IL PRELIEVO

     Attualmente esistono due metodi per prelevare sangue a scopo trasfusionale. 
 
 

  •           La tecnica più consolidata e più antica consiste nel prelevare il sangue intero in appositi contenitori di plastica (sacche). Successivamente i suoi elementi (plasma, globuli bianchi e rossi, piastrine) vengono separati attraverso un procedimento detto " frazionamento". La durata di tale prelievo è di circa una decina di minuti.
  •           La seconda tecnica di prelievo del sangue è detta "afaresi"(termine greco che significa l'atto del "portar via"). Con l'uso dei moderni apparecchi, e separatori cellulari, si ottiene dal sangue del donatore soltanto quella componente ematica di cui si ha necessità in quel particolare momento, restituendogli, contemporaneamente, i restanti elementi. Ciascun separatore cellulare centrifuga o filtra istantaneamente il sangue che defluisce da un braccio del donatore trattenendo l'elemento ematico necessario e reinfondendogli il rimanente. La durata del prelievo in afaresi varia da 30 minuti a 2 ore, a seconda della tecnica usata, dalla quantità di emocomponente che si desidera ottenere, e dalle caratteristiche fisiche del donatore. Con il prelievo in afaresi si ottengono concentrati cellulari o plasmatici più ricchi e quindi più idonei per un'efficace terapia trasfusionale di supporto. Inoltre è importante sottolineare che grazie a questa tecnica si riduce rischio di malattie post-trasfusionali per il ricevente e si effettua un buon utilizzo del sangue.
     Sia nel caso del prelievo di sangue intero che in quello in afaresi, il materiale utilizzato è monouso (viene usato cioè 
     una sola volta),  è nuovo di fabbrica,  sterilizzato  e  mantenuto  tale  in confezioni  sottovuoto.  In  tal  caso  è evidente 
     l'assoluta mancanza di rischio di contagio per il donatore, poichè il sangue passa esclusivamente in circuito chiuso. 
     La quantità di sangue che mediamente viene sottratta ad ogni  prelievo  è  stabilita per  Decreto Ministeriale in 450 
     centimetri cubi, pari a circa il 10%  del sangue presente nell'organismo umano. 
 
 
 
 
 
Perchè il dono del sangue 
          Le sacche che vengono raccolte con il dono del sangue sono utilizzate per incidenti  
stradali e sul lavoro, interventi chirurgici, malattie del sangue, etc.......... 
In particolare in Sardegna vengono utilizzate per far fronte a due malattie del sangue: 
 
La THALASSEMIA e il FAVISMO 
La Thalassemia o Anemia Mediterranea: malattia ereditaria, viene trasmessa  attraverso i geni che si ricevono dai genitori. I geni possono essere normali o atipici. 
Se si  ricevono  dei  geni normali  il soggetto  è  da  considerarsi  sano;  qualora  si riceva un gene atipico  si  parla  di  
portatore  sano,  ma  il  soggetto  può  considerarsi  sano. Quando  entrambe i  geni  ricevuti  sono atipici , si  parla  di   
malattia  che  comporta una grave  alterazione nella produzione di emoglobina: infatti i globuli rossi  risultano  molto  
più  piccoli ed hanno una vita molto più breve. 

 L'unica terapia consiste nelle trasfusioni periodiche ogni 20/30 giorni o nel trapianto di midollo compatibile. 
 
 
Il Favismo: è una grave forma di anemia provocata da alcune sostanze contenute nelle fave, siano esse fresche o secche oppure ingerite cotte o crude. 
La malattia è data dalla mancanza di un enzima  nei globuli rossi (glucosio-6-fosfato  dei drogenasi "G6PD") che comporta la distruzione rapida dei globuli rossi.  Il favismo può essere tanto grave fino alla morte se non si interviene subito. Oltre alle fave ed i piselli anche alcuni farmaci (l'aspirina, i sulfamidici, etc..) possono provocare gravi crisi emolitiche.