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ddd |
30.9 |
Diamo
a loro il resto
Ciao,
non si tratta di una catena di sant'antonio ne' della solita leggenda metropolitana, e' un'iniziativa davvero in corso in tutta Europa alla quale chiunque puo' contribuire. Per chi non avesse ancora visto le pubblicita' in televisione, forse questa mail puo' servire da "reminder"... Subject: "Diamo a loro il resto" Ciao a tutti, Il titolo di questa mail è lo slogan della campagna che la Croce Rossa sta lanciando in occasione dell'introduzione dell'euro. Chi di voi non possiede sacchetti di monetine come ricordo di vacanze e week end all'estero? Oltre a spiccioli italiani accumulati in barattoli, nelle tasche, nei cassetti, in macchina, che cambia periodicamente al bar o dal tabaccaio? Tra cento giorni tutti questi spiccioli saranno ferro vecchio perchè sostituiti dalla nuova moneta europea. Per convertirli in euro bisognerebbe andare in una banca del paese di origine e cambiarli. Chi di voi lo farà? Nessuno. D'accordo, il motivo per cui in passato li abbiamo conservati è per avere un ricordo, ma avete mai provato a contarli? Con questi soldi "abbandonati" noi non ci pagheremmo nemmeno una cena al ristorante, ma per un bambino dell'Africa sub-sahariana o di ogni altra zona povera del mondo, potrebbero voler dire la sopravvivenza. E' stato calcolato che solo in Germania l'ammontare di questi soldi "dimenticati" è di circa 360 miliardi di lire. Insomma, il primo gennaio del 2002, data cruciale per l'Europa, può diventare anche l'occasione per la più grande donazione collettiva della storia dell'umanità. In Italia la raccolta, per ora solo relativa alle lire, sarà fatta dall'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, dal WWF, da Amnesty International e dall'Unicef. Dal primo dicembre verranno posizionati in punti strategici (banche, uffici postali, supermercati, ecc.) "bidoni della beneficenza", "piccoli salvadanai" e "bustine svuota-tasche". Quest'ultime verranno distribuite in modo capillare anche attraverso le bollette della Telecom. Le lire andranno fuori corso il 28 febbraio ma l'operazione sarà conclusa ad aprile. Un'ultima cosa: già da tempo in molti aeroporti, sui voli delle più importanti compagnie aeree e sui cuscini delle stanze d'albergo, si trovano delle bustine dell'Unicef che invitano a donare le monete che una volta tornati a casa comunque non utilizzeremo. La British Airways ha raccolto in sette anni ben 35 miliardi di lire. Quindi per chi di voi avrà la fortuna di partire prima della fine di febbraio, questa è un'altra bella occasione. E, in un questo senso, anche l'ultima, visto che con l'entrata in vigore dell'euro gli spiccioli avanzati da una vacanza a Parigi o a Madrid (appello ai romanisti che andranno a vedere Real Madrid-Roma a fine ottobre! almeno una cosa giusta nella vita fatela!) saranno centesimi di euro e varranno anche in Italia. Se pensate che possa essere utile girate questa mail a chi volete Stanzani Francesca
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29.9 |
Cardini:
uno spettro s'aggira, ma niente abbagli
Siamo ancora tutti sconvolti per l'orrore dell'11 settembre 2001: un giorno che - qualunque cosa accada - resterà purtroppo nella storia. E mancano ancora gli elementi obiettivi per poter individuare gli autentici responsabili del crimine: stiamo elencando solo i sospetti; ci s'interroga sulla perdurante assenza d'una rivendicazione esplicita; si valuta - non sempre serenamente - la qualità delle prese di distanza dall'accaduto da parte di personaggi che i mass media, a torto o a ragione, ritengono sospettabili se non altro di complicità e di simpatia nei confronti degli attentatori. Un'elementare norma di prudenza e d'onestà prescriverebbe, in casi come questi, un riflessivo silenzio finché il quadro non divenga più chiaro. Conosciamo tutti il diabolico meccanismo massmediale del nostro tempo: ora l'impressione, la costernazione, l'indignazione sono grandi: ma chiodo scaccia chiodo, e non sarebbe la prima volta che, al sopravvenire magari di altre notizie o semplicemente con il passare del tempo, i sentimenti svaniscono e l'oblìo prevale. Purtroppo, uno dei difetti del nostro sistema fondato sulla sovrainformazione è la memoria corta. È dunque grave, pur se del tutto normale, che siano in troppi a parlare: e che pareri avventati e proposte aberranti vengano, in questo eccezionale momento, non solo tollerati ma addirittura presi per buoni. Un senso di pietas nei confronti di noialtri poveri esseri umani c'impedisce di prendere anche solo in considerazione le troppe voci di sciagurati che chiedono cieche rappresaglie o addirittura guerra (ma contro chi?). Più grave sembra, anche perché proviene da fonti in apparenza più autorevoli e responsabili, l'estesa anzi quasi generalizzata accusa - non ancor sostenuta da prove certe - nei confronti di personaggi del mondo islamico. Si citano al riguardo, come se fosse una prova, alcune ripugnanti manifestazioni di giubilo colte dalla camera televisiva in certe città di qualche paese arabo, soprattutto in Palestina. Ma, francamente, tali disgustose scene provano solo quel che già sappiamo della natura umana: il livello di bassezza cui possono far giungere l'ignoranza associata alla sofferenza. Perché non bisogna dimenticare che quelle immagini ci vengono da un mondo di gente che a sua volta soffre; e che non è, spesso, meno innocente delle vittime di New York e di Washington. Ricorrente, poi, l'accusa a Usama Bin Laden: che ormai sembra aver definitivamente impersonato il ruolo d'una sorta di versione postmoderna del mito medievale del «Veglio della Montagna» l'oscuro potentissimo signore che da un celato recesso fra i monti dell'Asia comanda un esercito di assassini fanatici. Il «Veglio della Montagna» storico era un capo musulmano sciita, considerato eretico dal resto dell'Islam. L'odierno «Veglio della Montagna» è a sua volta un rappresentante autorevole dell'Islam? Tale fede può riconoscersi in lui? Molti osservatori, ohimè accreditati, anche nel nostro Paese, giurano di sì; ed è gente che spergiura che questo è il vero Islam, una dottrina che predica l'asservimento o l'annientamento di tutti i nemici, una fede che ha inscritta la violenza e la guerra nel suo stesso libro sacro, il Corano. I giornalisti e gli opinion makers che sostengono queste vergognose sciocchezze hanno sovente accesso alla tv e ai giornali, scrivono libri, sono consiglieri di politici autorevoli. Il Corano parla spesso di guerra: non tanto quanto ne parla la Bibbia, ma abbastanza. Muhammad era, come Mosè, un profeta armato. Vi sono nel Corano anche frasi che, distaccate dal loro contesto, suonano come truculente; e che parrebbero sconfessarne altre che, invece, parlano di carità, di pace e di misericordia. Ma non sta forse scritto anche nel Vangelo che chi non ha una spada deve procurarsela vendendo il mantello, che Gesù è venuto a portare la guerra anziché la pace, e pretende che per seguirlo si debba odiare il padre e la madre? Noi sappiamo bene che quei versetti evangelici hanno un valore allegorico e che debbono essere interpretati, soggetti a un'attenta esegesi. Per i cattolici, l'autorità ecclesiale ha anche questa funzione. L'Islam non conosce una disciplina ecclesiale ma ha molte scuole teologiche e giuridiche. Teologia e diritto, teologia e politica, sono strettamente correlate: ma anche soggette a una continua problematica giurisprudenziale. Questa è la chiave ch'è necessario tener presente per capire come l'Islam sia una realtà religiosa e culturale estremamente sensibile e flessibile, che nei secoli è riuscita ad adattarsi a infinite situazioni e ad assorbire e metabolizzare un alto numero di culture. L'Islam ha accolto varie correnti del pensiero ebraico, ma anche platonico, neoplatonico, aristotelico; ha assorbito l'insegnamento delle scuole astronomiche persiane e di quelle matematiche indiane; ha saputo reinventare l'astronomia, la medicina, la chimica; e tutto questo sapere ce l'ha passato fra XII e XIII secolo, consentendoci di fondare la modernità. Abbiamo convissuto con l'Islam. Abbiamo scambiato con il suo mondo non solo merci, ma anche forme di sapere. I nostri rapporti amichevoli e pacifici con esso sono stati qualitativamente e quantitativamente superiori - e di gran lunga - a tutte le crociate e a tutti i jihad del mondo. Questo non è un mio parere: è, obiettivamente, storia scritta e riscritta che solo alcuni divulgatori semicolti si ostinano a ignorare. Leggetevi Il mondo musulmano di Biancamaria Scarcia Amoretti (Carocci); vedrete l'inimmaginabile varietà di esperienze, di voci, di tradizioni, di problematiche, di situazioni che si agitano nell'Islam e nei suoi quindici secoli di storia; conoscerete la straordinaria ricchezza delle splendide culture alle quali esso ha fornito un'anima. Altro che fanatismo. L'Islam ha molti volti e molte scuole; sta in questi anni affrontando il problema del rapporto con la modernità occidentale, e lo fa con una pluralità di voci e di atteggiamenti la stragrande maggioranza dei quali s'ispira a una volontà di solida convivenza pacifica e di franco, sereno confronto. Certo, non va dimenticato che la quasi totalità dei musulmani vive all'interno di quell'oltre 80% dei popoli della terra che subiscono la globalizzazione ma senza godere del benessere che interessa invece la maggioranza degli occidentali. La miseria, la fame, l'ingiustizia, lo sfruttamento, sono duri da tollerare. In passato, c'è stato chi è insorto e ha anche ucciso nel nome del cristianesimo: la religione di Gesù è forse responsabile diretta di questo? Non sono stati pochi gli irlandesi che si riconoscevano nel terrorismo assassino, quello che ammazzava gli innocenti nei pubs di Londra; ed erano spesso ragazzi che andavano a messa ogni domenica. Ci meraviglieremo se - su un miliardo di musulmani la stragrande maggioranza dei quali è povera, e molti sono esposti all'embargo, ai bombardamenti, alle rappresaglie - le centrali del terrorismo fondamentalista riescono a mettere insieme qualche migliaio di disgraziati che la disperazione spinge al fanatismo? È una percentuale minima. E, quei disgraziati, dovremo davvero condannarli senza cercar nemmeno di capire le ragioni di quei gesti che pure, in se stessi, non possono se non essere condannati? È dunque essenziale non abbandonare, bensì semmai intensificare il dialogo con le comunità islamiche. È necessario conoscerle e farci conoscere: chiarire a noi stessi (e anche a loro) che nulla nella parola da Dio trasmessa ai figli di Abramo giustifica la violenza, anche se nella storia essi troppo spesso ne hanno abusato. Nulla sarebbe più ingiusto, più insensato e più criminale dell'incitamento indiscriminato a un'interpretazione dei fatti dell'11 settembre nel senso dello scontro «tribale» tra libertà, civiltà e modernità da una parte, fanatismo islamico dall'altra. Franco Cardini
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26.9 |
I
miti fondatori della politica israeliana di Roger Garaudy
Roger Garaudy I
MITI FONDATORI DELLA POLITICA ISRAELIANA Nuova
edizione integrata da Diritto
di replica 1999
- 8° - br. - 230 pp. - L. 38.000 Nota
editoriale – Introduzione – I MITI TEOLOGICI – Il mito della
"promessa": terra promessa o terra conquistata? – Il
mito del "popolo eletto" – Il mito di Giosuè: la
purificazione etnica – I MITI DEL VENTESIMO SECOLO – Il mito
dell'antifascismo sionista – Il mito della giustizia di Norimberga
– Il mito dell'Olocausto – Il mito di una "terra senza
popolo per un popolo senza terra" – L'UTILIZZAZIONE POLITICA
DEL MITO – La lobby degli Stati Uniti – La lobby in Francia –
Il mito del "miracolo israeliano": i finanziamenti esteri
di Israele – Conclusioni – Nomi citati Non bisogna confondere il mito con la storia o pretendere di mettere le conclusioni prima della ricerca, come ha voluto imporre finora un certo terrorismo intellettuale. La storia, come le scienze, non può partire da un a priori intoccabile. Per trasformare in mito il martirio reale degli ebrei, col pretesto di non banalizzarlo, è stato necessario non solo far passare in secondo piano tutti gli altri, ma anche conferire alle sofferenze reali degli ebrei un carattere sacrale (sotto il nome di Olocausto), rifiutato a tutte le altre vittime disseminate dalla violenza politica insita nel corso dei rapporti capitalistici. Questo libro fornisce gli elementi che permettono di giudicare i misfatti di una mitologia sionista che, incondizionatamente sostenuta dagli Stati Uniti, ha già causato cinque guerre e costituisce una minaccia permanente per la pace, a causa dell'influenza che la lobby sionista esercita sulla potenza americana e, attraverso questa, sull'opinione pubblica mondiale.
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25.9 |
L'immagine
dell'Islam in Italia
Segnalo l'inserimento sul sito
"Est Ovest" - Rivista on line di comparazione culturale www.estovest.org
- di un Lo scritto, in giorni in cui un intero
universo culturale è guardato con forte diffidenza e, nei peggiori
dei casi, viene sottoposto ai fuochi di fila del pregiudizio e
dell'ostilità preconcetta da coloro che evocano un futuro da
"scontro tra civiltà", vuole rappresentare un piccolo
contributo sulla via di un approccio adeguato al mondo dell'Islàm.
Sebbene lo studio prenda in considerazione gli anni '20-'30, non sarà
difficile per qualsiasi lettore di ordinaria cultura scorgere un fil
rouge che - partendo da ancor più lontano - unisce le preoccupazioni
e le deformazioni diffuse all'epoca Andrea
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25.9 |
Mario
Tarchi riflette di fronte a TV7
Ciao, Lo so che il
mio tono è polemico ma il collegamento fra atomiche che
esplodono sotto la superficie e terroristi che vivono in caverne non è
mio: l'ha fatto un giornalista presente alla trasmissione e
presentato come esperto di una tal rivista di studi strategici. Al
termine della lezione dell'ex-generale mi aspettavo che
perlomeno qualcuno dei presenti avesse la decenza di saltare sulla sedia
e urlargli in faccia che siamo stanchi di sentirci prendere in giro con la
favola delle 'bombe intelligenti', che siamo stanchi di vedere in TV i
massacri in diretta di Baghdad e di Belgrado, per parlare solo dei più
recenti. Ho atteso invano che uno qualsiasi degli altri chiedesse
all'ex-generale quanti altri treni stracarichi di poveri disgraziati,
quanti altri ospedali e quante altre scuole si dovevano distruggere prima
di convincersi che le 'bombe intelligenti' non esistono, ed invece nulla, un bel coro di distinguo, una serie infinita di belle
parole, tutte pacate, tutte frasi 'politicamente corrette' e tutte
coll'usuale cappello che prevede e giustifica 'qualsiasi' reazione
statunitense, quindi anche l'"opzione nucleare". A presto. Il clima di conformismo, ormai dilagante e che anche queste
'conversioni' (magari mascherate da "ritorni alle origini":
xenofobia anti-araba, "difesa dell'Occidente", militarismo
sempre e comunque e simili) incrementano, mi impressiona. Ma per la
prima volta - più che nel 1999 con i bombardamenti Nato sulla
Jugoslavia - mi dà la plastica rappresentazione di una realtà cui,
in qualche modo, un residuo della mia psiche si rifiutava di dare il giusto
credito fino in fondo: siamo ormai liberi - tutti – dai vecchi
campi di appartenenza; lo "stare dalla stessa parte" di 30, 20
o 10 anni fa non determina più le nostre convergenze e i nostri
antagonismi odierni. Può sembrare un male oppure un bene, ma è un dato
di fatto. E dobbiamo trarne le debite conseguenze,
se non vogliamo restare inerti di fronte alla cancellazione di ogni,
anche minimo, spazio di dissenso. |
25.9 |
Ecco
le prove!
Vi prego di leggere
con attenzione il documento che segue (tratto dal sito di
Islamonline). Poi ognuno faccia le sue considerazioni. Con
preghiera di ampia e rapida diffusione (nel sito di Islamonline i non
italofoni possono trovare l'originale in inglese). |
25.9 |
Lettera
al Giornale
Enzo Viscuoso Ho scritto questa lettera al vice direttore del Giornale, e
gliela spedisco per conoscenza. Io sono uno di "quelli". Quelli che in questi
giorni hanno detto "ma", ne ho detti molti, e accalorato;
uno di quelli che "dovrebbe vergognarsi". Beh, siamo in
guerra del resto, no? Scrivo a lei, poi, che ha perso degli amici; ma
anch'io ho un amico newyorchese che ora abita nella mia città, che è
stato molto indaffarato a verificare che suoi vecchi amici fossero
ancora vivi. Anche lui però dice incazzato "ma". Non tutti
gli islamici sono uguali, e neppure gli americani, per fortuna. Non
tutti sono fondamentalisti, intendo, non tutti pensano di voler
combattere per un Bene Assoluto contro il Male Assoluto per perseguire
la Giustizia Infinita. Allora anche i "silenzi assordanti" non sono tutti
uguali. Su questa via, può diventare un «sacrificio di un nuovo
martire» anche ostinarsi a non annullare la riunione di lavoro mentre
migliaia di persone ti stanno bruciando vive davanti alla finestra (e
sarei io, vero, il cinico?). Spiegare perché Dio abbia raso al suolo Sodoma e
Gomorra è affare da teologi; giustificare oggi chi fa bombardamenti a
tappeto in nome di una strategia geopolitica che chiama Bene Assoluto,
tacendoli perché non si indaga sul modo di perseguirlo, mi sembra da
teocratici impazziti, più che da giornalisti amanti della libertà. Sappia infine che ho scoperto con piacere che siamo in
tanti, più di quel che i mass media lasciano pensare, a dire
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23.9 |
L'indiano
buono
L'indiano buono esiste anche in Italia. Si chiama Massimo
Palazzi, ma è meglio noto come Shaykh Abdul Hadi Palazzi. E' con questo
titolo che il TG3 del 15 settembre ha presentato quello che il
giornalista ha definito "il leader dei musulmani italiani". Lo
shaykh, con voce acuta e accento In ambito islamico, Palazzi è stato criticato anche per la
sua adesione alla Massoneria, dove però non ha mai superato il grado di
"Maestro Perfetto" e dove era addetto semplicemente alla
riscossione delle quote in una piccola loggia romana. Palazzi raggiunse una certa notorietà quando alcuni
militanti di Rifondazione Comunista scovarono su una sua fanzine un
articolo che sosteneva la falsità dei Diari di Anna Frank. Durante la
campagna Di che cosa sarebbe docente il "Prof. Palazzi"? Da
un articolo carico di elogi pubblicato sul Jerusalem Post (il peggiore
quotidiano dell'altrimenti vivace e intelligente stampa israeliana, ma Miguel Martinez
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22.9 |
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22.9 |
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Indice di Diario della settimana Diario della
settimana è in edicola. ****************************** Caro Diario "Caro Diario, quanti innocenti moriranno ancora?" I lettori scrivono Il giorno prima Come eravamo di Assunta Sarlo La scuola di cui si parla di Mario Portanova Paul e Art a Central Park di Alberto Campo Sabra e Chatila, 19 anni dopo di Stefano Liberti Il Paese del surreal socialismo di Francesco Bruscoli The end di Elfo www.diario.it
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22.9
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EgyptAir
990 Reconsidered
(articolo apparso su The Jerusalem Post del 22 settembre 2001) I believe Egypt covered up the truth about EgyptAir 990, which was, if you think about it, a 1999 dress rehearsal for what happened on Sept 11, 2001. That was the debut of the terrorist commercial airline pilot, and included an unauthorized takeover of the cockpit controls. That was also the first time the aim of a hijacking changed from a method of getting hostages to a way to kill all the passengers using the jumbo jet itself rather than an on-board bomb. Sound familiar?
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