Osservatorio sui delitti
del comunismo in Italia
Il termine foiba è corruzione dialettale del latino "fovea", che significa fossa, incavo, apertura del terreno.
"Circa 1700 sono le foibe nel territorio istriano - racconta Fulvio Farba in un articolo apparso nel 1992 su Nuovo Fronte - hanno forma di un imbuto rovesciato, ma ve ne sono anche perpendicolari, profonde da pochi metri ad alcune centinaia; di solito scorre acqua sul fondo. Ciò serve a capire quanto sia stato facile per gli assassini slavi eliminare e far scomparire le loro vittime. Gli infoibamenti avvennero in due tempi, settembre 1943 e maggio 1945".
In questa sezione ci occuperemo solo delle stragi perpetrate a guerra finita, e quindi nel maggio 1945 e mesi successivi, rinviando ad altro luogo la disamina dei delitti commessi dai comunisti durante la guerra.
ABISSO BERTARELLI
ANTIGNANA
BASOVIZZA
BAZZANO
BRIONI
CAMPAGNA
CANTRIDA
CARNIZZA
CASTELLIER
CASTELNUOVO D'ARSA
CERNOVIZZA
CORGNALE
CRADARO
CREGLI
FOSSA DEI COLOMBI
JELENKA
JURANI
GROPADA
MONRUPINO
OBROVO
ORLE
PAUGNANO
PEDENA
PISINVECCHIO
PODGOMILA
POGLIACCHI
PUSICCHI
RACIEVAZ
RASPO
SAN DOMENICO DI ALBONA
SAN GIOVANNI DELLE CISTERNE
SAN SERVOLO
SANTA CATERINA
SANTA LUCIA
SCADAISCINA
SCOPETTI
SELLA DI MONTESANO
SEMEZ
SESANA
SOSSI
SURANI
TARNOVIZZA
TERLI
TUPLIACO
UMAGO
VESCOVADO
VILLA CECCHI
VILLA FRANZI
VILLA ORIZI
VINES
I nomi dell'orrore rappresentano un elenco assai incompleto dei luoghi in cui furono precipitati e uccisi dai comunisti filotitini migliaia e migliaia di italiani.
In attesa di elaborare nostro materiale storiografico sugli eccidi delle foibe, vi proponiamo il disegno della foiba di Basovizza e il relativo racconto così come sono riportati nell'interessante sito www.geocities.com/CapitolHill/4676/foibe.htm.
Ecco quanto ha scritto sui tragici 40 giorni dell'occupazione, jugoslava Diego De Castro, che fu rappresentante italiano presso il Governo militare alleato a Trieste:
" (...) forse non è inutile ricordare agli altri italiani quali furono gli orrori dell'occupazione jugoslava di Trieste e dell'Istria: gli spari del maggio 1945 contro un corteo di italiani inermi con cinque morti e innumerevoli feriti, le razzie di miliardi di allora nelle banche. nelle società, negli enti pubblici. A tutti i nostri connazionali è ormai nota la lugubre parola foiba e tutti sanno che cosa sono i campi di concentramento."
Sul ciglione carsico, a 9 chilometri da Trieste, sorge la borgata di Basovizza. Nei pressi si apriva il "Pozzo della miniera", oggi meglio conosciuto come "Foiba di Basovizza", divenuta simbolo di tutte le foibe del Carso e dell'Istria, e di tutti i luoghi che videro il martirio e la morte atroce di italiani, sia per il numero delle vittime che ha inghiottito, sia tragicità delle vicende connesse alla strage colà perpetrata.
Occorre precisare che questa tristemente famosa voragine non è una foiba naturale, ma, appunto come si accennato sopra, il pozzo di una miniera scavato all'inizio del secolo fino alla profondità di 256 metri, nella speranza di trovarvi il carbone. La speranza andò delusa e l'impresa venne abbandonata. Nessuno allora si curò di coprire l'imboccatura e così, nel 1945, il pozzo si trasformò in una grande, orrida tomba.
Un documento allegato a un dossier sul comportamento delle truppe jugoslave nella Venezia Giulia durante l'invasione, dossier presentato dalla delegazione italiana alla conferenza di Parigi, descrive la tremenda via-crucis delle vittime destinate ad essere precipitate nella voragine di Basovizza, dopo essere state prelevate nelle case di Trieste, durante alcuni giorni di un rigido coprifuoco.
Lassù arrivavano gli autocarri della morte con il loro carico di disgraziati. Questi, con le mani straziate dal filo di ferro e spesso avvinti fra loro a catena, venivano sospinti a gruppi verso l'orlo dell'abisso. Una scarica di mitra ai primi faceva precipitare tutti nel baratro. Sul fondo chi non trovava morte istantanea dopo un volo di 200 metri, continuava ad agonizzare tra gli spasmi delle ferite e le lacerazioni riportate nella caduta tra gli spuntoni di roccia. Molte vittime erano prima spogliate e seviziate.
Ma chi erano le vittime? Italiani di ogni estrazione: civili, militari, carabinieri, finanzieri, agenti di polizia e di custodia carceraria, fascisti e antifascisti, membri del Comitato di liberazione nazionale. Contro questi ultimi ci fu una caccia mirata, perchè in quel momento rappresentavano gli oppositori più temuti delle mire annessionistiche di Tito.
Furono infoibati anche tedeschi vivi e morti, e sloveni anticomunisti.
Quante furono le vittime delle foibe? Nessuno lo saprà mai! Di certo non lo sanno neanche gli esecutori delle stragi. Questi non hanno parlato e non parlano. Finora qui non si è alzato alcun Otello Montanari come a Reggio Emilia, ad ammonire i compagni comunisti. D'altra parte è, pensabile che in quel clima di furore omicida e di caos ben poco ci si curasse di tenere la contabilità delle esecuzioni.
Sulla base di vari elementi si calcola che gli infoibati furono alcune migliaia. Più precisamente, secondo lo studioso triestino Raoul Pupo, "il numero degli infoibati può essere calcolato tra i 4 mila e i 5 mila, prendendo come attendibili i libri del sindaco Gianni Bartoli e i dati degli anglo-americani".
Alle vittime delle foibe vanno aggiunti i deportati, anche questi a migliaia, nei lager jugoslavi, dai quali una gran parte non conobbero ritorno. Complessivamente le vittime di quegli anni tragici, soppresse in vario modo da mano slavo-comunista, vengono indicati in 10 mila anche più. Belgrado non ha mai fatto o contestato cifre. Lo stesso Tito però ammise la grande mattanza.
Per quanto riguarda specificamente le persone fatte precipitare nella Foiba di Basovizza, è stato fatto un calcolo inusuale e impressionante.
Tenendo presente la profondità del pozzo prima e dopo la strage, fu rilevata la differenza di una trentina di metri. Lo spazio volumetrico - indicato sulla stele al Sacrario di Basovizza in 300 metri cubi - conterrebbe le salme degli infoibati: oltre duemila vittime! Una cifra agghiacciante. Ma anche se fossero la metà, questa rappresenterebbe pur sempre una strage immane. A guerra finita!
E i carnefici? lndividui rimasti senza volto. Comunque è ritenuto certo che agirono su direttive deII'OZNA, la famigerata polizia segreta del regime titino, i cui agenti calarono a Trieste con le liste di proscrizione e si servirono di manovalanza locale. Nell'invasione jugoslava di Trieste e di ciò che ne seguì i comunisti locali hanno responsabilità gravissime. In quei giorni le loro squadre con la stella rossa giravano per la città a pestare e ad arrestare. Loro elementi formavano il nerbo della "difesa popolare".