Il Giornale della Parrocchia
Bollettino Informativo della Comunità    -  Anno 2001 - Numero 3

Sinodo: comunione e corresponsabilità
La comunione ecclesiale
Il popolo di Dio
Il sacerdozio comune
Preghiera del Sinodo 

preparazione al Natale 2001
Gli orari delle fino al 6 gennaio 2002
Glia altri appuntamenti

11 settembre 2001
Lettera di Padre Costanzo Donegana
La risposta del Prof. Mario Palmaro
infanzia negata
riflessioni sulla pubblicità
Anagrafe Parrocchiale
Hanno raggiunto la Casa del Padre
Hanno ricevuto il Sacramento del Battesimo
 

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SINODO :  COMUNIONE E CORRESPONSABILITA'

NATALE  2001
La nostra Diocesi si sta preparando a vivere il Sinodo, momento importante per la vita della chiesa locale. Vorrei presentare, allora, ciò che il Vescovo di Como, Mons. Maggiolini, ha scritto a proposito di questo evento. Anche se non riguarda direttamente la Solennità del Natale, credo utile comunque fermarsi e riflettere su ciò che il Vescovo scrive.

1. La comunione ecclesiale

La «sinodalità» (cioè il “far sinodo”, il camminare insieme) - che è il concetto immediatamente richiamato dall’evento Sinodo - è una concretizzazione della più vasta categoria di comunione (communio, Lumen Gentium 4) che, senza dubbio, è una prospettiva assai rilevante benché non unica per interpretare correttamente l’ecclesiologia del Concilio Vaticano II.

Mediante la sinodalità, quindi, si manifesta l’essenza stessa della vita della Chiesa, la comunione, che certamente è premessa e fondamento alla più alta forma possibile di corresponsabilità di tutto il Popolo di Dio nella vita della Chiesa particolare.

Non è inutile, a questo punto, sottolineare la differenza che intercorre tra corresponsabilità e collaborazione. C’è una corresponsabilità di tutti i battezzati - in nome della propria fede - nella missione della Chiesa; e c’è la collaborazione - in nome della Chiesa di alcuni alla ministerialità propriamente detta (per es. quella dei ministri ordinati). A volte si rivendica un riconoscimento per la corresponsabilità, mentre di per sé questa non deve aspettarsi nessun mandato ecclesiale o nessun invio in missione per essere attuata o valorizzata nella Chiesa. Ciò che si richiede a chi opera nella corresponsabilità è di conservare sempre, anche nel modo di agire, la comunione con la Chiesa, adempiendo con diligenza i doveri ai quali si è tenuti. Altre volte si rivendica come diritto la collaborazione, mentre questa per sua natura è una concessione da parte della autorità ecclesiastica. Tutti i ministeri, incarichi o funzioni che sono esercitati in comunità a struttura organica o gerarchica (diocesi, parrocchia) appartengono all’area della collaborazione e dipendono da un invio in missione da parte della competente autorità della Chiesa.

Ma torniamo al nostro discorso.

Dire che la Chiesa è comunione significa dire che essa è segno di un incontro (dono) spirituale dell’uomo con il Dio Trinità (comunione verticale) che apre il singolo all’amore per i fratelli (comunione orizzontale).

La comunione con il Dio-Trinità è il fondamento della comunione tra gli uomini. Quest’ultima, quindi, è manifestazione della prima. Comunione verticale e orizzontale sono dimensioni che si dilatano e crescono in modo direttamente proporzionale e si alimentano reciprocamente.

Ciò significa che non può esserci vero amore-comunione con il Dio-Trinità che non apra a un vero amore-comunione con i fratelli e, reciprocamente, non può esserci un vero amore-comunione per i fratelli che non conduca ad un vero amore-comunione con il Dio-Trinità.

 

2. Il Popolo di Dio

L’immagine della Chiesa come Popolo di Dio ha un ampio retroterra nell’Antico Testamento. Israele è il popolo legato a Dio da un patto di alleanza; Israele è il popolo della elezione e delle promesse.

Tale immagine è stata sviluppata, poi, nel Nuovo Testamento dove la Chiesa appare come il nuovo popolo che Dio si sceglie, al quale trasferisce tutti i privilegi di Israele e al quale si lega con un’alleanza che si fonda sul sangue di Cristo.

La categoria di Popolo di Dio viene utilizzata dal Vaticano II come complementare - non sostitutiva - a quella di corpo di Cristo e come chiave fondamentale di comprensione dell’aspetto umano, visibile, della Chiesa.

L’ecclesiologia del Vaticano II, pertanto, parte dal concetto chiave di Chiesa-comunione di tutta l’umanità in Cristo e la vede realizzata nel popolo di Dio della Nuova Alleanza che ha per capo Cristo, secondo il piano universale di salvezza del Padre che si manifesta in modo pienamente chiaro e irrevocabile nella missione di suo Figlio. Con la missione dello Spirito, poi, conserva perennemente la sua validità nel tempo e nello spazio fino alla fine del tempo, quando Dio sarà tutto in tutte le cose.

Il Popolo di Dio, dunque, in cammino nel tempo, altro non è che la manifestazione terrestre del mistero della Chiesa.

La categoria di Popolo di Dio offre agio ad almeno due considerazioni.

Anzitutto, circa il rapporto, tra pastori e fedeli si può rilevare che, se è vero che la gerarchia precede gli altri fedeli - perché è per essa che i fedeli accedono al Corpo di Cristo eucaristico - d’altro canto, è pure vero che pastori e fedeli hanno un’unica e comune meta: l’unione con Cristo. Da questo punto di vista emerge il senso della diversità nell’unità.

In secondo luogo, la categoria di Popolo di Dio veicola l’idea della pari dignità pur nella diversità. Si pensi, a titolo di esempio, alla grande e varia articolazione del popolo che appartiene, però, ad una sola nazione (uomini, donne, giovani, anziani, ecc.). Così, nella Chiesa, tutti i membri sono accomunati dalla pari dignità fondata sul battesimo e derivante dalla comune appartenenza.

Il Popolo di Dio che, come ogni altro popolo, necessita di essere strutturato in ruoli, uffici, responsabilità, ecc. non sopporta differenza quanto a dignità dei suoi membri. La differenza nel Popolo di Dio è a livello funzionale e non a livello di dignità. La dignità, è, precisamente, l’essere Figli di Dio che, per nessuno è diritto o privilegio ma, per tutti, è dono.

 

3. Il sacerdozio comune

Il Popolo di Dio in marcia verso la patria celeste è un popolo interamente - cioè in tutti i suoi membri - sacerdotale, che realizza la sua consacrazione e santità mediante la celebrazione dei sacramenti, e testimonia il suo attaccamento a Cristo mediante lo spirito di fede della comunità e l’effusione multiforme dei doni dello Spirito. È illuminante il documento conciliare nel quale il magistero si pronuncia esplicitamente sul sacerdozio «comune».

Nella nuova alleanza, ogni sacerdozio proviene dal sacerdozio di Cristo, unico e sommo Sacerdote. Mediante la rinascita battesimale e l’unzione per opera dello Spirito Santo, tutti i fedeli sono consacrati (vedi l’unzione col Crisma nel rito del Battesimo) per diventare santuario spirituale e sacerdozio santo.

Tutti i credenti in Cristo, dunque, sono abilitati ad offrire a Dio - esistenzialmente e non solo ritualmente - offerte spirituali: l’offerta, cioè, della propria esistenza fatta sotto l’impulso dello Spirito Santo. Tutti i fedeli si accostano agli altri sacramenti in virtù della dignità conferita dal battesimo; la loro preghiera e il loro rendimento di grazie portano la stessa impronta ecclesiale e sacerdotale. Essi trasmettono il messaggio di Cristo mediante la loro vita santa; il loro distacco dalla mentalità mondana e la loro carità fattiva incarnano lo spirito di sacrificio...

Ora, dice il Concilio, questo sacerdozio comune - che è di tutti i battezzati e il sacerdozio ministeriale «differiscono essenzialmente e non solo di grado». Ma si aggiunge subito dopo: «sono tuttavia ordinati l’uno all’altro, poiché l’uno e l’altro, ognuno a suo modo, partecipano dell’unico sacerdozio di Cristo».

Non vi è, dunque, opposizione né antagonismo. C’è reciproco servizio nell’edificazione comune e nel cammino verso il regno. Tanto più che, si noti, il sacerdozio ministeriale non fa venir meno quello comune. Si tratta quindi fatta salva la differenza essenziale, di una diversa modalità di partecipazione all’unico sacerdozio di Cristo che non conferisce una maggiore dignità: solo una maggiore responsabilità e impegno nella testimonianza e nel servizio.

In questo senso, pertanto, il Vaticano II ha inteso ridestare nei laici la coscienza viva del posto che essi occupano - devono occupare - nella Chiesa e della loro missione e responsabilità nel mondo.

(continua)

 

PREGHIERA DEL SINODO

Signore Gesù, Dio della memoria, della comunione e della profezia, fa che la nostra Diocesi si rinnovi nella fede ricevuta e nella vita cristiana, così da poter diventare annuncio terso e seducente per coloro che ignorano o hanno rifiutato le ragioni più profonde di vivere.

Signore Gesù, Dio della storia e dell’intimo del cuore, fa che il Sinodo segni per la nostra Diocesi una ripresa di entusiasmo e di generosità, di saggezza e di pace, così da stimolarci tutti alla santità e alla missione, ritrovandoci fratelli nella comunità, così da renderci pronti e lieti nell’affrontare coraggiosamente tempi di crisi che possono rivelarsi sorprendenti per la crescita nella fede e nella carità. Madonna di Tirano, intercedi per le nostre famiglie. Madonna del Soccorso, intercedi per tutte le vocazioni cristiane

Alessandro Maggiolini, Vescovo

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PREPARAZIONE AL NATALE 2001

La Novena del Natale sarà celebrata nelle Messe della settimana, da Lunedì 17 a sabato 22 dicembre, rispettando i giorni delle S. Messe nelle Frazioni.

Lunedì 17
ore 17.00 S. Messa a Rezzonico nella Novena
Confessioni

Martedì 18:  
ore 17.00 S. Messa in Parrocchia nella Novena

Mercoledì 19: 
ore 9.00  S. Messa a Carcente nella Novena - Confessioni
ore 17.00 - S. Messa a Roncate nella Novena
Confessioni

Giovedì 20: 
dalle ore 9.30 - VISITA AMMALATI E ANZIANI
ore 17.00 - S. Messa in Parrocchia nella Novena
ore 20.30 - Parrocchia
CELEBRAZIONE COMUNITARIA
DELLA PENITENZA


Venerdì 21: 
ore 9.00 - S. Messa a Treccione nella Novena
Confessioni

dalle ore 10.00: VISITA AMMALATI E ANZIANI
ore 17.00 - S. Messa in Parrocchia nella Novena


Sabato 22: 
ore 16.00 - S. Messa a Lucena Prefestiva
ore 17.30: S. Messa in Parrocchia Prefestiva

Domenica 23:
ORARIO SOLITO

 

Lunedì 24 dicembre 2001:
ore 9.00 - S. Messa in Parrocchia nella Novena
dalle ore 15.00 alle ore 18.00: CONFESSIONI IN PARROCCHIA

ore 24.00: S. MESSA DI MEZZANOTTE NELLA NASCITA DEL SIGNORE

 

Martedì 25 dicembre 2001
ore 9.00 – S. Messa a S. Martino
ore 10.30 –
S. MESSA SOLENNE NEL NATALE DEL SIGNORE
ore 18.00 – S. Messa Vespertina

 


Mercoledì 26 dicembre 2001
ore 10.00 - S. Messa in Parrocchia

Domenica 6 Gennaio 2002
Grande FESTA In oratorio
PER TUTTI 
dalle ore 14.30 alle ore 17.00

 

ALTRI APPUNTAMENTI


Sabato 8 dicembre 2001 - IMMACOLATA a Lucena
ore 17.30 - S. Messa Prefestiva in Parrocchia
Sabato 8: ore 9.00 - S. Messa a Lucena
al termine: INCANTO DEI CANESTRI
Nel pomeriggio: ore 14.30 - Preghiera del Rosario

Domenica 16 dicembre 2001 - S. LUCIA a Gallio
Sabato 15: ore 16.00 - S. Messa Prefestiva a S. Martino
Domenica 16: ore 9.00 S. Messa a Gallio
ore 14.00: Momento di preghiera in Onore della Santa
al termine: INCANTO DEI CANESTRI

Lunedì 31 dicembre 2001
ore 17.30 - S. Messa in Parrocchia Prefestiva
SOLENNE RINGRAZIAMENTO DI FINE ANNO

Domenica 3 febbraio 2002 - S. APOLLONIA a S. Martino
ore 9.00: S. Messa a S. Martino
ore 14.30: Preghiera in Onore della Santa
al termine: INCANTO DEI CANESTRI

Domenica 10 febbraio 2002
CARNEVALE FESTEGGIATO IN PARROCCHIA

Mercoledì 13 febbraio 2002 - MERCOLEDÌ DELLE CENERI
ore 15.00 e ore 20.00: S. Messa in Parrocchia– Imposizione delle Ceneri
S. Martino: tutto spostato a domenica 17 febbraio

Giovedì 21 marzo - Venerdì 22 marzo - Sabato 23 marzo
SANTE QUARANTORE IN PARROCCHIA

 

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11 Settembre 2001

I fatti capitati in questa data e tutto ciò che ne è seguito, meritano da parte nostra una grande riflessione come cristiani e come uomini. Ma per fare ciò nel modo più obiettivo possibile, è giusto avere dei contributi; presento questi due, apparsi sul «Il Settimanale» della Diocesi di Como. Possiamo così avere del materiale su cui riflettere, senza dimenticare che siamo dei cristiani.

 

LA LETTERA DI PADRE COSTANZO DONEGANA

Ma gli Stati Uniti d’America sono innocenti?

Sono un missionario del Pime, oriundo della diocesi di Como (Moltrasio) e mi trovo a Sáo Paulo, in Brasile. Le scrivo per una riflessione fraterna e senza nessuna volontà polemica. Ricevo sempre «Il Settimanale» e l’ultimo numero arrivato nelle mie mani è il 35. Ho seguito quanto avete pubblicato sugli attentati terroristici negli USA e mi ha lasciato una certa perplessità. Giustamente deprecate il terrorismo fondamentalista che ha provocato quella tragedia e lo considerate un attacco, non solo contro gli USA, ma contro l’Occidente in generale.

Però non ho trovato nessuna parola sulle responsabilità degli USA e dell’Occidente in tutta la questione. Si è detto che dopo l’ 11 settembre il mondo non è più come prima; ma senza una seria e onesta riflessione ed esame di coscienza da parte di tutti continuerà purtroppo come prima. A Bin Laden, che demonizza l’Occidente risponde Bush dividendo manicheisticamente il mondo in “bene e male” e mettendosi dalla parte del bene e sfidando: “Chi non sta con noi in questa lotta è contro di noi”(e contro il bene, naturalmente).

Gli Stati Uniti sono stati vittima di una barbarie, nessuno lo nega. Ma sono così innocenti? Non sarebbe meglio dire che la guerra in corso è fra due fondamentalismi: quello musulmano, che mette la sua “fede” al di sopra di ogni diritto e quello del capitalismo, la cui legge suprema è il mercato, al quale sacrifica tante vittime (paesi o continenti interi).

La politica internazionale americana nega sistematicamente la morale e il diritto nelle relazioni fra i popoli.

I principi della morale sono contenuti nelle dichiarazioni solenni e nei trattati internazionali di diritti umani. Ora, dal 1966 gli USA si sono rifiutati di accettare tutte le convenzioni internazionali in questi campi con la dichiarazione esplicita che sono contrarie alla loro sovranità. Le risparmio l’elenco dettagliato di questi rifiuti, ma glielo manderò su sua richiesta. Solo voglio ricordare il trattato contro le mine, non sottoscritto dagli USA (1997). Ricordo che, secondo informazioni dell’Onu, ci sono in tutto il mondo più di 110 milioni di mine attive e una quantità equivalente immagazzinata. Ogni mese, 2000 persone, soprattutto donne e bambini, muoiono o sono mutilate per esplosioni di mine. Ora, il maggior produttore e distributore di questi ordigni di morte sono gli Stati Uniti.

La politica degli Stati Uniti vive una contraddizione profonda: all’interno è ispirata ai valori (democrazia, libertà, diritti civili) che ne hanno fatto un grande paese democratico; ma all’estero segue la ragion di stato machiavellica. Il principio supremo è difendere gli interessi dello stato americano. Basti pensare ai suoi “amici”, che possono, secondo le convenienze, diventare nemici: i casi più recenti e clamorosi sono Hassan Hussein, Bin Laden e i talebani (che servivano quando c’era da combattere la Russia comunista e aprire il territorio a un gasdotto che evitasse di passare attraverso l’Iran e adesso sono il demonio). Quanti dittatori violenti e corrotti gli Stati Uniti hanno appoggiato in America Latina e Africa? Roosevelt giustificava l’appoggio al sanguinario dittatore nicaraguense Anastasio Somoza con l’espressione: “È figlio di buona donna, ma è il nostro figlio di buona donna” (le ho risparmiato l’espressione originale).

Penso che abbia sentito parlare della “Scuola delle Americhe”, una scuola militare americana a Panama, che per decenni ha formato i militari responsabili dei regimi dittatoriali in America Latina. Come vede, non sono casi isolati, ma un piano programmato.

Non si può dimenticare la lotta intrapresa dagli Stati Uniti contro la teologia della liberazione, vista come “arma politica del marxismo contro la proprietà privata e il capitalismo” (Dichiarazione di Santa Fé). È di quel periodo l’afflusso ingente di pastori di chiese pentecostali dagli USA verso l’America Latina, mentre venivano negati o dati con lentezza i visti ai missionari cattolici.

Riguardo al diritto. Quando si è creato il Tribunale Penale Internazionale, per giudicare i responsabili dei delitti di genocidio, quelli contro l’umanità, i delitti di guerra e di aggressione, solo sei paesi si sono rifiutati di firmare la convenzione: Yemen e Stati Uniti (è interessante in che compagnia si sono messi...). In materia di interventi militari, negli ultimi 20 anni gli Usa hanno attaccato Granada, la Libia, Panama, la Somalia, Haiti, l’Afghanistan, il Sudan e la ex Iugoslavia. Hanno ripreso l’idea dello scudo stellare senza ascoltare le proteste quasi unanimi del resto del mondo.

Gli Stati Uniti hanno deciso e stanno attuando la loro azione militare in Afghanistan ignorando completamente l’ONU (insignita in questi giorni del Nobel della pace). Pare proprio che si considerano l’unico potere del mondo.

Le chiedo scusa se mi sono dilungato troppo e se ho abusato della sua pazienza. La mia intenzione è di tentare una lettura più equilibrata, che ci permetta una riflessione seria sui fatti dell’11 settembre per impararne la lezione e, chi sa?, tentare un cammino nuovo per un mondo diverso.

Con amicizia.

Padre COSTANZO DONEGANA

 

LA RISPOSTA DEL PROF. MARIO PALMARO

No, ma hanno il diritto di difendersi e ... sono loro a difenderci

La lunga lettera di Padre Costanzo solleva numerose questioni: proverò ad affrontarle senza la pretesa di risolverle tutte.

1. Gli Stati Uniti sono innocenti? Rispondiamo subito che gli Usa non sono senza macchia, come vedremo più oltre. Ma lo stesso si deve dire di tutti gli Stati di questo mondo. L’obiezione rivela uno slittamento logico: il diritto-dovere di una nazione di difendersi da un ingiusto aggressore non è subordinato al fatto di essere uno Stato perfetto. Di fronte alla minaccia rappresentata dal terrorismo, e all’atto di guerra bestiale consumato l’11 settembre, gli Stati Uniti avevano il sacrosanto diritto di difendersi e di difenderci, ricorrendo all’uso della forza.

2. Gli Stati Uniti sono fondamentalisti? In realtà gli Usa sono l’impero del relativismo, ed è anche questa la ragione per cui una buona fetta dell’Islam disprezza l’Occidente: lo considera depravato ed edonista. Relativista è gran parte della cultura liberal americana. Ma proprio i tragici fatti dell’11 settembre hanno svelato una sorprendente America sotterranea -fatta di milioni e milioni di persone- che crede ancora in valori così fuori moda da noi: il senso di nazione, il coraggio, la disponibilità a dare la propria vita per gli altri, la preghiera, la convinzione che la morte non è l’ultima parola sull’uomo. Il capitalismo - come tutti gli “ismi”- ha meritato le legittime censure del Magistero: non è un modello perfetto e laddove opprime l’uomo è giusto agire per correggerlo. Certo, è riuscito a prevalere su modelli indiscutibilmente peggiori: il nazionalsocialismo e il comunismo, che hanno letteralmente ucciso (soprattutto il secondo, per la verità) decine di milioni di persone.

3. La politica internazionale americana è quasi sempre ispirata alla difesa degli interessi nazionali, ma questa non è un’anomalia. Ci sarebbe da meravigliarsi del contrario. Gli Usa sono una democrazia, e il Presidente deve rispondere al popolo: se egli agisse come una dama della San Vincenzo vi sarebbero tutti i presupposti per il suo impeachment. Un sovrano assoluto, un imperatore: costoro potrebbero decidere una politica assolutamente disinteressata, anche controproducente per i propri sudditi ma “altruistica”: ma quel modello di governo è stato soppiantato dal laicissimo Stato moderno. Questa è la realtà, che costituisce un problema reale non solo per gli Usa, ma per ogni Stato moderno: in passato - prima della secolarizzazione del diritto - si pensava che ogni sovrano dovesse rispondere delle sue azioni a Dio, e al Dio cristiano. Nel `900 i governi hanno iniziato a sciogliersi da questo vincolo, e sono arrivate le camere a gas e i gulag. Da questo punto di vista stanno molto peggio gli europei, che l’anno scorso hanno avuto paura perfino di richiamarsi a Dio nel definire la Carta di Biarritz. Gli americani, almeno, continuano a chiedere a Dio di benedire l’America, il Presidente può anche invitare i cittadini a pregare.

4. Ciò non toglie che gli Usa abbiano spesso fatto del bene nel mondo, al di là dei loro interessi economici e spesso pagando un prezzo altissimo in termini di vite umane: il 70% degli aiuti umanitari nel mondo proviene dagli Usa. Se il nazismo fu sconfitto non lo si deve a pochi volonterosi partigiani, ma a decine di migliaia di ragazzi del Texas e della California che sono venuti a morire sulle coste della Normandia e in altri mille sperduti paesi dell’Europa; ingeneroso dimenticare il piano Marshall, con cui fu rimessa in piedi l’economia italiana del secondo dopoguerra. Da allora ad oggi gli Usa hanno destinato aiuti a Paesi stranieri per una somma stimabile intorno ai 500 mila miliardi di lire attuali. Negli anni Settanta i Paesi non europei hanno beneficiato dagli Usa 150 miliardi di dollari. Che poi molti dittatori locali abbiano usato male quelle risorse, o che traballanti para-democrazie frettolosamente sostituitesi a ben organizzati protettorati coloniali abbiano precipitato l’Africa nera nelle guerre civili e razziali intestine... beh, non è colpa degli Stati Uniti. Sono un po’ stufo di sentir parlare dello strapotere americano come se si trattasse di un destino imposto dagli Usa al resto del mondo. La verità è che gli Stati Uniti - ancorché sbeffeggiati dall’italiano medio - ci fanno un gran comodo. Si fa presto a dire «Yankee go home», ma poi le castagne dal fuoco devono sempre toglierle i ragazzi americani... Di fronte a loro, io - che sto qui tranquillo al caldo davanti al video azzurrino del mio computer - mi tolgo il cappello. Perché talvolta ci vuole molto più coraggio a partire per il fronte, invece che intrupparsi in qualche tranquilla marcia per la pace.

5. La teologia della liberazione è una dottrina condannata dalla Congregazione per la dottrina della fede. Essa rappresenta una deviazione marxista della dottrina sociale della Chiesa, ed è spesso servita per armare le mani della povera gente, istigandola alla rivoluzione comunista violenta. Meno male che questa teoria, come tutte le cose umane, sta passando di moda.

6. Gli Stati Uniti, dicevamo, hanno le loro colpe. Si può concedere a Padre Costanzo che alcune azioni militari, alcune omissioni, alcune scelte da lui citate ad esempio siano censurabili, talvolta perfino esecrabili. Purché non si tragga la conclusione affrettata che il fatto stesso di usare l’esercito, o di dotarsi di armi difensive siano condotte inaccettabili. Tuttavia, le colpe vere degli Stati Uniti sono piuttosto altre, e sono colpe di cui gli antiglobal e i pacifisti (anche cattolici), chissà perché non parlano mai. Mi riferisco alle politiche antinataliste avviate dall’epoca di Lindon Jonson - successore di J .E Kennedy - per contenere forzosamente la popolazione mondiale: l’imposizione della contraccezione ai Paesi poveri, della sterilizzazione di massa, dell’aborto legale su scala planetaria, dell’aborto chimico sperimentale, del femminismo come grimaldello contro la stabilità della famiglia. Una politica ferocemente antiumana e anticattolica, che ebbe una sola grande battuta d’arresto durante gli otto anni della presidenza di Ronald Reagan. Una politica perseguita invece con grande animosità da Bill Clinton, e di nuovo contrastata da J.W Bush, che sta lanciando una clamorosa inversione di tendenza nelle politiche demografiche di Washington. Ricordo che ogni anno nel mondo si praticano 50 milioni di aborti procurati: una guerra silenziosa della quale molte anime candide sembrano non ricordarsi mai.

7. Un piccolo corollario: chi detesta gli Usa cominci a togliersi le scarpe da tennis griffate, lasci perdere hamburger e patatine, la smetta di fare la coda per vedere i violentissimi e volgari film d’oltreoceano, riscopra Chopin al posto di Marylin Manson e di Madonna . . .. Un po’ di coerenza minima, please.

8. Penso sia bene concludere ricordando che il problema del male nel mondo è ineliminabile. Il male sia come propensione di ogni uomo a peccare, sia come sofferenza che caratterizza l’esistenza, sia come male ingiusto inflitto da un uomo ai suoi simili. Gesù si immerge in questa realtà salvandoci non dalla sofferenza, ma nella sofferenza. Ciò significa che la realizzazione di un mondo in cui non vi siano più violenze, omicidi e guerre e così via, è un’utopia. E la Chiesa non insegue utopie. Ciò non significa arrendersi e anzi è di sprone a operare con la preghiera e le azioni per promuovere la pace, come Giovanni Paolo II ci insegna. Ma senza dimenticare che di Paradiso ce n’è uno solo, e non è su questa terra.

MARIO PALMARO

 

« La Vergine rechi conforto e speranza a quanti soffrono a causa del tragico attentato terroristico, che nei giorni scorsi ha ferito profondamente l’amato popolo americano. A tutti i figli di quella grande Nazione dirigo, anche ora, il mio pensiero accorato e partecipe. Maria accolga i defunti, consoli i superstiti, sostenga le famiglie particolarmente provate, aiuti tutti a non cedere alla tentazione dell’odio e della violenza, ma ad impegnarsi a servizio della giustizia e della pace».

Giovanni Paolo II

Frosinone, 16 settembre 2001, alla recita dell’Angelus

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INFANZIA NEGATA

Non sono una patita della televisione, apprezzo alcuni programmi ed alcuni giornalisti, penso che sia uno strumento utile e valido a patto che si usi il telecomando con criterio e si vigili costantemente con senso critico.

Da sempre la pubblicità è l’anima del commercio, quindi non c’è da meravigliarsi se attraverso immagini apparentemente innocenti passano dei messaggi a dir poco diseducativi e strumentalizzanti. E’ il caso di due pubblicità che vanno in onda in questi giorni. La prima.

Appare un bel bambino, di circa otto anni e sullo sfondo un’auto. «Quando sarò grande voglio la macchina di papà. Farò girare la testa a tutte le ragazze! Finalmente potrò portare in giro la mia! Dovrò metter su famiglia……. Beh, pur di guidarla!». Scompare il bimbo sognante e balza in primo piano un’auto fiammante di una nota casa automobilistica.

La seconda. La musica anticipa la vista di un bel quadretto famigliare.Tutti sono intenti agli addobbi natalizi. L’albero è già sfavillante di luci e ghirlande, la bimba ha tra le mani la statuetta di Gesù Bambino, dietro a lei i due genitori sono affaccendati. Ben visibile tra le mani della mamma spicca una bella scatola di dolci Ricciarelli. La musica si fa avvolgente, la bimba si avvicina al presepio, ha sempre in mano Gesù Bambino, ora con grande delicatezza lo depone nella culla ...., no, cosa dico! Lo adagia sopra un morbidissimo biscotto, naturalmente un Ricciarello!

Nell’uno e nell’altro caso appare un’evidente strumentalizzazione a fini consumistici dei bambini, della famiglia e persino del Natale.

Per contrasto associo queste immagini ad altre che in questi stessi giorni mi hanno colpito. Si tratta di corrispondenze degli inviati dei T.G. nazionali da Kabul.
Due bambini dilaniati dalle mine mentre correvano a raccogliere un pacco di aiuti alimentari lanciati da un aereo americano. In Afghanistan giacciono sul terreno, pronte ad esplodere, 7.000.000 di mine antiuomo. (In Angola ce ne sono ben 13.000.000). Un’enormità.

La guerra delle mine continuerà a mutilare le sue vittime, per lo più bambini, anche quando la guerra dei bombardieri, degli eserciti e dei terroristi di ogni banda sarà, si spera, finita. Inoltre nei due fronti contrapposti, quello dei Talebani e quello dell’Alleanza del Nord combattono anche dei ragazzi dai 12 anni in su. Sempre in Afghanistan 25 bambini su 100 non arrivano a 5 anni di età. E tanto per stare nella vicina area asiatica, si stima che in Mongolia vi siano circa 4.000 bambini di strada che, per scaldarsi e ripararsi, si rifugiano nei tombini, in pratica vivono nelle fogne.

Di che colore saranno i sogni dei bambini afghani, mongoli e angolani ? Sogneranno l’auto di papà o i Ricciarelli che fan da culla a Gesù Bambino?

Lucia

 

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ANAGRAFE PARROCCHIALE

Hanno raggiunto la Casa del Padre:

 1. Barili Bice, di anni 82, deceduta il 2-8-2001

 2. Sambruna Luigi, di anni 79, deceduto il 5-8-2001

 3. Botta Salvatore, di anni 92, deceduto il 16-8-2001 (S. Martino)

 4. Torri Primo, di anni 86, deceduto il 21-8-2001

 5. Gitti Felice, di anni 57, deceduto il 30-9-2001

 6. Gitti Ugo, di anni 92, deceduto il 4-10-2001

 7. Selva Franco, di anni 75, deceduto il 10-10-2001

 8. Curti Bice Martina, di anni 91, deceduta il 15-10-2001

 9. Saglio Rosa, di anni 85, deceduta il 25-10-2001 (S. Martino)

10. Protti Lina, di anni 81, deceduta il 16-11-2001 (S. Martino)

11. Pelizzari Renato, di anni 71, deceduto il 22-11-2001

12. Arrighi Maria, di anni 87, deceduta il 25-11-2001

 

Hanno ricevuto il Sacramento del Battesimo:

1. Cusaro Laura, di Fabio Andrea e di Meroni Cristina, battezzata il 29-7-2001

2. Meroni Lisa Maria, di Maurizio e di Pizzi Monica Maria, battezzata il 5-8-2001

3. Balatti Camilla, di Luca e di Saraceno Marianna,  battezzata il 16-9-2001

4. Marieni Agata, di Geremia e di Sala Laura,  battezzata il 21-10-2001

5. Gerletti Elisa, di Giovanni e di Bruni Sandra,  battezzata il 21-10-2001

6. Bruni Cristina, di Fabio e di Giudice Paola,  battezzata il 25-11-2001

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