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In occasione della riunione CAAT del 11/02/2001, una nostra amica e collega di "stella" ci ha inviato queste toccanti righe; generate dal coinvolgimento emotivo dei luoghi in cui il nostro osservatorio sorge, ripercorrono un sentiero storico che forse ormai nessuno può più calpestare, ma proprio per questo è importante che le emozioni che questi luoghi stimolano nei visitatori siano tramandate alle generazioni future.
 

RITORNO IN TOSCANA

Il viaggiatore arrivò a destinazione una mattina di febbraio.   Era stato fortunato, un sole quasi primaverile e un cielo limpidissimo lo accolsero.

Non si aspettava certo di ritrovare i luoghi come li aveva lasciati tanti anni prima. Il mondo era tumultuosamente cambiato nel mezzo secolo trascorso; dopo aver risanato le ferite gli uomini avevano costruito freneticamente case e industrie, e porti…

Il promontorio era inconfondibile, un posto strategico per tenere sotto controllo il passaggio delle navi nemiche nel canale tra la terraferma e l’isola.

Salì pian piano per un largo sentiero respirando l’aria fresca. Quanto sole… il suo paese era molto più grigio e il cielo mai così chiaro.

Penso tra sé: - Chissà cosa avranno costruito di fronte al mare, un albergo, un paese?-

Sembrava che  negli ultimi anni   fosse aumentata la spinta a costruire sempre e in ogni luogo…

Rimase impietrito quando alzando gli occhi  vide la torretta nello stesso posto in cui la ricordava: il cuore dimenticò un battito e ci volle qualche minuto per riaversi: per un momento gli era sembrato che tutto fosse rimasto come allora.

Guardò  oltre: un bel sentiero  scendeva tra cespugli odorosi fino al mare; ogni tanto trincee e postazioni, ben conservate e ripulite, e un cannone puntato verso l’isola.

Si sedette su una panchina per riposarsi,  poi avrebbe proseguito fino a raggiungere la sua meta.

Ricordava bene il periodo trascorso in questi luoghi, le notti interminabili quando faceva freddo e nel buio solo qualche luce lontana faceva indovinare l’isola di fronte. Il rumore del mare a volte gli teneva compagnia e sembrava invitarlo. Com’era azzurro anche se era inverno!

Aveva aspettato tanti mesi con impazienza, appena fosse arrivata la primavera si sarebbe tuffato in quelle onde che sembravano aspettarlo, in fondo al sentiero.

Invece dovette andarsene prima  che arrivasse quel giorno

La guerra aveva lasciato delle ferite dolorose: se ci pensava, il viaggiatore si rendeva conto di aver sofferto i sensi di colpa del suo popolo, perché la sua patria era la sua casa. Era un soldato semplice, aveva servito il suo paese per dovere, aveva salvato la pelle senza atti di eroismo e senza atti di crudeltà. Coloro che avevano commesso delle atrocità avevano spesso chiesto un perdono che non sentivano e si erano assolti con molta facilità; lui invece si sentiva ancora a disagio. Forse gli abitanti del paese conservavano questo luogo per non dimenticare.

Un rumore agghiacciante lo svegliò di soprassalto, lo stesso rumore che sentiva in quegli anni lontani  ma che presto finì con un cigolio musicale.

Gente allegra scendeva per il sentiero e andava verso il mare.

Si avvicinò alla costruzione ed entrò. Qualcuno  gli fece cenno di salire per una ripida scala.

Riuscì a fatica a raggiungere una stanzetta circolare. Al centro troneggiava, vivacemente colorato, un   telescopio puntato verso il sole.

Dietro, su uno schermo bianco, un’immagine lucente ribolliva ai bordi.

Gli sconosciuti lo guardarono con aria d’intesa. Fu invitato con un cenno a guardare nell’oculare.

In fondo , la rossa, immane fornace divorava sé stessa  lanciando nello spazio getti di fuoco.

Rimase quasi ipnotizzato da quello spettacolo, quando distolse lo sguardo il rogo continuò a bruciare a lungo in fondo ai suoi occhi.

Scese come incantato. Si allontanò senza che nessuno gli chiedesse ragione della sua presenza.

Era come alleggerito da quella scoperta:  non avevano dimenticato ma avevano fatto di più, avevano trasformato strumenti di morte in occasione di scoperta e conoscenza.

Gli sembrò che il sole lo scaldasse di più adesso che conosceva il suo vero volto.

Pasqua Gandolfi