Il Giornale della Parrocchia
Bollettino Informativo della Comunità    -  Anno 2000 - Numero 3

Natale 2000
brani del "Discorso Introduttivo"  e ' "Omelia " del Papa per il Giubileo della Famiglia 

Briciole di saggezza antica
alcune ricette pratiche per educare i figli
come si alleva un malvagio
decalogo del figlio

Preparazione al Natale
gli orari
altri appuntamenti
Giornata Mondiale Gioventù 
le esperienze dei ragazzi della nostra zona
Il bicchiere mezzo pieno
di Lucia Bruni
Festeggiamoci 
Igor
La battaglia di Lepanto e il Santo Rosario
aff
resco del 1684 sulla controfacciata del presbiterio
Anagrafe Parrocchiale
Battesimi  -  Decessi  -  Matrimoni

BUON NATALE 
E
FELICE 2001

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NATALE 2000

Ci avviciniamo al Natale. Vorrei proporre alcuni brani del «Discorso introduttivo» 
e dell’«Omelia» del Papa per il “Giubileo della Famiglia”. Credo che anche da qui abbiamo di che riflettere.

dal "DISCORSO INTRODUTTIVO"

 “. . . Purtroppo, come ben sappiamo, la situazione dei bambini nel mondo non è sempre quella che dovrebbe. In molte regioni, e paradossalmente proprio nei paesi di maggiore benessere, mettere al mondo i bambini è diventata una scelta operata con gran perplessità, ben di là di quella prudenza che è doverosamente richiesta per una procreazione responsabile. Si affermerebbe che talvolta i bimbi siano sentiti più come una minaccia che come un dono.

. . . In effetti, la situazione dei bambini è una sfida per l’intera società, una sfida che interpella direttamente le famiglie. Nessuno come voi, cari genitori, potete costatare quanto sia essenziale per i figli poter contare su di voi, su entrambe le vostre figure - quella paterna e quella materna - nella complementarità dei vostri doni. No, non è un passo avanti nella civiltà assecondare tendenze che mettono in ombra quest’elementare verità e pretendono di affermarsi anche sul piano legale.

. . . I bambini non sono forse già fin troppo penalizzati dalla piaga del divorzio? Quanto è triste per un bambino doversi rassegnare a dividere il suo amore tra genitori in conflitto! Tanti figli porteranno per sempre il segno psicologico della prova cui li ha sottoposti la divisione dei genitori.

. . . Di fronte a tante famiglie disfatte, la Chiesa si sente chiamata non ad esprimere un giudizio severo e distaccato, ma piuttosto ad immettere nelle pieghe di tanti drammi umani la luce della parola di Dio, accompagnata dalla testimonianza della sua misericordia. È questo lo spirito con cui la pastorale familiare cerca di farsi carico anche delle situazioni dei credenti che hanno divorziato e si sono risposati. Essi non sono esclusi dalla comunità; sono anzi invitati a partecipare alla sua vita, facendo un cammino di crescita nello spirito delle esigenze evangeliche. La Chiesa, senza tacere loro la verità del disordine morale oggettivo in cui si trovano e delle conseguenze che ne derivano per la pratica sacramentale, intende mostrare loro tutta la sua materna vicinanza. Voi, coniugi cristiani, siatene certi: il sacramento del matrimonio vi assicura la grazia necessaria per perseverare nell’amore scambievole, di cui i vostri figli hanno bisogno come del pane.Su questa comunione profonda tra voi oggi siete chiamati ad interrogarvi, mentre chiedete l’abbondanza della misericordia giubilare.

. . . Occorre vigilare, perché il bene del bambino sia sempre messo al primo posto. A cominciare dal momento in cui si desidera di avere un bambino. La tendenza a ricorrere a pratiche moralmente inaccettabili nella generazione tradisce l’assurda mentalità di un «diritto al figlio», che ha preso il posto del giusto riconoscimento di un «diritto del figlio» a nascere e poi a crescere in modo pienamente umano. Quanto diversa e meritevole d’incoraggiamento è invece la pratica dell’adozione! Un vero esercizio di carità, che guarda al bene dei bambini prima che alle esigenze dei genitori”.

dall'  "OMELIA"

“ . . . Questa benedizione originaria è legata ad un preciso disegno di Dio, che la sua parola ci ha or ora ricordato: «Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile» (Gen 2,18). È così che, nel libro della Genesi, l’autore sacro delinea l’esigenza fondamentale su cui poggia l’unione sponsale di un uomo e di una donna, e con essa la vita della famiglia che ne scaturisce. Si tratta di un’esigenza di comunione. L’essere umano non è fatto per la solitudine, porta in sé una vocazione relazionale, radicata nella sua stessa natura spirituale. In forza di tale vocazione, egli cresce nella misura in cui entra in relazione con gli altri, ritrovandosi pienamente «nel dono sincero di sé».

. . . All’essere umano non bastano rapporti puramente funzionali. Ha bisogno di rapporti interpersonali ricchi d’interiorità, di gratuità, di oblatività. Tra questi, fondamentale è quello che si realizza nella famiglia: nei rapporti tra i coniugi, come tra questi e i figli.

. . . Una sola carne! Come non cogliere la forza di quest’espressione? Il termine biblico «carne» non evoca soltanto la fisicità dell’uomo, ma la sua identità globale di spirito e di corpo. Ciò che i coniugi realizzano non è soltanto un incontro corporeo, ma una vera unità delle loro persone. Un’unità così profonda, da renderli in qualche modo nella storia un riflesso del «noi» delle tre persone divine.

. . . Certo, le difficoltà ci sono. Ma Gesù ha fornito gli sposi di mezzi di grazia adeguati per superarle. Per sua volontà il matrimonio ha acquistato, nei battezzati, il valore e la forza di un segno sacramentale, che ne consolida i caratteri e le prerogative. Nel matrimonio sacramentale, infatti, i coniugi - come faranno tra poco le giovani coppie di cui benedirò le nozze– s’impegnano ad esprimersi vicendevolmente e a testimoniare al mondo l’amore forte e indissolubile con cui Cristo ama la Chiesa. È il «grande mistero», come lo chiama l’apostolo Paolo.

. . . La Chiesa, com’è noto, insegna l’etica del rispetto di questa struttura fondamentale nel suo significato insieme unitivo e procreativo. In tutto ciò, essa esprime il doveroso ossequio al disegno di Dio, delineando un quadro di rapporti tra i coniugi improntati all’accettazione reciproca senza riserve. Ciò, oltre a tutto, viene incontro al diritto dei figli di nascere e di crescere in un contesto di amore pienamente umano. Conformandosi alla parola di Dio, la famiglia si fa così laboratorio di umanizzazione e di vera solidarietà”.

 

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BRICIOLE DI SAGGEZZA ANTICA

ALCUNE RICETTE PRATICHE PER EDUCARE I FIGLI 

1) L’opera educativa comincia dal seno materno: se aspetti più tardi hai perso la gara più importante della tua vita di genitore.

2) Ricorda che tuo figlio comincia a capire molto prima di quanto tu credi e quando questo sia avvenuto non lo saprai mai.

3) Previeni il male con la vigilanza più attenta, per non doverlo reprimere quando sarà troppo tardi. Chi previene si fa amare, chi reprime si fa odiare.

4) Non sgridare e non castigare con rabbia se ha sbagliato, ma convincilo del suo errore con il ragionamento più sereno e affettuoso.

5) Non concedere tutto per esagerata tenerezza di cuore, perché chi dà vizi li dovrà poi mantenere.

6) Non dire mai di sì quando devi dire di no. Non dire mai di no quando puoi dire sì. Nel sì e nel no i genitori devono essere sempre d’accordo.

7) Non raccontare frottole di fronte alle domande difficili di tuo figlio. A lungo andare non ti crederà più. Sii sincero sempre nel modo più prudente e conveniente.

8) Non dire: «Devi essere onesto». Dà tu l’esempio dell’onestà più cristallina nelle parole e nei fatti e tuo figlio si specchierà in te.

9) Ricorda che tuo figlio amerà Dio nella misura che lo amerai tu: amerà te nella proporzione che amerà Dio.

10) Non togliere Dio dalla vita di tuo figlio, perché commetteresti un furto a suo danno. Donando Dio a tuo figlio, il tuo dono si ripeterà ogni giorno nella vita di tuo figlio, anche di là del tuo tempo.

Non basta pensare al figlio, occorre pensare “con” il figlio. Lavora di meno per lui; lavora di più con lui per capirlo, accoglierlo e educarlo.

COME SI ALLEVA UN MALVAGIO

(La direzione di Polizia di Houston, nel Texas in America, ha pubblicato questo codice affinché i genitori ne facciano argomento di concreta riflessione):

1) Fin dai primi anni, date sempre a vostro figlio tutto quello che vuole. In questo modo egli crescerà convinto che tutto il mondo deve essere ai suoi piedi.

2) Se dice “parolacce”, ridete! Così egli si crederà molto spiritoso.

3) Non preoccupatevi di dargli una formazione spirituale; tanto, quando sarà grande, sceglierà da sé la religione che gli pare.

4) Provvedete voi a riordinare tutto ciò che egli butta all’aria; crescerà con l’impressione che sono sempre gli altri i veri responsabili.

5) Non sgridatelo mai, non avvertitelo mai: «questo è male», altrimenti potrebbe sorgere in lui un complesso di colpa. Da grande, quando per qualche grossa mancanza, incapperà nel Codice Penale, sarà convinto di essere una vittima della società.

6) Lasciategli leggere tutto quello che vuole: si convincerà che solo il corpo ha bisogno di pulizia, mentre lo spirito può avvoltolarsi nella sporcizia.

7) Non insegnategli mai che il vero amore esige anche rimproveri, anche se vi costano. Non insegnategli mai che l’amore è anche sacrificio e fatica: ginnastica continua contro l’egoismo.

8) Non allenatelo mai alla minima fatica e al minimo sforzo: deve crescere nella bambagia; per lui dovrà sembrare tutto facile.

9) Quando da solo si stupirà per la scoperta che la vita non è sempre facile - e si accorgerà del vostro inganno - siate pronti ad accettare il suo risentimento, che si tramuterà in odio verso di voi che l’avete ingannato.

10) Preparatevi ad una vita di lacrime: l’avrete senz’altro!

DECALOGO DEL FIGLIO

Va di moda, oggi, processare padri e madri. Se il ragazzo sbanda, la colpa è dei genitori; se non cresce educato, la responsabilità è di chi l’ha messo al mondo. Insomma, padri e madri sono i primi a ricevere le pietre. E i figli? Tutti innocenti i figli? Perché non dovrebbero ritenersi anch’essi responsabili della riuscita della famiglia? E’ vero che padre e madre hanno i loro doveri, ma è pur vero che i figli hanno i loro obblighi. E allora, tu, figlio:

1) Sentiti responsabile della felicità della famiglia. La famiglia è un impegno da portare avanti tutti, non una mucca da mungere o un nido da sfruttare.

2) Sappi che anche mamma e papà sono esseri umani: hanno i loro momenti di debolezza, di noia, di stanchezza.

3) Aiutali ad imparare a fare i genitori. Certo che lo puoi! Con la dolcezza con la comprensione, approfittando dei momenti di calma, che vi sono sempre in ogni famiglia, per parlare del tuoi problemi. Vedrai che vi capirete ed insieme imparerete: loro, ad essere più genitori, e tu, più figlio.

4) Parla! Dialoga! Comunica! Spesso il silenzio e l’indifferenza feriscono più della parola. Arrivi a casa, mangi... tutto in silenzio. Finito il pasto, esci senza parlare, senza guardare in faccia. Ti pare onesto? I genitori hanno diritto, almeno, della stessa cortesia che si dimostra con gli amici!

5) Non considerare papà come un portafoglio e la mamma come una serva.

6) Non accorgerti solo quando la minestra è salata, ma anche quando è buona, per dire “grazie”. I genitori hanno bisogno di tenerezza: “ciao”, “come va”, “se non vi dispiace”, “vi telefonerò senz’altro...”.

7) Non essere crudele, ritornando a casa troppo tardi! E’ vero che loro potrebbero dormire, ma sai bene che non è facile comandare al cuore. Già hanno passato tante notti insonni quando eri bambino, quando eri malato; non è giusto che ora, mentre tu scoppi di salute, passino altre notti insonni solo per il tuo eccessivo divertimento. Non è giusto che i genitori soffrano di «mal di figlio!».

8) Ascoltali nelle questioni importanti: «nella vita vorrei fare questo... So bene che tocca a me decidere, ma desidero avere il vostro parere...».

9) Non essere brevissimo solo quando telefoni dalla cabina («non ho più gettoni») e lunghissimo quando telefoni da casa.

10) Non essere come il «paguro Bernardo» che vive sfruttando le risorse altrui. A un certo punto ti deve pure venire in mente l’idea di mantenerti da solo. Un po’ di orgoglio! Troppo comodo farsi mantenere in eterno!

Segui questi consigli: non ti capiterà di sentire, poi, il dovere di chiedere scusa alla fotografia dei tuoi genitori quando, alla loro morte, ti accorgerai quanto di grande, di nobile, di buono hai perso!

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PREPARAZIONE AL NATALE 2000


La Novena del Natale sarà celebrata nelle Messe della settimana, da Lunedì 18 a sabato 23 dicembre, rispettando i giorni delle S. Messe nelle Frazioni.

Lunedì 18: ore 17.00 - S. Messa a Mastena nella Novena   -  Confessioni

Martedì 19: ore 14.45 - S. Messa per i ragazzi/e delle elementari
                   ore 17.00 - S. Messa in Parrocchia nella Novena

Mercoledì 20: ore 14.45 - S. Messa per i ragazzi/e delle medie
                      ore 17.00 - S. Messa a Roncate nella Novena   -  Confessioni
                      ore 20.30 - Parrocchia  CELEBRAZIONE COMUNITARIA DELLA PENITENZA

Giovedì 21: dalle ore 9.30 - VISITA AMMALATI E ANZIANI
                   ore 17.00 - S. Messa in Parrocchia nella Novena

Venerdì 22: ore 9.00 - S. Messa a Treccione nella Novena   -  Confessioni
                   dalle ore 10.00: VISITA AMMALATI E ANZIANI

Sabato 23: ore 16.00 - S. Messa a Lucena Prefestiva
                  ore 17.30: S. Messa in Parrocchia Prefestiva

Domenica 24 : ore 9.00 - S. Messa a S. Martino
                       ore 10.30 - S. Messa in Parrocchia
                       dalle ore 15.00 alle ore 18.00: CONFESSIONI IN PARROCCHIA
                       ore 18.00 - S. MESSA SOSPESA

ore 24.00 : S. MESSA DI MEZZANOTTE NELLA NASCITA DEL SIGNORE

 

Lunedì 25 : ore 9.00– S. Messa a S. Martino
                  ore 10.30– S. MESSA SOLENNE NEL NATALE DEL SIGNORE
                  ore 18.00– S. Messa Vespertina

Martedì 26 : ore 9.00 - S. Messa a S. Martino
                   ore 10.00 - S. Messa in Parrocchia

 

CONCORSO DEI PRESEPI

Continuiamo la tradizione del Concorso dei Presepi, aperto a tutti i ragazzi e ragazze, che vanno dall’asilo alla terza media. E’ un modo per riscoprire il valore del Presepe, realizzato in casa, con l’aiuto di tutti, per vivere un momento di serenità e di gioia, …
Per chi vorrà partecipare, dovrà consegnare il proprio foglio di partecipazione a Don Lucio; durante le Vacanze di Natale passerò a fotografare i vostri Presepi e sabato 6 gennaio 2001 ci sarà la premiazione.

 

Sabato 6 Gennaio 2001 : Grande FESTA In oratorio PER TUTTI  dalle ore 14.30 alle ore 17.00

 

ALTRI APPUNTAMENTI

Venerdì 8 dicembre 2000 - IMMACOLATA a Lucena

Giovedì 7: ore 16.00 - S. Messa a S. Martino
                 ore 17.30 - S. Messa in Parrocchia : SOSPESA

Venerdì 8: ore 9.00 - S. Messa a Lucena      al termine: INCANTO DEI CANESTRI
                 Nel pomeriggio: ore 14.30 - Preghiera del Rosario

Domenica 10 dicembre 2000 - S. LUCIA a Gallio

Sabato 9: ore 17.30 - S. Messa in Parrocchia

Domenica 10: ore 9.00 S. Messa a Gallio
                      ore 14.00: Momento di preghiera in Onore della Santa 
                      al termine: INCANTO DEI CANESTRI

Domenica 31 dicembre 2000

ore 9.00 - S. Messa a S. Martino
ore 10.30 - S. Messa in Parrocchia
ore 17.30 - S. Messa in Parrocchia Prefestiva
SOLENNE RINGRAZIAMENTO DI FINE ANNO

Come gli anni scorsi, è proposto a livello Zonale una Veglia di Preghiera di fine anno. 
Più avanti verrà esposto il programma preciso.

Domenica 11 febbraio 2001 - S. APOLLONIA a S. Martino
ore 9.00: S. Messa a S. Martino
ore 14.30: Preghiera in Onore della Santa
al termine: INCANTO DEI CANESTRI

Domenica 25 febbraio 2001   CARNEVALE FESTEGGIATO IN PARROCCHIA

Mercoledì 28 febbraio 2001 - MERCOLEDÌ DELLE CENERI
ore 15.00 e ore 20.00: S. Messa in Parrocchia – Imposizione delle Ceneri
S. Martino: tutto spostato a domenica 4 marzo

Giovedì 5 aprile - Venerdì 6 aprile - Sabato 7 aprile SANTE QUARANTORE IN PARROCCHIA

 

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GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU'

 

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IL BICCHIERE MEZZO PIENO


Si sa che un bicchiere riempito a metà è mezzo vuoto per i pessimisti e mezzo pieno per gli ottimisti. Ora io sarò ottimista. Desidero parlare degli Albanesi di là dal mare, quelli che resistono alla tentazione di scappare in cerca di fortuna e che restano attaccati alla loro Patria, una patria ancora amara ed avara. Non conosco in modo approfondito la realtà albanese, racconterò la mia esperienza senza presumere di sapere tutto, con l’intento di capire una realtà difficile.

Geograficamente è un piccolo Paese, esteso quanto il Veneto, con tre milioni di abitanti, la maggior parte giovani. Adagiato lungo il Mare Adriatico presenta una costiera ricca di baie, insenature e golfi naturali che, turisticamente, non avrebbe nulla da invidiare alla bellezza delle nostre coste meridionali, se fosse sapientemente sviluppato. Il clima è mite, favorevole alla crescita della vite e dell’ulivo sulle colline e alla coltivazione di ortaggi e cereali in pianura. Le montagne, che fanno da barriera naturale ai venti freddi dell’Est, sono ricche di acque e nel sottosuolo v’è la presenza non trascurabile di minerali che, un tempo, venivano estratti. Questo per dire che l’Albania non è un paradiso terrestre, ma neanche un arido deserto.

E’ tuttora un Paese senza Stato. Per Stato intendo un sistema con leggi certe e fatte rispettare; istituzioni sociali politiche ed economiche che promuovono il bene comune; un governo che lotta contro la povertà su cui prolifera la malavita organizzata collusa con mafie straniere; una Cooperazione europea che investa non in aiuti umanitari (l’emergenza è finita) ma in infrastrutture: strade, scuole, ospedali...; una magistratura che difenda il diritto democratico. Forse a quel punto anche l’imprenditoria straniera non avrebbe timore di investire perché è innegabile che ne trarrebbe dei buoni profitti, dato il costo basso della manodopera.

E gli Albanesi che ho incontrato in Albania se ne starebbero felici ed onesti a casa loro, vivendo del loro lavoro, ricchezza per sé e per il loro Paese. Ci stanno lo stesso perché lì sono le loro radici, ma quanta fatica! Fortunatamente, o forse per gli imperscrutabili disegni della Provvidenza, accanto a loro spesso c’è qualcuno che si affianca nel duro cammino.

Ilir, in italiano Libero, laureato in ingegneria meccanica, autista per necessità, ci ha condotto con estrema sicurezza a destinazione, risolvendo per noi ogni problema. Ci raccontò di suo nonno che, durante la guerra, nascose in casa sua un soldato italiano e un tedesco. A guerra finita l’italiano ritornò a ringraziare e quando, caduta la dittatura, furono Libero e suo fratello ad aver bisogno di aiuto, lo trovarono a Bologna presso i figli del soldato italiano. Libero parla correttamente l’italiano e sogna un futuro dignitoso per la sua bambina.

Fatos Leza, responsabile del Centro giovanile di Corrovoda e della sezione di Agimi. In questo momento è molto preoccupato per suo figlio che non può iscriversi all’università per ragioni economiche e non trova nessun lavoro. Ogni tanto il ragazzo esprime l’intenzione di scappare su un gommone in cerca di fortuna. Fatos e sua moglie hanno spesso un groppo alla gola.

Veprore Xhaia, insegnante di italiano e responsabile della associazione di donne di Corrovoda, preoccupata per l’esodo delle ragazze che finiscono poi sulle nostre strade, sta svolgendo un faticoso lavoro di sensibilizzazione diretto alle madri e alle famiglie in genere perché si rendano conto da quale fonte potrebbero derivare i facili guadagni delle giovani donne in Italia.

Erida, studentessa diciassettenne, vuole diplomarsi in fretta e indirizzarsi verso una professione che le permetta di aiutare la sua gente.

Erida si è convertita da poco al cristianesimo. In un ambiente ateo e musulmano, questo le sta provocando incomprensioni in famiglia. E’ sicura che il Signore le darà la forza di perseverare nella fede.

E potrei continuare. In chiusura non posso dimenticare l’incontro fortuito con due giovani poliziotti italiani, uno di Roma, l’altro di Pescara, in missione speciale di addestramento anticrimine della polizia albanese. Stupiti e contenti di incontrare dei connazionali in una vallata sperduta, durante la pausa pranzo, in un momento favorevole alle chiacchiere, raccontarono delle difficoltà del loro lavoro, ma anche della soddisfazione che provavano nell’essere a servizio di un popolo così povero e provato, pur con tante potenzialità di ripresa. «Soprattutto per i bambini, avete visto i bambini? Come vorrei che mia figlia vedesse come vivono i bambini albanesi!», ripeteva spesso il poliziotto di Pescara.

Sembrerà retorico, ma quell’incontro casuale tra cittadini italiani, rappresentanti le Istituzioni da un lato e la Società civile dall’altro, è diventato per me il simbolo dell’Italia che crede nella cooperazione e lavora per realizzarla.

 

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FESTEGGIAMOCI

 
Domenica 3 dicembre a Lenno si è svolto il primo dei quattro incontri rivolti ai ragazzi della nostra zona. Anche se il tempo non era dei migliori, ben 25 ragazzi di età compresa tra i 12 e i 15 anni si sono trovati insieme per passare un pomeriggio diverso.

Dopo aver fatto le dovute presentazioni, con l’ausilio di alcuni giochi molto divertenti, siamo passati a un momento più serio dedicato alla riflessione su un brano di vangelo. Il vangelo in questione era quello dell’accoglienza di Gesù da parte di Marta e Maria, e dalla riflessione che è emersa ho potuto capire che per i giovani è più facile seguire Gesù attraverso le opere piuttosto che la preghiera.

Al termine della riflessione ( per fortuna breve! ), i ragazzi divisi in due squadre hanno fatto un gioco molto bello che consisteva nell’inserire alcune parole legate all’accoglienza nelle loro canzoni preferite cercando di dargli un senso, ed il risultato è stato molto soddisfacente; ne é testimone la giuria d’eccellenza, formata dai parroci di S. Maria, Plesio, Lenno e Grandola.

L’incontro è finito con la merenda offerta gentilmente dai padroni di casa .

 ........... dimenticavo!! Il prossimo incontro e fissato per l’11 febbraio!!!

                                                                       Igor

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LA BATTAGLIA DI LEPANTO E IL SANTO ROSARIO


La controfacciata del presbiterio della nostra chiesa parrocchiale è decorata con un grandioso affresco che rappresenta la battaglia di Lepanto. La scritta ben leggibile « PROPRIIS EXPENSIS DOMINICI DE SCAGLIA 1684 », dice il nome del committente e la data di realizzazione dell’enorme opera, che attualmente ha bisogno di interventi di restauro anche per le infiltrazioni d’acqua dal rosone.

La battaglia navale tra cristiani e musulmani è sovrastata dall’apparizione di Maria con Gesù bambino, che porge la corona del Rosario al Papa Pio V, domenicano. Egli volle la crociata contro i Turchi, che furono sconfitti neI 1572, nelle acque di Lepanto.

La composizione pittorica è inquadrata da una serie di colonne architravate e da un frontone a timpano spezzato, all’estremità del quale grandeggiano due personificazioni della Fede che respingono i loro aggressori con la croce, una catena e il calice. Anche in questa opera, di interesse iconografico più che artistico, traspaiono due grandi preoccupazioni dell’ordine domenicano, i cui padri ebbero cura delle anime della nostra parrocchia dal 1464, per ben tre secoli: la promozione della devozione alla Madonna con la recita del Rosario e la lotta a qualsiasi forma di eresia che minacciava questa zona, in veste di ma­gia, di stregoneria, di superstizione e di ideologie protestanti nate oltralpe.

Verso la fine della prima guerra mondiale, quando la Madonna apparve ripe­tutamente nel 1917 ai tre pastorelli di Fatima, raccomandò più volte la recita del Rosario, perché il mondo ritornasse alla pace.La pratica del Rosario è quindi rivelata dalla stessa Vergine Maria come fon­te di miracoli e di grazie. Intorno alla sua nascita e al suo nome è fiorita una se­rie di ricerche in Italia e all’estero; chi intende documentarsi sull’argomento può cliccare su internet e leggere « La meravigliosa storia del Rosario ».L’origine del suo nome e dell’impostazione della sequenza di Ave Maria è controversa. La versione più accreditata è quella tradizionale che attribuisce a San Domenico (1170 - 1221) dell’ordine dei domenicani, la nascita del Rosa­rio meditato, consistente in una serie di Ave Maria abbinata ad un insieme di meditazioni sulla vita di Gesù Cristo e della Vergine. L’etimologia di “ Rosario ” si riconduce alla rosa, fiore che esprimendo cortesia, veniva dato in omaggio alla donna e in senso mistico a Maria.

L’efficacia spirituale della Corona era talmente riconosciuta che sollevò obiezioni da parte di alcuni detrattori, ma il successo del Rosario non vide tra­monti.NeI 1400, in tutta l’Europa, nacquero le confraternite ad esso intitolate. Anche nella nostra chiesa parrocchiale, dedicata alla Madonna, esisteva una compagnia del Santissimo Rosario, che officiava nella prima cappella di destra, per trasferirsi successivamente nella terza di sinistra, dove sia la Madonna che Gesù bambino reggono una corona del Rosario, chiaro invito a questa pratica religiosa

 

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ANAGRAFE PARROCCHIALE

 

Hanno raggiunto la Casa del Padre:

1. Bruni Quinto, di anni 66, deceduto il 30-7-2000

2. Mappa Antonio, di anni 61, deceduto il 15-9-2000

3. Bellati Primo, di anni 78, deceduto il 7-10-2000

 

Hanno ricevuto il Sacramento del Battesimo:

1. Russo Arianna, di Arturo e di Torchio Antonella, battezzata il 21-10-2000

 

Si sono uniti in Matrimonio:

1. Baragiola Diego (Bulgarograsso) con Ciccardini Gabriela Giovanna, il 16 settembre 2000

2. Mazza Gianluigi (Cagno) con Della Torre Maria Luisa, il 23 settembre 2000

3. Carugati Aldo Massimiliano (Rovellasca) con Pelizzari Tiziana, il 30 settembre 2000

 

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