CO.P.A.R.
 
Comitato politico per l'astensione
ai referendum (21 maggio 2000)
Manifestazione davanti al Parlamento del 4 febbraio 2000
 
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CO.P.A.R.
 
03-02-2000
Comunicato
stampa Consulta
  Il Referendum costituzionale confermativo del 25-26 giugno 2006 sulle modifiche alla Costituzione non è soggetto a quorum per la validità del risultato. 
 
Per respingere le modifiche alla Costituzione si può soltanto votare NO
 
Per approfondimenti: Riforme Istituzionali - Speciale Referendum


Quando astenersi non era legittimo (lettera aperta) 
 
Cari parlamentari dell'Ulivo, 
premesso che non è certamente mia intenzione contestare la vostra scelta di "sabotare", attraverso l'astensione, il referendum che chiede l'estensione dell'art. 18 anche ai lavoratori delle imprese sino a 15 dipendenti, vorrei permettermi di richiamarvi ad un minimo di coerenza. 

Durante la campagna referendaria del 2000, nonostante una lunga trattativa, il Comitato del quale ero presidente si vide negare, dalla Commissione di Vigilanza Rai, gli spazi di comunicazione politica previsti dalla legge sulla par condicio. 
Diversamente dalla Commissione RAI, l'Autorità per le telecomunicazioni rispettò invece la legge, assegnando anche ai comitati che intendevano contrastare l'approvazione dei referendum radicali con lo strumento dell'astensione il diritto agli spazi di comunicazione politica sulle emittenti private. 

A distanza di soli tre anni, quindi, le stesse forze politiche che impedirono ai comitati per l'astensione di poter spiegare, attraverso il servizio pubblico, i motivi di tale scelta (il centro-sinistra aveva la maggioranza parlamentare), ritenuta allora illegittima, si sono improvvisamente convertite alla causa astensionista. 
 
Nulla di male, ripeto. 
Soltanto, si tenga presente che tale posizione è maturata in occasione di una scadenza referendaria che ha il solo torto di estendere dei diritti; non maturò, invece, in occasione di una scadenza referendaria, i 7 referendum radicali, dal contenuto chiaramente antidemocratico. 
 
Maggio 2003 

Franco Ragusa 

Comunicato-denuncia del CO.P.A.R contro l'accorpamento "referendum consultivo lombardo - elezioni politiche nazionali" 

Il Comitato politico per l'astensione ai referendum denuncia, oltre agli ovvi rilievi d'incostituzionalità già sanciti dalla Corte Costituzionale per analoghe iniziative referendarie, l'ulteriore tentativo, da parte del Presidente Formigoni, di aggirare i meccanismi di tutela a difesa dei diritti dei cittadini. 
La scelta di far svolgere la consultazione referendaria contemporaneamente alle elezioni politiche e amministrative, visti i diversi modi di espressione della volontà elettorale, è chiaramente tesa ad influenzare la libera e segreta espressione elettorale del corpo 
elettorale. 
A differenza che per le elezioni politiche nazionali, infatti, dove l'astensione non è produttiva di effetti giuridicamente rilevanti, anche nel caso del referendum regionale è data la possibilità, agli elettori, di cercare d'impedire l'approvazione dei quesiti referendari attraverso l'astensione (Legge regionale 28 aprile 1983 N. 34  - art. 17 comma 6 - 
La proposta sottoposta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi). 
E' quindi evidente che accorpando le due diverse consultazioni in un'unica data, gli elettori, eventualmente intenzionati a partecipare alle consultazioni politiche nazionali e ad impedire l'approvazione del quesito referendario attraverso l'astensione, si vedrebbero costretti a dover manifestare esplicitamente la loro volontà di astenersi attraverso il non ritiro delle schede per i soli referendum. 
Una forma d'identificazione e, quindi, una forma di pressione indebita in grado di condizionare le scelte di comportamento permesse dall'art. 17 comma 6 L.R.  28 aprile 1983 N. 34 per la sola consultazione referendaria. 
Una forma di pressione indebita che non dovrebbe sfuggire alla comprensione del Presidente Formigoni visto che, come si ricorderà, tra le forze politiche che hanno promosso il referendum in questione ve ne sono alcune, Forza Italia e Lega, che in occasione della scadenza referendaria nazionale del maggio 2000 invitarono gli elettori ad astenersi dal voto per impedire l'approvazione dei quesiti referendari. 

Si rivolge l'invito, pertanto, a tutte le forze democratiche e agli Organi istituzionali competenti, a vigilare su comportamenti chiaramente lesivi dei diritti politici dei cittadini sanciti in Costituzione. 

Roma 12 marzo 2001 


Roma 5 febbraio 2001 

Paradossalmente, dopo essersi tanto battuti contro i referendum che volevano in qualche modo abrogare la residua quota del 25% di assegnazione dei seggi attraverso la ripartizione proporzionale, le possibilità, per gli elettori di Rifondazione Comunista o di un eventuale fronte allargato della sinistra alternativa, di riuscire ad eleggere dei rappresentanti parlamentari attraverso la quota proporzionale alla Camera ed il recupero proporzionale al Senato, sono molto scarse ed in ogni caso non in grado di garantire un'efficace opposizione "alla politica" dei due poli. 
Ed è per questo che, per le stesse ragioni che ci spinsero a promuovere l'attività del COPAR in difesa del diritto alla rappresentanza, abbiamo sentito l'esigenza d'inserirci nella discussione su quale comportamento adottare in vista delle prossime elezioni proponendo due appelli. 

Romano Nobile, Franco Ragusa, Arturo Salerni 

Per un’ipotesi di "resistenza" contro la logica bipolare.  
  
A pochi mesi dalla scadenza elettorale, da parte di Rifondazione Comunista è venuta chiara l’indicazione dell’impossibilità di ogni ipotesi di convergenza programmatica con l’Ulivo. Questa contrapposizione netta, ben lungi dal costituire la premessa per la vittoria certa del Polo, potrebbe aprire la strada alla costruzione di un punto di riferimento allargato per le forze politiche ed i movimenti della sinistra antagonista. Esigenza tanto più sentita quanto più l’appiattimento politico dell’Ulivo verso le posizioni storiche della destra (giustizia; politiche sull’immigrazione; totale sudditanza agli interessi militari NATO ed americani in genere; politica dei due pesi e due misure sulle questioni inerenti i diritti umani; ricerca esasperata di soluzioni istituzionali tendenti a ridurre le garanzie sociali; tentativo di ridurre al silenzio le minoranze attraverso meccanismi elettorali di tipo maggioritario e bipolare; politiche del lavoro sempre più asservite ai soli interessi dell’impresa; finanziamenti alle scuole private; trasformazione del corpo dei carabinieri; ecc.) potrebbe spingere ampi settori dell’elettorato di sinistra, vista l’indistinguibilità dei programmi sulle questioni di fondo, ad allontanarsi ulteriormente dalla politica. 

Pensare, però, che sia sufficiente costituire una sorta di terzo polo alternativo per riconquistare alla partecipazione politica gli esclusi dalla logica bipolare, senza anche offrire, per l’oggi, la prospettiva di un traguardo elettorale dai risultati concreti, riteniamo sia una pura illusione. 

Una necessità di obiettivi concreti che s’impone anche per rispondere alle attese di chi oggi si sente costretto a dover subire il ricatto elettorale, un voto a scatola chiusa all’Ulivo, per non sentirsi responsabile della vittoria di Berlusconi. 

Senza mezzi termini, visti i meccanismi della legge elettorale ed il conseguente potere di condizionamento che questi meccanismi sono in grado di esercitare su ampi settori sociali, è forte il rischio, per le forze politiche della sinistra antagonista, tanto più se separate, di non riuscire ad ottenere l’elezione di un solo candidato. Paradossalmente, infatti, dopo essersi battuti contro i referendum che volevano in qualche modo abrogare la residua quota del 25% di assegnazione dei seggi attraverso la ripartizione proporzionale, le possibilità, per gli elettori di Rifondazione o di un eventuale fronte allargato della sinistra alternativa, di riuscire a garantirsi dei rappresentanti parlamentari attraverso la quota proporzionale alla Camera ed il recupero proporzionale al Senato, sono prossime allo zero. 
Per questo riteniamo che l’unica strada possibile per limitare i danni sia quella di ripercorrere la strada della desistenza con l’Ulivo, e ciò non tanto per non apparire come gli alleati indiretti della destra più becera in campo, quanto per scongiurare il pericolo di un Parlamento privo di una seria e reale opposizione di sinistra. 

Invitiamo quindi Rifondazione e tutti i compagni che oggi pensano sia indispensabile garantire la presenza di un’opposizione parlamentare della sinistra alternativa, in tutte le sue molteplici espressioni, a riflettere sulla necessità di darsi dei traguardi concreti, facilmente comprensibili anche da parte dell’elettorato oggi più preoccupato della vittoria di Berlusconi che dell’incessante deriva a destra dell’Ulivo, ed in grado di ridare voce, a dispetto dei restrittivi meccanismi del sistema maggioritario, agli esclusi dalla logica bipolare. 
Roma 20 febbraio 2001 

Romano Nobile, Franco Ragusa, Arturo Salerni 

Per contatti: mail@riforme.net - fax: 1782269470 


Appello per un’ipotesi di "resistenza" contro la logica bipolare. 

Di fronte ai diversi modi proposti per affrontare le prossime elezioni, fuori dallo schema bipolare e con la prospettiva di realizzare l’alternativa al centro-sinistra, riteniamo sia doveroso chiedersi se e come potrebbe essere possibile riunire tutte queste proposte in un’iniziativa in grado di restituire, soprattutto in questa fase di forti e facili lacerazioni politiche, il diritto di rappresentanza agli esclusi dalla logica bipolare. 
Tutte le opzioni in campo, dalla non belligeranza all’astensionismo, rischiano, a nostro avviso, di rivelarsi "strumenti" inadeguati di fronte alla necessità di alimentare dal basso l’alternativa all’attuale quadro bipolare. 

Dare voce, oggi, all’astensione, significa anche prendere atto che molto spesso questa nasce dall’impossibilità, per i soggetti esterni alla logica bipolare, di vedere riconosciuto il diritto alla rappresentanza. Negazione di un diritto che, per altri versi, è in grado di provocare il fenomeno esattamente opposto. Di fronte all’inutilità pratica di un voto per l’alternativa, a causa della "ghigliottina maggioritaria", è forte il rischio che un’ampia fascia del popolo della sinistra finisca per cedere al ricatto del voto bipolare, e questo perché più preoccupata della vittoria della destra berlusconiana che dell’incessante deriva a destra dell’Ulivo. 
Due facce della stessa medaglia dove a decidere dell’opposto comportamento di vaste aree dell’elettorato sarà il potere di condizionamento della legge elettorale. Un potere di condizionamento oggi in grado di produrre pericolose ed insanabili lacerazioni proprio fra i lavoratori ed i soggetti sociali meno garantiti. 

Si pone quindi, in primo luogo, quale che sarà la coalizione vincente, la questione del come impedire che si realizzi il disegno perseguito dai "beneficiari" del maggioritario: la cancellazione del conflitto sociale dai luoghi istituzionali; nonché l’ulteriore divisione, anche e soprattutto al di fuori dei luoghi istituzionali, dei soggetti sociali che "non debbono" essere rappresentati nei loro interessi unitari perché inevitabilmente ed insanabilmente conflittuali con la realtà del modello liberista. 
Ma non ci si può illudere di poter rompere questo schema senza iniziative concrete in grado di dare prospettive di "risultato" a tutte le diverse "sensibilità": da quelle più preoccupate della vittoria della destra berlusconiana e quindi disposte a cedere al ricatto della legge elettorale; a quelle non più disposte a cedere "facile" consenso, anche nei confronti di Rifondazione Comunista, senza avere chiara la prospettiva di una politica alternativa a partire dall’oggi. 
Ed è per questo che rinnoviamo l’invito a Rifondazione Comunista e alle varie espressioni della sinistra alternativa per un confronto che possa permettere di affrontare le prossime elezioni con profitto, evitando inutili lacerazioni fra le diverse "sensibilità" e, al tempo stesso, per garantire la presenza di una reale opposizione di sinistra nel prossimo Parlamento; ed è soltanto in questa logica che proponiamo forme tecniche di desistenza con l’Ulivo. 
Il tutto nella consapevolezza del rischio, per le forze politiche al di fuori dello schema bipolare, di non riuscire ad ottenere l’elezione di un solo candidato. 

Paradossalmente, infatti, dopo essersi battuti contro i referendum che volevano in qualche modo abrogare la residua quota del 25% di assegnazione dei seggi attraverso la ripartizione proporzionale, le possibilità, per gli elettori di Rifondazione o di un eventuale fronte allargato della sinistra alternativa, di riuscire a garantirsi dei rappresentanti parlamentari attraverso il recupero proporzionale al Senato sono prossime allo zero: per la quota proporzionale alla Camera, invece, sempre che si superi lo sbarramento del 4%, si tratterebbe, nella migliore delle ipotesi, di un misero drappello di deputati. 

La desistenza con l’Ulivo, quindi, non tanto per non apparire come gli alleati indiretti della destra più becera in campo, quanto per scongiurare il pericolo di un Parlamento privo di una seria e reale opposizione di sinistra. 
Una desistenza in grado di accentuare il carattere di sinistra alternativa al centro-sinistra attraverso la presentazione di un pacchetto di candidature non limitato alle sole espressioni interne a Rifondazione, ma allargato alle altre realtà della sinistra alternativa, e questo al fine di riconquistare alla partecipazione politica i settori sociali più disincantati, ipercritici e prevalentemente diffidenti di fronte a qualsiasi ipotesi che possa sembrare loro di compromesso. 

E’ soltanto in questa prospettiva, di "resistenza" ai meccanismi della legge elettorale, che riteniamo potrebbero prendere corpo forme di desistenza tecnica con l’Ulivo. 
Un traguardo concreto, facilmente comprensibile anche da parte dell’elettorato oggi più preoccupato della vittoria della destra berlusconiana che dell’incessante deriva a destra dell’Ulivo, ed in grado di ridare voce, a dispetto dei restrittivi meccanismi del sistema maggioritario, agli esclusi dalla logica bipolare. 

Roma 20 febbraio 2001 

Romano Nobile, Franco Ragusa, Arturo Salerni 

Per contatti: mail@riforme.net 
                   fax: 1782269470