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DER GOLEM

di Filippo Punzo e Jorge Toribio


E ora, Der Golem, un diffusore realizzato con materiali “poveri” come la creatura di fango di cui porta il nome, ma capace come lei di animarsi grazie a una magia.
E che cosa è la musica, se non una magia?

STORIA DI IERI
Diverso tempo fa assistetti alla proiezione del film “Der Golem” di Peter Wegener, un capolavoro assoluto della cinematografia espressionista tedesca, una pellicola visionaria e fantastica in cui si scorgono le premesse di grandi classici dell’orrore, primo fra tutti Frankenstein. Cosa centra tutto questo con un diffusore acustico? Nulla, o tutto, dipende. La particolarità di quella proiezione fu l’accompagnamento sonoro: “Der Golem” è un film muto, di quelli con i siparietti scritti a illustrare i vari quadri, e con l’aggravante che qui tutto è scritto in tedesco, e in carattere gotico.
Ad accompagnare la proiezione c’era un incredibile quintetto di musica contemporanea, il Visna Mahedi Ensamble (http://www.rmusci.com/unint.htm), capaci di sottolineare in maniera impressionante le straordinarie sequenze della pellicola. Il tutto era amplificato (eccoci arrivati al nocciolo della questione) e diffuso grazie a una coppia di monitor coassiali Tannoy, cui si aggiungevano due sub, sempre Tannoy. La qualità sonora era eccellente, nonostante il cinema fosse decisamente grande (700 posti) e quei monitor Tannoy mi rimasero nel cuore e nelle orecchie. Insomma, Il Golem, una creatura di argilla che prende vita grazie a un rito magico, e un altoparlante coassiale, due cose apparentemente distinte che si fonderanno di lì a poco tempo nell’idea che ha generato la nostra creatura: Der Golem.

STORIA DI OGGI
A distanza di un paio d’anni, incocciai nel sito di Alessandro Coppi, (www.autocostruire.it) e rimasi colpito da Ella, un amplificatore veramente ultraminimale, utilizzante solo mezza ECC83 e un transistor da TV del costo di 50 centesimi. Sul sito era stata lanciata una simpatica iniziativa: realizzare un diffusore da dedicare appositamente a Ella e che, ovviamente, doveva ricalcarne la filosofia, quindi costare poco, molto poco.
Decisi che si poteva tentare e cominciai a ragionarci su.
La particolarità di Ella è che la sua impedenza di uscita e il relativo fattore di smorzamento non possono certamente essere da primato, inoltre la potenza è abbastanza limitata. Lo stesso ragionamento, ho pensato, si può d’altronde applicare a tutti i piccoli amplificatori valvolari che ormai qualunque appassionato ha provato ad assemblare, e fra questi è compreso Lo Scherzo, vero best seller del settore, oppure ai finalini a mosfet in classe A come il Monostato di Comi, in cui l’impedenza di uscita sfiora l’ohm. Quindi si doveva riuscire a mettere insieme un sistemino dalla sufficiente sensibilità ma dal modulo di impedenza non eccessivamente basso e il più possibile lineare, per non pagar dazio nei confronti di trasformatori e alte impedenze di uscita.
Alla luce di tutto quanto bisognava quindi porre dei paletti alle specifiche di progetto
1-per prima cosa il sistema doveva essere a banda estesa, nessun sacrificio, per quanto possibile, agli estremi banda
2-per ottenere il giusto controllo su tutti i parametri, dal tipo di suono al modulo di impedenza, non si poteva ricorrere a un largabanda
3-la sensibilità non poteva essere inferiore ai 90 dB, meglio qualcosa di più
4-gli altoparlanti dovevano essere in produzione corrente e facilmente reperibili
5- il costo per entrambi gli altoparlanti doveva essere contenuto entro i 25 euro, pena sforamento del budget totale, fissato intorno ai 100 euro, vernice compresa.

Di seguito trovate tutte le istruzioni per la realizzazione

CAPITOLO 1 - L'ALTOPARLANTE
CAPITOLO 2 - IL MOBILE
CAPITOLO 3 - IL CROSSOVER

CAPITOLO 4 - LE MISURE E L'ASCOLTO

Un ringraziamento ad Alessandro Coppi di autocostruire.it per aver fornito il pretesto, all’Ing. Matarazzo per aver reso disponibile il software di calcolo per il DCAAV, a Jorge Toribio che ha prima simulato e poi materialmente costruito il prototipo e i mobili definitivi, al signor Mauro della Cabotron/F.lli Bacchi che ha fornito gli altoparlanti e all’Audiomatica per aver realizzato CLIO.
Buon lavoro a chi vorrà cimentarsi nella costruzione e un grazie sentito a chi semplicemente ha avuto la pazienza di leggere fin qui.

Buon lavoro.

Filippo Punzo

Questo articolo è stato pubblicato su CHF n° 63


La leggenda del Golem
Il nome Golem appare citato nella Bibbia al verso 16 del salmo 138: " I Tuoi occhi videro il mio Golem..." cioè l'embrione umano, l'esistenza prima della creazione . Dal XII secolo alcuni testi alludono alla possibilità di replicare l'opera divina della creazione di Adamo, con un fantoccio d'argilla che, attraverso riti magici, poteva animarsi di vita propria. Nel secolo successivo si narra di due mistici in grado di creare un uomo di argilla sulla cui fronte veniva scritta la parola “verità” (emet) che lo animava ma, cancellando la prima lettera restava met, cioè morto, e il Golem crollava a terra inanimato. Nel Rinascimento si trova cenno del Golem in testi alchemici, tra cui l’Humunculus di Paracelso, menzionato da Goethe in una versione del suo Faust. Sul finire del XVII secolo in Germania inizia a diffondersi la “Golemlegende”. Nel 1808 Jacob Grimm elabora in forma romanzata la leggenda popolare del Golem creato dal rabbino Loew (1515-1609) nella Praga di Rodolfo II d'Asburgo, imperatore appassionato d'esoterismo e d'astrologia. In questa versione il fantoccio d'argilla cresce a dismisura fino a minacciare chi lo aveva creato. La filiazione più nota del Golem in questo filone letterario è senza dubbio il Frankenstein di Mary Shelley pubblicato nel 1818. Nel 1915 esce Der Golem, del praghese Gustav Meyrink, che ebbe una fortuna tale da rendere internazionale l'antico mito. Infine, e così arriviamo alla rappresentazione cinematografica, il regista tedesco Paul Wegener, nel 1920, gira il visionario Der Golem, capolavoro del cinema muto.
Una immagine tratta da “Der Golem” di Peter Wegener: il Rabbino Loew (a destra) sorregge il Golem prima di dargli vita inserendo la scritta Emet nel petto. Una curiosità: nei panni della creatura di fango c’è lo stesso Wegener.