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DOPPELGÄNGER
IUDEX:TEATRO DA CAMERA CON SAX PER GIUDICE GENIO E GIUDICE IDIOTA
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- di
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- gennaro francione
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IL GIUDICE OZIERO: IL
GENIO
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IL GIUDICE PANNONE: IL
FOLLE
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L'UOMO DEL SAX
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- SCENA I
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- CORRIDOIO
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VOCE SAX: JUDGE'S JIG(GIGA
DEI GIUDICI).
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OZIERO:
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Ohilà, Fritz!
Capoccione!
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PANNONE:
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Oh astrologo!
Che piacere vederti!
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I giudici si abbracciano
e si staccano.
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OZIERO:
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Mia anima
pagana, come va?
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PANNONE:
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Benino... E la
tua demonologia?
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OZIERO:
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In questo tempo
di elezioni politiche i diavoli sono in fermento.
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PANNONE:
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Diavoli...Brrr...
Viva la Madonna! Ripensandoci, da queste parti può essere utile lo spunto sul
demonio. E' un fenomeno che può far paura a un po' di gente... disonesta.
Diavoli...
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OZIERO:
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In cosa
t'interruppi che leggi con tanto interesse?
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PANNONE:
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Niente. L'altro
ieri non ho letto il giornale.
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OZIERO:
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Stai leggendo il
giornale dell'altro ieri?
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PANNONE:
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No, no. Quello
di oggi. E' dall'altro ieri che desideravo leggere qualcosa... Hai letto
dell'assassinio all'Università?
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OZIERO:
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No! Di quando è,
Fritz?
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PANNONE:
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Di ieri...
Strano che tu non ne sappia nulla. Il fatto dell'Università sembra aver fatto
scalpore. Ne avrà parlato sicuramente la televisione nazionale!
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OZIERO:
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No. Davvero non
ne so nulla.
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PANNONE:
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Plausibile. Ne
ammazzano tanti all'Università.
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OZIERO:
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Avrei giurato
che stavi tu in queste retrovie delle Camere di Consiglio!
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PANNONE:
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L'ho detto
sempre che sei un mago! Ma come hai fatto!
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OZIERO:
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Tu lasci tracce
nel cesso consiliare, my lord, così come il ladro inesperto lascia impronte.
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PANNONE:
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Che vuoi dire?
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OZIERO:
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Hai fatto pipì
tutto per terra! Pipitone!Uh! Uh!
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PANNONE:
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E come fai a
dire che sono stato io a fare pippi per terra?
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OZIERO:
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Perché solo un
giudice disordinato come te può fare quel laghetto!
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PANNONE:
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Vuoi bere? Acqua
tira acqua.
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OZIERO:
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Dai. Cosa ti
sciroppi?
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PANNONE:
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Coca cola!
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OZIERO:
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A me non la fai!
Questo è vino. Perciò innaffi per terra. Sbarelli e non colpisci il buco!
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PANNONE:
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Ah perciò ho la
bocca impastoiata. Ho sbagliato gusto. Bevi?
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OZIERO:
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No. No. Prosit.
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PANNONE:
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Prosit.
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PANNONE:
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Pinot di Pinot
di Pinocchiot!
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OZIERO:
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Oh! Oh! che
combini!
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PANNONE:
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Niente,
niente... La toga può sempre pulirsi. E' per il vino che a me dispiace!
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OZIERO:
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Quel merde nôtre
travail!
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PANNONE:
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E' un lavoro
nobile, illuminato.
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OZIERO:
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Di là, forse,
c'è luce. Qui, in questo cunicolo che collega le due camere di consiglio, c'è
solo oscurità.
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PANNONE:
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Sì, dovrebbero
mettere più neon.
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OZIERO:
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Forse nemmeno se
squarciassero questa volta e c'inondassero di sole, riuscirebbero a dare
calore a noi due poveri reietti della giustizia!
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PANNONE:
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Noi due?! Io
sono un paria. Ma tu... così brillante!
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OZIERO:
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Paria?! Pascià
piuttosto... Tu che mangi abbondante, che ci fai qui nei retrofondi? Ti vedo
sempre girare qua dietro... quando ti vedo.
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PANNONE:
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Che vuoi. Quei
due là parlano, parlano, parlano. Io non seguo più nulla. La lettera 16
febbraio '96 poi corretta in 17 febbraio sotto l'aspetto dell'errore
materiale... Le comunicazioni della banca... La fotocopia del passaporto. La
lettera ... le comunicazioni... l'errore materiale... Il caca... il 16
febbraio... le comunicazioni... no il 17 febbraio. La fifig... L'originale. La
fotocopia. La fotocopia!! La fotocopia del passaporto. Ecco io non sono più un
uomo ma la fotocopia inchiostrata della foto sbiadita su un passaporto. La
copia della copia burocratica di un uomo.
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OZIERO:
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Tutti siamo
fotocopie di qualcos'altro, la sequenza fotografata di un nulla. Una
progressione infinita di passaporti e di fotocopie dietro cui non c'è che le
trou du cul de la grande vache cosmique!
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PANNONE:
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Sì
grandissima... la vacca cosmica...
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Pannone si
soffia il naso con un fazzolettone, tirato dalla tasca destra, innescando una
sorta di gran pernacchia-scorreggia.
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Poi fa una
scarica di starnuti, addosso a Oziero che si allontana schifato, soffiandosi
poi il naso con la manica della toga.
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PANNONE:
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Scusa...
allergia primaverile. Hai un bicchiere pulito?
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OZIERO:
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No, che non ne
ho... A che ti serve?
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PANNONE:
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Devo prendere la
vitamina C. Meglio quelle effervescenti naturali. Anche le vacche magre le
preferiscono....
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OZIERO:
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Questa sembra la
notte più buia del mondo... Quella in cui anche le vacche bianche della
giustizia paiono scure....
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- SCENA II
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- REIETTI
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VOCE SAX. PEZZO TRISTE.
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PANNONE:
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Muuuu. Muuuu.
Muuuu. Quando il soggetto, vero o apparente che sia, comincia a essere
conosciuto, stufa. Lo sai che non mi hanno promosso? Pensano che io sia
sciocco.
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OZIERO:
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Non ti dare
pena!
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PANNONE:
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Anche tu lo
pensi?
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OZIERO:
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No. Tu sei qua
dietro a non far niente. Il tuo silenzio crea tutte quante le cose. Mentre
quei due compari là dentro con le loro chiacchiere scritte pensano di fondare
il mondo. Tu non ti muovi. E fai tutto quel che c'è da fare. Cioè, nulla. Sei
un saggio.
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PANNONE:
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Davvero?
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OZIERO:
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Certo. Loro
faranno saltare l'universo con la babele di stupidità spacciate per logica
pura che annotano in sentenze anòdine. Intanto per galloni, per mostrine et
similia guai ai depistati! Ti sono complice, collega: anche a me è capitato.
Non mi hanno promosso.
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PANNONE:
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Mi fai
vacillare!
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OZIERO:
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E' così, Fritz.
Gli eccessi in certe aule del potere sono sempre follia pura.
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PANNONE:
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Ma tu sei un
genio!
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OZIERO:
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Dò fastidio. Il
mio stesso esserci, senza che mi muova, è il segno del fallimento degli altri
magistrati.
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PANNONE:
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Il nostro guaio
è che non abbiamo percorso canali non ufficiali. Altrimenti ci avrebbero
promossi.
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OZIERO:
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Vuoi dire che
manovrare fa bene nei meandri della burocrazia?
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PANNONE:
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Sì. Se ne
possono giovare savi e folli. Ma tu non indicavi modalità fantasiose,
astruse, incredibili per fare giustizia? Eri umano, tu....
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OZIERO:
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Troppo umano.
Tutto è cominciato quando presi a fondare condanne su prove univoche,
fortissime, inequivocabili, erogando pene miserrime. I Grandi Vecchi della
Giustizia ammettevano in un afflato di luce che avevano rubato il mestiere a
dio, ma poi davano legnate alla libertà dei cristiani con foia peggiore di
quella al peperon rosso del diavolo! Bisognava ridurre il giudice ai minimi
termini. (Pausa) L'ho fatto... E chi non lo fa è boia!
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PANNONE:
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Allora io sono
colpevole. Perché seguo sempre il presidente. Lui è la saggezza in persona!
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OZIERO:
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No. Anche tu,
come me, attaccavi al carro la tua ruota che pur stritola ossa. Adeguandoti
in paradoxo con istintiva tattica cinese asciugavi la rabbia del vecchio che
altrimenti sarebbe esplosa ancora più irosa e micidiale sulla pelle dei
reclusi!
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PANNONE:
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E pensare che ho
sempre visto il presidente come un grande mandarino. Lui è così autorevole!
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OZIERO:
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La sbobba della
presunzione gli colora di rosso le sante gote da giusto del coglione che è!
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PANNONE:
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Non dire
parolacce. Gesù prende collera.
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OZIERO:
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Non con me, che
perdòno i più grandi delinquenti. Ho scelto un'alternativa rapida, forse
comica, comunque tragica. Assolvere tutti!
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PANNONE:
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Perciò ti
chiamano l'orsacchiotto. An-gelina! L'orsacchiotto...
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OZIERO:
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Loro, i giudici,
sono dei gran Barbieri. Entia non sunt moltiplicanda praeter necessitatem.
Legge della parsimonia... nelle prove, non nei costumi, e rasoio di Occam per
tagliare in breve tempo il pelo fino alla libertà della gente in un sol colpo!
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PANNONE:
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L'orsacchiotto
col rasoio di Occam... Oh cacchio! Non vi è mai tragedia in atto, ma sempre in
potenza per i saggi... Tutto sotto controllo.
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OZIERO:
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Belle parole
Fritz, mentre l'ostia t'illumina e il sangue esce a fiotti dalla bocca dei
dannati. Si vede che hai fatto il classico.
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PANNONE:
-
-
No, lo
scientifico. Ho fatto lo scientifico, io. (Pausa) Forse i cattivi, con
fare epistemologico, si sono scelti la pena con le loro stesse mani. Noi,
uomini pappine, siamo il braccio di Dio che versa l'obolo della povertà.
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OZIERO:
-
-
Al limite
realizzando pagamenti in natura....
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PANNONE:
-
-
Forse. Abbacchi
e polli. Oltre a fegato e fettine.
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OZIERO:
-
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Permuta di
libertà e gabbie! Acquisizione nascosta di anime barattate per fascicoli,
dossier inquacchiati di polizia, chiacchiere scritte! La prassi era già in
auge. A partire dai dì romani fino ad arrivare all'Inquisizione e giungere a
noi, via Guillottin.
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PANNONE:
-
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Maudits les brasseurs d'affaire.
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OZIERO:
-
-
Vedo che ti
convinci facilmente, scassone!
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PANNONE:
-
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Con te mi viene
facile, tu che sei un sassone. Anzi no, pirata mediterraneo della legge. Visto
che vieni qua dietro a raccontarmi un sacco di balle. Il Presidente, se ti
sentisse, si offenderebbe. A morte.
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- SCENA III
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- MONACHESIMO DI
TEMI
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VOCE SAX. PEZZO
INCAZZATINO.
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Oziero prende
il giornale di Pannone dalle sue mani, lo sfoglia distrattamente e
canticchiando va girando in scena.
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Intanto Pannone
accende una sigaretta con bocchino e fuma.
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OZIERO:
-
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A te, chi ti ha
inguaiato Pannone?
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PANNONE:
-
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E' stato il
Presidente, quell'altro, l'Oscuro. Homo faber che amava martellare gli
altrui mondi per non pensare agli affaracci propri. Mi fece un rapporto
negativo. Lavoravo poco, ero uno scapocchione, io... (Pausa) La verità
e la giustizia sopra tutto! Anche sopra gl'imbecilli. Quant'era intelligente
lui, il Lucifero di Temi, che sapeva tutto di me...
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Forse era vero.
Io ero un semifannullone.
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E sia. Da allora
ho loro negato anche il poco. Ora, senza promozione sono un nulla, uno che
non c'è. Ergo, libero dal corpo-giudice, non lavoro più. (Ride come un
matto e si mette a cercare per terra.) C'è Pannone? No. Alice non abita
più qui. O mio cappellaio matto!".
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OZIERO:
-
-
Cosa hai perso?
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PANNONE:
-
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Una pillola.
-
-
Oziero aiuta
l'amico a cercare la pillola.
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PANNONE:
-
-
Là là. No, è
solo un foglietto di carta. E poi mucantil è di colore rosso.
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OZIERO:
-
-
Non ne hai
altre?
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PANNONE:
-
-
Sì a casa.
-
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OZIERO:
-
-
A che ti serve?
-
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PANNONE:
-
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Per il catarro.
(Fa uno starnuto addosso a Oziero che si allontana schifato) Mi
tormenta.(Pausa) A te, perché non ti hanno cacciato?
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OZIERO:
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Perché ho
famiglia. Velo pietoso e crudele. Bieca elemosina.
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PANNONE:
-
-
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Sono cristiani.
(Pausa)Tu almeno, pur buddista laico, hai moglie e figli. Io sono solo
come uno scemo. No. Come un cane. Bàh... un cane scemo. (Pausa) Quelli
là amano le bestie e i cani non li cacciano. Sì tu hai moglie e figli. Sei un
cane con famiglia.
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OZIERO:
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Moglie, figli.
Dolori, come proclamò quel santo là. Quante volte vorrei abbandonare tutto e
ritirarmi in convento!
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Oziero tira
fuori un cappellino a cilindro rosso e se lo mette in testa; indi estrae un
rosario dalla tasca.
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PANNONE:
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Sto bene? Faccio
figura?
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OZIERO:
-
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Bene. Benissimo.
Stai benissimo!
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PANNONE:
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Sacerdote di
Temi cacciato in monastero. E il superiore a dire: Qual buon vento, o Fritz,
ti porta a 'sto convento?
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OZIERO:
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Vento greco,
vento buono. Fai un figurone! vestito così.
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PANNONE:
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Io da piccolo
volevo fare... Quando mi chiedevano: Cosa vuoi fare da grande?, Il papa!
rispondevo. Così potevo avere un sacco di chierichetti sotto di me. Poi il
corpo mi è cresciuto, capivo che era impossibile e a 14 anni volevo fare
solo... il chierichetto. A 18 me ne è passata la voglia. Ho cominciato a
pensare che il mio amore, una sola persona al mondo che può amare uno come me,
si trova in un altro paese, ad esempio in Pulcheria. Forse là avrei avuto una
moglie pazza e due figli scemi... Sempre meglio di niente in Pulcheria...
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OZIERO:
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Dove si trova
questo paese?
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PANNONE:
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All'estero.
Porcheria è all'estero.
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OZIERO:
-
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Io qua in
patria, sono solo, con famiglia.
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PANNONE:
-
-
Ma ce l'hai
almeno qualche amico?
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OZIERO:
-
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Pochissimi. E
tu?
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PANNONE:
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Sì. Un po' più
di te. Sai qualche carcerato qua e là. Anzi un solo ex carcerato, un
pensionato... Praticava saggezza greca. Late biòsas. Vivi in disparte.
Si è fatto mettere dentro... Più saggio di così.
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OZIERO:
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Stai qua, stai
di là, fuori dentro, dentro fuori, comunque fai sbagli. Pensi di essere
libero, uccello impazzito, ma la gabbia da dosso non te la leva nessuno. (Pausa)
Ma se sei anonimo e non rompi le scatole, nessuno ti tocca. La toga protegge
gl'ignavi.
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PANNONE:
-
-
Io sarei un
ignavo?
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OZIERO:
-
-
No, no, no. La
tua imbecillità, scaturita dall'incidente, è una grande saggezza. Sinceramente
t'invidio.
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PANNONE:
-
-
Comunque fai
sbagli.
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OZIERO:
-
-
Sì. E' così,
Fritz.
-
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PANNONE:
-
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C'era una volta
un trio curioso. Un vecchio, un ciuco e un bambino. Il vecchio cavalcava il
ciuco e il bambino a piedi. Nel passaggio c'era chi vedendo il gruppo gridava:
-
Guarda un po'
quel vecchio. Lui sulla bestia e il povero bambino a piedi!
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Il vecchio scese
dal ciuccio e il bambino montò la bestia.
-
Nel passaggio
c'era chi vedendo il gruppo gridava: Guarda un po' quel marmocchio. Lui sulla
bestia e il povero vecchio a piedi!
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Il bambino scese
dall'asino e insieme al vecchio camminarono a fianco della bestia.
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Nel passaggio
c'era chi vedendo il gruppo gridava: Guarda un po' quei due piveri fessi. Loro
a piedi e la bestia se la gode!
-
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OZIERO:
-
-
Io la sapevo con
un finale un po' più forte. Il vecchio e il bambino sollevarono il ciuco in
alto per fargli passare un ponte di corda stretto. La bestia prese a
oscillare e alla fine, ragliando come un dannato, cascò giù nello sprofondo.
Yaòh! Yaòh! Yaòh! E plàf! làggiù a schiantarsi dentro il fiume!(Pausa)Dove
l'hai appresa questa storiella ridotta?
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PANNONE:
-
-
Ridotta? No, ne
immagino una ampliata in cui tutti e tre passano sul ponticello e...
spataplasc. Le corde non reggono... eeeh... oooooòh! Pluuuf! Un bel bagno
comune e tutto finish! Glo glo glo glo! La storiella ridotta l'ho appresa
sull'enciclopedia multimediale di mio cugino. L'ha tirata fuori lui. Dal
demonio artificiale. Io detesto il computer.
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- SCENA IV
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- STRUMENTO
ALCHIMISTICO
-
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VOCE SAX: COME DI TANGO.
-
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OZIERO:
-
A quest'ora di
pomeriggio mentre le nostre anime sono stanche per troppe condanne, un sax si
leva tra i corridoi già sfiorati dalla morte della sera. Chissà da dove viene
questo suono....
-
-
PANNONE:
-
-
E' bella la
musica.
-
-
STOP AL SAX.
-
-
OZIERO:
-
-
E' lo stridore
stesso della caduta umana.
-
-
PANNONE:
-
-
Ma tu lo ami
davvero questo lavoro, Oziero?
-
-
OZIERO:
-
-
Lo amo e lo
odio. Ho sperimentato l'animo umano nella fierezza della forza accusatoria.
Feroci magistrati inquirenti che si lanciavano sui colpevoli spenti come
assatanati succhiatori d'anime umane. Hyaena ridens, quanto ti pagano
per far ridacchiare la tua maculata onestà tra le carogne!
-
-
PANNONE:
-
-
Il cerchio
dell'ipotesi accusatoria mi fa paura. La Ragione è la vera Follia.
-
-
OZIERO:
-
-
La Follia è la
Ragione dell'Uomo in Grande, lo Stato.
-
-
Pannone fa
uno starnuto. Rovista nelle tasche, tira fuori dalla tasca sinistra il
fazzolettone per pulirsi ma ne fuoriesce carta igienica che gli rotola per
terra.
-
-
OZIERO:
-
Carta igienica
da casa... Lo Stato è grande ma in questi tempi è povero, povero, poverrimo...
Tanta carta per sentenze, sentenze, sentenze e poi... plòf, non ha nemmeno i
soldi per pagarci la carta igienica... carta vetrata per questi androidi
cul-de-fer!
-
-
PANNONE:
-
Oh chemin de fer!
Scemoni di ferro! Le male lingue dicono che qualche magistrato accidioso o
tirchio ovvia pulendosi alla turca, acqua fresca e carne rosea....
-
-
OZIERO:
-
-
Ne sai niente
Pannone?
-
-
OZIERO:
-
-
Non mi guardare
così, ti prego. Mi metti in soggezione.
-
-
PANNONE:
-
-
Io a te?
-
-
OZIERO:
-
-
Sì tu a me! Io
uso fazzolettini profumati, sai. Soffio tutto, io, coi fazzoletti profumati.
Soffio e netto tutto coi fazzolettini 'Violetta d'Arabia', tre veli
platonici di morbidezza.
-
-
PANNONE:
-
-
Chiunque lo
faccia o lo abbia fatto l'autobagnetto ecologico, quel che è stato è stato...
Que serà, serà e ciò che succederà, lalalalalà lalà che serà serà. Lo Stato!
-
-
OZIERO:
-
-
Allora tu lo ami
questo Stato, così povero, scartato, squartato, eh Pannone?
-
-
PANNONE:
-
-
No, no. Te lo
dico in confidenza. Lui è il gran caprone, altro che povero! Quando è forte
coi deboli; e debole coi forti. Bisogna trasformarlo. Forte coi forti;
debole coi deboli.
-
-
OZIERO:
-
-
Bravo Fritz.
Sciiuu... Molti inorridiranno per quello che osi blaterare.
-
-
PANNONE:
-
Sì. Taci la
Nazione ti ascolta.
-
-
OZIERO:
-
-
La Nazione o...
il Presidente?
-
-
Pannone
rincantucciandosi nella toga si porta sotto sotto la Camera di Consiglio a
origliare.
-
-
PANNONE:
-
Lavorano,
discutono, decidono le sorti dell'umana gente! Il Presidente non mi ha
sentito!
-
-
OZIERO:
-
-
Le nostre anime
si perdono. Là tra fiumane di parole insensate, aggiogate da supporti cartacei
che non supportano un fico secco. La tua colpa è che osanni troppo il
Presidente.
-
-
PANNONE:
-
-
Io sono uno che
canta e balla in autobus.(Prende a cantare e ballare col leggio) Ma
quando bevo coca cola chiedo sempre permesso al Presidente. L'Illuminato.
-
-
OZIERO:
-
-
Pactum
sceleris dei giudici col demonio egizio pesa-anime.
-
-
PANNONE:
-
-
Ce l'hai con me,
vero?
-
-
OZIERO:
-
-
O povero agnello
innocente! Non stiamo facendo il processo a Pannone, ma a Oziero. Io e te. La
mia coscienza aperta sulla tua. Tu così più puro di me, innocente. Io
colpevole.
-
-
PANNONE:
-
-
No, no. La colpa
è mia. Per come sono... (Avanza a girotondo a spirale).
-
Ce ne sono tanti
di magistrati savi che se ne vanno in giro a testa bassa, strani, assenti,
cattivi, ammantati della loro normalità. Loro intabarrati nelle loro
supermacchine d'acciaio...
-
Il male sono io
che vengo a piedi in ufficio... Nelle lunghe giornate d'inverno, uggiose,
quando la burocrazia del 2000 per risparmiare, ancora lesina sul
riscaldamento, mi piace di primo mattino poggiare le suole congelate sulle
marmitte calde delle auto nel parcheggio.
-
Una volta mi ha
beccato il collega Chiappini. Mi ha visto e ha fatto finta di non vedere. Non
ero io imbarazzato a riscaldarmi ma... lui a cogliermi sul fatto! Ha messo la
testa nel cappello e se l'è filata bel bello. Lui, il capace d'intendere e di
volere, a gustarsi i suoi piedi ghiacciati sotto i banchi giuridici del Cocìto!
Chi è il matto io o lui?
-
-
OZIERO:
-
-
Lui, lui...
Loro, mio suonato buono. Io e te suoniamo insieme. Ma suoniamo
meravigliosamente. Sono Ulissi normali che hanno tappato gli orecchi con la
cera per non sentire la follia delle nostre togate Sirene Armoniche che ci
fanno felici.
-
-
PANNONE:
-
-
Basta con le
premesse di carattere storico-omerico.
-
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OZIERO:
-
-
Va bene. Non
divaghiamo e andiamo al sodo. C'è un proprietario unico delle nostre anime. Ed
è lo Stato. Sono 20 anni che vivacchio qui. La giustizia non fa che massacrare
povera gente, popolani di borgata, poveracci già morti. Per i pesci grossi,
sbattuti dalle onde della vita sugli arenili di Temi, si costruiscono
castelli-prigione di sabbia, sempre più belli, montanti, scintillanti. A
vederli da lontano sulla rena biancastra, all'alba, sembra che realizzeranno
la giustizia universale in terra. Poi viene qualcuno al momento opportuno. Puf!
Dà un calcio e crolla tutto. E per le murene dai denti d'oro l'ultima
spiaggia non arriva mai... Per i poveracci, i castelli sono fatti di puppù
come quella secca e dura come si usa nelle costruzioni di Marrakech. A quella
là nessuno dà calci. Ci si sporcherebbe la punta della scarpa!
-
-
PANNONE:
-
-
Lo Stato. L'Uomo
in Grande. Regge in mano la Bilancia della Giustizia. Tutta d'oro massiccio.
-
-
OZIERO:
-
-
Non tutto quel
che luce è oro. (Pausa)Oro-cacca. Aurea merdiocritas. L'oro è lo sterco
del diavolo.
-
-
PANNONE:
-
-
Il Presidente è
un alchimista. Egli trasforma il materiale grezzo in sostanza preziosa.
-
-
OZIERO:
-
-
Puppù.
Pur-pu-reo. Pù. Aurea merdiocritas. Res iudicata facit de albo nigro et
aequat rotundum quadratis. La sentenza, una volta passata in giudicato,
trasforma il bianco in nero e realizza la quadratura del cerchio.
-
-
PANNONE:
-
-
Alchimia,
appunto!
-
-
OZIERO:
-
-
Alcacchìa. La
nostra giustizia avanza non per prove ma per metafore. Se uno ha venduto un
pezzetto di 2000 dosi di hashish si presume che venderà anche le altre 1999. E
se le consuma lui? Se le butta a fiume? Se le dà al gatto del vicino per
ammazzarlo? Una pazzesca sineddoche: si usa la parte per il tutto con un salto
logico tale da schizzare dalla terra alla galassia di Andromeda. Incredibile!
Alcuni inqualificabili magistrati... di Torquemada spacciano per prove le loro
costruzioni letterarie!
-
-
PANNONE:
-
-
Figure retoriche
per non fare la figuraccia di mandare tutti assolti. Il 95 % dei nostri
processi sono sforniti di prove!
-
-
OZIERO:
-
-
Ma allora tu
segui. Sei cosciente Fritz!
-
-
PANNONE:
-
-
Coscientissimo.
Io non parlo, non vedo, non sento. Io sono quello che ho capito tutto sul
mondo. Pura follia. Meglio starsene zitti. Bevi e sta zitto!
-
-
- SCENA V
-
- IL GENIO DELLA
BOTTIGLIA E DELLA SCATOLETTA
-
-
VOCE SAX.Pezzo
inscatolato.
-
-
(SCATOLA -
BISCOTTI - CIOCCOLATA)
-
-
STOP AL SAX.
-
-
PANNONE:
-
-
Un segreto. Il
Presidente e l'altra, la giudicessa... io glielo dico sempre che doveva fare
l'attrice e non il giudice... Il capocomico e la saltimbanca. Capaci di non
mangiare una giornata intera!
-
-
OZIERO:
-
-
Sono come
cammelli. Fanno riserve di cibo e sudore per le lunghe sgroppate nel deserto
della patologia umana.
-
-
PANNONE:
-
-
Bravo! Ma io no.
Sono umano io e ho bisogno di nutrirmi. Loro qualche volta mangiano... Hanno
nascosto cibarie e io me le rubacchio, anche se un giudice non dovrebbe. (Dà
cioccolata) Ecco prendi, prendi....
-
-
OZIERO:
-
-
Buona questa
cioccolata.
-
-
PANNONE:
-
-
E' svizzera. Gli
svizzeri sono maestri nel fondente.
-
-
PANNONE:
-
-
Bisogna mettere
a posto, se no se ne accorgono.
-
-
OZIERO:
-
-
Prima o poi però
se ne accorgeranno. Stai ripulendo tutto!
-
-
PANNONE:
-
-
Sì, sì se ne
accorgeranno. Così non metteranno più cibarie qua dentro. C'è anche del mio
qua dentro... (Tira fuori un cartoccio fatto con un quotidiano. Lo dispiega
sulla mano e si rivela esservi dentro un mazzetto di caramelle al limone senza
carta).
-
-
PANNONE:
-
-
Ne vuoi?
-
-
OZIERO:
-
-
No, no grazie.
-
-
PANNONE:
-
-
Ti assicuro che
non le ho leccate?
-
-
OZIERO:
-
-
No, no. Davvero
grazie.
-
PANNONE:
-
-
E poi se le
avessi leccate era per fare la prova del gatto Felix. Non posso lasciare che
un amico come te si avveleni(mastica caramella rumorosamente) Piuttosto
avvelenerei loro... (Rovistando tra le cose nello scatolo tira fuori due
libri) Guarda, guarda... Mi hanno macchiato d'olio la mia Critica della
Ragion Pura e la somma Civitas Dei. Kant e Sant'Agostino.... Bello
di papà, non t'hanno fatto nulla (Carezzando la Civitas Dei, ridendo e
piagnucolando come a consolare il libro del danno) Canta, Agostino.
Canta... (Pausa)Il meglio del meglio per passare il tempo nelle lunghe
noiose interminabili assunzioni testimoniali e peritali. Con la collega
addosso al presidentem, là in aula, e io a quattro metri debiti di distanza,
a sfogliare i miei superlibres.
-
-
Pannone
poggia con cura per terra i libri, mentre Oziero ride divertito. Poi, mentre
si pulisce un dente, si mette a guardare in bocca a Oziero.
-
-
PANNONE:
-
-
Che bei denti!
-
-
OZIERO:
-
-
Uso il
dentifricio Annamaria, quello che leva la placca più solida.
-
-
PANNONE:
-
-
Beato te... I
miei sono tutti guasti. 120 milioni mi ha chiesto il dentista. Un'operazione
chirurgica per ogni dente! 120 milioni potrei acquistare un monolocale per
usarlo come studiolo... Sempre se campo.
-
-
OZIERO:
-
-
Come, se campi?!
Ma se sei così in forma!
-
-
PANNONE:
-
-
Dici? Sono molto
dimagrito in questi ultimi tempi. Il naso... guarda il naso, vedi come s'è
affilato?
-
-
OZIERO:
-
-
Non mi ricordo
di com'era prima....
-
-
PANNONE:
-
-
Ahimè... me lo
ricordo io.
-
-
OZIERO:
-
-
Non ti fissare.
Ogni cosa al suo posto, e le idee cattive in salamoia!
-
-
PANNONE:
-
L'idea più
cattiva è condannare gratis la gente. L'arroganza del giudicare!
-
-
OZIERO:
-
-
La repressione è
il passato, la permissione è il futuro. Nell'Eden tutto era lecito tranne
l'accesso al maledetto albero. Ora il penale è un'istituzione vecchia,
antiprogressista, perché tende a reprimere. Bisogna ridurlo ai minimi termini
per costruire il nostro nuovo futuro di esseri liberi! Curare invece di
punire! Va bene?
-
-
PANNONE:
-
-
Il penale è una
punizione, forse inevitabile, per i peccati sociali commessi.
-
-
OZIERO:
-
-
Noi abbiamo le
argomentazioni logiche. Senza, ci sentiamo perduti...
-
-
PANNONE:
-
-
Tutti quelli che
ci vengono innanzi sono come personaggi in cerca d'autore. Ma non c'è
l'autore. Ci sono i poveracci. I grandi artefici dei megacrimini sguazzano
sulle spiagge assolate all'altro capo del mondo, a tagliuzzarsi gioiosamente
le gambe sulle barriere coralline. C'è sangue che dà gioia, sangue che dà
disperazione.
-
-
OZIERO:
-
-
Il tuo
Presidente macella bovini.
-
-
PANNONE:
-
-
Ce l'hai con
lui, non è vero?
-
-
OZIERO:
-
-
E' colpevolista
e forcaiolo. Tutti quelli che gli portano davanti, lui li deve condannare. (Si
gira)
-
- SCENA VI
-
- LO SCANNATOIO DI
TEMI
-
-
VOCE SAX. Pezzo
scannatoio.
-
-
PANNONE:
-
-
Giustizia è
fatta.
-
-
OZIERO(si
rigira):
-
-
Giustizia è
sfatta.
-
-
PANNONE:
-
-
Son le cinque de
la tarde. Da qualche parte in queste aule una sentenza giusta ha scannato la
libertà di un uomo e il cuore dei suoi parenti.
-
-
OZIERO:
-
-
Un uomo muore
alla libertà, ridotto a cadavere vivente. E sopra tutto ecco le sue donne a
urlare per questa lama profonda, affilata, irrefragabile che Temi avida infila
dentro i loro seni gonfiati invano da una speranza di salvezza dell'amato. E
il cuore si spacca, e già le gole colpite ora alla cieca dal tremendo rasoio
di giustizia emettono urla e strazio e sangue. Aaah! Cadono gl'innocenti!
-
-
VOCE SAX(PAROSSISMO).
-
-
PANNONE:
-
-
Che schianto!
Povere donne con le mani odoranti di varechina. Non dovrebbero essere ammesse
in questi luoghi di perdizione e di dolore.
-
-
VOCE SAX IN DISSOLVENZA
-
-
Repentinamente Pannone comincia a girare in tondo in un cerchio molto stretto.
-
-
PANNONE:
-
-
Ho detto a
questo Presidente. Non mi dare sentenze. Sono carico. Stracarico. Non voglio
partecipare alla strage degl'innocenti. Quante sentenze!
-
-
OZIERO:
-
-
Ma se non ne hai
manco una!
-
-
PANNONE:
-
-
Manco una?
Presidente la prego... Mia madre sta morendo... Mia madre sta morendo... Sta
morendo mia madre....
-
-
OZIERO:
-
-
E' tosta tua
madre... Non muore mai!Un bel sistema per non lavorare. Da quanto tempo sta
per morire la tua mamma, eh Fritz?
-
-
PANNONE:
-
-
Da sempre, amico
mio. Da che sono nato. Io sono allacciato a lei e sento sempre come se il
vento che monta, e sale e fischia... dal cunicolo di luce oscura laggiù...
come se il vento me la portasse via...
-
-
OZIERO:
-
Il mondo è un
vuoto nulla....
-
-
PANNONE:
-
-
Eh già... Chissà
cosa c'è nella testa di questi giudici.
-
-
OZIERO:
-
-
Come se tu non
lo fossi. Magistrato!
-
-
PANNONE:
-
-
Sì, lo sono,
forse, ma mi sento come sdoppiato. Sono io, un povero giudice scemo. Forse ce
n'è un altro. Forse il mio doppio vive in Cina ad esempio. E' un grande
mandarino, il miglior giudice del Fiume Giallo.
-
-
OZIERO:
-
-
Potrei essere io
il tuo doppio e tu il mio.
-
-
PANNONE:
-
-
Perché no?!
Follia sottile di giudici che alimenta il letterario. Qua non c'è crisi, ma
estasi d'identità.
-
-
OZIERO:
-
-
C'è caducità di
conti a questo mondo. Torna il giudizio sull'ermafrodito che si scompone in te
e in me. Condannare così risolutamente una cosa come falsa e impossibile
significa presumere di avere nella testa i confini di Dio e limitare la
potenza di nostra madre Natura.
-
-
PANNONE:
-
-
Tuttavia non
esiste al mondo follia più grande del riportare i confini di Dio alla misura
della nostra capacità e della nostra sicumera. Montagnoli.
-
-
OZIERO:
-
-
Montaigne,
vorrai dire. Pazzia accentuata dalla gloriosa incertezza delle etiche
e delle leggi. Ladri e folli gli uomini di Temi! Pazzi divini e ladri di
tempo alle sentenze!
-
-
Recitazione a
fiumana montante.
-
-
PANNONE:
-
-
Noi giudici
siamo scolastici in perenne ritardo rispetto alla vita.
-
-
OZIERO:
-
-
Largo agli
empirici, ai pazzi, agli eretici, ai poeti. Non sono forse loro, a scrivere la
storia del mondo? Viva gli uomini sbagliati nel posto giusto!
-
-
PANNONE:
-
-
Se ci sono savi
pazzi, perché non dovrebbero esserci pazzi savi. Tu che ne dici, Oziero...
Guardati dai buoni buoni, dai veggenti veggenti, dai patriarchi patriarchi.
-
-
OZIERO:
-
-
Se non si può
liquidare un solitario scomodo con l'accusa di vendere sentenze o di
possedere sessualità anormale, agevolmente si può conseguire lo scopo
qualificandolo come pazzo!
-
-
PANNONE:
-
-
E tutti
grideranno: Ma che fa' è impazzito? E le pecore faranno eco ridanciana:
Forse... Oh! Siamo uomini o caporali?!
-
-
OZIERO:
-
-
Anche l'assurdo
ha una logica, perciò deve essere venerato come se fosse reale. Nulla è più
orripilante, stringente, caccoloso della coerenza di fronte alla follia del
mondo. Ti disarcionerò, o logica, affinché le bestie del nostro giudizio si
azzoppino nei salti agli ostacoli ed evitino gli scempi dei verdetti alla
Frankenstein!
-
-
PANNONE:
-
Con le tue
assurdità umane noi siamo gli eterni giudici, gli eterni imputati di noi
stessi.
-
-
OZIERO:
-
-
La mia follia è
quella della Pizia, dell'oracolo. O poeta dell'incantamento, grida pure:
Giudice devi rifarti vate.
-
-
PANNONE:
-
-
Spesso si
raggiunge il verdetto non con l'armonia di Apollo ma con un autentico atto
dionisiaco di vera follia. Solo il supremo Sapiente giunge all'Ignoto.
-
-
OZIERO:
-
-
Sapienza
occulta, irriferibile, dei folli. Follia. Poesia. Judex sapiens e
mattacchione ad un tempo...
-
-
Oziero e
Pannone si portano al leggio n° 1. Là s'inginocchianoa recitare.
-
-
OZIERO-PANNONE:
-
-
Io che brandivo
il flagello, che spaccavo le bilance,
-
che percuotevo con
fruste e spade;
-
io, che odiavo
tutti i contravventori della legge;
-
io, legalista, duro e
inesorabile,
-
che spinsi la
giuria ad impiccare il folle, Barry Holden
-
fui come ucciso da
luce troppo forte per gli occhi,
-
e mi destai a
cospetto di una Verità con la fronte insanguinata...
-
Un forcipe d'acciaio
mal manovrato dalla mano di un
-
dottore
-
contro la testa del
mio bambino che entrava alla vita
-
fecero di lui un
idiota.
-
Io mi volsi ai libri
della scienza
-
per poterlo aiutare.
-
E' così che il
mondo di chi ha la mente malata
-
divenne il mio
lavoro nella vita, e tutto il mio mondo.
-
Povero bambino
rovinato! Tu fosti, infine, il vasaio
-
e io e tutti i
miei atti di carità
-
i vasi sotto la tua
mano.
-
PANNONE(sollevando
la testa):
-
-
Povero il
Procuratore di Stato Fallos. Lui condannato nel suo folle perbenismo, là nella
controcittà di fantasmi ormai giacenti dietro le lapidi di un erboso cimitero
del Midwest. Spoon river...
-
-
VOCE SAX
-
-
PANNONE:
-
-
Mitico blues....
-
-
STOP AL SAX.
-
-
PANNONE:
-
-
Nella infinita
varietà dei tipi balordi che arricchiscono la specie dell'homo sapiens, il più
balordo di tutti, il più scemo, è senza dubbio, ripensandoci, il Presidente.
-
-
- SCENA VII
-
- L'ORIGLIANTE
-
-
Pannone
riprende a ridere come un matto. Poi si avvicina alla porta della Camera di
Consiglio, vi mette l'orecchio, e si trattiene con la mano sulla bocca per non
farsi ascoltare. Ma riesplode e se ne viene al centro poggiandosi su Oziero
per non cadere.
-
-
PANNONE:
-
-
Trattano una
violenza carnale. Che mestiere il nostro con tante storie passionali ai
confini tra ragione e follia.(Pausa) Io ho un Angelo Guida, mio caro.
Si chiama Rubicondo perché è alquanto pazzo ed ha il pelo fulvo con ricche
tonalità più intense
-
-
OZIERO:
-
-
Tienitelo caro
il tuo spiritello metafisico. Stai attento a non allearti a questi sederini
di piombo!
-
-
PANNONE:
-
-
Bumme! E'
crollata una torre. Sono coinvolti nel caso alcuni sterratori e una ragazza,
una prostituta. Si inizia, si muove un'inchiesta giudiziaria, si cerca il
capro espiatorio. Quei disgraziati saranno condannati o assolti, uscendone, se
innocenti, storpiati o impazziti.
-
-
Oziero si
avvicina anch'egli alla porta a origliare. Poi torna al centro scena.
-
-
OZIERO:
-
Ragionano, i
tuoi amici là dentro. E come!
-
-
PANNONE:
-
-
C'è la
collega... Non parliamo delle intellettuali. Ti fanno diventare pazzo.
-
-
OZIERO:
-
-
Nel disegno
lucidamente visionario della Dea Temi, la pazza, due giudici - un vecchio
maschio e una giovane femmina - ricompongono in una sola fattispecie,
scorrendo la casistica del bene e del male, i brandelli sanguinosi della
parola giustizia.
-
-
PANNONE:
-
-
Storia
giudiziaria o teatro come carne al sangue?
-
-
OZIERO:
-
-
Ad libitum,
Fritz.
-
-
PANNONE:
-
-
Quelle donne
giudici! Piene di dubbi, reticenze, sofisticherie, analisi, ragù.
-
-
VOCE SAX: PORTO AZZURRO.
-
-
OZIERO:
-
-
Meglio il
sassofono...
-
-
VOCE SAX IN DISSOLVENZA
-
-
OZIERO:
-
-
.di quei due là dentro, che pure sono umani.
Porto Azzurro... regno estivo di libellule... gabbia d'oro di anime
bagnate dal peccato!
-
-
VOCE SAX URLANTE.
-
-
PANNONE:
-
-
Senti come
urla... il Presidente è impazzito!
-
-
VOCE SAX URLANTE.
-
-
OZIERO:
-
-
Eccolo il
Presidente urla ancora, come una belva in calore...
-
-
PANNONE:
-
-
Sembra una belva
in gabbia.
-
-
OZIERO:
-
-
Bravo! Ben
detto! Vedi questo edificio? E' il reclusorio del nostro sogno di libertà. Le
mie follie artistiche e le tue ragioni di matto savio. Strutture che sembrano
opera di un pazzo. Opere in cemento fabbricate con doppio-triplo terrapieno,
vere scatole cinesi costipate di non pochi magistrati imbecilli e saggi
incartapecoriti. E laggiù ci sono le tetre celle....
-
-
VOCE SAX.
-
-
PANNONE:
-
-
Ho terrore del
carcere. Ne morirei.
-
-
OZIERO:
-
-
Anche noi siamo
in gabbia, Pannó. L'internamento della vita colpisce non solo i vagabondi, i
mendicanti, gli epilettici, i prodighi, i dissoluti, gli imbecilli, ma anche
le persone che, essendo vicine alla verità, devono essere neutralizzate.
-
-
PANNONE:
-
-
L'internamento
esistenziale è una terapia necessaria. Continua. Imperterrita....
-
-
OZIERO:
-
-
La vita trama
contro la felicità dei singoli.
-
-
PANNONE:
-
-
Certe volte c'è
da perdere la testa in quelle camere di consiglio interminabili... Sono vere
camere dei pazzi.
-
-
OZIERO:
-
-
Ci stiamo
invecchiando Pannone. Il mondo si è capovolto e la rivoluzione del nulla la
fanno i veterani.
-
-
PANNONE:
-
-
Quand'ero
pretore a Cepalò dovevo controllare che i salami fossero annodati e recassero
sopra i bolli della guardia di finanza. Bei tempi quelli. Bei salami....
-
-
OZIERO:
-
-
Ahimè cascano le
bisunte toghe tarlate dimentiche del latinorum e i fiato miasmatici
imbastiscono verdetti di schiavitù.
-
-
PANNONE:
-
-
Tra noi giudici,
non c'è problema. Tanto non succede mai nulla.
-
-
OZIERO:
-
Si cambia tutto,
per non cambiare niente. L'uomo è misura di tutte le cose. Di quelle che sono
in quanto sono, di quelle che non sono in quanto non sono. Noi formichieri
sugli alti scanni coi musi puntati. Laggiù come formiche impazzite brulicano
negli uffici giudiziari utenti addolorati di Madre Giustizia.
-
-
PANNONE:
-
-
Puttana Temi! E
quelli là, là fuori... Suonati peones... attendono che qualcosa migliori.
-
-
OZIERO:
-
-
Il vero folle
non è colui che cerca di trasformare la realtà ma chi vi si adagia e non tenta
di migliorarla. Applicare la legge nella forma è da pazzi perché la legge è
statica e il mondo muta le cose e le coscienze. Vedi i commerci....
-
-
PANNONE:
-
-
Quanta
disumanità!
-
-
OZIERO:
-
-
Paga domani.
Contesta.
-
-
PANNONE:
-
-
Nega tutto e poi
comprometti.
-
-
OZIERO:
-
-
Non mettere per
iscritto impegni. Lascia sempre un margine per non eseguire il pattuito.
Contesta la merce se non vuoi pagare. Usa testi favorevoli.. In affari, legati
al carro vincente, sempre. Fai i soldi come puoi: dopo potrai permetterti il
lusso di fare l'onesto. Infine non invischiarti con leggi morali.
-
-
PANNONE:
-
-
Vero, vero,
tutto sacrosanto vero.
-
OZIERO:
-
-
Ma cosa c'è
davvero nell'impermanenza della insignificanza al mondo? Eh... spiegami Fritz.
-
-
PANNONE:
-
-
Ciò che non ha
misura, si misura con la follia o con l'amore come cantava quel nostro collega
suicida.
-
-
OZIERO:
-
-
Povero
Galletti... Eppure era un grande poeta lui. Un eroe sconfitto? Un giudice
corrotto? Comunque un uomo sballottato dalle onde e dal caso, il quale cerca
vana terapia alla sua follia nella letteratura... Quante rondini impazzite
sforna la luce del sole a primavera. E poi eccole cadere trafitte al tramonto,
ammantate da frecce in nugolo.
-
-
PANNONE:
-
-
Si vociferava
finanche di un rapporto incestuoso con la pazza sorella Caterina morta per
male incurabile due anni prima. La conoscevo da giovane, Caterina. Gran bella
donna. Intelligente. Si era messa nella finanza, ma poi aveva subito un
crack... Che sia stata lei a provocare la caduta morale del fratello?
-
-
OZIERO:
-
-
Chi va con la
zoppa impara a zoppicare.
-
-
PANNONE:
-
-
Ne so io
qualcosa. Avevo una ragazza Giulia. Diventò la voce del sesso e dell'inferno.
L'ascoltavo, la guardavo implorante ma lei taceva alla profferta d'amore di
un povero idiota. Quando da lontano la vidi con le labbra schiuse tra le
braccia di un altro, sotto un cipresso, mi urlò il cervello di dolore.
-
-
OZIERO:
-
-
Non ti dar pena
monaco Pannone. Quanti mali ti sei evitato! Forse per un giudice è meglio
l'astinenza... dai dolori della vagina.
-
-
PANNONE:
-
-
Giudice bonzo!
Perché hai fatto il magistrato, Oziero?
-
-
OZIERO:
-
-
Mammà voleva che
facessi il medico. Per diventare tecnico dei mostri corporali in un ospedale
che è sede di emarginazione psicofisica con malati affossati nell'ozio e
direttori spocchiosi. Meglio il manicomio. Il regno della follia pura.
-
-
PANNONE:
-
-
La follia è
stata sempre sinonimo di ferocia, di infamia, di vizio, e non di verità.
-
-
OZIERO:
-
-
Ma che dici!? Il
folle è il saggio.
-
-
PANNONE:
-
-
Un incapace,
piuttosto.
-
-
OZIERO:
-
-
Un perseguitato,
direi... ed un uomo solo.
-
-
PANNONE:
-
-
Non snaturarti
amico, mai. Non deviare, non farti deformare. Solo così potrai accettare
l'olocausto per la verità, riproducendo lo scandalo della Croce. Quale
ragione potrà giudicare la follia?
-
-
OZIERO:
-
-
Non mi giudicare
male, fratello Pannone, se tu taci e io grido. Sei più forte tu. Ma io sono un
giudice che non vuole tacere. E il non voler tacere è il passo originario
prima verso la giustizia giusta e poi verso l'umanesimo, quando il grido
della scimmia sola si disperde tra la folla dei sordi. Il mio urlo fa eco nel
tuo silenzio.
-
-
- SCENA VIII
-
- BILANCIA FINALE
-
-
VOCE SAX.
-
-
PANNONE:
-
-
Fai pure quello
che vuoi, fratello Oziero. La tua purezza te lo concede. La città è colma di
robot. Alluvione di escrementi, marroncini, a forma di frac, smaniosi di
sporcarti le suole. Mia madre smaniava per venire in città. Qua mio padre
impazzì. E con stenti mamma dovette lavorare. Accumulò risparmi per comprare
una casa al paese. Andare e tornare. Andare e tornare. Girare a vuoto.
-
-
OZIERO:
-
-
La città è
impazzita, le vie sono piene di fumo e barricate, i gipponi della polizia
sono bruciati. Non c'è rispetto per i giudici, e nemmeno per se stessi. La
città è impazzita e la gente pretende il miracolo del santo di maggio nel mese
di Gennaio.
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PANNONE:
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Sciogli il
sangue, San Gennaro! Ca se no, c'è apocalisse!
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OZIERO:
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Di fronte
all'invasione del male, il sistema dei giudici è inefficiente, spesso
s'avvinghia a forme effimere. Certi giudici farebbero bene a fare gli
archivisti del catasto. Meglio annullare la pratica di un individuo che
scomparirà dal consesso umano alla maniera di quel tal Mattia il Matto.
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PANNONE:
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Se non muori
pazzo, in un manicomio criminale. Forse tua madre potrà beneficiare della
riparazione dell'errore giudiziario. Risultato: una vita ingabbiata per
sbaglio. Risarcimento di un milione... semplice elargizione elemosiniera. (Pausa)Come
fare per trovare una via per la saggezza pratica?
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OZIERO:
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Tu che proponi,
Pannone!
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PANNONE:
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Io sono
cristiano. Analizzo tutto secondo i canoni della mia religione.(Tira fuori
dalla tasca della giacca dei santini) Ecco prendi... li raccolgo nelle
chiese della città. Anche se non credi, trattali bene. Se no, ti portano male.
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OZIERO:
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Santi, madonne,
sacra sacrorum. No, no, no. Che ne faccio?
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Oziero fa per
restituire le figurine.
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PANNONE:
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Tu sei un
giudice superintelligente. Affondi con la tua mente in tutto lo scibile: la
mitologia, la computeristica, l'astrologia. A me, invece, piacciono i santini.
Tieni, prendi, prendi.
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OZIERO:
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Sì, ma che me ne
faccio?
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PANNONE:
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So che tu non
credi... Ma prendili lo stesso, questi santini protettori. Per la pace delle
discussioni nella Camera di Consiglio e la concordia degli spiriti. Io prego
la Madonna, il Bambino, sant'Antonio. Queste sono miracolose e io m'inchino
deferente. Io sono umile... non umile e presuntuoso. Ci sono sedicenti umili
che sono dei grandi orgogliosi. Io sono proprio terra terra... (Pausa)
Sono vicino al popolo, io. (Vedendo che l'altro cede tira fuori altre
figurine) Ho anche le figurine con le anime del purgatorio... Prendile,
prendile! Fammi felice!
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OZIERO:
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Va bene. Non ce
n'hai qualcuna dell'inferno? Quelle piene di fiamme e detenuti!
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PANNONE:
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No, no! Quelle
sono maledette....
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OZIERO:
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Rrraaau!
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PANNONE:
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Oh! Oh! Mi fai
paura!
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OZIERO:
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Tranquillo!(Pausa.
Mostrando una figurina) Ma questa qui con tutti questi cerchi concentrici
cosa rappresenta?
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PANNONE:
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E' la mia via
per la saggezza. Virtù teologali: fede, speranza, carità... E cardinali:
prudenza, fortezza, temperanza e appunto la giustizia.
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OZIERO:
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Quale porta il
primato?
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PANNONE:
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La giustizia,
come un portiere d'albergo, apre l'uscio all'affermarsi di tutti gli altri
valori. Il grande Erasmo il folle era convinto che la fede e le idee valgono
assai più della vita. Morì mentre pregava per i suoi persecutori. E io,
misero, qua a piagnucolare. Mamma qua mi uccidono! Cosa sarebbe Pannone senza
la mammina? Attraverso di lei vive le sue esperienze di vita, amore, lotta,
fino ad arrivare alla follia. (Pausa)Io navigo nella scia di Erasmo da
Rotterdam. Il Grande Folle. Alla fine mi areno nel mio anonimato di giudice
senza amore.
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OZIERO:
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Il traghetto dei
folli aduna ombre di grandi matti morti e di viventi fuori ragione. Mi prenoto
anch'io un posto in crociera. Mi svendo la logica, mentre straccio in mille
pezzi il processo del mercenario del Katanga reo di sfruttamento e
favoreggiamento della prostituzione. Habent sua sidera lites.
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PANNONE:
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Sidera!
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OZIERO:
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Sidera!
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VOCE SAX(APOLLINEO).
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OZIERO:
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Sidera.
Stelle assassine che in queste aule, da qualche parte, coinvolgete un falso
omicida sulle vie ghiacciate di un folle sogno di giustizia. Quanti maiali
innocenti vanno a farsi scannare innanzi ai giudici!
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VOCE SAX(APOLLINEO).
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PANNONE:
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Quante volte, a
fronte di un ladruncolo d'appartamenti disposto a parlare, vorrei chiedere
tutt'altro che del furto. Lei abita in via tal dei tali? Ah sì?! Là c'è una
trattoria dove si mangia assai bene... Ah! la conosce.. Anche lei ha mangiato
quella meravigliosa paglia e fieno. Ah bravo. E il vinello, il vinello della
casa... Ambrosia degli dei. Capirà ambrosia questo cataro d'uno zotico?
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OZIERO:
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Bàh!
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PANNONE:
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Ma sì, che se ne
importa! Uno che frequenta la tua stessa trattoria dev'essere uno buono.
Assolto!
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OZIERO:
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Superassolto!
Con le scuse e il bacio in bocca dei giudici per gustarsi il profumo del vino!
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PANNONE:
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E che dire dei
pazzi che vanno dal magistrato? La sai di quella vecchina nomade dei Tribunali
che giurava di aver fatto un giro di valzer con Costantino Nigra, ministro di
Cavour?(Comincia a girare facendo valzer col leggio). E quell'altra che
portava un'agenda arretrata che chiamava libretto di pensione. Voleva
attestazioni dai giudici per la pensione del marito morto nella seconda guerra
mondiale. Un altro si rivolse al Presidente per risolvere un problema
idraulico....
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OZIERO:
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E già... la
giustizia fa acqua da tutte le parti! Veniva sempre da noi la vecchia strega
della fattura, ex prostituta sifilitica. La vecchia strega baffuta.
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PANNONE:
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Strega
baffuta... sempre piaciuta(Prende a ridere come un matto.)
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LA VOCE DEL SAX COME SE
FOSSE IL PRESIDENTE:
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OZIERO:
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Il Presidente ti
chiama!
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PANNONE:
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Eccomi! Eccomi!
Il padrone del vapore mi chiama. Devo andare. Addio Oziero.
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OZIERO:
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Vai vai,
fratello Fritz.
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Pannone
comincia a baciare la mani di Oziero, che si ritrae.
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OZIERO:
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Che fai, sei
matto?
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PANNONE:
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Sì, matto,
mattissimo.
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LA VOCE DEL SAX COME SE
FOSSE IL PRESIDENTE:
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OZIERO:
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Il Presidente è
incazzatissimo. Ti reclama.
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PANNONE(trafelato
tirando dalla scatola una bottiglietta di vino):
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Ecco! Sono
pronto! Ti lascio il vino. La mia riserva... Se fossi Cristo ti darei anche
il pane. Ma non ce l'ho. Sarà per un'altra volta. Addio Oziero.
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Pannone si
copre con la toga.
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OZIERO:
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Il Tribunale in
nome del popolo italiano, visti gli artt. 533,535 c.p.p. condanna tutti
gl'imputati all'ergastolo!
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VOCE SAX(MARCETTA DEI
BERSAGLIERI)
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Il Tribunale in
nome del popolo italiano, visti gli artt. 533,535 c.p.p. condanna tutti
gl'imputati all'ergastolo! Il Tribunale...
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L'Uomo del
Sax raggiunge gli attori e con la sua marcetta alla Totò se li trascina via
nella quinta di destra.
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