Onestamente, non posso dire
che questo romanzo breve (o racconto lungo) di Pynchon sia una novità. A
differenza di altre opere dello scrittore statunitense, l’Incanto venne
tradotto già nel 1968 (anno fatidico!), solo tre anni dopo la pubblicazione in
America, per Bompiani; in seguito fu riedito nel 1988 da Mondadori e nel 1996
da E/O.
Eppure una novità c’è, ed è
la traduzione; perché Stile Libero, dopo aver messo le mani su questo piccolo
capolavoro della narrativa americana, ha avuto l’ottima idea di farlo
ritradurre a un bravo professionista, Massimo Bocchiola, che mi pare essere
andato molto oltre la versione di Liana Burgess che è passata di editore in
editore dal ’68 in poi. E va resa lode a Bocchiola per essersi avvicinato
notevolmente alla magnificenza verbale dell’originale, a una prosa a momenti di
una complessità proustiana, a momenti di una semplicità plebea e sghignazzante,
in entrambi i casi maledettamente difficile da rendere.
È però un peccato, e
diciamocelo subito, che questa bella prova di traduzione (nella quale Bocchiola
rende anche le canzoni che costellano il romanzo, con tutte le rime e la
metrica del caso) sia macchiata da una serie di ben 25 refusi e sviste, colpa
evidentemente più della redazione di Stile Libero che del traduttore. Mi
chiedo: se si crede a questo classico (post)moderno al punto di soffiarlo a un
altro editore, non si dovrebbe anche avere la decenza di curarlo seriamente? La
risposta agli addetti ai lavori.
Nuova traduzione a parte,
un buon motivo per acquistare questo volumetto (se Pynchon l’avete solo sentito
nominare, ma non avete il coraggio di affrontare le sue opere più impervie e
voluminose, come L’arcobaleno della gravità o Mason & Dixon)
è che in meno di duecento paginette stampate larghe avete un assaggio dello
stile, della tecnica e del mondo immaginativo del più grande narratore
americano insieme a Don DeLillo. Avrei quasi voglia di usare il termine capolavoro,
ma mi astengo.
La storia è ambientata in
quella California degli anni ’60 che di lì a poco diverrà la terra d’elezione
della rivoluzione sessuale, politica, culturale, esistenziale nota come Summer
of love (negli Stati Uniti) e Sessantotto (da noi). La protagonista è una
donna, dall’improbabile nome di Oedipa Maas, ventottenne e avvenente casalinga
provvista di laurea in letteratura a Cornell (dove, guarda caso, Pynchon aveva
seguito i corsi di Nabokov), che si trova inaspettatamente incaricata di
fungere da esecutrice testamentaria di un miliardario dall’inverosimile nome di
Pierce Inverarity, suo ex-amante.
Il problema, come scopre
ben presto Oedipa, è che le proprietà di Inverarity sono alquanto difficili da
inventariare: che il riccone aveva le mani in pasta nei più diversi affari, e
soprattutto, tramite l’azienda aerospaziale Yoyodyne, negli appalti della
difesa. E invischiata nella questione dell’eredità c’è una misteriosa
organizzazione segreta, denominata Tristero, che gestisce il WASTE, un sistema
postale alternativo a quello statale – e del tutto clandestino. Questo porta
Oedipa a una complicata indagine che la conduce tra personaggi strambi di ogni
sorta, e infine tra i reietti del sogno americano.
Insomma Pynchon, scrittore
ignorato in Italia e considerato spesso un bizzarro e ridanciano burlone
letterario, in questa sua novelette tratta di complotti, di controcultura (che
questo c’è alle spalle del Tristero, fuor di metafora), di quel complesso
militare-industriale che allora campava di Vietnam e oggi s’ingrassa con
l’Iraq, dell’impero americano, di sesso droghe e rock and roll, di cinema e
radio e televisione, insomma di tutto quel mondo postmoderno che da allora in
poi è stato il nostro mondo. Lo fa con una profondità che a volta ti spinge a
rileggere la pagina che hai appena attraversato, e con un humor che spesso ti
fa scoppiare a ridere; ma anche con una partecipazione e un’intensità che
spesso ti fa avvertire, come accade negli scritti dei grandissimi, la tragicità
intrinseca della nostra vita menzognera.
(Pulp Libri, n. 59, p. 30; sembra che dopo la pubblicazione della
recensione i refusi siano stati corretti)