Comitato politico per l'astensione ai referendum
 
Comunicati, Interventi e Volantini


22/05/2000
 
Finita la questione referendum, ho un sassolino nella scarpa che devo assolutamente togliermi.

Lettera aperta a il manifesto.

Egr. Direttore,
con ogni probabilità anche il manifesto festeggerà la sconfitta dell’iniziativa referendaria radicale. Ma a differenza dello scorso anno, non potrà farlo con la coscienza a posto.
Oltre, infatti, ad essersi distinto per non aver preso una posizione politica chiara, fatto più grave, per oltre 4 mesi ha letteralmente censurato ogni notizia riguardante le iniziative politiche che proponevano di sconfiggere i referendum radicali attraverso l’astensione.
Anche negli ultimi giorni, tranne uno scatto d’orgoglio di Luigi Pintor che ha invitato ad astenersi, la linea del giornale non è cambiata e tutto lo spazio a disposizione è stato lasciato agli interventi per il NO che sembravano rivolti, soprattutto, a demonizzare l’ipotesi dell’astensione. Ciliegina sulla torta, infine, anche un intervento di Veltroni. Al povero segretario dei DS, evidentemente, andava garantito un minimo di par condicio anche sulle pagine de il manifesto.
Peccato, però, che di questa par condicio non abbiano potuto usufruire anche i comitati per l’astensione.
Non ne hanno potuto usufruire quando, per circa 4 mesi, hanno cercato inutilmente di spiegare, anche dalle pagine de il manifesto, i motivi per l’astensione.
Non ne hanno potuto usufruire quando, su iniziativa dei più rappresentativi sindacati di base, è nato il Comitato nazionale per l’astensione.
E non ne hanno potuto usufruire, infine, anche quando la Commissione Parlamentare di vigilanza RAI ha arbitrariamente escluso dalle tribune referendarie RAI tutti i comitati apertamente astensionisti: il manifesto ha infatti pensato bene d’ignorare questa "notizia", tra l’altro ampiamente denunciata anche da alcuni parlamentari.

Una censura, quella de il manifesto, "inutilmente stupida", visti gli spazi di comunicazione politica assegnati dall’Autorità TLC, per le sole reti radiotelevisive private, e di cui hanno potuto usufruire anche i comitati per l’astensione; ed "inutilmente stupida" tenuto anche conto che oggi c’è internet che sempre più permette di poter fare a meno dell’intermediazione della carta stampata.
Tutto questo per dire che, nonostante la censura de il manifesto, c’è stata la possibilità di condurre una battaglia per l’astensione che ha lasciato il segno e senza la quale oggi vi sarebbe, paradossalmente, un solo "vincitore".

Da lettore, quindi, prima ancora che esponente di un comitato per l’astensione, mi chiedo e chiedo: ma a cosa dovrebbe servire un quotidiano come il manifesto se non c’è lo spazio per la dialettica politica e se, per esigenze poco chiare, si arriva addirittura a non dare alcune notizie?

Nel porgerle i più cordiali saluti, colgo l’occasione per chiedere la sospensione l’abbonamento in corso; se ne varrà la pena, tornerò a comprare il manifesto in edicola.

Franco Ragusa

Comitato politico per l'astensione ai referendum


 

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