Iniziative

Messaggi di solidarietà

Inizia di seguito la raccolta di messaggi di solidarietà al popolo palestinese.
Chi volesse aggiungersi è pregato di scrivere a Italia-Palestina

 

Messaggio n°1

L'invasione, con carri armati, del territorio palestinese è davvero una dichiarazione di guerra che l'intero stato israeliano getta sul tavolo di trattative che non sono mai state per la pace.
Non è più soltanto un governo di destra che sceglie per tutto il popolo, in questo modo si configura come una scelta complessiva che necessita di una risposta adeguata: di un intero popolo.
L'espressione reazionaria e razzista di un governo voluto dalla grande parte del popolo israeliano e dai potenti del mondo, anche questo decidono i G8 asserviti agli USA, necessita della solidarietà e dell'aiuto del popolo del mondo che si ribella alle scelte non democratiche.
Per parte nostra continueremo nel lavoro di informazione sulla condizione di occupazione che da decenni vive il popolo palestinese, nostro amico.
Continueremo nell'opera di contribuzione materiale così come abbiamo fatto per il popolo jugoslavo in occasione della guerra di aggressione portata dagli eserciti dalla NATO.
Voglio mandare un saluto al popolo palestinese che sta conducendo una lotta di resistenza contro un invasore, un saluto che esprime rabbia per la grande ingiustizia che sta sopportando, un saluto che esprime vicinanza nella comprensione della giusta lotta di liberazione.
L'intero popolo saprà esprimere la sua vittoria

Francesco Marzorati
assessore ambiente comune di Lodi

 

Messaggio n°2

Sono un ragazzo italiano che vive con sgomento questi momenti di morte di terrore e di sofferenze.
voglio manifestare il mio dolore e la mia solidarietà! il mio pensiero, anche se è poco, è a tutti quelli che soffrono e vivono nella guerra, la mia speranza è quella dell'amore e della fraternità.
ciao Filippo

 

Messaggio n°3

La Palestina sta vivendo da anni una atroce sofferenza sotto il giogo dell'invasore colono israeliano. Penso agli indiani d'america decimati dall'invasore europeo. Guardo alla storia dell'Algeria sottomessa alla Francia imperialista. Israele occupa la Palestina che era già colonia degli inglesi. Sembra che l'uomo non possa e non voglia ricordarsi degli errori passati. L'Europa "civilizzatrice" é il motore primo di tutto questo e i suoi "alleati" americani hanno i propri interessi diretti che Isrele esista e divida il mondo arabo. Perché chiedere agli americani un aiuto? Perché aspettarsi che l'Europa politica muova un dito per la Palestina. Gli algerini si sono ribellati da soli e stanno ancora pagando duramente il fatto di avere cacciato i francesi a pedate per la propria indipendenza. Se
fossi palestinese farei quello che la sua coraggiosa armata di resistenza fa, combattere colpo su colpo. Il mio piccolo messaggio al popolo palestinese é questo : non arrendetevi mai! Noi siamo con voi.

Un ragazzo europeo di nome Antonio Scardino

Cytokines et Immunologie des Tumeurs Humaines
INSERM U. 487
Institut Gustave Roussy (PR1)
39 rue Camille Desmoulins
94805 Villejuif Cedex
FRANCE

 

Messaggio n°4

Ho deciso che non potrò più assistere impotente al massacro del popolo Palestinese e col vostro aiuto intendo contribuire alla causa con un concreto impegno personale.
Il momento attuale è altamente drammatico, perchè le recenti strategie tattiche messe in atto da Israele, pur senza mai interrompere la pressione esterna attraverso bombardamenti ed esecuzioni, hanno prodotto un accerchiamento interno che rende ancora più disperate le condizioni di vita dei Palestinesi.
Contemporaneamente hanno sfruttato l'inevitabile perdita di consenso dell'OLP per favorire l'ascesa dei movimenti fondamentalisti religiosi, programmando lucidamente la pulizia etnica attraverso il contributo della guerra civile.
I giovani Palestinesi hanno perduto l'eco delle produttive spinte estremiste del passato, peraltro rigorosamente laiche - come il movimento guidato da Habbash - e rischiano di cadere nella trappola del martirio nel nome di una Guerra Santa che pure non appartiene alla loro cultura.
Il rischio immanente è la perdita da parte del Popolo Palestinese di quell'identità e coesione che è il frutto di esperienza storica che, almeno fino alla prima Intifada, è stata del tutto differente da quelle dei vicini fratelli Arabi e - a mio parere - più affine alla Resistenza Partigiana, con cui condivide la lotta di classe repressa nel sangue e l'azione di guerriglia contro l'oppressione fascista di un nemico concreto, mai puramente ideologico.
Ho motivo di sperare che il recente sequestro di persona del Presidente Arafat e la sua fiera petizione di principio possa contribuire a rinsaldare l'integrità.
Per quanto mi riguarda, intendo attivarmi perchè siano resi noti i crimini contro l'umanità da parte dello stato di Israele e, nel contempo, perchè il Popolo Palestinese non si senta abbandonato al proprio destino.

chicca valdi, medico legale CGIL Alessandria

 

Messaggio n°5

Trovo estremamente difficile scegliere le parole giuste per esprimere in modo efficace il mio sentimento di vicinanza, solidarietà e fratellanza nei confronti del Popolo Palestinese.
Sento particolarmente la situazione in Palestina, perchè capisco cosa vuol dire lottare per la propria terra e la propria gente e a volte, purtroppo, scontrarsi con essa per cercare di ottenere quello che spetta per diritto oggettivo.

So quanto siano poco alcune righe di solidarietà per la grande sofferenza di tante persone, spero però, che tante piccole righe infrangano il grande muro di ipocrisia del nostro,cosidetto, mondo occidentale, solidale sempre e solo con chi ha il denaro per comprarci.

Mario Satta

 

Messaggio n°6

Nei miei 20 anni di vita ho preso notizia delle varie ingiustizie del mondo, come gli irlandesi ed i baschi, e non potevo lasciar perdere la triste situazione di uno dei popoli più oppressi dalla mano filoamericana di destra.
Ho appreso da poco sulla condizione dei palestinesi, ma, da quando ho cominciato a capire quale fosse questa ingiustizia, mi sono informato su tutto. Ora ho la causa nel cuore..
Voglio solo dimostrare, con questa mail, tutta la mia solidarietà al popolo Palestinese.

Dal sud Italia, fasciato con la kefia...
Leonardo Masi

 

Messaggio n°7

Ciao,
mi chiamo Marco e sono un ragazzo italiano e vivo a Roma, ho cercato su internet un posto come il vostro e sono sinceramente felice che esista un'associazione che unisce la Nazione Italiana alla Nazione Palestinese!

Spero che tu che mi stai leggendo sia un Palestinese perche ti dico subito che sono indignato, arrabbiato ....... e non so come descriverti come mi sento impotente di fronte all'aggressione barbara, violenta, arrogante e rozza che gli israeliani stanno compiendo contro la Nazione Palestinese.

Credo che avete tutto il diritto di difendere la vostra Nazione dall'invasione israeliana e volevo con la mia mail dirvi quanto vi sono vicino e quanto vorrei aiutarvi moralmente e anche materialmente perche penso che oltre a sapere che un altro popolo è dalla vostra parte sia utile anche l'aiuto materiale a un popolo assediato (cibo, medicine etc.).

Quindi vorrei sapere se avete una sede a Roma e delle iniziative pratiche alle quali aderire come raccolte di materiali, cibo, etc.

Aspetto una Vostra risposta.
Il vostro fratello italiano
Marco
marcodm2@hotmail.com

 

Messaggio n° 8

La violenza in Medio Oriente sgomenta il mondo intero in questo momento, ma sono ancora più aberrranti le sofferenze, le restrizioni e le umiliazioni che il popolo palestinese ha dovuto subire negli ultimi decenni. Arafat, leader tanto criticato, ha la colpa di aver tentato intutti i modi di conciliare l'ira del suo popolo e gli accordi internazionali. Accordi che Sharon non ha mai rispettato. Come si può chiedere ad un leader di andare contro il popolo che rappresenta? Ebbene, Arafat è riuscito a stare vicino al suo popolo, e a portare avanti il processo di pace. E ora viene incolpato, si cerca di esautorarlo del suo potere. La mia risposta, insignificante da sola, spero che sia seguita da un potente coro: forza Arafat, conduci alla libertà e alla pace il popolo palestinese!

Donatella Asmodeo

 

Messaggio n° 9

Al termine della celebrazione della Pasqua, una pasqua senza gioia, una pasqua triste e densa di lacrime, sono ancora in piedi per seguire il degrado della situazione che peggiora di ora in ora. Aspettavamo una parola decisa da Bush ed è venuta, ma nel senso contrario: un appoggio incondizionato a Sharon. Hanno sequestrato Arafat, gli hanno tolto la luce, il cibo, la corrente elettrica, il telefono e osano chiedergli di "fare di più. E' in uno scantinato, senza potersi muovere fisicamente e "deve fare di più". Ipocriti assassini!!! In nome di un terrorismo di comodo stanno terrorizzando l'universo intero, ma non sono terroristi. Tutte le cancellerie si affannano a chiedere la salvezza fisica di Arafat, ma nessuno che abbia detto una parola sul popolo che muore ucciso dall'esercito terrorista e bastardo. Falsi e ignobili: che Dio li sprofondi nella loro stessa falsità.
Sono le 03,30 della notte di Pasqua e le notizie di accavallano. Ora Israele ha portato del cibo ad Arafat.... nemmeno il più grande umorista poteva escogitare una simile notizia. Ti do da mangiare per ammazzarti meglio.
Un abbraccio a tutti, un abbraccio pasquale, come può esserlo questa notte!

Paolo

Messaggio n° 10

Studio la storia nella convinzione che ci possa insegnare qualcosa, che possa guidare i nostri passi lontano dagli errori di chi ci ha preceduti. Per questo la rabbia e il dolore che provo per il massacro del popolo Palestinese è ancora più grande. Mi ero illusa che chi ha conosciuto un passato tanto drammatico, una persecuzione così crudele non potesse sporcarsi le mani del sangue di uomini, donne e bambini. Forse ciò che manca oggi è la memoria. Il 27 gennaio ero in piazza a Milano per ricordare l'olocausto, il massacro di milioni e milioni di uomini, donne e bambini. Io ricordo. Vorrei che tutti potessero imparare dal passato e mantenere così la propria coscienza limpida e la propria anima monda dal sangue altrui.
Solidarietà al popolo Palestinese!
Laura


Messaggio n°12

Palestina e Israele dovrebbero essere sinonimi. Rappresentano, invece, da più di cinquant'anni una delle peggiori ferite dell'umanità. Oggi, affinché la terribile piaga non vada in cancrena, è indispensabile per ogni uomo di buona volontà agire e parlare a favore dell'interposizione di una forza armata internazionale che si frapponga tra Israele e il popolo palestinese. Questa è la reale emergenza che abbiamo di fronte. "Trattative di pace e tavoli del dialogo" sono diventate stolte chimere, quasi dannose. Spostano il mirino dal bersaglio e rendono inefficace qualsiasi iniziativa di pace, oltre a far perdere tempo prezioso nella clessidra orribile dei massacri.

Non per caso ho dovuto raffigurare per primo uno "stato" e poi genericamente un "popolo", nella esemplificazione del conflitto. Avrei potuto citare l'ANP, oppure Arafat (il suo presidente), anziché il "popolo palestinese"; nazione composita e frammentata, dispersa nel mondo, di religione musulmana o cristiana, che si contrappone anche con il terrore contro uno degli eserciti più potenti del mondo, dell'unico stato veramente democratico del Vicino Oriente.

I Palestinesi dovrebbero pensarsi ed agire comunque da Stato, anche se non è riconosciuto, e porre sul piatto dell'agenda internazionale, unitariamente, la volontà di liberare militarmente i territori occupati. Per mezzo di un pronunciamento ufficiale del loro parlamento, una dichiarazione formale di Guerra di Liberazione del loro presidente, la rinuncia immediata ad ogni atto terroristico come quelli compiuti fin qui, agirebbero legalmente come uno Stato invaso che si difende. Guerriglia popolare non è terrorismo, e viceversa. L'opinione pubblica internazionale e i governi delle maggiori potenze non potrebbero proseguire nell'impotenza, più o meno ipocrita.

Dopo qualche giorno e diverse vittime - la guerra di Davide contro Golia - si aprirebbe anche per Israele, con forza, la strada inevitabile della forza internazionale d'interposizione, prima tappa essenziale di un qualsiasi concreto processo di pace. Anche la sinistra e i pacifisti israeliani hanno paradossalmente bisogno di questo immenso, ulteriore sacrificio - soprattutto palestinese - per riuscire ad inverare un destino comune di pace.

Il 28 gennaio scorso - quando per la prima volta i carrarmati israeliani circondarono il quartier generale di Arafat - inviai a tutta la mia rubrica una riflessione dello stesso tenore che ri-allego (ArafatFine.rtf). La ricevette anche qualche giornale. Quella tesi riscosse alcuni consensi ma molte perplessità. Ai più sembrò inattuale, prematura. Ve la sottopongo di nuovo con l'umiltà sincera di ritenerla ormai quasi appassita, sorpassata tragicamente dalle urgenze della cronaca, più terribile del mio pessimismo di allora. Ma non è mai troppo tardi..

La poesia di David Maria Turoldo (Non Uccidete più…) inviata il giorno di Pasqua, mi conferma che lui avrebbe amaramente approvato. Infatti, padre Turoldo aderì alla Resistenza con il gruppo "L'uomo", per una "scelta dell'umano contro il disumano". Quel suo impegno durò per tutta la vita (anche se egli esplicitamente non aderì a nessun partito politico), convinto che la "Resistenza sia sempre attuale".

In nome dei comuni valori resistenziali cercherei, se potessi, di convincere Arafat, e tutto il suo popolo, che: l'unica via giusta è quella diritta, che la doppiezza alla fine non paga mai, che i grandi ideali richiedono grandezza d'animo, che lo spirito levantino nuoce alla causa, ecc.ecc.
Non sono ebreo ed amo gli ebrei. Non sono palestinese ed amo i palestinesi. Fin da ragazzo mi ritenni idealmente un figlio della Shoà e un fratello dei Palestinesi, oltreché un pacifista e comunista convinto. Come padre Turoldo, non ho mai dimenticato il diario di Anna Frank e conservo nel cuore gli ideali della Resistenza partigiana.
Io credo che Turoldo sarebbe d'accordo con me...

Lorenzo Mazzucato - Padova
3 aprile 2002

 

Messaggio n°13


Quello che sta avvenendo in Palestina oggi riporta inevitabilmente alla mente immagini del passato che speravamo tutti di non dover più vedere. Israele si vanta davanti al mondo intero di essere l' unica democrazia del medio oriente, ma le immagini proposteci dai media, le parole degli inviati a Gerusalemme, Betlemme e nella altre città palestinesi mi fanno sorgere una domanda: cosa significa per gli israeliani la parola democrazia? Non certo quello stesso significato che in Europa è solita avere.
Le immagini che arrivano dal video della televisione in questi giorni bucano lo schermo ed arrivano dritte alla coscienza del pubblico. Immagini di blindati che occupano le città autonome palestinesi imponendo il coprifuoco; soldati che sparano sulle finestre delle case per impedire che gli abitanti si affaccino e vedano ciò che accade in strada. Tank che mirano a giornalisti colpevoli solo di fare il loro mestiere, e che a volte per il troppo amore e per la troppa devozione per quel mestiere perdono la vita, in Israele come in Afganistan. Bambini che già all' età di 8,9 anni tirano pietre sui blindati ed in cambio ricevono raffiche di mitra o proiettili ad altezza d' uomo. Quegli stessi bambini, che assieme agli uomini della resistenza palestinese, se colpiti non possono essere soccorsi dalle ambulanze poiche queste devono avere l' autorizzazione israeliana a circolare. Poi, quando arriva il permesso di circolazione per una sola ambulanza, (in realta ce ne vorrebbero a decine) essa deve fermarsi ai posti di blocco israeliani per essere ispezionata, perdendo minuti preziosi che a volte si rivelano fatali.
In quale paese democratico accade questo? è democrazia quella che israeliana? a giudicare dalle parole del governo si, ma queste parole non corrispondono alla realtà che si vede in strada.
La situazione dei palestinesi in Israele è come quella dei neri in Sudafrica durante l' Apartheid. C' è una parte della popolazione cha ha tutti i diritti, che ha i mezzi per imporre la propria supremazia ed un' altra parte che vede negato il diritto ad esistere, ad essere riconosciuti internazionalmente come popolo. Non solo, ma anche il diritto a risiedere nel luogo dove lavora, e che perciò deve compiere ogni giorno file estenuanti allo stesso valico di frontiera con la stessa pattuglia di poliziotti israeliani, con gli stessi documenti in mano. Le stesse cose tutti i giorni, con ogni situazione climatica, con ogni situazione psicologica, solo per andare a lavorare. E questo tragitto lo compiono anche il bambino e la bambina palestinese che, se la famiglia se lo può permettere si reca a scuola. Ogni giorno la stessa fila allo stesso posto di blocco, con la stessa pattuglia, con lo stesso autobus o a piedi, con lo stesso documento...
C'è una parte della popolazione, gli israeliani, che ha senza dubbio diritto a vivere in modo sicuro, all' interno di confini riconosciuti da tutti e rispettati, libera da attentati kamikaze. C'è un'altra parte della popolazione però che non ha mai vissuto veramente; che non può riunirsi nelle piazze delle proprie città, perche sottoposte a coprifuoco, che non può lavarsi quando ne ha bisogno perchè Israele taglia la fornitura di acqua ai villaggi e campi profughi. C'è un'altra parte della popolazione che non può comprare qualcosa da mangiare per il giorno successivo o per il fine settimana perchè Israele taglia la fornitura di elettricità. Queste sono solo alcune delle misure razziste prese dagli invasori sionisti contro la indifesa popolazione della Palestina.
La situazione dei palestinesi in Israele è come quella dei cittadini ebrei in Germania sotto il regime nazista. Ci sono carri armati davanti alle case, nelle piazze, nelle strade. Ci sono auto militari che intimano a tutti gli uomini tra i 15 ed i 45 anni di consegnarsi spontaneamente e con le mani sulla testa, come criminali, ad un esercito che si guarda bene dal rispettare i diritti umani. Un esercito che non disdegna di caricare i pacifisti, quelli che chiedono la pace, figuriamoci i palestinesi che oppongono resistenza armata. Lo stesso esercito che marchia i prigionieri con un numero e li chiude in grandi "campi di concentramento" proprio come accadeva sotto l' occupazione nazista. I campi profughi delle città palestinesi sono come i campi di concentramento creati dai nazisti in Europa. Le leggi dello stato di Israele sono, per i i palestinesi, come le leggi razziali approvate durante il fascismo da Mussolini con l' appoggio della monarchia dei Savoia.
Hitler disse: "Il mio erede è tra voi." Oggi l' erede di Hitler si chiama Ariel Sharon.

Alessandro Giacopetti.

 

Messaggio n°14

Israele nega di fatto la esistenza della Autorità Nazionale Palestinese col suo criminale comportamento politico; è lecito infatti domandarsi quale sia il progetto del leader sionista Sharon e dove voglia arrivare con questa prova di forza offerta in diretta televisiva in tutto il mondo. Francamente il discorso alla nazione fatto a Pasqua non lo ha spiegato, nè lo ha minimamente accennato.
Certo si è parlato di lotta al terrorismo, come se non fossero terroristi anche i militari israeliani che occupano i territori, o i coloni ebrei che sparano sulle auto palestinesi. Si è parlato di esilio per Arafat, già sapendo che il leader palestinese non lo accetterà mai. Non è stato quindi espresso un piano politico, ma solo uno quello militare. Viene da chiedersi: la politica per Sharon è solo carri armati e rappresaglie? Questa domanda è più di un sospetto. Pertanto fino ad ora posso affermare che non esiste un piano politico noto ai governi degli altri stati o alla nazione israeliana e questo è un fatto estremamente grave. La società e la stampa israeliana si interrogano su ciòche vuol fare Sharon. In altre parole il capo del governo presunto democratico israeliano occulta anche al proprio popolo la sua vera politica, gettando la intera comunità ebraica mondiale nello sconcerto. Molti sono i cittadini israeliani che in interviste fatte a giornali occidentali affermano di non sapere cosa accadrà dopo questa operazione"muro di difesa".
Certo, tra i membri del suo governo ci sono elementi ancora più estremisti di lui. Basti pensare al defunto ministro del turismo Rahaman Ze'evi, il cui piano politico era la deportazione in massa del popolo palestinese dai territori e campi profughi della Cisgiordania e Gaza ai campi profughi di Libano, Siria, Giordania ed Egitto. Non
basta. Egli chiedeva anche l' annessione ad Israele di tutti i territori occupati fino a far scomparire del tutto la parte di territorio ancora chiamata Palestina. Ma non era il solo estremista presente nel governo Sharon. Altri ministri chiedono le stesse cose.
Oggi il capo della polizia israeliana chiede di mandare Arafat in esilio o addirittura di annientarlo fisicamente poichè Israele non avrà in futuro un' altra occasione come questa.
Torniamo un po' in dietro nel tempo e domandiamoci: per quale motivo gli israeliani hanno votato in maggior parte per Sharon. Che cosa li ha convinti delle sue parole? la risposta è semplice. Egli è stato eletto con il solo scopo di portare la sicurezza al suo popolo, di portare la serenità nella vita dello stato ebraico. Non importano le
sue idee in campo economico, sanitario o sociale; il suo scopo era garantire la sicurezza. Quale è stato il metodo utilizzato dal leader per ottenere tale scopo? La chiusura dei rapporti diplomatici con gli altri vicini arabi, colpevoli di essere troppo filopalestinesi; la dura presa di posizione nei confronti della doplomazia europea accusata anch'essa di essere troppo filopalestinese; la chiusura di fatto dei faticosi rapporti diplomatici con l'ANP, accusata di essere sostenitrice, mandante e finanziatrice del terrorismo. Tutto ciò condito dalla retorica lode nei confronti degli U.S.A. che sono , a detta di Sharon, L' unico stato che comprende le esigenze israeliane.
Mi chiedo dove sia la voglia pace del governo israeliano, dove siano gli sforzi verso la normalizzazione della situazione diplomatica , politica e sociale nella regione. Crede Israele che queste accuse rivolte ai vicini contribuiscano a facilitare la comprensione dei bisogni degli israeliani? La risposta è troppo facile. Sharon inoltre
non ha mai riconoscuto in dichiarazioni ufficiali il diritto dei palestinesi ad avere uno stato. Al contrario l'ANP ha affermato il
completo diritto di Israele all' esistenza.
Questa è la grande differenza tra l' ANP e, ad esempio, i gruppi radicali come Hamas e Jihad che invece negano il diritto all' esistenza dello stato ebraico e operano per la sua distruzione. Ma sembra che il governo israeliano non voglia vedere questa fondamentale differenza, e continua a dire bugie e calunnie sull' ANP e sul suo
leader riconosciuto Arafat.

Alessandro Giacopetti

 












 

Turismo in palestina