| |
Macchine
In tempi assai remoti l'uomo è riuscito ad estrarre l'olio con macine di pietra che
molivano le olive direttamente in recipienti, anch'essi di pietra.
Da questi il mosto (miscela d'olio e acqua di vegetazione) tracimava in contenitori dai
quali si prelevava l'olio per sfioramento. Successivamente, nei secoli, il processo si è
lentamente evoluto, passando dai torchi in legno alle presse, prima meccaniche e poi
idrauliche. Solo recentemente pero si e assistito ad una vera rivoluzione nel settore con
l'avvento delle centrifughe, in principio impiegate solo nella separazione mosto-olio,
successivamente anche nella fase pasta-mosto.
Oggi, sebbene l'evoluzione continui, si utilizzano fondamentalmente due sistemi: il
tradizionale con superpresse e dischi filtranti e le centrifughe. Vi sono anche altri
sistemi di estrazione, quali il Baglioni od il Sinolea, (solo il secondo ha ancora una
presenza degna di nota), ma la maggioranza dell'olio nel mondo lo si ottiene con i primi
due sistemi citati.
Metodologia
Le presse
Nel metodo tradizionale, la pasta d'olive viene ad essere posta su dischi filtranti,
(un tempo di canapa, in seguito di fibra di cocco, ora di fibre sintetiche ad alta
resistenza), in uno strato sottile.
Questi dischi sono impilati, intervallandoli con dischi di metallo (in genere tre dischi
con la pasta, uno filtrante ed uno d'acciaio, etc.) su di una piattaforma con al centro un
tubo forato. Per quanto riguarda questa prima fase del processo, occorre prestare
attenzione alla qualità dei dischi filtranti (detti fiscoli): essi devono essere
permeabili, resistenti e consentire un ottimo distacco della pasta dopo l'estrazione;
inoltre e buona norma controllarne periodicamente lo stato di conservazione in modo da
garantirsi contro eventuali processi di marcescenza, irrancidimento, etc., che
naturalmente si ripercuoterebbero sulla qualità dell'olio.
Si consiglia di lavare energicamente con acqua calda i dischi filtranti alla fine d'ogni
campagna e, in ogni caso, tutte le volte che si prevede una sosta nella lavorazione
d'alcuni giorni. Nel disporre la pasta sui fiscoli l'operatore dovrà dosarla in modo
uniforme, formando una corona circolare con una distanza omogenea dal bordo esterno e da
quello interno.
Lo spessore della pasta, che pure in parte può variare in rapporto alla sua umidità, (se
ne deve mettere meno se la pasta è umida) non dovrebbe superare i 3 cm. circa. Una volta
completato il castello (l'insieme dei dischi filtranti e dei dischi metallici con la
pasta) questo è posto sotto la pressa idraulica e sottoposto ad una pressione che, in
genere, raggiunge le 400 atm.
A questa pressione la pasta lascia defluire il mosto verso l'esterno, ma, attraverso il
tubo forato, anche verso l'interno; il mosto, poi, si raccoglie in giuste vasche e da qui
è avviato alla fase successiva di separazione acqua-olio. Sarà cura del frantoiano
raggiungere gradualmente (circa 45 minuti) la pressione ideale che varia in rapporto al
diametro dei dischi ed al diametro del pistone (e che in ogni caso non dovrebbe superare i
120, 140 Kg. per cm2); a questa pressione il castello deve sostare per almeno 30, 35
minuti.
Il Sistema Sinolea.
II procedimento Sinolea, si fonda sul principio della differente tensione superficiale
esistente tra l'acqua di vegetazione presente nella pasta d'olive e l'olio.
Nell'estrattore Sinolea lamelle di acciaio inox penetrano, con movimento lento e continuo
nella pasta di olive in costante movimento e fuoriescono trascinando l'olio, per adesione,
all'esterno della vasca dove il recupero avviene per naturale sgocciolamento. In questa
prima estrazione l'olio è recuperato in misura oscillante tra il 70 e il 90go del totale
estraibile, senza alcun'aggiunta d'acqua e a temperatura ambiente. L'olio residuo si può
estrarre sia pressando le paste parzialmente disoleate, sia inviandole alla
centrifugazione, previa aggiunta di acqua tiepida fino al 70% del volume delle paste.
Le centrifughe
Nel sistema a ciclo continuo la pasta passa dalla gramola alla centrifuga attraverso
pompe volumetriche oppure a vite senza fine, con aggiunta di una quantità definita
d'acqua tiepida. L'interno di una centrifuga è costituito da un cono, normalmente
d'acciaio inossidabile che gira a circa 3000/3500 giri. Qui per effetto fisico dovuto alla
forza centrifuga interagente sul diverso peso specifico degli elementi, avviene la
separazione pasta-mosto. La pasta, esaurita quasi completamente d'olio, ma con un alto
contenuto d'acqua (oltre il 50%), viene ad essere allontanata quale sansa ed il mosto
avviato alla separazione finale. Le operazioni descritte, pur riducendo di molto, rispetto
al sistema a presse, l'intervento dell'operatore, gli lasciano un margine di
discrezionalità che va bene usato: in particolare s'intende parlare della quantità, del
tipo e della temperatura dell'acqua che si aggiunge alla pasta, ed alla quantità oraria
di pasta che si immette nella centrifuga.
Per quanto riguarda l'acqua (potabile possibilmente decalcarizzata e senza residui di
cloro) sarà utile tenere presente queste indicazioni: che l'acqua non sia mai fredda
(temperatura ideale circa 28°) e che sia aggiunta alla pasta nella misura minore
possibile.
Sulla quantità di pasta:
oltre a tenere conto delle portate indicate dal costruttore che, naturalmente, non vanno
mai superate, si dovrà prestare attenzione al fatto che, a volte, pur con lo stesso
numero di giri della pompa, si possono registrare grosse differenze di portata reale fra
una pasta umida ed una secca. Nel passaggio da una pasta secca ad una umida, se si vuole
mantenere costante la portata, si dovrà diminuire il numero dei giri della pompa.
Per capire se involontariamente la portata e aumentata basterà tenere sotto controllo il
getto dell'olio nel vibrofiltro: se il getto aumenta vuol annunciare che è aumentata la
portata. L'attenzione costante al vibro filtro consente di tenere sotto controllo anche il
buon funzionamento della centrifuga: una buona separazione e un getto d'olio pulito,
(senza filetti), un getto d'acqua fluida (non melmosa) un altro controllo sull'efficacia
si può compiere ancora più a valle andando a vedere quanto olio si recupera dai
separatori dell'acqua: se esce più di un filo d'olio vuol dire che c'e qualcosa che non
va: rimane troppo olio nell'acqua.
Confronto fra i due sistemi
La grande obiezione che i tradizionalisti muovono alle centrifughe è che queste ultime
lavorando con aggiunta d'acqua, in qualche modo operano un lavaggio dell'olio.
Recenti studi hanno messo in luce che questa credenza ha un fondamento di verità. Lavori
condotti presso la Stazione Sperimentale Oli e Grassi di Milano, l'Università di Perugia
e lo studio Mattei/Stella/Osti, hanno rilevato che nell'estrazione con centrifughe si
ottiene un prodotto che ha un contenuto in componenti polari minori inferiore a quello
contenuto nell'olio prodotto con sistema tradizionale.
D'altronde a tutt'oggi non sappiamo esattamente quale sia il valore di questi componenti
ne tantomeno sappiamo se tutti siano nello stesso modo importanti. In particolare, lo
studio specifico appena citato ha messo in evidenza che le diverse lavorazioni producono
in effetti oli differenti per contenuto di componenti polari minori ma ha altresì
analizzato la stabilita ed il valore organolettico degli oli nel tempo e pare che quei
componenti che vengono lavati siano anche i più instabili; sembra, cioè, che siano
all'origine della caratteristica fragranza nel prodotto fresco, ma che nel tempo
contribuiscano ad un degrado maggiore dell'olio.
Per quanto riguarda la resa non, si hanno grandi differenze, anche se generalmente è più
facile conseguire risultati leggermente superiori con le centrifughe. A proposito delle
rese converrà prestare attenzione ad una serie di nuovi prodotti, da poco immessi sul
mercato, che promettono interessanti risultati: si tratta di prodotti a base di enzimi
che, aggiunti alla pasta delle olive in gramolatura, consentirebbero una estrazione
dell'olio sensibilmente maggiore ( + 1/1,5%) particolarmente nelle paste di olive raccolte
anticipatamente.
Cura
Per il mantenimento in efficienza dei sistemi tradizionali si devono avere particolari
cure per tutti gli aspetti igienici. I dischi di filtraggio moderni (in fibre sintetiche)
ben si prestano a lavaggi violenti ad alta temperatura che servono a liberare la trama del
tessuto dai residui della pasta che, altrimenti, irrancidisce conferendo odori e sapori
sgradevoli al prodotto delle lavorazioni successive.
La pulizia delle piattaforme delle presse, dei tubi d'impilamento, delle vasche di
raccolta e di tutto ciò che può venire in contatto con il prodotto grezzo o finito deve
essere continua e sollecita, al fine di ostacolare formazione di muffe ed irrancidimenti
Per le centrifughe il problema igienico e estremamente più semplice: è sufficiente
operare all'inizio ed alla fine della lavorazione un lavaggio automatico di tutto il
macchinario, che essendo, nella parte che viene a contatto con il prodotto, tutto in
acciaio inox, non presenta rischi di trattenere e cedere odori e sapori sgradevoli.
Particolari accorgimenti si rendono necessari solamente se si presentano, come già
accennato in precedenza, olive difettose (muffite, guastate o con presenza di larve).
Si devono lavare le macchine prima dell'introduzione di una nuova partita, al fine di
evitare che i residui possano danneggiare il prodotto successivo.
|