidare ciò che è stato raggiunto e avanzare verso la formazione culturale dinamica e lo sviluppo reso possibile nel mutuo rispetto di un approccio interculturale.
La serie di attività lanciate può continuare a essere visto come una forza guida essenziale, come un modello di riferimento e come la dimostrazione che la diversità verso il rispetto è una fonte vitale per la societa europea intera.

4ª ed ultima parte