La truffa dei referendum
A cura del CO.P.A.R.
Comitato politico per l'astensione ai referendum
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Referendum antisociali, antidemocratici, anticostituzionali
Il 3 febbraio 2000 la Corte Costituzionale si è pronunciata sui 21 quesiti abrogativi promossi dal partito radicale, da AN e dalla Lega. 
Com’era in parte prevedibile, la maggioranza dei quesiti non è stata ammessa. Per quasi tutti si trattava di una fine annunciata visto che, direttamente o indirettamente, andavano ad intervenire su materie per le quali l’art. 75 della Costituzione non ammette il ricorso al referendum abrogativo.  
Come però ampiamente anticipato e denunciato prima delle sentenze, la Consulta ha ammesso quesiti referendari lesivi di diritti fondamentali.
  Ammesso il referendum elettorale già presentato lo scorso anno e non approvato a seguito del mancato raggiungimento del quorum. Non soltanto, quindi, la riproposizione di un quesito già sottoposto agli elettori e non approvato a norma dell’art. 75 della Costituzione; ma la riproposizione di un quesito in grado di escludere dalla rappresentanza parlamentare le minoranze politiche che non s’identificano nell’appiattimento bipolare. Un ulteriore imbarbarimento della legge elettorale in grado di svuotare del tutto i meccanismi di garanzia e di tutela delle minoranze previsti in Costituzione, chiaramente efficaci soltanto in regime di leggi elettorali di tipo proporzionale.  

Ammesso il referendum che chiede l’abrogazione dei rimborsi elettorali. Ammessa cioè la possibilità che lo Stato possa finanziare, con i soldi della collettività, soltanto singoli partiti a libera discrezione dei contribuenti facoltosi (erogazioni liberali da detrarre dalle tasse); mentre dall’altro lato si chiede se sia giusto o meno rimborsare le spese sostenute dai partiti che partecipano alla contesa elettorale.

7 referendum …
la partita è ancora truccata!
Ammesso il quesito che chiede l’abrogazione dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori al fine d’introdurre la libertà di licenziare. È curioso, tra l’altro, che tra i quesiti antisociali proprio questo sia riuscito a superare l’esame della Consulta, trattandosi, tra tutti quelli proposti, di quello maggiormente in grado d’intaccare principi costituzionali.
 
 
Breve bestiario referendario
 
Vi diranno che
Ma non vi diranno anche
Legge elettorale maggioritaria e libertà di licenziamenti perché così funziona negli USA, paese con governi efficienti, stabili e disoccupazione bassissima. 

PIL pro capite (1998): 30.514 $ 

Disoccupazione (1998): 4,5%

Governi stabili forse; efficienti dipende da cosa s'intende per efficienza. E i brillanti risultati economici, portano beneficio all’intera popolazione o sono soltanto goduti, per la maggior parte, da una fascia ristretta di americani? 
Gli Stati Uniti, ad esempio, sono al primo posto per quanto riguarda la divaricazione tra ricchi e poveri. Ma non solo. 
Ben 34,5 milioni (12,7%) di poveri per il 1998, con una soglia di povertà fissata a cifre di reddito ridicole: 16.660 dollari per una famiglia di 4 persone; 8.316 dollari per persone che vivono sole. 
Nonostante la povertà effettiva sia quindi sotto stimata, questo dato è sufficiente per porre gli USA al primo posto in classifica per numero di poveri tra i paesi più ricchi e per farci capire la realtà di molti posti di lavoro non in grado di garantire livelli di vita dignitosi. 
Insomma, con tanta stabilità ed efficienza, per non dire dei brillanti risultati economici, è possibile fare di queste brutte figure? 
E poi, sempre parlando di efficienza di governo e di responsabilità politiche di fronte agli elettori, che n’è stato del programma di riforme sociali promesso dal Clinton del primo mandato presidenziale? Chi l'ha visto?
Fare una legge prima del referendum che vada nella direzione indicata dai cittadini. Con il maggioritario, 500.000 voti distribuiti sull’intero territorio nazionale potrebbero non essere sufficienti per eleggere un solo parlamentare. 
Non si sa bene come, però, è sufficiente che 500.000 persone firmino una come 20 proposte referendarie che immediatamente quelle proposte diventano l’interesse nazionale.
Con l’abrogazione dell’Art. 18 non sarà comunque possibile licenziare per motivi antisindacali o discriminatori in genere. Avendo la possibilità di licenziare anche senza motivo, al solo costo di 2 o al massimo 6 mensilità per anzianità di lavoro inferiori a 10 anni, nessun datore di lavoro sarà così scemo da compiere atti antisindacali o discriminatori facilmente individuabili dal giudice. I lavoratori verranno licenziati per i motivi che tutti sappiamo, ma nessuno potrà dimostrarlo e nessuno potrà più ritenersi tutelato.