La valle del Fiastrone

Posizione geografica e bacino idrografico



La valle del Fiastrone è una delle strette valli che insieme a quelle dell'Ambro, Tenna ed Aso solcano a pettine con direzione ovest-est il versante orientale dei Monti Sibillini. Essa è stata scavata dalle acque del fiume omonimo, che ha origine da una sorgente ipogea, la Fonte  del Fargnio  posta a mt. 1700 (ora le sue acque sono catturate e condottate), che sgorga nell'alto impluvio in prossimità della forcella omonima incisa tra la mole di Monte Rotondo a nord-ovest e quella di pizzo Tre Vescovi ad est. Il suo primo tratto detto la valle di Bolognola dal piccolo nucleo abitativo che in essa si sviluppa con tre borgate: villa da capo, Villa di Mezzo e Villa da Piedi.  Oltrepassata Bolognola, il fiume Fiastrone  viene alimentato dalle acque della valle dell'Acquasanta, posta dietro il  monte Rotondo, e infine del Rio Sacro. Giunto a San Lorenzo le  acque fluviali vengono raccolte in un invaso artificiale, il LAGO DI FIASTRA. La Valle del Fiastrone nel tratto successivo alla diga di sbarramento  presenta il torrente incassato in una FORRA  di selvaggia ed ineguagliata bellezza, scavata tra il Monte Fiegni e il monte Corvo. La valle, poi, va via via allargandosi pur non presentando terrazzi evidenti e dopo aver oltrepassato il rilievo di Col di Pietra le acque del Fiastrone deviano a sinistra per riversarsi in località Camporotondo, vicino a Belforte nel fiume Chienti e poi procede verso la costa adriatica e ricevere sempre da destra le acque del torrente Fiastra prima di giungere a Civitanova.


Geologia

   
                              Scaglia rossa


 

Nella valle del Fiastrone affiorano largamente gli elementi della successione umbro-marchigiana che vanno dal Trias superiore al Tortoniano, e in alcuni luoghi fino al Messiniano o al Pleistocene inferiore. Solo spostandosi lungo le sponde del lago di Fiastra, per l'azione erosiva delle acque che mettono a nudo dalla vegetazione il substrato, o lungo la rotabile che corre sul lato destro della valle, si può seguire la successione sopradetta negli strati della grande piega coricata che forma il monte Fiegni e ripercorrere così la storia geologica , tettonica e geomorfologia di quest'area e delle Marche in generale.
Si va dal calcare massiccio del Burano (carbonatica) in corrispondenza della galleria, alla Corniola, al Rosso Ammonitico, poco visibili perchè posti sotto il piano stradale,ai Calcari Diasprini, alla Maiolica (Bacino), alle Marne a Fucoidi, alla Scaglia  bianca, rosata variegata e cinerea al Bisciaro e alle Marne con Cerrogna osservabili nella loro successione a partire da poco prima della diga lungo le sponde del lago e la strada che collega Fiastra con Bolognola. Salendo  si incontrano: il Monte Pietralata formato da Maiolica, il Monte Rotondo in Scaglia  Rossa , poi salendo alla Forcella del Fargno si passa di nuovo alla Maiolica, alle Marne a Fucoidi e alla Scaglia Bianca che affiorano in giacitura orizzontale. Proprio la Forcella del Fagnio è modellata sulle Marne a Fucoidi , ben visibili lungo il taglio stradale sotto il rifugio. Nella parte media e bassa del corso del fiume si passa alla Formazione marnoso-arenacea di origine torbiditica e alle arenarie della Formazione della Laga e poi a terreni pleistocenici verso la costa.

 

Geomorfologia

 

 

 

 

 

Percorrendo il bacino idrografico del fiume Fiastrone dalla sorgente fino al suo confluire nel fiume Chienti e  da qui fino alla costa adriatica (Civitanova) si possono mettere in evidenza molte caratteristiche geomorfologiche e forme di erosione, che per comodità di studio suddividiamo in:

Bacino glaciale

Data l'elevata quota (1800mt) della sorgente del fiume Fiastrone non manca l'occasione di osservare nelle alte cime e sui versanti a nord dei monti Sibillini circhi e conche di escavazione glaciale (es. Monte Rotondo).


Paleofrana

 Bacino fluviale

La valle del Fiastrone è una tipica valle fluviale dal profilo a "V" per la marcata erosione sul fondo a causa delle acque particolarmente turbolente per l'elevata pendenza condizionata da fenomeni neotettonico

 


Detriti di versante e piramidi di terra
-Bolognola-

La valle presenta VERSANTI molto acclivi interessati spesso da degradazione ad opera delle acque correnti superficiali  e dalla gravità  , da forme di erosione (GOLE, GROTTE, LAME ROSSE E PIRAMIDI DI TERRA), di accumulo  e movimenti di massa (DETRITI STRATIFICATI DI VERSANTE, PALEOFRANE , FRANE ATTIVE).  


Trincea

 

Tra questi ultimi troviamo: 1)fenomeni di deformazione lenta superficiale (soliflusso, reptazione, deformazioni plastiche; 2)fenomeni franosi s.s. (crolli-ribaltamenti, scorrimenti rotazionali e traslazionali, colamenti); 3)fenomeni di deformazione profonda (TRINCEE).
Si possono osservare anche grossi movimenti inquadrati nella tettonica gravitativa e tettonica insieme come la paleofrana o accumulo di frana in lento movimento, di PODALLA, staccatasi da rocce stratificate di marne a fucoidi del MONTE  FRASCARE , con punti di riattivazione evidenti. Nei tempi lunghissimi che hanno scandito la storia naturale di queste montagne le acque limpide e turbinose del Fiastrone hanno eroso in alcuni punti la roccia, dividendo i due versanti ed incuneandosi tra le pareti umide e aggettanti di una gola hanno


Sovrascorrimento

messo allo scoperto gli strati invertiti della PIEGA DI SOVRASCORRIMENTO, nei pressi di Monastero, che interessa gran parte del versante orientale  dei Sibillini, e creato effetti di luci filtrate, colori e suoni che  cantano l'inquietante e severa bellezza di una assoluta naturalità. Sui versanti, nei punti in cui le acque sotterranee affiorano in superficie per riversarsi nella valle si possono osservare grotte di erosione  come la GROTTA DEI  FRATI e depositi di TRAVERTINO, roccia di origine chimica formatasi per precipitazione di carbonato di calcio quando il bicarbonato solubile viene a trovarsi a pressioni e temperature diverse da quelle degli acquiferi interni alla roccia.


Valle del Fiastrone nei pressi di Monastero

Il FONDOVALLE, cioè l'ambiente naturale compreso tra i versanti dove confluiscono e defluiscono preferenzialmente le acque correnti superficiali, è di ampiezza variabile lungo il tracciato fluviale. Per gran parte del corso superiore è quasi privo di depositi terrazzati, solo in qualche punto si hanno accumuli detritici interdigitati, ed è qui che sorgono i pochi insediamenti abitativi (BOLOGNOLA, ACQUACANINA, SAN LORENZO AL LAGO, MONASTERO, CESSAPALOMBO e CAMPOROTONDO) e gli abitanti del luogo praticano la loro  attività agro-silvo- pastorale.


Piana di Pian di Pieca

E' sempre opera dell'attività del fiume Fiastrone l'ampia pianura alluvionale di Pian di Pieca, infatti, solo nel Pleistocene medio e superiore esso ha incominciato a seguire il corso medio attuale: oltrepassato il rilievo di Col di Pietra le sue acque deviano a sinistra per riversarsi in località Camporotondo, vicino a Belforte nel fiume Chienti e poi procedere verso la costa adriatica e ricevere sempre da destra le acque del Fiastra prima di giungere a Civitanova.

 Prima le sue acque alimentavano il torrente Fiastrella, che tuttora  attraversa la piana di Pian di Pieca, con andamento pressoché rettilineo. Sono state prevalentemente  le sue acque, insieme a quelle di altri torrenti che scendono dai Sibillini, a portare fin lì e depositare gli abbondanti detriti che attualmente formano i depositi terrazzati di secondo/ terzo ordine, non distinguibili tra loro, della piana sopradetta. Quando poi le acque del fiume Fiastrone si immettono nel fiume Chienti la vallata si apre in una ampia pianura alluvionale con depositi terrazzati del terzo e quarto ordine utilizzati dall'uomo per una fiorente agricoltura oltre che per uso urbano ed industriale fino alla foce.

Giardino Botanico

La valle del Fiastrone per le sue peculiarità geologiche, microclimatiche e per l’esposizione dei suoi versanti presenta una numerosissima varietà di specie organizzate in diverse associazioni vegetali.
Nel versante esposto ad est, più caldo, e sulle ripide pareti rocciose calcaree troviamo una LECCETA EXTRAZONALE, vegetazione relitta, caratterizzata dalla presenza di specie tipiche della macchia mediterranea.
Particolarmente significativa per sugellare una mediterraneità  palese della stessa vegetazione è la presenza di arbusti di alloro (Laurus nobilis), di grovigli di asparago spinoso (Asparagus acutifolium)  di aromatici cespugli di cisto (Cistus villosus) sulle scarpate soleggiate e di folti cespugli di ruscolo  maggiore (Ruscus hypoglossum) e di comune pungitopo (Ruscus aculeatus) nelle piccole nicchie di sottobosco umido e ombreggiato.
Nel versante esposto ad ovest, più fresco, predomina l’ornio-ostrieto (Scutellario-Ostryetum carpinifoliae), un bosco misto di roverella (Quercus pubescens), carpino nero, ornello (Fraxinus ornus) e qualche acero e tiglio.

Nel sottobosco, piuttosto ricco, sono frequenti le viole (Viola reichembachiana e alba), i ciclamini (Cyclamen repandum), la primula (Primula acaulis), la campanula (Campanula trachelium), la scutellaria (Scutellaria columnae).
 Nella parte bassa della valle in prossimità delle gole, essendo essa molto stretta, si verifica un’inversione termica che favorisce lo sviluppo anche del faggio (Fagus sylvatica), una tipica pianta xerifila del piano montano che copre gran parte delle pendici dei monti tra i 1000 e i 1800 metri. Lungo il corso del fiume troviamo la tipica vegetazione igrofila: la fitta foresta a galleria di salice ripaiolo accompagna le acque limpide che ruscellano tra i sassi dell’alveo coperti dal verde dei muschi  e delle masse vegetali erbacee ed arbustive. Gigantesche foglie rotondeggianti di farfaraccio (Petasites  hybridus) si protendono sull’acqua. Al farfaraccio ed all’epilobio peloso (Epilobium hyrsutum) si alternano impenetrabili cortine di rovo (Rubus fruticosus).


 Arbusti scuri di tasso (Taxus beccata) si aggrappano agli anfratti più alti, mentre in basso, sulle rupi che trasudano acqua, i verdi pulvini della sassigrafa autunnale (Saxifraga aizoides) ricadono in folte masse, alternandosi ai ciuffi della lingua cervina (Scolopendrium vulgare). Nelle nicchie climatizzate delle rocce aggettanti il tapezzante capelvenere (Adiantum capillus-veneris) forma delicati tappeti e le stesse rocce appaiono fittamente colonizzate da alghe e muschi, che localmente, lo stillicidio delle acque ricche di carbonato di calcio ha trasformato in masse travertinose.

 


Storia

Umbri e Piceni oltrepassarono la catena degli Appennini e si affacciarono anche nella valle del Fiastrone.
I Piceni, guidati dal Picchio, occuparono l’Ascolano e la costa Adriatica, gli Umbri la sinclinale camertina.
Nel 408 Urbis Salvia fu distrutta da Alarico, re dei Visigoti e i suoi eserciti si diressero verso Roma, percorrendo un’importante via di comunicazione passarono per Fiastra, Pieve Torina e Colfiorito. Contro i Goti delle valli picene combatterono i Bizantini di Giovanni, braccio destro di Belisario; in seguito arrivarono i Longobardi e dopo i Franchi.
In quegli anni di invasioni le popolazioni disertarono i lavori dei campi, le valli ridivennero paludi, le colline si ricoprirono di selve e scomparvero le vie pubbliche.
 

IL MONACHESIMO E IL MONASTERO
DI SAN SALVATORE DI RIO SACRO
Seguaci di San Benedetto o meglio romualdini, intorno all’anno 100, risalirono la valle del Fiastrone alla ricerca di luoghi dove poter mettere in pratica la norma “ora et labora”.

 
Chiesa di S. Maria di Rio Sacro
 o Meriggio

Giunti nella valle di Rio, detto poi Sacro, lunga e tortuosa, ristretta alla base e dominata in alto da cime che si spingono fino a 2000mt,  i monaci eressero il primo monastero dedicato a San Salvatore.
Per rendere abitabile il posto, i boschi furono razionalmente tagliati, i monti furono dissodati fino a quota 1800 e furono scavate mulattiere


Colonne della cripta dell'Abbazia di
 S. Salvatore - Monastero

nel fianco della montagna; i monaci insegnarono ai contadini a coltivare la terra , ad allevare il bestiame e all’artigianato,specialmente tessile,con lo sviluppo di una pregiata industria del panno di lana o saia (nella frazione di Campicino c’è ancora l’edificio del vecchio mulino al quale era annessa la valca, per la battitura dei panni di lana) il potere civile della zona era, insomma,  nelle loro mani.
Il popolo, ormai senza una guida, trovò quindi protezione e consolazione presso di essi. Nei primi anni del secolo XII, il monastero di San Salvatore aveva numerose proprietà fondiarie e l’Abate esercitava giurisdizione civile e religiosa su di un territorio compreso oggi nelle circoscrizioni di Acquacanina e di Bolognola.  Una Bolla di Celestino III del 29 maggio 1192 riconosce “privilegi” al monastero e rileva che una discreta quantità di terreno coltivabile era assegnata in usufrutto a coloni liberi o dipendenti dello stesso monastero.
Riconosce anche il possedimento di “tres mansos in Villa Bolonie” nonché della cappella di San Pietro “de Castello Maianardi” con le relative pertinenze. I monaci, infatti, avevano ricevuto in dono dai signori locali, forse da Manardo di Sigfrido di Manardo , che ha legato il suo nome all’omonimo monte, le terre e i diritti feudali sugli uomoni che le abitavano.
Nell’Alta Valle del Fiastrone i monaci costruirono anche la Chiesa di San Lorenzo, la Chiesa di San Paolo all’interno delle mura del castello dei Magalotti di Fiastra, il Santuario del Beato Ugolino, la Chiesa scomparsa di S. Pietro di Castel Manardo, l’Abbadia di Santa Maria in Insula nella frazione di Monastero (si ritiene fondata da S. Romualdo) e la Chiesa di Santa Maria di Meriggio ad Acquacanina. L’Abbazia fu fiorente fino alla fine del secoloXV, poi, dopo la serie di Abati commendatari , si ebbe la  decadenza dell’insediamento monastico. I monaci, trovando la vita al Monastero di San Salvatore di Rio Sacro troppo dura a causa dell’asperità del luogo, decisero di abbandonare la sede primaria e scelsero proprio la Chiesa di Santa Maria di Meriggio come nuova dimora. Non si sa la data precisa del trasloco ma dovrebbe essere avvenuto tra il 1192 e il 1349. Indubbiamente i Benedettini trasportarono il Crocifisso nella nuova sede, ed ecco che la leggenda si sostituisce alla storia. Si narra che il giorno successivo al trasferimento si accorsero che il crocifisso era scomparso e dopo fu ritrovato nella vecchia dimora. Tentarono un nuovo trasporto ma il peso della Croce lo impedì; allora accorse molta gente per venerare il miracoloso Crocifisso. I monaci costruirono nell’Abbadia di Meriggio una particolare cappellina che piacque al Cristo ed il Crocifisso abbandonò definitivamente San Salvatore di Rio Sacro, ora purtroppo quest’oggetto sacro non può essere visto perché è stato rubato e sicuramente venduto. Dopo il 1000 , le terre dell’abbazia vennero concesse in enfiteusi agli uomini originari di Acquacanina; da qui si originò successivamente, il Consorzio dei Particolari di Rio Sacro , per la gestione comunitaria della montagna di Rio Sacro. Pascolo i boschi vennero acquistati definitivamente dai capofamiglia del luogo, nell’agosto del 1823 per 1020 scudi.

 

Centri urbani,
 veri musei di arte e cultura...

Acquacanina

Belforte

Bolognola

Caldarola

Cessapalombo

Fiastra
 

Qualità delle acque

 

Il torrente Fiastrone che si immette nel Chienti nei pressi di Belforte non presenta grossi problemi d’inquinamento. In quasi tutto il suo corso si rinvengono acque di I classe di qualità.  Esso, infatti, è alimentato da acque sorgive di ottima qualità, che assicurano un buon funzionamento ai meccanismi autodepurativi.
La conoscenza della reale condizione delle acque,  rilevata dall’ARPAM di MACERATA, non si basa su analisi estemporanee ma su un approccio di tipo multidisciplinare condotto, facendo riferimento a ripetute indagini chimiche, chimico-fisiche, batteriologice e al mappaggio biologico con il rilevamento dei macroinvertebrati bentonici.

Nell’anno 2002 , il monitoraggio lungo il fiume Fiastrone, nella stazione Villacase del comune di Belforte del Chienti, nei pressi della strada provinciale per Camporotondo Km 0,800 , rileva per esso una I classe di qualità con IBE 11e classificazione delle acque idonee alla vita di pesci salmonicoli.
 

Costruzione della diga e
sue conseguenze

La diga

 

La diga del lago di Fiastra è stata realizzata nel 1945 dall’ UNES – Unione Esercizi Elettrici per lo sfruttamento delle acque a scopo idroelettrico.
La costruzione della diga ha riportato delle vittime fra coloro che lavoravano in galleria e ha sommerso frazioni antiche e laboriose come Fiume e Borgo, però ha vivacizzato la vita sociale, civile ed economica del paese con l’ospitare per qualche anno, per la sua costruzione, oltre un migliaio di persone fra operai, tecnici, ingegneri ed impiegati e le loro famiglie, con la possibilità di lavoro per gli abitanti del paese.
Sul pianoro di San Lorenzo, il paese risorge tutto nuovo: sei villini vengono costruiti dall’UNES. Seguendo un piano regolatore molte case private e negozi, sorgono sul declivio a nord verso il lago, attorno alle due chiese di San Lorenzo,Varanesca la prima, ricca di affreschi di età tardo romanica, rinascimentale la seconda appoggiata sulle aperte arcate della prima. La diga si trova a 3 km dall’ abitato di San Lorenzo, alla base è stretta quasi a punta, ma in compenso ha uno spessore di 31 mt, poi man mano si affina e l’ ampiezza cresce fino ad arrivare a 87 mt. Il serbatoio può contenere fino a 20 milioni di m3 di acqua. Attività economiche esistenti prima della costruzione della diga: due filande, 1 segheria, 1 mulino, un fabbro ferraio, 5 botteghe alimentari con osteria, 5 botteghe calzolaio, 2 macellerie, 1 forno, 1 autolinea, 1 farmacia (circa 1900 abitanti). Attualmente solo alcune di queste esistono ancora: 2 botteghe alimentari, 1 macelleria, 1 forno,1 farmacia, 1 autolinea (circa 600 abitanti). Solo in seguito all’ avvento del lago si sono realizzate strutture di ristorazione e ricettive con altrettanti servizi turistici. Nel 1950 gli occupati nel settore dell’agricoltura erano 580, nell’industria 222 ( lav. Est. 800), nel commercio 37,mentre nelle altre attività 37. Nel 2000 gli occupati nel settore dell’agricoltura erano 21, nell’industria 15,
nel commercio 14,mentre nelle altre attività 10
Alga tossica

L'alga di Fiastra
Il lago di Fiastra dal 1997 ha mostrato segni di eutrofizzazione evidenziatasi con la fioritura algale sostenuta principalmente dalla Planktothrix rubescens agardhii, una cianoficea d’acqua dolce che, in condizioni di fioritura determina il colore rosso e l’aspetto torbido delle acque e produce tossine.


La crescita dell'alga

 

 Quando la densità dell’alga supera il valore limite-soglia di 5.000.000 cellule/litro, come da circolare ministeriale del 31/07/98, l’acqua viene considerata un pericolo per la salute pubblica.
Infatti le microcistine prodotte dall’alga, hanno effetti epatotossici acuti sull’uomo e sugli animali: esse possono causare tumori epatici, se ingerite in dose subacuta per diverso tempo e possono provocare polmoniti allergiche, se inalate per aerosol.

Grafico n° 1

 

Per questo motivo l’acqua viene interdetta alla balneazione, alla pesca, all’uso irriguo e all’eventuale uso potabile. Si riportano i dati ottenuti dal monitoraggio 2002 effettuato dall’ARPAM  di Macerata,  con prelievi mensili, in più punti del lago (a circa 20m dalla diga, al centro del lago e all’inizio del lago) sia in superficie
(a 0,5 m) che in profondità (a circa 1m dal fondo).
 Come è evidente dai grafici n°1 e 2, durante i prelievi effettuati nel periodo gennaio-aprile, la densità algale media oscilla tra i 15-13 milioni di cellule/litro (valore massimo 63.000.000 cellule/litro in superficie al centro del lago).

Grafico n° 2

 

Nel campionamento, effettuato in data 03/05/'02, è stata rilevata una notevole riduzione algale, che è proseguita anche nei campionamenti successivi e, in data 11/06/'02, l’alga ha raggiunto la densità media di 4.851.140   cellule/litro, valore inferiore a quello previsto dalla circolare ministeriale.
Pertanto è stata sospesa l’ordinanza che vietava l’usodelle acque, come sopra evidenziato. Dalla prima quindicina di giugno, alla prima di settembre, la densità media dell’alga oscillava intorno a 1.000.000 cell/l. In questo periodo, si è assistito ad una marcata stratificazione algale lungo la colonna d’acqua; la fioritura da P.rubescens era presente solo in profondità ed in alcuni punti ha raggiunto anche i 10.000.000 cell/l.
 Questo perché la P.rubescens predilige temperature al di sotto dei 18°C e si sposta lungo la colonna d’acqua per evitare l’azione diretta dei raggi solari.Nella seconda quindicina di settembre, quando la temperatura dell’acqua comincia a diminuire, fino a raggiungere il valore ottimale (14-18°C), la densità della P.rubescens supera i 5.000.000 cellule/litro, valore che fa scattare di nuovo l’interdizione delle acque. Durante il mese di ottobre, si è ridotto il gradiente di temperatura tra la superficie e il fondo del lago ed anche la presenza della cianoficea diventa omogenea lungo la colonna d’acqua ed ha raggiunto una densità media di 18.000.000 cell/l. Tale densità è continuata ad aumentare nei mesi successivi. Come ormai accade da diversi anni il fenomeno eutrofico raggiunge la massima densità nel periodo autunno-inverno. Soltanto nei mesi giugno e luglio nel lago sono presenti altre forme algali come la diatomea Cyclotella spp e l’alga dorata Dinobryon spp, che in superficie superano la densità di 1.000.000 cell/l. Durante tutto il periodo monitorato, il lago ha presentato un valore costante di pH ed una buona ossigenazione delle acque sia in superficie che nel fondo, tranne nel punto in prossimità della diga a 35 metri di profondità, che, nel periodo agosto-ottobre, ha mostrato condizioni di scadente ossigenazione (valore minimo 4 mg/l in data 01/08/'02. L’analisi dei parametri chimici, come già riscontrato negli anni precedenti dimostra che il lago non presenta un’elevata concentrazione dei nutrienti quali P e N e può essere definito, secondo lo schema di classificazione della trofia delle acque interne un lago oligo-mesotrofico. Il rapporto N/P, calcolatosommando azoto nitrico, ammoniacale e nitroso, il tutto diviso per il fosforo totale, presenta valori sempre superiori a 10 e ciò sembra favorire lo sviluppo della P.rubescens (Teubner, Bruno ed altri). Per quanto riguarda la ricerca delle microcistine nell’acqua non è stata mai rilevata una concentrazione superiore ai 0,5ppb (0,5ppb limite di sensibilità del metodo), tranne che nel punto al centro del lago a 25 metri di profondità in data 09/07/'02 (0,5-0,3ppb). Esse  vengono liberate prevalentemente nella fase decrescente di fioritura algale.
Dal monitoraggio effettuato dall’ARPAM di Macerata sui laghi meso-eutrofici di Borgiano, Polverina e Le Grazie, l’alga Planktothrix Rubescens Aghardii è stata rinvenuta  in quello di Borgiano (nel periodo gennaio-febbraio più di 7.000.000 cell/l) e Le Grazie (nel mese di marzo 2002 più di 1.000.000 cell/l, densità che è andata riducendosi fino a scomparire nei mesi di giugno e agosto, per poi aumentare di nuovo nel periodo autunnale) e no in quello di Polverina (interessato dalla presenza di  alghe non tossiche). La presenza della P.rubescens, come già evidenziato da studi eseguiti precedentemente, è dovuta dall’arrivo di acque ricche di filamenti algali provenienti dal fiume Piastrone. Nonostante la moderata presenza dell’alga sul lago le Grazie, tale concentrazione è stata sufficiente a creare problemi nella rete idrica di Tolentino. E’ stato perciò condotto uno studio mirato alla ricerca della cianoficea nell’acqua all’ entrata, all’uscita del potabilizzatore di Tolentino e in vari punti della rete idrica. E’ emerso che la densità dell’alga all’entrata del potabilizzatore superava 1.000.000 cell/litro nei periodi: dal 24/01/'02 al 14/02/'02, dal 06/03/'02 al 21/03/'02 e dal 11/12/'02 fino a tutto dicembre. All’uscita dell’impianto di potabilizzazione la cianoficea è stata di norma assente ad eccezione dei periodi:03/01/'02 e  dal 27/02/'02 al 21/03/'02. Nel periodo gennaio-aprile la cianofecea sporadicamente è stata rinvenuta in alcune fontane pubbliche, con valore massimo 3.200 cell/l, valore lontano dal limite fissato dalla circolare ministeriale di 5.000.000cell/l. Avendo rilevato che in tutti i laghi monitorati la concentrazione dell’alga è aumentata dal mese di ottobre  è stata controllata la presenza delle microcistine  nelle acque  dei rispettivi laghi e all’entrata dell’impianton di potabilizzazione e si è constatato che la concentrazione delle tossine è stata sempre inferiore a 0,5ppb.
 

Altre conseguenze
 

La costruzione dell’invaso artificiale di Fiastra (e degli altri invasi lungo il corso del Chienti: Polverina, Borgiano, Le Grazie), se da una parte è utile perché rappresenta una riserva idrica per l’irrigazione  e viene sfruttato per ricavare energia, dall’altra ha influenzato, non sempre con effetti positivi, il regime idraulico, il clima e l’ ambiente.
Il potere erosivo del fiume si è accentuato perché in esso si scaricano i materiali detritici, quindi le acque , privati degli stessi, vengono ad avere maggiore velocità e quindi potere erosivo.
Oggi, il letto del fiume, in alcuni punti del medio e basso corso, non si trova più sulle ghiaie ma sulle argille sottostanti. Questo comporta anche una diminuzione del livello delle falde e quindi delle risorse idriche utilizzabili.
La diminuzione di sedimenti portati dal fiume ha un effetto negativo anche sulle spiagge, che dall’inizio del secolo stanno arretrando per mancanza di detriti portati dal fiume e questo potrà con il tempo danneggiare l’attività turistica, oggi piuttosto fiorente nella costa marchigiana. La costruzione di scogliere frangi-flutto per attenuare il fenomeno erosivo oltre a non rilevarsi sempre efficaci sta comportando anche un gran numero di  altri problemi:

·       Un'alterazione del fondale, sempre più basso all’interno e con canali profondi fino a 3-4 m all’esterno;

·       Una scarsa o nulla circolazione delle acque interne con conseguente intrappolamento di inquinanti e nutrienti, specialmente composti azotati, che provengono da terra;

·       Una proliferazione delle macroalghe bentoniche, prevalentemente dei generi Ulva ed Enteromorpha, che comportano fioriture algali, muco galleggiante e che, una volta morte, si decompongono sul fondo del mare provocando un ambiente atossico e cioè eutrofizzazione;

·       Una perdita dell’equilibrio naturale della spiaggia per l’impedimento alla pulizia delle sabbie sommerse ed emerse dalle parti più fini (limo e argilla), con conseguente aria malsana ed acqua torbida;

·       Un aumento dei sedimenti mediamente più fini che sono i più adatti a trattenere gli inquinanti e a rilasciarli , anche trasformati, in un periodo di tempo più lungo, prolungando quindi nel tempo l’inquinamento.

Segni di inquinamento non sono limitati alla foce, ma sono presenti in vari tratti del fiume Chienti. Esso, infatti, per la scarsa portata ed il regime tipicamente torrentizio oltre che per la chiusura ed apertura delle dighe legata all’attività delle centrali , risente particolarmente delle lacune della Legge Merli, che dovrebbe tutelarlo: si pensi alla mancata correlazione tra caratteristiche quantitative e qualitative dello scarico e potere di smaltimento ed autodepurazione del corso d’acqua ricevente, con l’assurdo di accettare volumi  d’acqua di scarico superiori alla portata del fiume stesso in certi tratti densamente popolati o in prossimità di scarichi indiscriminati civili ed industriali specialmente nei periodi di magra (valori elevati di BOD5, COD, nitrati, fosfati e cadmio). La situazione risulta critica a valle di Tolentino (IIIclasse di qualità) e va peggiorando man mano che ci si sposta verso la foce (IV classe di qualità) per la complessità degli scarichi presenti , dovuti alla diversità e frequenza di attività industriali, artigianali, agricole, zootecniche e civili. In questa fascia grava la maggior concentrazione urbanistica, industriale, artigianale ed agricola e  il fiume riceve le acque qualitativamente scadenti da parte dei suoi grossi affluenti, il torrente Fiastra ed ancor più il fiume Ete Morto. La installazione di impianti di depurazione delle acque reflue in corrispondenza dei maggiori centri urbani ed industriali (Tolentino, Civitanova, ecc.) cerca di ridurre, anche se non eliminare del tutto la mole dell’impatto inquinante. A  volte, però, per cattiva gestione e scarso funzionamento, questi possono addirittura determinare un peggioramento della situazione: se i liquami, prima dispersi lungo un ampio tratto dell’asta fluviale, potevano andare incontro a meccanismi di autodepurazione, ora vengono scaricati non depurati concentrando massicci carichi inquinanti in un unico punto del corso d’acqua, creando così serie ripercussioni sull’ecosistema  fluviale. Essi, inoltre, possono depurare solo gli scarichi raccolti  e convogliati in reti fognarie, mentre non possono intervenire sulle fonti diffuse di inquinamento, quali quelle agricole, oggi veramente preoccupanti , in quanto responsabili di molte emergenze idriche  (presenza di atrazina,, bentazone, nitrati ecc. nell’acqua di falda).

Segni di degrado ambientale in alcuni tratti possono essere notati anche da occhi inesperti semplicemente recandosi lungo il corso del fiume:

·       Acque in alcuni punti puzzolenti e riluttanti allo sguardo per colore ed aspetto;

·       Sacchetti di plastica e materiali vari  abbandonati lungo le sue sponde;

·       Scarichi civili a cielo aperto che si immettono direttamente nel fiume,

·       Erosione spondale,

·       Opere di risanamento che non sempre rispettano il mantenimento degli equilibri naturali, quali opere di protezione a barriera in scogli o blocchi di cemento armato ammassati al suo,lo che distruggono gli habitat di specie che vivono sul fondo o sul greto del fiume e alterano l’impermeabilizzazione producendo variazioni dei rapporti fiume/falda;

·       Cave e laghetti di cava , conseguenza dello sviluppo urbanistico e viario  che hanno richiesto ingenti quantitativi di materiali inerti, spesso sono delle vere  e proprie zone di scarico con conseguente inquinamento della falda  nelle aree che si trovano sotto corrente rispetto al flusso idrico, altre volte fanno sì che la falda sia messa direttamente a giorno, creando considerevoli problemi con ripercussioni anche future.
 

Uso della risorsa acqua

USO POTABILE

PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA

USO TURISTICO

bulletbalneazione
bulletpesca sportiva
bulletsurf
bulletescursioni di tipo naturalistico

USO IRRIGUO

L'acqua del Fiastrone viene utilizzata per uso irriguo nei periodi estivi caratterizzati da grande siccità.