La valle del Fiastrone |
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Posizione geografica e
bacino idrografico |
La valle del Fiastrone è una delle strette valli che insieme a quelle dell'Ambro, Tenna ed Aso solcano a pettine con direzione ovest-est il versante orientale dei Monti Sibillini. Essa è stata scavata dalle acque del fiume omonimo, che ha origine da una sorgente ipogea, la Fonte del Fargnio posta a mt. 1700 (ora le sue acque sono catturate e condottate), che sgorga nell'alto impluvio in prossimità della forcella omonima incisa tra la mole di Monte Rotondo a nord-ovest e quella di pizzo Tre Vescovi ad est. Il suo primo tratto detto la valle di Bolognola dal piccolo nucleo abitativo che in essa si sviluppa con tre borgate: villa da capo, Villa di Mezzo e Villa da Piedi. Oltrepassata Bolognola, il fiume Fiastrone viene alimentato dalle acque della valle dell'Acquasanta, posta dietro il monte Rotondo, e infine del Rio Sacro. Giunto a San Lorenzo le acque fluviali vengono raccolte in un invaso artificiale, il LAGO DI FIASTRA. La Valle del Fiastrone nel tratto successivo alla diga di sbarramento presenta il torrente incassato in una FORRA di selvaggia ed ineguagliata bellezza, scavata tra il Monte Fiegni e il monte Corvo. La valle, poi, va via via allargandosi pur non presentando terrazzi evidenti e dopo aver oltrepassato il rilievo di Col di Pietra le acque del Fiastrone deviano a sinistra per riversarsi in località Camporotondo, vicino a Belforte nel fiume Chienti e poi procede verso la costa adriatica e ricevere sempre da destra le acque del torrente Fiastra prima di giungere a Civitanova. |
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Nella valle del Fiastrone affiorano largamente
gli elementi della
successione umbro-marchigiana che vanno dal Trias
superiore al Tortoniano, e in alcuni luoghi fino al Messiniano o al
Pleistocene inferiore. Solo spostandosi lungo le sponde del lago di Fiastra,
per l'azione erosiva delle acque che mettono a nudo dalla vegetazione il
substrato, o lungo la rotabile che corre sul lato destro della valle, si può
seguire la successione sopradetta negli strati della grande piega
coricata che forma il monte Fiegni e
ripercorrere così la storia geologica , tettonica e geomorfologia di
quest'area e delle Marche in generale. |
Geomorfologia
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Percorrendo il bacino idrografico del fiume Fiastrone dalla sorgente fino al suo confluire nel fiume Chienti e da qui fino alla costa adriatica (Civitanova) si possono mettere in evidenza molte caratteristiche geomorfologiche e forme di erosione, che per comodità di studio suddividiamo in: Bacino glaciale Data l'elevata quota (1800mt) della sorgente del fiume Fiastrone non manca l'occasione di osservare nelle alte cime e sui versanti a nord dei monti Sibillini circhi e conche di escavazione glaciale (es. Monte Rotondo). |
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Bacino fluviale La valle del Fiastrone è una tipica valle fluviale dal profilo a "V" per la marcata erosione sul fondo a causa delle acque particolarmente turbolente per l'elevata pendenza condizionata da fenomeni neotettonico.
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La valle presenta VERSANTI molto acclivi interessati spesso da degradazione ad opera delle acque correnti superficiali e dalla gravità , da forme di erosione (GOLE, GROTTE, LAME ROSSE E PIRAMIDI DI TERRA), di accumulo e movimenti di massa (DETRITI STRATIFICATI DI VERSANTE, PALEOFRANE , FRANE ATTIVE). |
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Tra questi ultimi troviamo: 1)fenomeni di
deformazione lenta superficiale (soliflusso, reptazione, deformazioni
plastiche; 2)fenomeni franosi s.s. (crolli-ribaltamenti, scorrimenti
rotazionali e traslazionali, colamenti); 3)fenomeni di deformazione profonda
(TRINCEE). Si possono osservare anche grossi movimenti inquadrati nella tettonica gravitativa e tettonica insieme come la paleofrana o accumulo di frana in lento movimento, di PODALLA, staccatasi da rocce stratificate di marne a fucoidi del MONTE FRASCARE , con punti di riattivazione evidenti. Nei tempi lunghissimi che hanno scandito la storia naturale di queste montagne le acque limpide e turbinose del Fiastrone hanno eroso in alcuni punti la roccia, dividendo i due versanti ed incuneandosi tra le pareti umide e aggettanti di una gola hanno |
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messo allo scoperto gli strati invertiti della PIEGA DI SOVRASCORRIMENTO, nei pressi di Monastero, che interessa gran parte del versante orientale dei Sibillini, e creato effetti di luci filtrate, colori e suoni che cantano l'inquietante e severa bellezza di una assoluta naturalità. Sui versanti, nei punti in cui le acque sotterranee affiorano in superficie per riversarsi nella valle si possono osservare grotte di erosione come la GROTTA DEI FRATI e depositi di TRAVERTINO, roccia di origine chimica formatasi per precipitazione di carbonato di calcio quando il bicarbonato solubile viene a trovarsi a pressioni e temperature diverse da quelle degli acquiferi interni alla roccia. |
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Il FONDOVALLE, cioè l'ambiente naturale compreso tra i versanti dove confluiscono e defluiscono preferenzialmente le acque correnti superficiali, è di ampiezza variabile lungo il tracciato fluviale. Per gran parte del corso superiore è quasi privo di depositi terrazzati, solo in qualche punto si hanno accumuli detritici interdigitati, ed è qui che sorgono i pochi insediamenti abitativi (BOLOGNOLA, ACQUACANINA, SAN LORENZO AL LAGO, MONASTERO, CESSAPALOMBO e CAMPOROTONDO) e gli abitanti del luogo praticano la loro attività agro-silvo- pastorale. |
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E' sempre opera dell'attività del fiume Fiastrone l'ampia pianura alluvionale di Pian di Pieca, infatti, solo nel Pleistocene medio e superiore esso ha incominciato a seguire il corso medio attuale: oltrepassato il rilievo di Col di Pietra le sue acque deviano a sinistra per riversarsi in località Camporotondo, vicino a Belforte nel fiume Chienti e poi procedere verso la costa adriatica e ricevere sempre da destra le acque del Fiastra prima di giungere a Civitanova. |
Prima le sue acque alimentavano il torrente Fiastrella, che tuttora attraversa la piana di Pian di Pieca, con andamento pressoché rettilineo. Sono state prevalentemente le sue acque, insieme a quelle di altri torrenti che scendono dai Sibillini, a portare fin lì e depositare gli abbondanti detriti che attualmente formano i depositi terrazzati di secondo/ terzo ordine, non distinguibili tra loro, della piana sopradetta. Quando poi le acque del fiume Fiastrone si immettono nel fiume Chienti la vallata si apre in una ampia pianura alluvionale con depositi terrazzati del terzo e quarto ordine utilizzati dall'uomo per una fiorente agricoltura oltre che per uso urbano ed industriale fino alla foce. |
Giardino Botanico |
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La valle del
Fiastrone per le sue peculiarità geologiche, microclimatiche e per
l’esposizione dei suoi versanti presenta una numerosissima varietà di specie
organizzate in diverse associazioni vegetali. |
Nel sottobosco,
piuttosto ricco, sono frequenti le viole (Viola reichembachiana e alba),
i ciclamini (Cyclamen repandum), la primula (Primula acaulis), la
campanula (Campanula trachelium), la scutellaria (Scutellaria columnae). Nella parte bassa della valle in prossimità delle gole, essendo essa molto stretta, si verifica un’inversione termica che favorisce lo sviluppo anche del faggio (Fagus sylvatica), una tipica pianta xerifila del piano montano che copre gran parte delle pendici dei monti tra i 1000 e i 1800 metri. Lungo il corso del fiume troviamo la tipica vegetazione igrofila: la fitta foresta a galleria di salice ripaiolo accompagna le acque limpide che ruscellano tra i sassi dell’alveo coperti dal verde dei muschi e delle masse vegetali erbacee ed arbustive. Gigantesche foglie rotondeggianti di farfaraccio (Petasites hybridus) si protendono sull’acqua. Al farfaraccio ed all’epilobio peloso (Epilobium hyrsutum) si alternano impenetrabili cortine di rovo (Rubus fruticosus). |
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Umbri e Piceni oltrepassarono la catena
degli Appennini e si affacciarono anche nella valle del Fiastrone. |
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IL MONACHESIMO E IL
MONASTERO DI SAN SALVATORE DI RIO SACRO |
Seguaci di San Benedetto o meglio romualdini, intorno all’anno 100, risalirono la valle del Fiastrone alla ricerca di luoghi dove poter mettere in pratica la norma “ora et labora”. | ||||||||
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Giunti nella valle di Rio, detto poi Sacro, lunga e tortuosa, ristretta
alla base e dominata in alto da cime che si spingono fino a 2000mt, i
monaci eressero il primo monastero dedicato a San Salvatore. Per rendere abitabile il posto, i boschi furono razionalmente tagliati, i monti furono dissodati fino a quota 1800 e furono scavate mulattiere |
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nel fianco della montagna; i monaci insegnarono ai contadini a coltivare
la terra , ad allevare il bestiame e all’artigianato,specialmente
tessile,con lo sviluppo di una pregiata industria del panno di lana o
saia (nella frazione di Campicino c’è ancora l’edificio del vecchio
mulino al quale era annessa la valca, per la battitura dei panni
di lana) il potere civile della zona era, insomma, nelle loro mani.
Il popolo, ormai senza una guida, trovò quindi protezione e consolazione presso di essi. Nei primi anni del secolo XII, il monastero di San Salvatore aveva numerose proprietà fondiarie e l’Abate esercitava giurisdizione civile e religiosa su di un territorio compreso oggi nelle circoscrizioni di Acquacanina e di Bolognola. Una Bolla di Celestino III del 29 maggio 1192 riconosce “privilegi” al monastero e rileva che una discreta quantità di terreno coltivabile era assegnata in usufrutto a coloni liberi o dipendenti dello stesso monastero. |
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Riconosce anche il
possedimento di “tres mansos in Villa Bolonie” nonché della cappella di
San Pietro “de Castello Maianardi” con le relative pertinenze. I monaci,
infatti, avevano ricevuto in dono dai signori locali, forse da Manardo
di Sigfrido di Manardo , che ha legato il suo nome all’omonimo monte, le
terre e i diritti feudali sugli uomoni che le abitavano. Nell’Alta Valle del Fiastrone i monaci costruirono anche la Chiesa di San Lorenzo, la Chiesa di San Paolo all’interno delle mura del castello dei Magalotti di Fiastra, il Santuario del Beato Ugolino, la Chiesa scomparsa di S. Pietro di Castel Manardo, l’Abbadia di Santa Maria in Insula nella frazione di Monastero (si ritiene fondata da S. Romualdo) e la Chiesa di Santa Maria di Meriggio ad Acquacanina. L’Abbazia fu fiorente fino alla fine del secoloXV, poi, dopo la serie di Abati commendatari , si ebbe la decadenza dell’insediamento monastico. I monaci, trovando la vita al Monastero di San Salvatore di Rio Sacro troppo dura a causa dell’asperità del luogo, decisero di abbandonare la sede primaria e scelsero proprio la Chiesa di Santa Maria di Meriggio come nuova dimora. Non si sa la data precisa del trasloco ma dovrebbe essere avvenuto tra il 1192 e il 1349. Indubbiamente i Benedettini trasportarono il Crocifisso nella nuova sede, ed ecco che la leggenda si sostituisce alla storia. Si narra che il giorno successivo al trasferimento si accorsero che il crocifisso era scomparso e dopo fu ritrovato nella vecchia dimora. Tentarono un nuovo trasporto ma il peso della Croce lo impedì; allora accorse molta gente per venerare il miracoloso Crocifisso. I monaci costruirono nell’Abbadia di Meriggio una particolare cappellina che piacque al Cristo ed il Crocifisso abbandonò definitivamente San Salvatore di Rio Sacro, ora purtroppo quest’oggetto sacro non può essere visto perché è stato rubato e sicuramente venduto. Dopo il 1000 , le terre dell’abbazia vennero concesse in enfiteusi agli uomini originari di Acquacanina; da qui si originò successivamente, il Consorzio dei Particolari di Rio Sacro , per la gestione comunitaria della montagna di Rio Sacro. Pascolo i boschi vennero acquistati definitivamente dai capofamiglia del luogo, nell’agosto del 1823 per 1020 scudi. |
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Centri urbani, |
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Qualità delle acque
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Il torrente Fiastrone che si immette nel Chienti nei pressi di Belforte non
presenta grossi problemi d’inquinamento. In quasi tutto il suo corso si
rinvengono acque di I classe di qualità. Esso, infatti, è alimentato
da acque sorgive di ottima qualità, che assicurano un buon funzionamento ai
meccanismi autodepurativi. Nell’anno 2002 , il
monitoraggio lungo il fiume Fiastrone, nella stazione Villacase del comune
di Belforte del Chienti, nei pressi della strada provinciale per
Camporotondo Km 0,800 , rileva per esso una I classe di qualità con IBE 11e
classificazione delle acque idonee alla vita di pesci salmonicoli.
Costruzione della diga e |
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La diga
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La diga del lago di
Fiastra è stata realizzata nel 1945 dall’ UNES – Unione Esercizi Elettrici
per lo sfruttamento delle acque a scopo idroelettrico. La costruzione della diga ha riportato delle vittime fra coloro che lavoravano in galleria e ha sommerso frazioni antiche e laboriose come Fiume e Borgo, però ha vivacizzato la vita sociale, civile ed economica del paese con l’ospitare per qualche anno, per la sua costruzione, oltre un migliaio di persone fra operai, tecnici, ingegneri ed impiegati e le loro famiglie, con la possibilità di lavoro per gli abitanti del paese. |
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Sul pianoro di San
Lorenzo, il paese risorge tutto nuovo: sei villini vengono costruiti dall’UNES.
Seguendo un piano regolatore molte case private e negozi, sorgono sul
declivio a nord verso il lago, attorno alle due chiese di San Lorenzo,Varanesca
la prima, ricca di affreschi di età tardo romanica, rinascimentale la
seconda appoggiata sulle aperte arcate della prima. La diga si trova a 3 km
dall’ abitato di San Lorenzo, alla base è stretta quasi a punta, ma in
compenso ha uno spessore di 31 mt, poi man mano si affina e l’ ampiezza
cresce fino ad arrivare a 87 mt. Il serbatoio può contenere fino a 20
milioni di m3 di acqua. Attività economiche esistenti prima della
costruzione della diga: due filande, 1 segheria, 1 mulino, un fabbro
ferraio, 5 botteghe alimentari con osteria, 5 botteghe calzolaio, 2
macellerie, 1 forno, 1 autolinea, 1 farmacia (circa 1900 abitanti).
Attualmente solo alcune di queste esistono ancora: 2 botteghe alimentari, 1
macelleria, 1 forno,1 farmacia, 1 autolinea (circa 600 abitanti). Solo in
seguito all’ avvento del lago si sono realizzate strutture di ristorazione e
ricettive con altrettanti servizi turistici. Nel 1950 gli occupati nel
settore dell’agricoltura erano 580, nell’industria 222 ( lav. Est. 800), nel
commercio 37,mentre nelle altre attività 37. Nel 2000 gli occupati nel
settore dell’agricoltura erano 21, nell’industria 15, nel commercio 14,mentre nelle altre attività 10 |
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Alga tossica | |||||||||
L'alga di Fiastra |
Il lago di Fiastra dal 1997 ha mostrato segni di eutrofizzazione evidenziatasi con la fioritura algale sostenuta principalmente dalla Planktothrix rubescens agardhii, una cianoficea d’acqua dolce che, in condizioni di fioritura determina il colore rosso e l’aspetto torbido delle acque e produce tossine. | ||||||||
La crescita dell'alga
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Quando la densità
dell’alga supera il valore limite-soglia di 5.000.000 cellule/litro, come da
circolare ministeriale del 31/07/98, l’acqua viene considerata un pericolo
per la salute pubblica. Infatti le microcistine prodotte dall’alga, hanno effetti epatotossici acuti sull’uomo e sugli animali: esse possono causare tumori epatici, se ingerite in dose subacuta per diverso tempo e possono provocare polmoniti allergiche, se inalate per aerosol. |
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Grafico n° 1
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Per questo motivo l’acqua viene interdetta alla balneazione, alla
pesca, all’uso irriguo e all’eventuale uso potabile. Si riportano i dati
ottenuti dal monitoraggio 2002 effettuato dall’ARPAM di Macerata,
con prelievi mensili, in più punti del lago (a circa 20m dalla diga, al
centro del lago e all’inizio del lago) sia in superficie (a 0,5 m) che in profondità (a circa 1m dal fondo). Come è evidente dai grafici n°1 e 2, durante i prelievi effettuati nel periodo gennaio-aprile, la densità algale media oscilla tra i 15-13 milioni di cellule/litro (valore massimo 63.000.000 cellule/litro in superficie al centro del lago). |
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Grafico n° 2
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Nel campionamento, effettuato in data 03/05/'02, è stata rilevata una
notevole riduzione algale, che è proseguita anche nei campionamenti
successivi e, in data 11/06/'02, l’alga ha raggiunto la densità media di
4.851.140
cellule/litro, valore inferiore a quello previsto dalla circolare
ministeriale. Pertanto è stata sospesa l’ordinanza che vietava l’usodelle acque, come sopra evidenziato. Dalla prima quindicina di giugno, alla prima di settembre, la densità media dell’alga oscillava intorno a 1.000.000 cell/l. In questo periodo, si è assistito ad una marcata stratificazione algale lungo la colonna d’acqua; la fioritura da P.rubescens era presente solo in profondità ed in alcuni punti ha raggiunto anche i 10.000.000 cell/l. |
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Questo
perché la P.rubescens predilige temperature al di sotto dei 18°C e si sposta
lungo la colonna d’acqua per evitare l’azione diretta dei raggi solari.Nella seconda quindicina di settembre, quando la temperatura dell’acqua
comincia a diminuire, fino a raggiungere il valore ottimale (14-18°C), la
densità della P.rubescens supera i 5.000.000 cellule/litro, valore che fa
scattare di nuovo l’interdizione delle acque. Durante il mese di ottobre, si
è ridotto il gradiente di temperatura tra la superficie e il fondo del lago
ed anche la presenza della cianoficea diventa omogenea lungo la colonna
d’acqua ed ha raggiunto una densità media di 18.000.000 cell/l. Tale densità
è continuata ad aumentare nei mesi successivi. Come ormai accade da diversi
anni il fenomeno eutrofico raggiunge la massima densità nel periodo
autunno-inverno. Soltanto nei mesi giugno e luglio nel lago sono
presenti altre forme algali come la diatomea Cyclotella spp e l’alga dorata
Dinobryon spp, che in superficie superano la densità di 1.000.000 cell/l.
Durante tutto il periodo monitorato, il lago ha presentato un valore
costante di pH ed una buona ossigenazione delle acque sia in superficie che
nel fondo, tranne nel punto in prossimità della diga a 35 metri di
profondità, che, nel periodo agosto-ottobre, ha mostrato condizioni di
scadente ossigenazione (valore minimo 4 mg/l in data 01/08/'02. L’analisi
dei parametri chimici, come già riscontrato negli anni precedenti dimostra
che il lago non presenta un’elevata concentrazione dei nutrienti quali P e N
e può essere definito, secondo lo schema di classificazione della trofia
delle acque interne un lago oligo-mesotrofico.
Il rapporto N/P, calcolatosommando azoto nitrico, ammoniacale e
nitroso, il tutto diviso per il fosforo totale, presenta valori
sempre superiori a 10 e ciò sembra favorire lo sviluppo della
P.rubescens (Teubner, Bruno ed altri). Per quanto riguarda la
ricerca delle microcistine nell’acqua non è stata mai rilevata una
concentrazione superiore ai 0,5ppb (0,5ppb limite di sensibilità del
metodo), tranne che nel punto al centro del lago a 25 metri di
profondità in data 09/07/'02 (0,5-0,3ppb). Esse vengono
liberate prevalentemente nella fase decrescente di fioritura algale. Dal monitoraggio effettuato dall’ARPAM di Macerata sui laghi meso-eutrofici di Borgiano, Polverina e Le Grazie, l’alga Planktothrix Rubescens Aghardii è stata rinvenuta in quello di Borgiano (nel periodo gennaio-febbraio più di 7.000.000 cell/l) e Le Grazie (nel mese di marzo 2002 più di 1.000.000 cell/l, densità che è andata riducendosi fino a scomparire nei mesi di giugno e agosto, per poi aumentare di nuovo nel periodo autunnale) e no in quello di Polverina (interessato dalla presenza di alghe non tossiche). La presenza della P.rubescens, come già evidenziato da studi eseguiti precedentemente, è dovuta dall’arrivo di acque ricche di filamenti algali provenienti dal fiume Piastrone. Nonostante la moderata presenza dell’alga sul lago le Grazie, tale concentrazione è stata sufficiente a creare problemi nella rete idrica di Tolentino. E’ stato perciò condotto uno studio mirato alla ricerca della cianoficea nell’acqua all’ entrata, all’uscita del potabilizzatore di Tolentino e in vari punti della rete idrica. E’ emerso che la densità dell’alga all’entrata del potabilizzatore superava 1.000.000 cell/litro nei periodi: dal 24/01/'02 al 14/02/'02, dal 06/03/'02 al 21/03/'02 e dal 11/12/'02 fino a tutto dicembre. All’uscita dell’impianto di potabilizzazione la cianoficea è stata di norma assente ad eccezione dei periodi:03/01/'02 e dal 27/02/'02 al 21/03/'02. Nel periodo gennaio-aprile la cianofecea sporadicamente è stata rinvenuta in alcune fontane pubbliche, con valore massimo 3.200 cell/l, valore lontano dal limite fissato dalla circolare ministeriale di 5.000.000cell/l. Avendo rilevato che in tutti i laghi monitorati la concentrazione dell’alga è aumentata dal mese di ottobre è stata controllata la presenza delle microcistine nelle acque dei rispettivi laghi e all’entrata dell’impianton di potabilizzazione e si è constatato che la concentrazione delle tossine è stata sempre inferiore a 0,5ppb.
Altre conseguenze La costruzione
dell’invaso artificiale di Fiastra (e degli altri invasi lungo il corso del
Chienti: Polverina, Borgiano, Le Grazie), se da una parte è utile perché
rappresenta una riserva idrica per l’irrigazione e viene sfruttato per
ricavare energia, dall’altra ha influenzato, non sempre con effetti
positivi, il regime idraulico, il clima e l’ ambiente. · Un'alterazione del fondale, sempre più basso all’interno e con canali profondi fino a 3-4 m all’esterno; · Una scarsa o nulla circolazione delle acque interne con conseguente intrappolamento di inquinanti e nutrienti, specialmente composti azotati, che provengono da terra; · Una proliferazione delle macroalghe bentoniche, prevalentemente dei generi Ulva ed Enteromorpha, che comportano fioriture algali, muco galleggiante e che, una volta morte, si decompongono sul fondo del mare provocando un ambiente atossico e cioè eutrofizzazione; · Una perdita dell’equilibrio naturale della spiaggia per l’impedimento alla pulizia delle sabbie sommerse ed emerse dalle parti più fini (limo e argilla), con conseguente aria malsana ed acqua torbida; · Un aumento dei sedimenti mediamente più fini che sono i più adatti a trattenere gli inquinanti e a rilasciarli , anche trasformati, in un periodo di tempo più lungo, prolungando quindi nel tempo l’inquinamento. Segni di inquinamento non sono limitati alla foce, ma sono presenti in vari tratti del fiume Chienti. Esso, infatti, per la scarsa portata ed il regime tipicamente torrentizio oltre che per la chiusura ed apertura delle dighe legata all’attività delle centrali , risente particolarmente delle lacune della Legge Merli, che dovrebbe tutelarlo: si pensi alla mancata correlazione tra caratteristiche quantitative e qualitative dello scarico e potere di smaltimento ed autodepurazione del corso d’acqua ricevente, con l’assurdo di accettare volumi d’acqua di scarico superiori alla portata del fiume stesso in certi tratti densamente popolati o in prossimità di scarichi indiscriminati civili ed industriali specialmente nei periodi di magra (valori elevati di BOD5, COD, nitrati, fosfati e cadmio). La situazione risulta critica a valle di Tolentino (IIIclasse di qualità) e va peggiorando man mano che ci si sposta verso la foce (IV classe di qualità) per la complessità degli scarichi presenti , dovuti alla diversità e frequenza di attività industriali, artigianali, agricole, zootecniche e civili. In questa fascia grava la maggior concentrazione urbanistica, industriale, artigianale ed agricola e il fiume riceve le acque qualitativamente scadenti da parte dei suoi grossi affluenti, il torrente Fiastra ed ancor più il fiume Ete Morto. La installazione di impianti di depurazione delle acque reflue in corrispondenza dei maggiori centri urbani ed industriali (Tolentino, Civitanova, ecc.) cerca di ridurre, anche se non eliminare del tutto la mole dell’impatto inquinante. A volte, però, per cattiva gestione e scarso funzionamento, questi possono addirittura determinare un peggioramento della situazione: se i liquami, prima dispersi lungo un ampio tratto dell’asta fluviale, potevano andare incontro a meccanismi di autodepurazione, ora vengono scaricati non depurati concentrando massicci carichi inquinanti in un unico punto del corso d’acqua, creando così serie ripercussioni sull’ecosistema fluviale. Essi, inoltre, possono depurare solo gli scarichi raccolti e convogliati in reti fognarie, mentre non possono intervenire sulle fonti diffuse di inquinamento, quali quelle agricole, oggi veramente preoccupanti , in quanto responsabili di molte emergenze idriche (presenza di atrazina,, bentazone, nitrati ecc. nell’acqua di falda). Segni di degrado ambientale in alcuni tratti possono essere notati anche da occhi inesperti semplicemente recandosi lungo il corso del fiume: · Acque in alcuni punti puzzolenti e riluttanti allo sguardo per colore ed aspetto; · Sacchetti di plastica e materiali vari abbandonati lungo le sue sponde; · Scarichi civili a cielo aperto che si immettono direttamente nel fiume, · Erosione spondale, · Opere di risanamento che non sempre rispettano il mantenimento degli equilibri naturali, quali opere di protezione a barriera in scogli o blocchi di cemento armato ammassati al suo,lo che distruggono gli habitat di specie che vivono sul fondo o sul greto del fiume e alterano l’impermeabilizzazione producendo variazioni dei rapporti fiume/falda;
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Cave e laghetti di cava , conseguenza
dello sviluppo urbanistico e viario che hanno richiesto ingenti
quantitativi di materiali inerti, spesso sono delle vere e proprie
zone di scarico con conseguente inquinamento della falda nelle aree
che si trovano sotto corrente rispetto al flusso idrico, altre volte fanno
sì che la falda sia messa direttamente a giorno, creando considerevoli
problemi con ripercussioni anche future. |
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Uso della risorsa acqua |
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USO POTABILE PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA USO TURISTICO
USO IRRIGUO L'acqua del Fiastrone viene utilizzata per uso irriguo nei periodi estivi caratterizzati da grande siccità.
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