MEDICINA preistorica

E' certo che la storia della medicina ha origine dalle pratiche magiche.

La "paleopatologia" -la scienza che studia le antiche malattie dell'essere umano- dimostra, già un milione di anni fa questi la presenza delle  malattie. Alcune di esse scomparvero nel corso dei millenni, altre apparvero successivamente, altre persistono tutt'oggi.

Prima l' uomo si oppose con mezzi estremamente semplici, diremmo istintivi. Ad es. si  lambiva le ferite con la propria saliva, praticava, cioè quella che viene definita "medicina istintiva".

Con il passaggio dell'ominide all'uomo, l'intelligenza e i sentimenti ebbero uno sviluppo più rapido e tumultuoso.
L'uomo cominciò ad avvertire sentimenti di piacere, di dolore, di angoscia, e soprattutto di paura dinanzi ai fenomeni che non sapeva comprendere. E cominciò a darsi delle spiegazioni. Così, ad esempio, se è vero che la morte può avvenire in seguito ad una ferita inferta da una bestia o da un proprio simile, come può sopravvenire la morte "naturale" se non sussistono queste condizioni? Anche l'essere più forte, imbattuto dalle fiere e dai nemici, può essere ridotto a giacere febbricitante nel fondo di una grotta, e poi morire senza versare una goccia di sangue tra urla strazianti o in un sopore letargico: e nessuno può prestargli un pur minimo aiuto.

Apparve allora evidente che la morte non da cause violente avviene ad opera di qualche nemico invisibile: e questo nemico non solo se ne sta in agguato alle spalle degli uomini per aggredirli e soffocarli, ma riesce addirittura a penetrare nell'interno del loro corpo e a straziarne le carni.

Sorse così, naturale, il concetto di dèmone, di genio del male.

Ma era difficile, per l'essere primitivo, pensare ad una determinata malattia senza metterla in rapporto all'intervento di uno specifico genio malefico. Egli concepì allora un universo sempre più affollato di deità, ciascuna delle quali "specializzata" per un dato male, proprio come noi facciamo oggi con i batteri e i virus. Ciascuno specifico di una determinata malattia.

Non potendosi contro questi dèmoni lanciare sassi o rotear clave, l'unica soluzione ragionevole sembrò quella di tentare di rabbonirli: con preghiere, offerte, sacrifici.

A questo punto era chiaro che, come esistevano deità in grado di apportare le malattie, esistevano anche deità in grado di guarirle. Occorreva quindi trovare il modo di ingraziarsi anche queste ultime, magari ancor prima che quelle cattive prendessero il sopravvento.

E' questa la seconda fase dell'evoluzione della Medicina, che molti storici chiamano "magica, demonistica e sacerdotale".

Per intercedere tra il soprannaturale e il mondo umano occorreva però l'intervento di persone eccezionali, quali erano per esempio i sacerdoti. Per questo tutte le antiche Civiltà considerano la medicina attributo del tempio, dove gli unici depositari sono i sacerdoti. Più alta era la loro dignità, maggiore era il loro potere di fugare le malattie, anche con le sole parole. Ai sacerdoti di minor rango conveniva invece l'uso di medicinali (i quali anche, del resto, erano rivelati dalla divinità).

A questo secondo periodo seguì un terzo, nel quale il sacerdote, guidato dalla propria e dall'altrui esperienza, andò prendendo sempre più coscienza dei benefici offerti dalla ginnastica, dalla dieta, dal riposo, e soprattutto dalla virtù delle piante salutari, cercando di metterli in pratica. Il sacerdote distinse le erbe buone dalle cattive, quelle capaci di guarire da quelle velenose, limitandosi tuttavia alla semplice constatazione degli effetti, senza tentare di darne una spiegazione razionale.

Anche le piante entrarono così di diritto in quell'atmosfera religiosa che informava il concetto di malattia, di medico e di medicina. Del resto, erano pur sempre gli Dei che facevano nascere quelle piante e quelle erbe, e non di rado essi stessi si nascondevano in quei fiori e in quelle foglie.

In questa medicina "empirica" (anche se ancora tutta pervasa dalla religiosità), già s'era accumulato un bagaglio prezioso di notizie e di esperienze sul modo di riconoscere le malattie e di curarle. Su di essa malati e sacerdoti facevano cieco affidamento.

Ma laddove essa falliva, veniva all'istante surrogata dalla magia. Il mago interponeva allora nella lotta tra dèmoni e uomini, cercando di sottrarre questi al loro potere, e inventando allo scopo una serie infinita di espedienti, riti, formule magiche e scongiuri, anche facendo nascondere il malato dietro orrende maschere o dipingendolo di vari colori per ingannare il demone.

Nel tempo il concetto di malattia andò arricchendosi di un altro elemento: i demoni non solo mandano la malattia per loro ragioni imperscrutabili, ma anche perché il paziente ha peccato. In lui il demone si sostituiva cioè al dio protettore, che a sua volta abbandonava il proprio ospite appunto perché aveva peccato.

 

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