AIDONE

A cura di Angelo Trovato - I testi sono coperti da copyrightÓ

La storia

Non è stata ancora accertata con precisione l’epoca che diede i natali alla città. Alcuni storici ritengono che sia stata fondata da gente di Morgantina in seguito a una deportazione in massa degli abitanti della città ordinata da Ottaviano dopo aver soffocato la rivolta di Sesto Pompeo (43-36 a.C.), a favore del quale i Murgentini si sarebbero schierati.

Altri invece fanno risalire la sua nascita ai tempi della conquista della Sicilia da parte degli Arabi che nell’862 d.C. vi avrebbero costruito un fortilizio attorno a cui si sarebbe sviluppato il primo nucleo del paese. Probabilmente però Aidone esisteva già al tempo della dominazione araba.

Allo stato attuale delle nostre conoscenze possiamo dire che, nonostante il sito su cui Aidone sorge presenti tracce visibili di antiche popolazioni indigene e non manchino i segni della presenza di popolazioni residenti nella zona nell'alto Medio Evo, soprattutto durante la dominazione araba, solo coi Normanni il paese acquista dignità di entità territoriale autonoma di valore strategico e di rilevanza politica per l'aumento demografico e per la perfetta organizzazione sociale apportatavi dalla colonia militare lombarda giunta al seguito di Ruggero d'Altavilla, detto il Normanno.

In linea con questa ipotesi la maggior parte della tradizione storica e documentaria è stata sempre concorde nell’attribuire la sua nascita, tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo, al gruppo di coloni lombardi, che qui, come altrove, importò la propria lingua appartenente al ceppo degli idiomi definiti gallo-italici dagli studiosi del secolo scorso, ancora oggi parlati in varie località della Sicilia (Aidone, Nicosia, Piazza Armeria, San Fratello, Sperlinga ecc.), anche se in fase di forte declino per il progressivo avanzare del dialetto siciliano e della lingua nazionale.

Il primo riferimento ad Aidone ce lo dà il geografo arabo al-Idrisi nel suo Libro di re Ruggero, scritto a Palermo intorno al 1150, che descrive con millimetrica precisione la sua posizione geografica tra Piazza Armerina, Castrogiovanni e Iudica. .

Inizialmente la città appartenne alla Signoria del conte Enrico del Vasto, del casato Aleramico del Monferrato, sposo della figlia e fratello della terza della moglie del Gran Conte, Adelasia, reggente del regno alla morte di quest'ultimo, fino al raggiungimento della maggiore età del figlio Ruggero II.

Dopo un periodo di relativa serenità sotto i Normanni, Aidone, riottosa e indocile, come tutte le città "lombarde", al giogo delle dinastie straniere, nei secoli successivi entrò nel gioco delle accanite lotte tra il Papato, Svevi, Angioini, Aragonesi, Castigliani e le fazioni isolane, e fu sempre al centro di avvenimenti tumultuosi, che la coinvolgevano frequentemente e pesantemente depauperandola di abitanti e risorse, facendole perdere anche lo status giuridico di città demaniale e passando nelle mani di vari feudatari (Uberti, Chiaromonte, Rosso, Gioieni, Colonna, Rospigliosi).

Nel periodo che va dal XIV° al XVI secolo assistiamo ad un lento ma progressivo incremento economico e sociale che portò la città ad una sensibile crescita demografica e una notevole espansione urbanistica. L'abitato, fino al ‘500 limitato al solo quartiere di S. Lorenzo, attorno al Castello, cominciò a crescere in direzione della chiesa di Sant'Antonio Abate, a formare il quartiere di S. Giacomo.

Nel secolo successivo l’incremento continuò incessante alimentando la crescita della città con nuovi quartieri e nuove chiese. L’espansione dell’abitato dapprima fu rivolto in direzione della chiesa di Santa Maria La Cava e poi attorno alle chiese di San Giovanni e San Michele, fino alla fine del XVII secolo quando il violento terremoto del 1693 sconvolse la città causando la morte di parecchie persone e distruggendo e danneggiando chiese, edifici pubblici e abitazioni private. La grave crisi economica e sociale che ne seguì si protrasse per quasi tutto il ‘700, determinando anche un calo demografico di notevoli proporzioni. La ricostruzione andò avanti lentamente e molti edifici pubblici e chiese furono ricostruiti o restaurati mentre altri vennero completamente abbandonati.

Solo agli inizi dell’800 si comincia a registrare una inversione di tendenza con un aumento demografico che non subirà più arresti (tranne nella seconda metà del XX° secolo e ai nostri giorni) e un generale risveglio della popolazione in tutti i campi.

Dopo l’abolizione del regime feudale Aidone fu assegnata alla appena istituita Intendenza di Caltanissetta, e partecipò attivamente ai moti rivoluzionari che portarono all’unità d’Italia, con il contributo determinane di molti dei suoi figli che, ognuno nel suo campo, diedero lustro al suo nome, regalandogli uno dei periodi più felici della sua storia.

Con la scoperta di diversi giacimenti zolfiferi nel suo territorio e con l’incremento di una florida agricoltura, nella seconda metà dell'800 Aidone divenne centro di una fiorente attività economica basata da una parte sull'estrazione dello zolfo e dall'altra su una agricoltura incentrata sull’allevamento del bestiame e sulla coltivazione di cereali, ulivi, mandorli, organizzata secondo la tipica struttura del latifondo e rimasta sostanzialmente immutata fin dai tempi della conquista romana cioè fino a quando la riforma agraria del 1950, con la frammentazione della grande proprietà fondiaria e il conseguente abbandono delle campagne e la crisi dell’ attività estrattiva con la chiusura delle miniere nel 1975, produssero un flusso continuo di emigrazione nelle regioni del nord che ancora non si è arrestato.

A testimoniare i fasti di quell’epoca, silenziosi testimoni di un passato ormai incanalato verso un malinconico tramonto, restano numerosissime masserie, grandi edifici adibiti al controllo delle attività del latifondo di cui costituivano il centro direzionale e operativo.

Poste al centro di vaste proprietà terriere, dal loro nucleo principale, generalmente su due piani, si dipartono due bracci laterali che chiudono un ampio cortile interno (bagghiu), con ambienti adibiti a magazzini, depositi di attrezzi e macchine agricole, dispense, cucine e dormitori collettivi, stalle per bovini, ovini, cavalli e i locali dove venivano lavorati e conservati i prodotti della terra e del bestiame. Le più importanti avevano anche una cappella dove un prete la domenica andava a celebrare la messa.

Anche delle numerose miniere, ormai completamente abbandonate, si conservano ancora notevoli testimonianze. La maggiore di esse, denominata Baccarato, è stata attiva dal 1859 fino al 1975. Nel periodo della sua massima attività dava lavoro a circa 400 persone e faceva parte dell'omonimo feudo. Di essa rimangono ormai gli edifici diroccati o gravemente lesionati dei diversi fabbricati di servizio della struttura. Della miniera sono ancora visibili e in buono stato di conservazione il castelletto in muratura, gli aeratori, i resti di qualche calcherone e di qualche forno.

Aidone attualmente è una cittadina con circa 6.500 abitanti che si dibatte in una grave crisi economica dovuta soprattutto alle difficoltà di ammodernamento di strutture economiche sostanzialmente rimaste immutate da secoli, e di riconversione e riutilizzo delle pur notevoli risorse di cui dispone (agricoltura e turismo). Tale crisi ha determinato negli ultimi anni un ulteriore aumento dell'emigrazione delle forze più vive della popolazione la cui tendenza non accenna a diminuire.

 

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