DISPOSIZIONI PER L’ACQUISTO DELL’INDULGENZA GIUBILARE



Tutti i fedeli, convenientemente preparati, possono abbondantemente avvalersi, lungo l’arco dell’intero Giubileo, del dono dell’indulgenza, secondo le determinazioni qui di seguito specificate.

Si ricorda che l’indulgenza giubilare può essere applicata per modo di suffragio alle anime dei defunti. Resta inoltre valida anche lungo l’anno giubilare la norma secondo cui l’indulgenza plenaria può essere acquistata soltanto una volta al giorno.

Culmine del Giubileo è l’incontro con Dio Padre, per mezzo di Cristo Salvatore, presente nella sua Chiesa, in modo speciale nei suoi Sacramenti. Per questo motivo, tutto il cammino giubilare, ha come punto di partenza e di arrivo la celebrazione del sacramento della Penitenza e di quello dell’Eucaristia; mistero pasquale di Cristo nostra pace e nostra riconciliazione: è questo l’incontro trasformante che apre al dono dell’indulgenza per sé e per altri.

Dopo aver celebrato degnamente la confessione sacramentale, il fedele, ottemperando agli adempimenti richiesti, può ricevere o applicare  il dono dell’indulgenza plenaria anche quotidianamente senza dover ripetere la confessione. Conviene tuttavia che i fedeli ricevano frequentemente la grazia del sacramento della Penitenza, per crescere nella conversione e nella purezza del cuore. La partecipazione all’Eucaristia - necessaria per ciascun’indulgenza - è opportuno che avvenga nello stesso giorno in cui si compiono le opere prescritte.

A questi due momenti culminanti deve accompagnarsi, innanzitutto, la testimonianza di comunione con la Chiesa, manifestata con la preghiera secondo le intenzioni del Romano Pontefice. Poi anche l’esercizio di atti di carità e di penitenza, secondo le indicazioni date più sotto: tali atti intendono esprimere quella vera conversione del cuore alla quale conduce la comunione con Cristo nei Sacramenti.


Tutti coloro che comunque non fossero in grado di uscire dalla propria abitazione, potranno compiere, in luogo della visita di una certa chiesa, una visita nella cappella della loro casa; se neppure questo fosse loro possibile, potranno acquistare l’indulgenza unendosi spiritualmente a quanti compiono nel modo ordinario l’opera prescritta, offrendo a Dio le loro preghiere, le loro sofferenze ed i loro disagi.


Quanto agli adempimenti necessari, i fedeli potranno acquistare l’indulgenza giubilare:


1) A Roma, se compiranno un pellegrinaggio ad una delle Basiliche patriarcali, (la Basilica di San Pietro in Vaticano, Arcibasilica del Ss.mo Salvatore al Laterano, Basilica di Santa Maria Maggiore, San Paolo sulla Via Ostiense), e se parteciperanno devotamente alla Santa Messa o ad un’altra celebrazione liturgica, come le Lodi o i Vespri, o ad un esercizio di pietà (ad esempio la Via Crucis, il Rosario mariano, la recita dell’inno Akathistos in onore della Madre di Dio). Inoltre, se visiteranno, in gruppo o singolarmente, una delle quattro Basiliche patriarcali, ed ivi attenderanno per un certo periodo all’adorazione eucaristica ed a pie meditazioni, concludendole col «Padre nostro», con la professione di fede in qualsiasi legittima forma, e con l’invocazione della Beata Vergine Maria. Alle quattro Basiliche patriarcali sono aggiunti, in questa speciale occasione del Grande Giubileo, i seguenti altri luoghi, alle medesime condizioni: la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, la Basilica di San Lorenzo al Verano, il Santuario della Madonna del Divino Amore, le Catacombe cristiane.


2) In Terra Santa, se, con l’osservanza delle stesse condizioni, visiteranno la Basilica del Santo Sepolcro in Gerusalemme, o la Basilica della Natività a Betlemme o la Basilica dell’Annunciazione a Nazaret.


3) Nelle altre diocesi ecclesiastiche, se compiranno un sacro pellegrinaggio alla Chiesa cattedrale o ad altre Chiese o luoghi designati dal Vescovo, e qui assisteranno devotamente ad una celebrazione liturgica, o ad altro pio esercizio, come sopra indicato per la città di Roma. Inoltre, se visitando, in gruppo o singolarmente, la Chiesa cattedrale o un Santuario designato dal Vescovo, qui dedicheranno un certo periodo a pie meditazioni, concludendole col «Padre nostro», con la professione di fede in qualsiasi legittima forma, e con l’invocazione della Beata Vergine Maria.


4) In ogni luogo, se si recheranno a rendere visita per un congruo tempo ai fratelli che si trovino in necessità o difficoltà (infermi, carcerati, anziani in solitudine, handicappati, ecc.), quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro, ed adempiendo le consuete condizioni spirituali, sacramentali e di preghiera. I fedeli vorranno certamente rinnovare tali visite nel corso dell’Anno Santo, potendo acquistare in ciascuna di esse l’indulgenza plenaria, ovviamente non più che una sola volta al giorno.

L’indulgenza plenaria giubilare può essere acquistata anche mediante iniziative che attuano in modo concreto e generoso lo spirito penitenziale che è come l’anima del Giubileo. Così astenersi almeno durante un giorno da consumi superflui (per esempio dal fumo, dalle bevande alcoliche, digiunando o praticando l’astinenza secondo le norme generali della Chiesa) e devolvendo una proporzionata somma in denaro ai poveri; sostenere con un significativo contributo opere di carattere religioso o sociale (in specie a favore dell’infanzia abbandonata, della gioventù in difficoltà, degli anziani bisognosi, degli stranieri nei vari Paesi in cerca di migliori condizioni di vita); dedicare una congrua parte del proprio tempo libero ad attività che riveste interesse per la comunità, o altre simili forme di personale sacrificio.




Roma, dalla Penitenzieria Apostolica, 29 novembre 1998, prima domenica di Avvento.



BRICIOLE DI SAGGEZZA ANTICA

(Ma sempre attuale!)





PRIMA PENSACI



Non dire mai «PADRE»

se ogni giorno non ti comporti da figlio.


Non dire «NOSTRO»

se vivi isolato nel tuo egoismo.


Non dire «SIA SANTIFICATO IL TUO NOME»

se non lo onori.


Non dire «VENGA IL TUO REGNO»

se lo confondi con il successo materiale.


Non dire «SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ»

se non l’accetti quando è dolorosa.


Non dire «OGGI ONORA IL NOSTRO PANE»

se non ti preoccupi della gente che ha fame, è senza cultura e senza mezzi per vivere.


Non dire «PERDONA I NOSTRI DEBITI»

se conservi rancore verso tuo fratello.


Non dire «NON LASCIARCI CADERE NELLE TENTAZIONI»

se hai intenzione di continuare a peccare.


Non dire «LIBERACI DAL MALE»

se non ti schieri contro il male.


Non dire «AMEN»

se non hai fatto tutto ciò.




PREPARAZIONE AL NATALE 1999


La Novena del santo Natale sarà celebrata nelle Messe della settimana, da mercoledì 15 a giovedì 23 dicembre, rispettando i giorni delle S. Messe nelle Frazioni.



Mercoledì 15: ore 9.00    - S. Messa a Carcente nella Novena

                     - Confessioni

            ore 15.00 - Confessioni medie


Giovedì 16:    ore 17.00 - S. Messa in Parrocchia nella Novena


Venerdì 17:    ore 17.00 - S. Messa in Parrocchia nella Novena


Sabato 18:    ore 16.00 - S. Messa a Lucena

            ore 17.30 - S. Messa in Parrocchia


Domenica 19: ORARIO FESTIVO

            ore 15.00: concerto di Natale

            con le VOCI BIANCHE del CORO GOITRE di Colico


Lunedì 20: ore 17.00 - S. Messa a Mastena nella Novena

ore 20.30: PARROCCHIA - CELEBRAZIONE COMUNITARIA

DELLA PENITENZA


Martedì 21:    ore 9.00    - S. Messa a Treccione nella Novena

                     - Confessioni

                     - Visita ammalati e anziani

            ore 15.00 - S. Messa per i ragazzi

            ore 17.00 - S. Messa in Parrocchia nella Novena


Mercoledì 22:     ore 9.00    - S. Messa a Carcente nella Novena

                     - Confessioni

                     - Visita ammalati e anziani

            ore 17.00 - S. Messa a Roncate nella Novena

                                         - Confessioni


Giovedì 23:    ore 17.00 - S. Messa in Parrocchia nella Novena

Venerdì 24: ore 9.00 – S. Messa in Parrocchia nella Novena

CONFESSIONI IN PARROCCHIA dalle ore 14.30 alle ore 18.30

ore 24.00: S. MESSA DI MEZZANOTTE

NELLA NASCITA DEL SIGNORE


APERTURA DEL GRANDE GIUBILEO DEL 2000



Sabato 25 dicembre

ore 9.00: S. Messa a S. Martino

ore 10.30: S. MESSA SOLENNE

NEL NATALE DEL SIGNORE

ore 18.00: S. Messa Vespertina


Domenica 26 dicembre: ORARIO FESTIVO


Venerdì 31 dicembre 1999

ore 17.30 – S. MESSA

SOLENNE RINGRAZIAMENTO

DI FINE SECOLO E DI CHIUSURA MILLENNIO



A livello zonale è proposta una Veglia di preghiera e un pellegrinaggio, che partirà della chiesa di Ossuccio fino al Santuario della Madonna del Soccorso.

ore 21.00 - Ritrovo presso la Chiesa di Ossuccio

                - Momento di preghiera

ore 21.30 - Inizio del cammino verso il Santuario, sentendoci «pellegrini» della storia e del mondo

ore 23.30 - Arrivo al Santuario

                - Veglia di preghiera in attesa del nuovo millennio

ore 0.30 - Brindisi del nuovo anno

(IL PROGRAMMA PRECISO SARA’ ESPOSTO PIÙ AVANTI)


CONCORSO DEI PRESEPI


Riprendiamo anche quest’anno il Concorso dei Presepi realizzati dai ragazzi. Siamo nel Nuovo Anno, nel Nuovo Secolo, nel Nuovo Millennio, come non poter realizzare un «Nuovo Presepe?»

Largo alla fantasia, allora!

Come sempre, per chi vuole partecipare, dovrà far avere a don Lucio il foglio di partecipazione; durante le Vacanze di Natale passerò a fotografare i Vostri Presepi e Giovedì 6 gennaio 2000 ci sarà la premiazione.

Vi aspetto numerosi !!!


GIOVEDÌ 6 gennaio 2000

GRANDE FESTA IN ORATORIO

PER TUTTI: RAGAZZI e RAGAZZE

GENITORI e NONNI



ALTRI APPUNTAMENTI


Domenica 12 dicembre 1999 – S. LUCIA a Gallio

Sabato 11: ore 16.00 S. Messa prefestiva a S. Martino

Domenica 12: ore 9.00 S. Messa a Gallio

ore 14.00 Preghiera in Onore della Santa

al termine: INCANTO DEI CANESTRI


Domenica 6 febbraio 2000 – S. APOLLONIA a S. Martino

ore 9.00 S. Messa a S. Martino

ore 14.30 Preghiera in Onore della Santa

al termine : INCANTO DEI CANESTRI


Domenica 5 marzo 2000

CARNEVALE FESTEGGIATO IN PARROCCHIA


Mercoledì 8 marzo 2000 – MERCOLEDÌ DELLE CENERI

S. Martino: Spostata l’imposizione delle Ceneri a Domenica 12 marzo

ore 15.00 S. Messa in Parrocchia

ore 20.00 S. Messa in Parrocchia


Sabato 1 aprile 2000

ore 17.30: S. Messa in Parrocchia


Domenica 2 aprile 2000

ore 9.00 S. Messa a S. Martino

ore 10.30: Parrocchia - S. MESSA SOSPESA


ore 16.30: AMMINISTRAZIONE DEL SACRAMENTO DELLA CRESIMA; SARA’ CELEBRATA DA MONS. ALESSANDRO MAGGIOLINI, VESCOVO DI COMO


ore 18.00: S. Messa in Parrocchia SOSPESA


Giovedì 13 aprile – Venerdì 14 aprile – Sabato 15 aprile

SANTE QUARANTORE


Preghiera di Papa Giovanni Paolo II per il giubileo del 2000


Sii benedetto, o Padre, che nel tuo infinito amore ci hai donato l’unigenito tuo Figlio fattosi carne per l’opera dello Spirito Santo nel seno purissimo della Vergine Maria, e nato a Betlemme duemila anni or sono.


Egli s’è fatto nostro compagno di viaggio, e ha dato nuovo significato alla storia, che è un cammino fatto insieme nel travaglio e nella sofferenza, nella fedeltà e nell’amore, verso quei nuovi cieli e quella nuova terra in cui Tu, vinta la morte, sarai tutto in tutti.


Lode e gloria a Te, Trinità Santissima, unico e sommo Dio!


Per tua grazia, o Padre, l’Anno giubilare sia tempo di conversione profonda e di gioioso ritorno a Te; sia tempo di riconciliazione tra gli uomini e di ritrovata concordia tra le nazioni; tempo in cui le lance si mutino in falci e al fragore delle armi succedano i canti della pace.


Donaci, o Padre, di vivere l’Anno giubilare docili alla voce dello Spirito, fedeli nella sequela di Cristo, assidui nell’ascolto della Parola e nella frequenza alle sorgenti della grazia.


Lode e gloria a Te, Trinità Santissima, unico e sommo Dio!


Sostieni, o Padre, con la forza dello Spirito l’impegno della Chiesa per la nuova evangelizzazione e guida i nostri passi sulle strade del mondo, per annunciare Cristo con la vita, orientando il nostro pellegrinaggio terreno verso la Città della luce.


Risplendano i discepoli di Gesù per il loro amore verso i poveri e gli oppressi,

siano solidali con i bisognosi e larghi nelle opere di misericordia;

siano indulgenti verso i fratelli per ottenere essi stessi da Te indulgenza e perdono.


Lode e gloria a Te, Trinità Santissima, unico e sommo Dio!


Concedi, Padre, che i discepoli del tuo Figlio, purificata la memoria e riconosciute le proprie colpe, siano una cosa sola, così che il mondo creda. Si dilati il dialogo tra i seguaci delle grandi religioni, e tutti gli uomini scoprano la gioia di essere tuoi figli.


Alla voce supplice di Maria, Madre delle genti, si uniscano le voci oranti degli apostoli e dei martiri cristiani, dei giusti di ogni popolo e di ogni tempo, perché l’Anno santo sia per i singoli e per la Chiesa motivo di rinnovata speranza e di giubilo nello Spirito.


Lode e gloria a Te, Trinità Santissima, unico e sommo Dio!


A Te, Padre onnipotente, origine del cosmo e dell’uomo, per Cristo, il Vivente, Signore del tempo e della storia, nello Spirito che santifica l’universo, la lode, l’onore, la gloria oggi e nei secoli senza fine. Amen!


IL GRANDE GIUBILEO DEL 2000


Come cristiani, che non subiscono solo le vicende che si svolgono attorno a noi, è giusto domandarsi: «Ma cosa è il Giubileo del 2000?».

E’ una domanda cui può essere anche difficile rispondere, e soprattutto è possibile sia complicato riconoscere quanto noi cristiani siamo coinvolti in questo passaggio.

Senza perdermi in tante chiacchiere, cercherò solamente di dare alcuni sputi che potranno servire alla nostra riflessione; spunti che sono in grado anche diventare piccole curiosità che riguardano il «Grande Giubileo del 2000».


Per prima cosa, scopriamo da dove arriva il termine «Giubileo»: a differenza di ciò che potrebbe apparire subito, non deriva da “gioia” o “giubilo”. Deriva, invece, dall’ebraico «jôbêl», che indicava il corno dell’ariete, adoperato come tromba al cui suono iniziava l’«Anno Giubilare», appunto. Quest’anno, per gli ebrei, scadeva ogni 50 anni (per la precisione ogni «sette settimane di anni») ed indicava un anno particolare. Dobbiamo ricordare che, per gli ebrei, la schiavitù era accettata tranquillamente; chi aveva dei debiti e non aveva soldi per pagarli, poteva essere venduto lui, tutta la sua famiglia e tutti i suoi beni per rimborsare (anche nel Vangelo Gesù narra alcune parabole dove riporta quest’opportunità). In quest’Anno Giubilare tutti i debiti venivano tolti; questo era il primo e principale significato che gli ebrei davano a questo 50° anno. Un anno in cui chi si era venduto come schiavo ritornava in libertà, rientrava in possesso dei suoi beni, riprendeva in mano le redini della sua vita; era l’anno dedicato al Signore, un anno di grazia soprattutto per i più diseredati.

Scopriamo, allora, quanto sia importante, in quest’Anno Giubilare del 2000 il nostro «ritorno» a Dio, quanto sia fondamentale riscoprire il sacramento del Perdono di Dio per ritornare a Lui veramente e finalmente liberi dalla «schiavitù del peccato».

L’«errore», se così si può definire, del termine tradotto in modo sbagliato, risale a S. Girolamo, che per primo tradusse l’intera Bibbia dall’ebraico al latino. Di fronte a quel termine jôbêl, non sapendo come decifrarlo, adoperò «Jubileum»; quello che in italiano è, appunto, tradotto Giubileo.


Il primo Anno Santo è stato celebrato nel 1300, da Papa Bonifacio VIII il quale voleva fissare questa festa ogni cento anni; ma, visto che gli ebrei la festeggiavano ogni cinquanta anni, il Papa successivo lo svolse nel 1350. Attraverso i secoli, i Giubilei celebrati sono ben 25; qui parliamo solo degli Anni Santi che sono chiamati «ordinari», cioè ricorrenti a scadenze fisse; straordinari sono quelli proclamati per anni speciali (pensiamo al 1983, 1950esimo dalla morte di Gesù).

Arriviamo al “logo” del Giubileo, quel disegno che si trova in ogni occasione si parli di Anno Santo, cosa significa? Vuole dire qualcosa o è solo una “bell’immagine”?

Per prima cosa scopriamo che non è stato realizzato da nessun grande artista, ma da Emanuela Rocchi di 22 anni.

Cerchiamo ora di “leggerlo”. «JUBILAEUM A.D. 2000» credo si capisca “al volo” cosa significa: Giubileo Anno Domini (=Anno del Signore) 2000.

«CHRISTUS HERI HODIE SEMPER» corrisponde letteralmente a «CRISTO IERI OGGI SEMPRE»; sta ad indicare come il tempo, tutto il tempo, appartiene a Dio e non all’uomo!

Il cerchio blu, lungo il bordo, reca la frase di cui sopra, come a ricordare che il mondo è nelle mani di Cristo.

La croce è greca (non latina) perché ha i quattro lati uguali: l’insegna cristiana del Figlio di Dio deve estendersi, in modo identico, in tutte le direzioni nel mondo, al Nord, al Sud, ad Est, ad Ovest. La croce è disegnata con gli stessi colori delle colombe che si trovano al centro, per significare il mistero dell’Incarnazione: Cristo assume la nostra condizione umana divenendo simile agli uomini.

Nel mezzo del mondo e nel cuore della croce volteggiano cinque colombe (rappresentanti i cinque continenti: Verde per l’Asia; Giallo per l’America; Blu per l’Oceania; Rosso per l’Africa; Grigio per l’Europa) che hanno i colori dell’arcobaleno. Sono raffigurate a forma circolare, sottolineando lo spirito di solidarietà che deve animare il Giubileo.

La luce che arriva dal centro vuole significare che Cristo è sole che illumina il mondo.

Il simbolo della colomba è ricchissimo: esso indica Pace, comunica Amore, vuole dire Mitezza, suggerisce Semplicità, denota Bellezza. Tutti questi significati li troviamo nella storia sia Biblica che della cultura umana; lo steso Dante, ricordando gli amanti Paolo e Francesca, li paragona a «colombe dal desio chiamate» (Inferno, V, 82).

E’ chiaro che in questo modo si voglia augurare che il nuovo anno, il 2000 sia il vero inizio di questo mondo diverso, basato sulla verità sulla semplicità, sull’amore, sulla bontà, sulla pace, …

Un aspetto fondamentale e da non sottovalutare, è la figura del «pellegrino». Quest’individuo è ben conosciuto e noto nell’antichità; gli stessi strumenti che il viandante usava sono simbolo di questa sua condizione di «viaggiatore». Il pellegrino, attraverso i secoli, diventa un’immagine importante, tanto che durante i vari Giubilei, nascono dei ricoveri dove i forestieri, che arrivavano da tutto il mondo, possono trovare un rifugio e un sostegno, un piatto di minestra calda e un giaciglio dove avere i mezzi per passare la notte.

Il pellegrino diventa anche una «condizione di vita»:  sono i pellegrini che fanno riscoprire i santuari, le chiese dedicate ai martiri, i territori dove si ritenevano fossero seppellite le spoglie di qualche grande santo.

Questa figura ha poi acquistato un valore diverso: non più e soltanto il pellegrino che si sposta di luogo in luogo, soprattutto nei centri di culto, ma una condizione «spirituale», di chi si sente forestiero su questa terra, di chi ricorda che la Patria definitiva non è in questo mondo.

E’ chiaro, allora, che anche per noi, cristiani del duemila, questa figura del pellegrino diventa e acquista un significato importante: essere coloro che si sentono di passaggio su questa terra, essere chi fa il grande cammino verso il nuovo millennio nella fede di Chi è Padrone dell’Universo e del Tempo.


Abbiamo davanti a noi un anno pieno d’iniziative, di spunti per riflettere; dodici mesi che diventano occasione per la nostra vita, per la nostra esperienza. Cerchiamo di non buttarlo via; desideriamo vivamente di saper sfruttare al meglio tutto ciò che può arrivare da questo Grande Giubileo del 2000.


Don Lucio Fasoli

Cronologia dei Giubilei


I°-1300 - E’ indetto da Bonifacio VIII (1294 - 1303) con la bolla Antíquorum habet fida relatio del 22 febbraio 1300, festa della cattedra di San Pietro. Ottiene il perdono dei peccati chi si reca a visitare le basiliche di San Pietro e di San Paolo. Bonifacio non chiama questo «Anno» col nome di Giubileo ma «Centesima Indulgenza», a significare la cadenza centennale del perdono. Tra i personaggi illustri, sono presenti il fratello del re di Francia Filippo il Bello; Carlo Martello, imperatore d’Ungheria; un’ambasceria dell’Imperatore dei Tartari, il grande poeta Dante Alighieri.


II° - 1350 - Si celebra senza la presenza del papa che è ad Avignone, in Francia. Clemente VI (1342 - 1352) lo indice con la bolla Unigenitus Dei Filius che ne stabilisce la celebrazione ogni cinquanta anni. Il papa dispone che, oltre alle basiliche di San Pietro e di San Paolo, i pellegrini visitino anche quella di San Giovanni in Laterano. E’ dal 1350 che l’anno dell’indulgenza giubilare prende il solo nome di Giubileo.


III° - 1390 - Urbano VI (1378 - 1389), con la bolla Salvator noster Unigenitus Dei Filius che annuncia l’Anno Santo, stabilisce di celebrare i Giubilei ogni trentatré anni, gli anni della vita terrena di Cristo, dal 1390. Da questo Giubileo, su disposizione che risaliva al pontificato di Gregorio XI nel 1373, si aggiunge la basilica patriarcale di Santa Maria Maggiore tra le visite d’obbligo per ottenere l’indulgenza. Il Giubileo, per la morte di Urbano VI, è poi celebrato da Bonifacio IX (1389-1404).


IV° - 1400 - Non è mai stata rintracciata la bolla d’indizione del Giubileo di Bonifacio IX (1389 - 1404) che ripristina la cadenza cinquantennale degli Anni Santi per poter lui stesso celebrare quello dell’inizio del nuovo secolo. Da questo Giubileo si diffonde la malsana pratica di ottenere le indulgenze non con opere di carità ma pagando un prezzo in denaro.


V° - 1423 - Martino V (1417 - 1431) recupera la disposizione di Urbano VI e celebra il Giubileo a trentatré anni di distanza da quello del 1390. Non esiste la bolla d’indizione.


VI° - 1450 – E’ indetto da Nicolò V (1447 - 1455) con la lettera del Papa Immensa et innumerabilia. Il papa nomina dei predicatori che spiegano la dottrina delle indulgenze al popolo e ripristina la cadenza cinquantennale del Giubileo. La concentrazione di pellegrini favorisce la diffusione di una grand’epidemia di peste che causa molte vittime.


VII° - 1475 – E’ annunciato da papa Paolo II (1464 - 1471) con la bolla Ineffabili Providentia, che stabilisce la cadenza giubilare al più breve periodo di venticinque anni e la sua durata compresa tra due vigilie di natale. E’ celebrato, con la bolla Salvator Noster del 1472, da papa Sisto IV (1471 - 1484) che, per l’occasione, dà inizio ad una serie di lavori che cambiarono il volto urbanistico della città di Roma.


VIII° - 1500 – E’ promulgato da Alessandro VI (1492 - 1503) con la bolla Inter multiplices. E’ questo papa a regolare il cerimoniale del Giubileo, che con qualche variazione è sostanzialmente in vigore ancora oggi. Si ricorda in particolare il rito di apertura della Porta Santa, da murarsi al termine del Giubileo. Alessandro II impone che l’avvenimento giubilare si chiami Anno Santo.


IX° - 1525 – E’ indetto da Clemente VII (1523 - 1534) con la bolla Inter sollicítudines et coram nobis. E’ un Giubileo poco partecipato, stretto tra la protesta luterana e la guerra tra Carlo V e Francesco I. Due anni più tardi Roma sarebbe stata saccheggiata.


X° - 1550 - Questo Giubileo viene preparato da Paolo III (1534 - 1549) ma indetto da Giulio III (1550 - 1555) con la bolla Si pastores ovium. Sono gli anni del Concilio di Trento per la riforma della Chiesa dopo lo scisma protestante. A quest’Anno Santo sono presenti san Filippo Neri, fondatore dell’Oratorio per la cura dei ragazzi abbandonati, e sant’Ignazio di Loyola, il fondatore della Compagnia di Gesù (Gesuiti) che gran parte avrà nell’evangelizzazione dell’America latina.


XI° - 1575 – E’ indetto da Gregorio XIII (1572 - 1585) con la bolla Dominus ac Redemptor noster. Tra le misure adottate da Gregorio XIII (papa ricordato anche per la grande riforma del calendario, immutato dai tempi di Giulio Cesare) si ricordano, a titolo di esempio, il divieto assoluto ai proprietari di case di sfrattare gli inquilini o di chiedere aumenti di fitto, la proibizione ad osti e locandieri di aumentare i prezzi, l’allontanamento dalla città delle prostitute, la proibizione di mascherate di carnevale, ecc.


XII° - 1600 – E’ indetto da Clemente VIII (1592 - 1605) con la bolla Annus Domini placabilis. Come per tutti i Giubilei dell’anno centesimo, anche per questo l’affluenza di pellegrini è notevole: sembra che ne siano giunti a Roma oltre tre milioni. Con quest’Anno Santo inizia la tradizione di canonizzare per l’occasione nuovi santi.


XIII° - 1625 – E’ indetto da Urbano VIII (1623 - 1644) con la bolla Omnes gentes plaudite manibus. In Europa infuria la guerra dei Trent’anni. Con Urbano VIII si restaurano antiche chiese recuperando tuttavia il materiale necessario dagli antichi monumenti. Per il gran baldacchino dell’altare di San Pietro si smantellano gli architravi bronzei del Pantheon; tanto che a Roma si diffonde la celebre satira: «Ciò che non hanno fatto i barbari, hanno fatto i Barberini».


XIV° - 1650 – E’ indetto da Innocenzo X (1644 - 1655) con la bolla Appropinquat dilectissimi filii. Si contano allora a Roma 20 ospedali pubblici e 27 ospizi nazionali istituiti da stranieri residenti; 17 case di accoglienza per donne e ragazze; 41 seminari e collegi; oltre 40 arciconfraternite dedicate ad opere di assistenza civile e religiosa. Roma conosce in questo periodo forse il punto più alto del suo splendore edilizio.


XV° - 1675 - Molte chiese sono restaurate e abbellite per il Giubileo indetto da Clemente X con la bolla Ad Apostolicae vocis oraculum. Il 18 gennaio viene consacrata la chiesa del Gesù, costruita con una navata, adatta per la predicazione che il Concilio di Trento ha recuperato in importanza. Gli spagnoli organizzano una gran festa in Piazza Navona.


XVI° - 1700 – E’ indetto dal pontefice Innocenzo XII (1691 - 1700) con la bolla Regi saeculorum. E’ chiuso da Clemente XI (1700 - 1721). E’ il Giubileo che segna l’inizio di un nuovo secolo ed è quindi partecipato in modo particolare. Il solo Ospizio della Santissima Trinità sembra che abbia ospitato oltre 300.000 pellegrini Alla conclusione dell’Anno Santo, lo straripamento del Tevere rende inagibile la basilica di San Paolo fuori le Mura, sostituita per la visita giubilare con Santa Maria in Trastevere.


XVII° - 1725 - La personalità schiva di Benedetto XIII (1724 - 1730) ha un riflesso sul Giubileo indetto con la bolla Redemptor et Dominus noster, che è poco partecipato. L’invito del papa a limitare la pompa e anche i commerci, è motivo di malumore tra i cittadini romani, danneggiati nei loro profitti. Si ricorda che fu proprio in quell’anno che fu inaugurata la stupenda scalinata di Trinità dei Monti.


XVIII° - 1750 – E’ indetto da Benedetto XIV (1740 - 1758) con la bolla Peregrinantes a Domino. Siamo nel clima culturale dell’illuminismo. Le guide di Roma puntano a soddisfare il turista più che il pellegrino.


XIX° - 1775 – E’ indetto da Clemente XIV (1769-1774) con la bolla Salutis nostrae auctor, ma è celebrato da Pio VI (1775 - 1799) che estende a tutto il mondo cattolico i benefici del Giubileo romano. Pio VI morirà in esilio, prigioniero della repubblica francese.


XX° - 1825 - Indetto da Leone XII (1823-1829) con la bolla Quod hoe ineunte, questo Giubileo si svolge nel periodo tra il 1815 e il 1870, conosciuto come periodo della restaurazione. Dopo la sconfitta di Napoleone, le potenze vincitrici tentarono di «restaurare» i privilegi di cui l’aristocrazia e la Chiesa godevano prima della Rivoluzione francese. A questo disegno si opposero le nuove forze della borghesia e della cultura romantica, in nome degli ideali di libertà e indipendenza.


XXI° - 1875 - Pio IX (1846 - 1878) non aveva potuto celebrare il Giubileo nel 1850, in seguito alla proclamazione della repubblica romana durante i moti del 1848. Festeggia così quello del ‘75 con la bolla Gravibus Ecclesiae et Imius saeculi calamitatibus. Ma senza pellegrinaggi solenni, perché il papa aveva perso Roma, occupata dalle truppe italiane.


XXII° - 1900 - Il Giubileo è indetto da Leone XIII (1878 - 1903) con la bolla Properante ad exitum saeculo. Leone XIII è il papa dell’enciclica Rerum novarum che apre la Chiesa ai problemi posti dal mondo moderno. Per questo, nonostante la questione sorta per l’occupazione di Roma, governo italiano e Santa Sede collaborano alla riuscita dell’evento giubilare.


XXIII° - 1925 – E’ indetto da Pio XI (1922 - 1939) con la bolla Infínita Dei misericordia. Siamo tra le due guerre mondiali e il papa invoca la pace, il ritorno dei non cattolici nella Chiesa e la sistemazione della Terrasanta.


XXIV° - 1950 – E’ indetto da Pio XII (1939 - 1958) con la bolla Jubilaeum maximum. E’ un Giubileo di particolare intensità spirituale dopo i lutti della guerra: i cristiani sono invitati a fare un solenne mea culpa. Momento culminante è la proclamazione del dogma dell’Assunzione della Beata Vergine Maria in Cielo. E’ il primo Giubileo trasmesso per radio.


XXV° - 1975 – E’ indetto da Paolo VI (1963 - 1978) con la bolla Apostolorum limina. Il solco è quello tracciato dal concilio Vaticano II per un cammino che ha come mèta la riconciliazione e l’unità di tutti i cristiani.





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ESPERIENZA DI CATECHISMO


Il catechismo è, per i bambini, un cammino che li terrà a stretto contatto per un anno al Signore, conducendoli ad una buona conoscenza, a un valido amore e ad un diligente servizio di Gesù, in modo che la loro vita di oggi e di domani sia una testimonianza per chi vuole essere nostro amico: Gesù Cristo.

Non sempre per loro è facile ascoltare e riflettere sugli argomenti trattati nei singoli giorni e per questo si cerca, dove è possibile, di aggiungere qualche attività vivace, gustosa e moderna, che li faccia riflettere un poco sulle più alte verità religiose e che li aiuti pian piano ad integrarsi nella comunità cristiana.

Un’iniziativa proposta e messa in pratica è cercare di abituare i bambini a partecipare alla S. Messa; così ogni mese si organizza una messa cantata svolta per loro.

Quest’avventura che per la prima volta vivo in contatto con loro spero si concluda positivamente in modo che la religione penetri nel cuore della nostra vita e ci rende consapevoli delle nostre azioni, ricordandoci che non siamo soli, ma con noi catechiste, come per i bambini, c’è sempre Lui, Gesù.


Una catechista alle “prime armi”



Rifacimento del tetto della chiesa parrocchiale


Come qualcuno credo abbia già sentito voce, il tetto della chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta è da rifare.

Quest’operazione è necessaria, in quanto gli ultimi lavori eseguiti risalgono a più di 30 anni fa; ciò vuol dire, come tutti gli esperti chiamati hanno sottolineato, che è necessario rimettere in sesto la copertura del tetto.

I problemi rilevati sono parecchi: il legname da cambiare perché rovinato dalle infiltrazioni dell’acqua e dalle tarme; i detriti che gravano sulla volta della chiesa, che possono anche provocare delle crepe; le travature che sono da risistemare o sostituire.

Con il consiglio di amministrazione si è pensato di chiamare alcune persone che si intendono di tetti realizzati con piode della Val Malenco; così sono stati contattati già coloro che, appena possibile, dovrebbero realizzare tutti i lavori necessari.

Per ciò che riguarda le piode, sono arrivate persone dalla Valtellina per la precisione dalla Val Malenco; per la sistemazione delle travature è stata chiamata una ditta specializzata; per l’installazione della gru e delle impalcature, ci siamo rivolti ad operatori del luogo.

Facendo un preventivo di tutto ciò che ci sarebbe da fare, arriviamo alla cifra di 230 milioni; considerato poi che questa somma è senza I.V.A., progettazione e direzione dei lavori ed eventuali imprevisti, bisogna arrivare almeno all’ammontare di 300 milioni per avere una visione globale del costo.

E’ chiaro che la nostra piccola comunità non possa far fronte ad una spesa simile, pur ritenendo urgente e inderogabile la sistemazione del tetto della chiesa parrocchiale.

A questo proposito abbiamo procurato di fare domande volte ad ottenere contributi. Altre sono in corso di formulazione. Fino ad ora una prima risposta l’abbiamo ottenuta dalla Curia di Como, che ha contribuito con la cifra di 20 milioni di lire, provenienti dall’8 per mille.

Visto il grosso impegno economico, i lavori potrebbero avere inizio quando venissero raccolti contributi per un totale pari almeno alla metà della spesa.

Sarà la nostra comunità chiamata a compiere un grosso sacrificio per riuscire a raggiungere la somma necessaria; confido comunque che ognuno di noi, credente o meno, si senta responsabile di questo grande patrimonio che è la Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta nel comune di Santa Maria Rezzonico.


Con quest’articolo, vorremmo fare in modo che tutta la comunità si sentisse partecipe di questo grande impegno che, probabilmente, nel prossimo anno dovremo affrontare.

Di volta in volta, sul bollettino parrocchiale o, se sarà necessario, su fogli distribuiti la domenica, faremo in modo di rendere noti tutti i progressi. Ognuno di noi deve sentirsi responsabile e chiamato a collaborare, nel limite delle proprie possibilità, alla sistemazione del tetto.

 Il consiglio di amministrazione

Ripensando alla festa dei popoli

 

«Date al Signore, o famiglie dei popoli,

date al Signore gloria e potenza,

date al Signore la gloria del Suo Nome.

Portate offerte ed entrate nei suoi atri,

prostratevi al Signore in santi ornamenti».

- Salmo 96 -

 

La giornata è iniziata con la Santa Messa di ringraziamento per i doni ricevuti da ciascuno. Lo ha sottolineato molto bene il Parroco nell’omelia. Da quelli materiali che assicurano una vita dignitosa: cibo, lavoro, salute, relazioni; a quelli spirituali: l’essere figli di Dio amati e salvati dalla croce di Gesù, l’essere fratelli in una Chiesa che è Popolo di Dio in cammino. Un cammino diversificato che è stato ricordato nelle preghiere dei fedeli: per i giovani, per le famiglie, per gli ammalati, per la comunità, per i popoli. In un silenzio fatto di ascolto interiore, la lettura del Cantico delle Creature di San Francesco ha aperto la processione offertoriale affidata ai bambini con cesti colmi di doni della terra perché fosse benedetta la fatica del lavoro e condivisa la gioia del raccolto.

Gli umili frutti della terra: castagne, patate, una zucca gigante, i frutti tropicali, sembravano splendere nelle loro forme e colori senza sfigurare accanto ai doni più nobili quali il miele raffinato, l’olio salutare e il vino inebriante. Anche la natura partecipava al rendimento di grazie al Suo Creatore.

Dopo la parte eucaristica della Santa Messa, vissuta nel raccoglimento personale, il saluto finale del sacerdote «La Messa è finita, andate in pace» è risuonato in tutta la sua festosità come un invito a continuare l’incontro nella vita, fuori dal tempio.

Il pranzo conviviale, nella ex scuola di Noledo, complice la giornata di sole, s’è potuto svolgere anche all’aperto facendo posto così ad oltre 100 persone. Hanno accolto l’invito, come graditissimi ospiti, quasi tutti gli stranieri residenti nel nostro Comune e, insieme, tanti di noi, soprattutto giovani famiglie con bambini.

L’intreccio fra i cibi nostrani ed esotici ha mostrato la bravura e la fantasia dei cuochi e delle pasticciere, mentre “cameriere” improvvisate per l’occasione si sono ben districate nella simpatica confusione che si crea in ogni festa campagnola.

Si è creato un clima di cordialità e di allegria, premessa per una reciproca conoscenza e inizio di nuove amicizie.

È stato bello. Grazie a chi ha partecipato collaborando in mille modi diversi alla riuscita della giornata che è proseguita con l’esibizione dei bambini in canzoni popolari e nella successiva castagnata con l’offerta di croccante e torte casarecce, il tutto allietato da buona musica.

Ognuno, quel giorno, ha dato di suo. Di più: si è anche realizzato un guadagno di 2.413.000 lire, che è diventato travi e tegole per il tetto nuovo della scuola di Koder - Rreshèn in Albania.

Così vanno le cose quando si uniscono le forze, perché soprattutto il bene è contagioso!




 

Meditazioni sulla carità


È relativamente facile «fare la carità», meno facile è «essere in carità».

Sembra una sottigliezza formale ed invece occorre cogliere la differenza per fare coincidere in unico atto i due momenti. Due poli di un unica virtù, quella dell’amore.

Fare la carità, in genere, si risolve nel gesto che cerca di soddisfare un bisogno;

Essere in carità significa far passare l’amore di Dio, che è dono, nell’incontro della persona e del suo volto per far nascere una relazione.

Due brani del nuovo testamento ci guidano in questo itinerario di conversione continua e radicale: Matteo 25, 34-46; 1° Corinzi 13, 1-13.

«Venite benedetti del padre mio, ricevete il Regno preparato per voi perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi».

Leggendo il brano di Matteo sembrerebbe che Dio si accontenti dei nostri gesti. Che per la verità non è poco! Soprattutto se nella nostra vita le opere di misericordia, sull’esempio del testo in esame, non sono occasionali ma diventano una costante dell’agire, uno stile che caratterizza.

Leggendo il secondo brano, lo stupendo «Inno alla Carità» di San Paolo, al versetto 3 si legge: «... E se anche distribuissi tutte le mie sostanze ai poveri e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova».

E allora? Che cos’è mai questa carità?

Ce lo spiega bene San Paolo che la definisce “LA VIA MIGLIORE DI TUTTE”: «... La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto spera, tutto crede, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine».

Dunque la carità non coincide automaticamente con l’elemosina, né coincide solo con un’opera buona che si fa per un altro. E’ una disposizione dell’animo, uno stile di servizio e di prossimità, un comportamento favorevole e misericordioso verso l’altro che spinge ad accogliere dentro di sé il suo bisogno sia materiale che morale. Certo, meglio un gesto buono che niente, ma il gesto esteriore se non tocca il cuore di chi lo compie e non raggiunge la persona e non l’accompagna nella sua povertà, non è ancora la Carità - Amore che vuole il nostro Dio.

Altre due immagini si prestano molto bene a completare il discorso, benché in genere vengono usate a proposito della fede. Ma credo si prestino anche a proposito dell’amore. Quella della veste bianca richiesta dal re agli invitati al banchetto e quella dell’olio delle lampade delle vergini.

Nel primo caso il re, dopo avere invitato al suo banchetto tutti quelli che si erano trovati ai crocicchi delle strade ne scorge uno senza la veste bianca e lo fa cacciare. E qui viene da dire: come mai il re pretende la veste bianca da uno che non sapeva di essere invitato ad un banchetto? È così importante l’abito?

Nel secondo caso le vergini stolte chiedono un po’ di olio a quelle sagge che glielo rifiutano per non restare senza. Anche qui vien da dire: vergini sagge ma poco generose!

Il significato è questo: la veste e l’olio rappresentano una disposizione personale ed interiore dell’animo a credere, ad amare. L’olio della lampada della nostra vita, così come la veste, è una responsabilità che non può essere ceduta. L’olio per domani si acquista oggi, nell’impegno dell’amore verso Dio e verso il prossimo. Solo così la nostra lampada non rimarrà mai senza olio.

Non è facile amare così, è una sfida di ogni giorno, soprattutto quando si è di fronte a situazioni che non presentano apparentemente via d’uscita e che non hanno nulla di gratificante.

E’ una sfida, quella della carità, che non si può vincere da soli. Occorre caricare le batterie alla SORGENTE DELL’ENERGIA.

E per noi la sorgente è Cristo attraverso la Preghiera e i Sacramenti.

San Paolo conclude: «Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza, la carità; ma di tutte più grande è la carità».


Una Parrocchiana


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IL PRETE HA SEMPRE . . . TORTO!


• Se il prete tiene la predica qualche minuto in più, è un parolaio.

• Se durante la predica parla forte, allora urla.

• Se non predica forte, non si capisce niente.

• Se visita i suoi fedeli fuori dalla parrocchia, gironzola dappertutto.

• Se visita di frequente le famiglie, non è mai in casa.

• Se rimane in casa, non visita mai le famiglie.

• Se parla di offerte e chiede qualcosa, pensa solo a far soldi.

• Se non organizza feste, gite, incontri, in parrocchia non c’è vita.

• Se confessa con calma, è interminabile.

• Se fa in fretta, non sa ascoltare.

• Se inizia la S. Messa con puntualità, ha l’orologio sempre avanti.

• Se ha un piccolo ritardo, fa sempre perdere tempo.

• Se abbellisce la chiesa, getta i soldi inutilmente.

• Se non lo fa, lascia andare tutto in malora.

• Se parla da solo con una donna, c’è sotto qualcosa.

• Se parla da solo con un uomo, eh!

• Se prega in chiesa, non è un uomo di azione.

• Se si vede poco in chiesa, non è un uomo di Dio.

• Se si interessa degli altri, è un ficcanaso.

• Se non si interessa, è un egoista.

• Se parla di giustizia, fa della politica.

• Se cerca di essere prudente, è di destra.

• Se ha un po’ di coraggio, è di sinistra.

• Se è giovane, non ha esperienza.

• Se è vecchio, è fuori del tempo.

• Ma se il prete muore . . ., poi, chi lo sostituisce?




ANAGRAFE PARROCCHIALE


Hanno raggiunto la Casa del Padre:


1. Lottaroli Italo, di anni 76, deceduto il 18-7-1999

2. Torri Sillo, di anni 75, deceduto il 9-8-1999

3. Sala Giacomo, di anni 84, deceduto il 13-8-1999

4. Iosi Pasqualina, di anni 79, deceduta il 13-10-1999

(S. Martino)

5. Gilardoni Angelo, di anni 62, deceduto il 19-10-1999

6. Rava Albina, di anni 85, deceduta il 9-11-1999

7. Viganò Alfredo, di anni 83, deceduto il 19-11-1999

8. Ruga Giuseppe, di anni 76, deceduto il 23-11-1999

(S. Martino)



Hanno ricevuto il Sacramento del Battesimo:


1. Mapelli Margherita, di Fabio e di Mantero Sara,

battezzata il 26-9-1999

2. Bongiasca Chiara, di Marco e di Danielli Cristina,

battezzata il 5-12-1999

3. Mappa Chloe, di Nicola e di Pavwels Manon,

battezzata il 5-12-1999