GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU'

    Dopo aver vissuto l’esperienza a Roma nel Giubileo dei Giovani, 
svoltosi dal 14 al 20 agosto 2000, 
i giovani che hanno partecipato della nostra Zona, hanno espresso le loro esperienze.

ECCOLE

Guido Laura Sampietro Mariarita Matteo Igor
Michele e Davide Laura Greppi Paola Elena Don Lucio

GMG 2000 - l'incontro con il Santo Padre



sito ufficiale GMG 2000

Guido

Questo anno 2000 è l’anno del Grande Giubileo iniziato con l’apertura della Porta Santa effettuata da Sua Santità Giovanni Paolo II la notte di Natale. Quindi spinto dalla curiosità di recarmi a Roma per scoprire le origini della fede, ho accettato l’invito della Commissione Giovanile Zonale a partecipare alla 15° Giornata Mondiale della Gioventù, iniziata lunedì 14 agosto con il trasferimento a Roma.

Per me è stata una grande emozione fin dall’inizio vedendo una grande marea di gente proveniente da tutto il mondo (neri, mulatti, con gli occhi a mandorla, …).

Assieme con le diverse bandiere e slogan inneggianti alla GMG, sfilavano come fiumi in piena per le vie della città. Sono rimasto colpito dalla serietà e compostezza sia nei momenti di catechesi e sia nella veglia presieduta dal Papa, in cui sono stati ricordati i primi testimoni martiri della Chiesa.

Il Santo Padre ha detto che a noi non verrà chiesto questo, ma in un mondo dove conta sempre più l’effimero e il materialismo, a noi giovani cristiani viene chiesto d’andare contro corrente; non come 50 anni fa, quando i giovani venivano chiamati a raduni oceanici per manifestare o combattere in nome di ideologie che dividevano l’umanità.

Oggi noi giovani, società del domani alla soglia del Terzo Millennio, siamo chiamati a costruire un mondo più solidale. Queste giornate così intense spiritualmente ci hanno aiutato anche fisicamente a superare la stanchezza; si è dovuto camminare molto a piedi, sfidando il gran caldo, ma ne è valsa la pena.     indietro...

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Laura Sampietro

E’ già la terza volta che riscrivo un pensiero che racchiuda l’esperienza di Roma. Il mio problema è che vorrei dire tante cose ma non riesco a tramutarle in parole, perché secondo il mio punto di vista certe esperienze non si possono descrivere, bisogna viverle.

Roma ci ha accolti come dei cittadini, la gente ci parlava come si parla con amici di vecchia data e da ogni parte si respirava un’atmosfera amichevole e cordiale.

Nonostante i disagi che ci hanno causato, il momento più bello è stato a Tor Vergata. Dalla mattina alla sveglia di buon ora, noi ragazze grazie alla mitica suor Domenica sempre un ora prima, alla lunga camminata.

Ricordo che nonostante il peso dello zaino e i chilometri non sentivo la stanchezza e questo per una ragazza pigra come me era addirittura sbalorditivo. Il pomeriggio si preannunciava ridente; ricordo con simpatia Enrico, il ragazzo di Elena, che credo le abbia dimostrato il suo amore proprio lì, in quel tendone artigianale, soffrendo per il solo piacere di starle accanto, la temperatura era di 38° gradi all’ombra, e forse più!

Al calar del sera, verso le otto, subito dopo “cena” (lasciamo perdere!) eravamo tutti lì con il naso all’insù ad aspettare il nostro Papa, il Papa di tutti, belli e brutti, polacchi e svedesi.

Che emozione è stato sentirlo parlare e guardare con lui i fuochi d’artificio, nonostante l’umidità e oso dire anche il freddo. Nessuno si lamentava perché in fondo al cuore eravamo tutti consapevoli che qualcosa fosse accaduto; ne valeva la pena in cambio del grande dono ricevuto quella sera.

Alla mattina nella Messa c’è stato un gesto, forse rimasto inosservato e scontato per molti ma non per me: arrivati al segno della pace un ragazzo di colore ci si è accostato e a tutti ha posto la mano.

Rischierò di essere banale ma è questo secondo me il dono più grande che ho portato da Roma: che la gente non ha bisogno di fare grandi gesti perché a volte un piccolo gesto vale molto di più di tante altre cose.      indietro...

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Mariarita

«SIAMO QUI, SOTTO LA STESSA LUCE, SOTTO LA SUA CROCE, CANTANDO AD UNA VOCE: E’ L’EMMANUEL . . . »: sono queste le parole dell’inno che ha accompagnato tutti i momenti fondamentali della XV° Giornata Mondiale della Gioventù che abbiamo vissuto a Roma e sono quelle con cui voglio ricordare questa esperienza.

«SIAMO QUI . . .»: è stato un grande dono poter essere presenti nel pellegrinaggio giubilare di tanti giovani di tutto il mondo verso Piazza S. Pietro. Le preghiere e i canti erano caratterizzati da lingue diverse, eppure il silenzio e la serietà degli sguardi nel passaggio della Porta Santa erano segno di una Grazia capace di toccare tanti giovani cuori per farne scaturire la consapevolezza di essere nel “cuore” della Chiesa: un cuore che al di là del tempo e del luogo, pur così significativi e importanti, ha assunto il respiro della comunione e della fraternità.

Il mio pensiero in quei momenti è corso a tutti i cristiani che nella storia hanno cercato di camminare seguendo il Signore e a tutte le persone del nostro tempo che, consapevoli o meno, cercano la “Porta” attraverso cui passare per dare un senso al loro vivere quotidiano.

«SOTTO LA STESSA LUCE . . . »: la luce del caldo sole romano ha accompagnato i nostri passi di pellegrini, bisognosi di ombra e acqua, ma soprattutto di quella gioia che si conquista con la fatica di andare avanti cercando la direzione giusta verso cui orientare il cammino della nostra vita. Ed è stato il Papa durante la Veglia di Tor Vergata a donarci  la “cartina” da seguire per non perdere  la strada: il Vangelo di Gesù, invitandoci ad un significativo scambio, perché si tratta di una ricchezza troppo importante per non condividerla con gli altri giovani.

Anche la sera della Veglia è stata segnata dalla luce, quella delle numerosissime lampade accese per rinnovare le promesse battesimali. Questo semplice gesto ci ha indicato quali siano le verità fondamentali della nostra fede, punti fermi e luminosi anche in mezzo al buio e alla confusione di voci che a volte circondano i nostri giorni. 

«SOTTO LA SUA CROCE . . . »: l’immagine della Croce della Giornata Mondiale della Gioventù, che in tutti questi anni ha accompagnato il cammino di tanti giovani e i loro incontri con il Papa, è per me unita nei ricordi di Roma a quella del Circo Massimo. In un clima caldo di sole e di amicizia, mentre assorti nell’esame della nostra vita ci accostavamo ai sacerdoti per ricevere il perdono di Gesù e insieme rendevamo lode e grazie al Signore nell’Eucaristia, la semplice Croce di legno svettava come segno tangibile dell’amore di Gesù.

«CANTANDO AD UNA VOCE . . »: nella mente risuonano ancora tanti canti, il ricordo di voci e parole in lingue diverse, insieme a quello di tanti volti, sguardi e sorrisi, a testimoniare la bellezza di un mondo fatto di incontro e di pace e non di distanze e barriere.

Tante voci, tanti cuori a Roma si sono uniti per accogliere con grande affetto Giovanni Paolo II, che ancora una volta ha saputo parlarci con semplicità e fermezza di Gesù. Al di là di tutte le frasi lette ascoltate sul Papa, nel cuore l’immagine della sua persona invecchiata e delle sue mani tremanti, è accompagnata da quella del suo sorriso giovane e della sua voce che si fa sicura nel dire “cose vere e importanti”, quelle di cui abbiamo bisogno e che spesso vengono taciute e sottintese . .

«E’ L’EMMANUEL  . . »: il Papa ci ha indicato proprio in questo Gesù che si è fatto uomo colui che è davvero il Salvatore della nostra vita, capace di donarci la gioia e la libertà e di rinnovare sempre la speranza e l’entusiasmo sperimentati a Roma. Tocca a noi, ora, riportare nelle nostre comunità e nei nostri ambienti di vita quello che abbiamo ricevuto: «E’ OGGI IL GIORNO SEMPRE NUOVO PER RICOMINCIARE, PER DARE SVOLTE, PAROLE NUOVE E CONVERTIRE IL CUORE, PER DIRE AL MONDO, AD OGNI UOMO: SIGNORE GESU’».         indietro...

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Matteo

Una settimana indimenticabile; è stato il mio primo commento riguardo questo grandioso evento appena concluso, una volta arrivato a casa. Prima della partenza, devo confessare che non ero molto convinto di partecipare, ma poi mi sono ricreduto, e sono stato contento della mia scelta.
Ma procedendo con ordine; a parte il primo giorno che è stato usato per il trasferimento da casa a Roma, gli altri sono stati utilizzati in preparazione alla giornata mondiale dei giovani, preparazione per lo più spirituale, grazie soprattutto alla celebrazione quotidiana della messa, di alcuni momenti riflessivi, delle catechesi, del passaggio della Porta Santa, e per ultima, non per importanza, il sacramento del perdono. Tutto questa preparazione era sicuramente aiutata dal clima religioso che era presente a Roma, infatti in qualunque posto si andasse c’era un qualcosa che riportava la mente al giubileo, tipo gli stendardi, ma soprattutto le migliaia di giovani presenti nella Città Santa, con il medesimo scopo: il Giubileo.

Le nostre giornate erano strutturate nel seguente modo: la mattina catechesi a S. Maria Maggiore, a circa 20 minuti di tram dalla scuola dove eravamo alloggiati. La catechesi era tenuta da diversi vescovi, che esponevano o delle riflessioni su dei brani biblici, o parlavano di esperienze vissute in prima persona. Successivamente ci si radunava in gruppetti di una decina di persone, e ognuno esponeva le sue riflessioni riguardo alle parole appena dette dal vescovo. Questi momenti di riflessione, erano molto belli, perché nonostante non ci si conoscesse a vicenda, ognuno parlava come se ci fosse già un rapporto d’amicizia reciproca; forse era proprio il Giubileo a darci questa sensazione e sicurezza! I pomeriggi erano utilizzati in parte per la visita dei monumenti storici di Roma, ma principalmente per la visita degli stand, sparsi per la città. Il primo giorno abbiamo aspettato il Papa nella piazza antistante S. Giovanni in Laterano, lì è stata la nostra prima esperienza romana per quanto riguarda la gran folla di gente presente, ma fatto più importante il nostro primo incontro romano con il Papa. All’arrivo del Sommo Pontefice, la piazza è esplosa in grida, applausi e canti; alcuni minuti dopo il frastuono è diminuito e il Papa ha potuto parlare, e farci gli auguri per il Giubileo che stava iniziando. Il mercoledì pomeriggio, dopo la catechesi, ci siamo trasferiti ai giardini di Villa Borghese, esattamente nella Piazza di Siena dove era stato allestito un palco, dove si alternavano momenti di musica, a momenti di riflessione iniziati da alcune scenette riguardanti le principali differenze tra nord e sud del mondo, quali il consumo, la ricchezza, la popolazione ecc.

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Il giovedì pomeriggio, abbiamo visitato lo stand dei Gen Rosso, allestito all’interno del palazzetto dello sport, in cui c’erano delle persone che parlavano delle loro esperienze, dei fatti a cui hanno assistito in prima persona; quali guerre, carestie e molti altri problemi presenti nei paesi sottosviluppati; in pratica la differenza tra nord e sud del mondo. Fortunatamente per i partecipanti c’era la traduzione simultanea in diverse lingue, che si poteva ascoltare tramite radiolina! Il venerdì è stato un giorno molto sentito, infatti la mattina abbiamo compiuto il pellegrinaggio da piazza Cavour a piazza S. Pietro, attraverso il viale della Riconciliazione, accompagnati dalla spiegazione delle beatitudini in sottofondo. Una volta giunti in piazza, siamo entrati in S. Pietro attraverso la Porta Santa, e dopo una breve visita della basilica, ci siamo diretti a piedi alla volta del Circo Massimo. Qui abbiamo avuto la possibilità di accostarci al sacramento della riconciliazione, infatti era stata allestita una zona dove ci si poteva confessare, grazie anche alla massiccia presenza di sacerdoti; dopo esserci “purificati”, abbiamo partecipato alla messa per concludere la nostra giornata del perdono. Il sabato e la domenica sono stati dei giorni molto faticosi, ma bellissimi; infatti il sabato mattina, siamo dovuti partire alle cinque e mezza per recarci a Tor Vergata circa dodici chilometri dal nostro alloggio, naturalmente a piedi. Dopo quattro ore di cammino siamo arrivati a destinazione, per prima cosa abbiamo allestito una specie di tendone per ripararci dal caldo del pomeriggio, infatti si sono stati superati i 40 gradi all’ombra, fortunatamente l’acqua abbondava e ogni tanto passavo con gli idranti a bagnare la folla. La sera verso le 8:30 è arrivato il grande atteso, ossia Giovanni Paolo II, che dopo un breve giro tra la folla ha presieduto la veglia, caratterizzata da diverse testimonianze e da discorsi anche da parte del Sommo Pontefice; e per concludere la veglia c’è stato lo scambio dei vangeli, con rispettiva dedica dei primi proprietari, seguito da dei fuochi artificiali. Dopodiché ci siamo messi nel sacco a pelo e abbiamo ovviamente dormito. La mattina seguente alle 8:30 è arrivato ancora il Papa per la celebrazione della messa che concludeva il nostro pellegrinaggio. La messa è stata celebrata da un vescovo; quest’ultima messa romana è stata molto movimentata, infatti c’erano molti balletti a renderla più coinvolgente. Infine si è concluso tutto l’evento con l’augurio del Papa di ritrovarci a Toronto nel 2002!        indietro...

 

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Igor

Quest’anno ho avuto la possibilità di vivere in un unico evento, due momenti importanti come cristiano.

La Giornata Mondiale della Gioventù e il Giubileo di inizio Millennio.

Questa esperienza mi ha permesso di confrontare la mia fede con gli altri giovani come me, e ho visto che nonostante tutto, i giovani che credono in Dio sono numerosi, tenendo anche conto che molti non hanno avuto l’opportunità di andare a Roma.     indietro...

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Michele e Davide

Tra gli oltre due milioni di giovani presenti a Roma per la Giornata Mondiale della Gioventù c’eravamo anche noi!

L’incontro con il Papa è stato preceduto da una settimana di preparazione che ha coinvolto tutti i giovani arrivati a Roma da ogni parte del mondo, per partecipare a questo evento davvero eccezionale.

Nella città eterna abbiamo trascorso giornate molto belle e, nello stesso tempo faticose, a causa del sole cocente che ha messo a dura prova la resistenza fisica anche di noi giovani.

Ma questa fatica è stata superata grazie a tanti momenti meravigliosi. Il passaggio della Porta Santa in San Pietro … emozionante…; incontri e conoscenza con tanti giovani pellegrini come noi … e, soprattutto, gli incontri con il Papa che ci hanno donato un bene prezioso: avvicinarsi sempre più al Signore Gesù, ritrovare la fede in Cristo che spesso dimentichiamo durante la nostra vita.

Sono molte e diverse le esperienze che potremmo raccontare, ma siamo sicuri che tutti i giovani che hanno partecipato a Roma, le conservano e le rivedono in modo tutto personale.

E’ Stato bello!

Ora siamo attesi tra due anni a Toronto, in Canada … se sarà possibile ci saremo!  
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Laura Greppi

La XV GMG è stata un grande dono che ho avuto l’occasione di condividere in prima persona con tutti gli altri giovani presenti a Roma; è stata sicuramente un’esperienza che mi ha arricchita e che mi ha  permesso di riscoprire e ritrovare quella gioia e quell'entusiasmo “contagiosi” che caratterizzano gli incontri con il Papa.

Il Papa ci vuole bene, ha fiducia in noi giovani e celo dimostra non solo a parole, ma donandoci le GMG : occasioni uniche che noi giovani abbiamo per vivere e testimoniare l’unità dei cristiani e riscoprire l’amore di Dio.

Ricordo con tenerezza i gesti semplici con i quali il Papa cerca di avvicinarsi a noi giovani: a Como condivise la nostra gioia facendo girare l’ombrello colorato che gli era stato donato, spesso tiene il ritmo della musica battendo le mani sulla sua poltrona e a Roma mosse le mani imitando i gesti di noi giovani.

A Roma non è stato tutto rose e fiori: alla sera si era stanchi, al mattino ci si alzava presto, si camminava molto e faceva molto caldo, tuttavia ne valeva la pena, il clima di gioia che si respira partecipando a questi incontri compensa la fatica provata. Si era uniti non solo nel condividere i momenti di festa, ma anche nell'ascoltare la Parola di Dio in silenzio, con attenzione,  rispettando i luoghi di catechesi e gli altri giovani.       indietro...

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Paola

E’ da poco conclusa la GMG 2000 svoltasi a Roma ed è stata un’esperienza indimenticabile, essendo la prima volta che ho partecipato ad un così grande raduno di giovani provenienti da 160 paesi diversi. Sono contenta di aver aderito a questa iniziativa che mi ha portato fuori dal “guscio” del mio piccolo paese, facendomi riscoprire quanto siano importanti: l’amicizia, la lealtà, e la semplicità. Infatti i giovani incontrati a Roma non avevano alcun pregiudizio e l’unica cosa che interessavano loro erano divertirsi e allo stesso tempo seguire la Parola del Signore.

Mi ha particolarmente colpito il fatto che il Papa ha riposto in noi molta fiducia, affidandoci il compito di cambiare il mondo, mettendo al centro della nostra vita personale e comunitaria “l’Eucaristia, amandola, adorandola e celebrandola, soprattutto la domenica, giorno del Signore”. Nonostante le grandi fatiche dovute al gran caldo e ai pochi mezzi pubblici, ho cercato di prendere il pellegrinaggio con sobrietà e con grande spirito di gioia.

Un altro aspetto che ho notato in queste giornate è stata la forte affluenza di persone disabili. Mi ha incuriosito soprattutto che un ragazzo che purtroppo non aveva le braccia e per muoversi doveva utilizzare il piede destro, manovrando così i comandi elettrici della carrozzina.

Avendo visto tutto questo ho riflettuto su quanto sono fortunata ad essere in salute e quante volte ci si lamenta per cose inutili. Però non comprendo perché in una città così importante e grande come Roma, nelle stazioni del metrò e per le strade non vi siano attrezzature sufficientemente adeguate ai disabili.

Quando si prega bisogna ricordarsi di ringraziare nostro Signore per averci donato le gambe, le braccia, e tutto ciò che ci permette di vivere nel modo migliore.

Le mie ultime considerazioni si rifanno alle parole del Papa che “ci ha chiamato per divenire ed essere missionari nel mondo”, un impegno davvero grande che mi lusinga e allo stesso tempo mi riempie di forza ed entusiasmo per andare avanti.     indietro...

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Elena

Eccoci lì, come in una foto appena scattata con i nostri grossi zaini, sugli scalini della stazione S. Giovanni di Como: tra sguardi assonnati, altri vispi e attenti, in cerca di volti conosciuti o “da abbordare”, altri ancora zampillanti di gioia perché sicuri di vivere un’esperienza ancora più esaltante di quella sperimentata a Parigi nel ’97.

Dopo una lunga attesa (un paio d’ore!), intorno alle 10, riusciamo a “imbarcarci” e poi . . . via verso la città eterna che avremmo raggiunto dopo quasi 8 ore di viaggio scandite dal continuo spegnersi dell’aria condizionata . .

Non nascondo che non è stato proprio facile trovare il nostro alloggio e la nostra area ristoro, come del resto non è stato semplice arrendersi all’idea di dormire per terra e fare la doccia con l’acqua ghiacciata . . .

Ma a conti fatti, è stato anche grazie a questi piccoli disagi che abbiamo potuto assaporare ancor di più la bellezza di questo  “Giubileo dei Giovani”, di questa settimana vissuta all’insegna della mondialità e della fede in Cristo . .

La settimana a Roma è stata un crescendo di entusiasmo e di vitalità: dal primo incontro col Papa a S. Giovanni in Laterano nel pomeriggio di martedì, ai momenti di catechesi vissuti in S. Maria Maggiore nelle mattinate di mercoledì e giovedì, al pellegrinaggio giubilare verso S. Pietro con cui abbiamo iniziato la giornata di venerdì (conclusasi con la confessione e la S. Messa al Circo Massimo) e per finire . . la Veglia e la Messa a Tor Vergata con milioni di giovani e il Santo Padre.

Tanti chilometri “macinati” in questi giorni e altrettanti gli spunti di riflessione e preghiera offertici.

Abbiamo girato un po’ la città, passando per Villa Borghese, Piazza di Spagna, Fontana di Trevi, Colosseo, Altare della Patria . . . e abbiamo visitato alcuni dei numerosissimi stand allestiti per l’occasione con spettacoli, giochi, concerti, …

Abbiamo potuto approfondire il legame di amicizia che ci univa ed allargarlo ad altri ragazzi della nostra diocesi e non . . .

Siamo tornati a casa indubbiamente arricchiti e pieni di entusiasmo . . .

Io, in particolare, mi porto dentro queste parole del Papa:

«Vi affido la “croce di Cristo!” Portatela nel mondo come segno dell’amore del Signore Gesù per l’umanità e annunciate a tutti che vi è salvezza e redenzione che nella croce di Cristo, morto e risuscitato».

E’ Gesù che soffre per dimostrarci che ci è vicino anche e soprattutto nei momenti difficili; è Gesù che ci dona tutto senza risparmiarsi la sua stessa vita; perciò la croce non può che essere segno d’amore, di un amore incondizionato e senza fine che riesce a perdonare anche i nostri “voltafaccia” . . .  Quante volte, come Pietro, ci siamo sentiti forti nella fede per poi rinnegarla all’insorgere delle prime difficoltà . . .  Eppure come «Gesù, prigioniero e condannato, cerca con lo sguardo Pietro che lo segue da lontano, lo cerca con uno sguardo di misericordia per farlo di nuovo vicino», così Egli aspetta anche noi con pazienza e ci tende la mano per non farci sentire soli . . . Attenzione, però, a non “prendere sottogamba” la disponibilità di Gesù: certamente usa pazienza ma non tollera l’ipocrisia e continua a chiederci molto, anzi, tutto.

«”Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?” Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: “Va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo, poi vieni e seguimi . . .».

E’ una richiesta che può far sorgere in noi molti dubbi ma che se accolta con gioia può darci tanta serenità e letizia . . .  E’ una richiesta di impegno grande e costante, in netto contrasto con la leggerezza, la mutevolezza e la voglia di apparire di questi tempi. Quanti giovani “persi” in un mondo di solitudine e disperazione, dimenticati da una società che si limita  solo a giudicarli quando sbagliano . . . Eppure Gesù, nella voce del Papa ci ricorda che ha fiducia in noi: «Cari giovani, voi siete la mia gioia e la mia corona –ci ha detto- non abbiate paura di essere i santi del nuovo millennio . . . Gesù Cristo, Verbo di Dio, che vi ha convocato da ogni continente e vi invita alla conversione, guidi i vostri passi, illumini le vostre menti e renda puri i vostri cuori per essere lieti annunciatori del Vangelo».

Il nostro impegno ora è volto a non deludere queste aspettative cercando di condividere la nostra gioia “di essere figli” con chi, forse, non ha mai avuto la fortuna di incontrare il Dio – Amore e non il Padre – Padrone che può risultare da una visione distorta dei dieci comandamenti . . .           indietro...

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Don Lucio

Raccontare tante emozioni, tante “cose belle”, tanti sguardi e volti, tanta gioia, tanta fatica, tanto caldo, tanto sonno (!), . . . in poche righe, non è certo un’impresa facile. Ci vorrebbero tante, e tante, e tante pagine, tutte scritte dall’inizio alla fine, per poter realmente “dire qualcosa”. Probabilmente, a me come credo a ciascuno di noi che abbiamo vissuto l’esperienza di Roma, abbiamo “dentro di noi” più di quello che siamo riusciti a trasmettere con le poche righe che ognuno di noi ha preparato.

Cercherò solamente di dare pochi “flash”, per aggiungere anche qualcosa di mio a questo libretto che, spero, conserveremo molto bene!!

Un primo flash: non è vero che il mondo va male! Quando sento dire tante cose negative sul nostro mondo, sulla realtà giovanile, sui problemi, . . . mi vengono in mente i due milioni di giovani che hanno faticato, camminato, sudato, per ascoltare il Papa, per ascoltare una voce autorevole che ci parlava di Gesù, del Vangelo, della Croce di Cristo. Abbiamo camminato tanto per “andare a Messa”, non per andare chissà dove!

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Un altro flash: non siamo solo noi a credere nel Vangelo, in Gesù morto e risorto. Forte ho sentito questo aspetto, di “essere in tanti”, quando noi, spesso, ci sentiamo “soli” nel credere a Gesù, nell’andare a Messa, nel partecipare alle attività della parrocchia. Là a Roma non eravamo soli noi, eravamo in tanti; e tutti con la stessa fede (forse qualcuno anche più forte della nostra!), tutti che credono in Gesù, tutti con la voglia di vivere il Vangelo nel quotidiano, tutti insieme, per vivere il Vangelo, per vivere “del Vangelo”.

L’ultimo flash: il Papa ha speranza in noi, Gesù ha speranza in noi! E’ l’aspetto più bello che mi porto via da Roma: Dio si fida di me, si fida ancora di me! Nonostante i miei errori, nonostante i miei tradimenti, nonostante le mie debolezze, Dio si fida. Allora niente ci può più far paura: le difficoltà le incomprensioni, le delusioni, le solitudini, le amarezze, la sofferenza, la morte . . .

Se Dio si fida,allora posso ancora costruire qualcosa di bello; se Dio si fida allora sono ancora in tempo a cambiare la mia vita; se Dio si fida . . .  tutto è possibile!

Buon cammino, allora: a noi presenti a Roma; ai giovani di tutto il mondo che come noi hanno vissuto l’esperienza di Roma; ai giovani dei nostri paesi che non potuto venire; a tutti coloro che sentono la “gioia di essere giovani dentro” e hanno voglia di camminare !!        indietro...