Pescasseroli

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LE ORIGINI

Pescasseroli affonda le radici nei più antichi tempi. Da fonti leggendarie (Silio ltalico - De Bello Punico IX) se ne attribuisce la fondazione a popolazioni peligne le quali, distaccatesi con una "Primavera sacra" dal ceppo originario, vennero ad insediarsi sul colle, poi chiamato "Castel Mancino".
La terra di Pescasseroli nei secoli "bui" appartenne ai conti di Celano. poi ai di Sangro e ai d'Aquino e, quindi, ai marchesi del Vasto. E stata anche feudo di Vittoria Colonna e Maria d'Aragona.
Fin dal 1283 (anno in cui Cristofoto d'Aquino ne ottenne la istituzione daI re Carlo d'Angiò) si teneva nella piazza del paese, il giorno dell'otto di settembre, la fiera, ancora oggi iscritta nell'albo fieristico italiano.

E' l'epoca della rinascita agricola e della fondazione dell'antichissima arte tessile che troverà in Castel di Sangro un'industria fiorente ed affermata su basi solide che dureranno due secoli. Il Castello ll "Castello Mancino' di Pescasseroli può essere inserito in quella categoria di monumenti poco noti comunemente chiamati "Centri fortificati", di epoca preromana.
Tra le rocce, coperte da fitta vegetazione di pini, affiorano solo costruzioni diroccate a ricardo di dominazioni feudali. Nessuna traccia però, almeno in superficie, di richiami piu remoti di strutture pelasgiche tipiche delle "Castella", comunemente dette "Poligonali", che non mancano invece in località "Campo Mizzo" ove il Balzano credette di individuare un "Pagus". Comunque sul "Castello Mancino" di Pescasseroli, per la particolare posizione strategica, e ipotizzabile un "Presidium" a controllo della alta valle del Sangro.
Esso disegna sulla roccia del colle, sul quale sorge, un insediamento stabile, difeso naturalmente in maniera formidabile. Generalmente questi luoghi sono indicati col termine "Castella", da cui la titolazione da sempre della stesso colle il "Castello". La specifica- zione "Mancino" puo essence giustificata dal racconto di Silio Italico (De Bello Punico IX) sui gemelli Solimo e Mancino.
Ai tempi dei Borrello, nell'anno 1141, fu distrutto una prima volta, col fuoco, da Riccardo conte di Capua su ordine di Ruggero il Normanno. Nella geografia dell'Edrisi (Il libra di Re Ruggero) e descritto come "Villaggio somigliante a citta" Cesare Emanuele Bravetta in "La favorita senza macchia" (Sanzogno 1966 pag. 12/126) pone il "Mancino" a sfondo della vicenda di Covella (Jacovella di Celano), fornendo una buona descrizione della fortezza: "... il Castello dei d'Aquino col suo mastio rettangolare cinto da cinque torri: vero fortilizio quasi inespugnabile che sapeva delle lotte dei Sangria, dei d'Aquino, dei Caldora...".

Francesco Saverio Sipari, in un volumetto di poesie, stampato a Napoli nel 1846, affascinato dalle rovine dell'antico Castello, scriveva:

Quelle vecchie muraglie del Castello,
che sulla patria mia pendono mute...
Della polve dei secoli cosparse
fuman quelle rovine; e, intorno intorno,
per le campagne desolate ed arse
squallido e tetro si diffonde il giorno.

Origine del nome
Il nome Pescasseroli sembra derivable da Pesculum Seroli. La voce Pesco, o Pesculum, Pesclum, Peschio, deriva dal tardo latino Pensulu, "roccia sporgente, a picco, adatta per la costruzione di case". Quindi significherebbe roccia o sasso delle serre, massa della montagna. La parte piu antica dell'abitato sorge infatti ai piedi della sperone roccioso (Pesco) su cui si trovano i resti di "Castel Mancino".

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PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO

La pluridecennale esperienza del Parco Nazionale d'Abruzzo nel campo della difesa dell'ambiente naturale e del ripopolamento zoologico, è ormai nota in tutto il mondo ambientalista e scientifico ed attira , ogni anno, diverse centinaia di migliaia di visitatori. Le splendide valli e le cime montuose del Parco Nazionale d'Abruzzo permettono bellissime escursioni tra boschi, fiumi, laghi, borghi ed aree abitate da camosci (particolarmente importante il salvataggio del raro Camoscio d'Abruzzo), orsi, lupi, aquile, lontre, caprioli, e centinaia di specie di uccelli. Nel parco sono state censite oltre 1.200 piante superiori che formano una variegata foresta costituita essenzialmente di roverella , cerro, abeti, carpino nero, acero nero, fruttiferi selvatici e soprattutto il faggio intervallato dal sorbo montano, dal frassino e dall'agrifoglio. Parco storico per eccellenza, esempio di protezione della natura è considerato uno dei più prestigiosi d'Europa. Attualmente il parco tutela un'estensione di 60.000 ettari a cui bisogna aggiungere i 40.000 della fascia di protezione esterna. Su questo territorio sono compresi 18 comuni, da ciscuno dei quali partono itinerari segnalati, per un totale di 150 percorsi ecoturistici, collegati da una rete di centri visita, rifugi, musei naturalistici e strutture logistiche in grado di rispondere alle varie esigenze del visitatore che può contare anche sulla esperienza di guide di montagna, accompagnatori e cooperative ecoturistiche. Numerosi sono i rilievi montuosi che superano i 2.000 metri, a cui si affiancano dossi dolci e costoni tondeggianti. Le zone alpestri si alternano con una spettacolare varietà di paesaggi a verdi pendici digradanti. Il clima decisamente montano rende il parco adatto ad ogni stagione, dallo scenario delle vette innevate in pieno inverno quando molte zone si prestano egregiamente allo sci di fondo, alle valli fiorite in primavera, al fresco delle praterie e dei sentieri estivi, vero paradiso per gli amanti del trekking e della mountain bike, fino ai suggestivi scorci autunnali quando il bosco e la macchia si coprono di intensi colori. Il parco comprende centri storici di notevole interesse artistico e culturale come Pescasseroli, Scanno, Civitella Alfedena, Villetta Barrea il cui assetto urbano rappresenta un documento della civiltà e della economia pastorale che ha dato vita a monumenti religiosi e civili di grande valore. Patrimonio di una cultura materiale antica e profonda sono le numerose attività artigianali ancora oggi esercitate. Visitare questi paesi significa rendersi conto di come la scommessa, anche economica, sulla politica dei parchi, sia stata vinta innanzi tutto dalle popolazioni locali. Bei centri storici, aree attrezzate, servizi, organizzazione delle attività turistiche, rappresentano le caratteristiche salienti delle attività umane nel parco. Ospitabilità, organizzazione e tranquillità, vanno a braccetto in questo angolo di paradiso naturale.

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LA STORIA DELPARCO

Fin dal 1872 il comune di Gioia dei Marsi, insieme a quelli di Opi, Pescasseroli, Villavallelonga, Collelongo, Lecce, Balsorano e Castellafiume concesse i propri territori al re Vittorio Emanuele II per costituire la Riserva Reale di caccia: diverse migliaia di ettari affidate alla custodia delle guardie campestri di ogni comune e che costituì il primo nucleo di quello che diventerà in seguito il Parco Nazionale d'Abruzzo.

Ma nel 1878 il re Umberto I, al quale non interessava la caccia in questi territori impervi, rinunciò alla riserva che fu ricostituita nel 1900 dal suo successore Vittorio Emanuele III, per essere abbandonata definitivamente nel 1912.

A quel punto una serie di associazioni culturali, guidate da personaggi attivi e determinati, prese in mano la situazione e lavorò per anni intorno all'idea della costituzione di un parco nazionale sul modello di quelli stranieri, finché il 25 novembre 1921, in una riunione, venne costituito l'Ente Autonomo del Parco Nazionale d'Abruzzo e fu approvato lo statuto dell'Ente.

I comuni che aderirono per primi furono Opi, Civitella Alfedena, Pescasseroli, Villavallelonga, Lecce nei Marsi, Gioia dei Marsi, Bisegna, che dettero al Parco complessivamente 12.000 ettari, compresi i diritti assoluti di caccia.

Il parco fu inaugurato il 9 settembre 1922.

Negli anni immediatamente successivi ci fu una serie di ampliamenti del territorio, sicché nel 1926 la superficie complessiva diventò di 30.000 ettari e tale restò fino al 1976, allorché vennero aggiunti altri 10.000 ettari, e altri 4.000 sono stati aggiunti nel 1990, mentre già dal 1970 il Parco si è dotato di una fascia di salvaguardia intorno ai suoi confini, detta Zona di Protezione Esterna, per una superficie di 60.000 ettari.

Geograficamente, il Parco può essere suddiviso in cinque zone:

- l'Alto Sangro, chiuso da ogni parte da montagne alte, è la zona più fredda;

- la Marsica Fucense, che si affaccia sull'alveo del lago Fucino prosciugato, con un clima meno rigido;

- la Valle del Sagittario, rivolta verso la Valle Peligna;

- la Valle di Comino, che si apre sul versante laziale dell'Alta Ciociaria;

- le Mainarde, proiettate verso il Molise e la Valle del Volturno.

Il Parco Nazionale attualmente abbraccia tre regioni, l'Abruzzo, il Lazio e il Molise; tre province, L'Aquila, Frosinone ed Isernia e 22 comuni: Alfedena, Barrea, Bisegna, Civitella Alfedena, Gioia dei Marsi, Lecce nei Marsi, Opi, Pescasseroli, Scanno, Villavallelonga, Villetta Barrea nella provincia di L'Aquila; Alvito, Campoli Appennino, Picinisco, S.Biagio Saracinisco, S.Donato Val di Comino, Setterfrati, nella provincia di Frosinone; Castel S. Vincenzo, Filignano, Pizzone, Rocchetta a Volturno, Scapoli nella provincia di Isernia.

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