RITORNO IN TOSCANA
Il
viaggiatore arrivò a destinazione una mattina di febbraio.
Era stato fortunato, un sole quasi primaverile e un cielo limpidissimo lo
accolsero.
Non si
aspettava certo di ritrovare i luoghi come li aveva lasciati tanti anni prima. Il mondo
era tumultuosamente cambiato nel mezzo secolo trascorso; dopo aver risanato le ferite gli
uomini avevano costruito freneticamente case e industrie, e porti
Il
promontorio era inconfondibile, un posto strategico per tenere sotto controllo il
passaggio delle navi nemiche nel canale tra la terraferma e lisola.
Salì pian
piano per un largo sentiero respirando laria fresca. Quanto sole
il suo paese
era molto più grigio e il cielo mai così chiaro.
Penso tra
sé: - Chissà cosa avranno costruito di fronte al mare, un albergo, un paese?-
Sembrava che negli ultimi anni
fosse aumentata la spinta a costruire sempre e in ogni luogo
Rimase impietrito quando alzando gli
occhi vide la torretta nello stesso posto in
cui la ricordava: il cuore dimenticò un battito e ci volle qualche minuto per riaversi:
per un momento gli era sembrato che tutto fosse rimasto come allora.
Guardò oltre: un bel sentiero scendeva tra cespugli odorosi fino al mare; ogni
tanto trincee e postazioni, ben conservate e ripulite, e un cannone puntato verso
lisola.
Si sedette su
una panchina per riposarsi, poi avrebbe
proseguito fino a raggiungere la sua meta.
Ricordava
bene il periodo trascorso in questi luoghi, le notti interminabili quando faceva freddo e
nel buio solo qualche luce lontana faceva indovinare lisola di fronte. Il rumore del
mare a volte gli teneva compagnia e sembrava invitarlo. Comera azzurro anche se era
inverno!
Aveva
aspettato tanti mesi con impazienza, appena fosse arrivata la primavera si sarebbe tuffato
in quelle onde che sembravano aspettarlo, in fondo al sentiero.
Invece
dovette andarsene prima che arrivasse quel
giorno
La guerra
aveva lasciato delle ferite dolorose: se ci pensava, il viaggiatore si rendeva conto di
aver sofferto i sensi di colpa del suo popolo, perché la sua patria era la sua casa. Era
un soldato semplice, aveva servito il suo paese per dovere, aveva salvato la pelle senza
atti di eroismo e senza atti di crudeltà. Coloro che avevano commesso delle atrocità
avevano spesso chiesto un perdono che non sentivano e si erano assolti con molta
facilità; lui invece si sentiva ancora a disagio. Forse gli abitanti del paese
conservavano questo luogo per non dimenticare.
Un rumore
agghiacciante lo svegliò di soprassalto, lo stesso rumore che sentiva in quegli anni
lontani ma che presto finì con un cigolio
musicale.
Gente allegra
scendeva per il sentiero e andava verso il mare.
Si avvicinò
alla costruzione ed entrò. Qualcuno gli fece
cenno di salire per una ripida scala.
Riuscì a
fatica a raggiungere una stanzetta circolare. Al centro troneggiava, vivacemente colorato,
un telescopio puntato verso il sole.
Dietro, su
uno schermo bianco, unimmagine lucente ribolliva ai bordi.
Gli
sconosciuti lo guardarono con aria dintesa. Fu invitato con un cenno a guardare
nelloculare.
In fondo , la
rossa, immane fornace divorava sé stessa lanciando
nello spazio getti di fuoco.
Rimase quasi
ipnotizzato da quello spettacolo, quando distolse lo sguardo il rogo continuò a bruciare
a lungo in fondo ai suoi occhi.
Scese come
incantato. Si allontanò senza che nessuno gli chiedesse ragione della sua presenza.
Era come
alleggerito da quella scoperta: non avevano
dimenticato ma avevano fatto di più, avevano trasformato strumenti di morte in occasione
di scoperta e conoscenza.
Gli sembrò
che il sole lo scaldasse di più adesso che conosceva il suo vero volto.
Pasqua Gandolfi |