C’è una cosa che può rovinare una route ancor prima
che inizi: una cattiva attrezzatura. Baden Powell diceva che non esiste buono o
cattivo tempo, ma solo buono o cattivo equipaggiamento. Capita spesso di
infilare nello zaino roba che non serve assolutamente a niente e di escludere
del materiale che invece potrebbe rivelarsi indispensabile; un esempio per
tutti: quanti di noi hanno avuto il coraggio di lasciare il cellulare a casa?
Un buon risultato si ottiene facendo in modo che non manchi nulla perché è
importantissimo non solo essere autonomi, ma anche essere in grado di offrire
aiuto in caso di bisogno. Quando si prepara uno zaino, quindi, è bene lasciare
uno spazio per gli altri. Se non verrà occupato sarà uno zaino leggero,
altrimenti non si morirà comunque per il soprappeso. Queste sono tutte belle
parole, peccato che noi non siamo tanto bravi a metterle in pratica!!! C’è
sempre tempo per imparare. Bene, dopo aver riempito lo zaino del “minimo
indispensabile”, siamo pronti a partire!!!
O no?!?! All’appello manca qualcuno, il solito
sbadato, Paolo.
Ma arriviamo al dunque!
Alle
sette del mattino chi volete che ci sia sull’unico vagone di un treno che ci
condurrà chissà dove? Nessuno… a parte i rover e le scolte del clan Atessa 1.
Ma essere cullati sulle rotaie fino alla nostra destinazione sarebbe stato
chiedere troppo. << Forza ragazzi, zaini in spalla! >> disse
Peppino deliziandoci con il clacson della sua Tempra. A piedi! Si a piedi,
sempre e comunque a piedi, anche quando sull’asfalto rovente… un miraggio
(perché tale rimase): scouts, altri scouts che ci offrivano un passaggio su un
autobus semivuoto. Le nostre speranze, naturalmente, svanirono sul nascere,
perché qualcuno non esitò a ricordarci quale fosse il nostro motto: <<
Strada, comunità e servizio >>.
Dopo
aver camminato e aver piantato le tende su una distesa, potevamo finalmente
riposarci e fare una nuova esperienza: la TRAPPER. Raccogliere legna per
il fuoco, preparare le patate e le uova da cuocere sulla brace, impastare il
pane e infilzare le salsicce con dei rametti di faggio appuntiti per
l’occasione. Questo fu il nostro delizioso pranzetto. E fu sera e fu mattina.
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Le provviste del giorno erano ben separate e
accantonate in un angolino vicino a dei teloni di plastica e delle corde.
Questo poteva voler dire solo… RAID!!!
Siete
capaci di costruirvi un rifugio nel bosco prima che faccia buio (partendo
all’imbrunire), preparare una cena commestibile e dormire tranquillamente senza
badare ai tanti rumori della notte ovvero SOPRAVVIVERE? Ebbene il RAID è
proprio questo!!!!
Dopo cinque giorni trascorsi a stretto contatto
con la natura, tra canti e bivacchi, chiacchierate ed escursioni, mucche e
cavalli, abbiamo coronato il nostro ritorno alla “civiltà” gustando una pizza,
mentre la luna calava tra i monti che si immergevano nelle placide acque del
lago.