Rivendicazioni e Progetti

 



AUTONOMIA SCOLASTICAINIZIO PAGINA

LORO DICONO:

L’autonomia scolastica consiste in una sorta di decentramento finalizzato a snellire il complesso apparato burocratico della scuola, consentendo una più facile gestione da parte degli organi collegiali interni alla scuola, anche in relazione a particolari situazioni territoriali o ambientali. Alle istituzioni scolastiche già in possesso di personalità giuridica e a quelle che l’acquistano sulla base di determinati requisiti lo Stato assegna una dotazione finanziaria per il funzionamento amministrativo e didattico. L’autonomia organizzativa è finalizzata alla realizzazione della flessibilità e della diversificazione del servizio scolastico. A tal proposito lo schema di regolamento in materia di autonomia, pubblicato successivamente, prevede la possibilità da parte delle istituzioni scolastiche di adottare ogni forma di flessibilità, dall'articolazione modulare del monte ore annuale di ciascuna disciplina e attività a quella di gruppi di alunni provenienti da diverse classi o da diversi anni di corso, fino ad arrivare alla definizione di una unità di insegnamento non coincidente con l’unità oraria Il governo dell'autonomia viene conferito al Capo di istituto sulla base di criteri specifici.

NOI RISPONDIAMO:

Pur essendo d'accordo in linea di principio con il concetto di autonomia, data la necessiti di snellire l’apparato burocratico estremamente complesso della scuola italiana, il progetto di Berlinguer lascia comunque molte perplessità. Il problema principale che si pone nei confronti dell’autonomia è che a tutt’oggi, a più di due anni dalla pubblicazione della legge, ancora non esiste una riforma degli organi collegiali interni alla scuola. L’intera gestione della scuola viene lasciala in mano al Preside senza che vi sia alcun controllo effettivo da parte delle altre componenti della scuola, prima fra tutte quella studentesca. E se si pensa ai presidi che ci sono nelle scuole italiane, la prospettiva è tutt’altro che rassicurante. Fino a quando non avremo una riforma degli organi collegiali, e quindi un governo dell’autonomia partecipato da tutto il Consiglio d'istituto, con potere decisionale da parte degli studenti, non potremo esprimere un parere favorevole sull’autonomia scolastica. Non ci piace l’idea della eccessiva flessibilità, che lascia molti interrogativi sul funzionamento delle singole scuole. Di chi sono le esigenze sulle quali si baserà questa flessibilità? Degli studenti e delle foro famiglie, che hanno diritto al migliore servizio possibile (pensate che cosa accade a chi ha più figli che frequentano diverse scuole…)oppure dei presidi e dei docenti, responsabili di queste decisioni, che nelle scuole svolgono un lavoro retribuito?

 

 

RIFORMA DEGLI ORGANI COLLEGIALIINIZIO PAGINA

LORO DICONO:

Loro non dicono niente. O meglio giocano a "scarica barile" con il Parlamento, dichiarando che il Parlamento ha espressamente chiesto di non occuparsi di una riforma degli organi collegiali interni alla scuola. Attualmente in Parlamento sono state presentate alcune proposte riguardanti la riforma. del Consiglio d’istituto, ma l’iter che queste proposte dovranno seguire è ancora molto lungo, perciò per molto tempo continueremo ad avere scuole governate esclusivamente dal preside e consigli di istituto con una rappresentanza studentesca del tutto insufficiente a tutelare i diritti degli studenti. Per quanto riguarda la riforma degli organi collegiali nazionali e periferici, una delle apparenti differenze apportate dal Ministero consiste nell’istituzione delle Consulte Provinciali e della Consulta Nazionale degli studenti, organi che hanno lo scopo di riunire i rappresentanti eletti dagli studenti per discutere sulle varie iniziative prese dal ministero, prime fra tutte, quelle riguardanti più direttamente gli studenti stessi. Insomma, una sorta di “sfogatolo” degli studenti diretto dall'UDS . Unione dei Servi (del Ministro ndr), che permetta al Ministro di fare un po' di demagogia in più sulla rappresentanza studentesca.

NOI RISPONDIAMO:

...che sulla rappresentanza siamo stanchi di essere presi in giro. Sono anni che ripetiamo che ci vuole una riforma degli organi collegiali che preveda una maggiore e più efficace rappresentanza studentesca, a partire dalla paritetica rappresentanza studenti-docenti nei consigli di ogni ordine e grado fino ad arrivare alla istituzionalizzazione e al riconoscimento da parte del Ministero delle ASR, Associazioni Studentesche Rappresentative, passando per l’istituzione obbligatoria in ogni scuola del comitato studentesco, che deve essere investito di ogni provvedimento in discussione al Consiglio di Istituto, consentendone l'esame e la possibilità di acquisirne il parere preventivo. A maggior ragione lo ripetiamo ora che con l'autonomia le scuole vengono gestite non più a livello centrale ma direttamente dai presidi e dai Consigli di Istituto. È ora di finirla con l’esclusione sistematica degli organi rappresentativi degli studenti da ogni scelta sull'indirizzo della Pubblica Istruzione soprattutto quando sono direttamente interessati Per quanto concerne l’istituzione delle consulte degli studenti sulle quali Berlinguer continua a crogiolarsi, c'è da dire che anche se in linea di principio dovremmo essere contenti per la scelta del Ministro di dare on ruolo agli studenti, bisogna constatare tristemente che il ruolo di queste consulte è pressoché inutile, visto che le stesse non hanno alcuna forma di potere decisionale. Insomma, niente di diverso dagli incontri con gli studenti che il Ministro Jervolino organizzava nel ‘93.

 

ESAME DI STATOINIZIO PAGINA

LORO DICONO:

Il nuovo esame di Stato comprende tre prove scritte e un colloquio. La prima prova scritta vede, accanto al tradizionale tema, altri tipi di scritti: l’analisi e il commento di un testo letterario o no, la redazione di un testo personale sotto forma di recensione, saggio breve, articolo, lettera. La seconda prova scritta rimane sostanzialmente invariata, mentre la terza serve a verificare la preparazione che si è raggiunta nell'ultimo anno e consiste nella trattazione sintetica di argomenti, in quesiti a risposta singola o multipla, nella soluzione di problemi, o di casi pratici o professionali, nello sviluppo di progetti. Il colloquio riguarda tutte le materie studiate nel corso dell’ultimo anno. La commissione d’esame è composta da un massimo di otto membri, quattro interni alla scuola e quattro esterni più un presidente esterno. Il voto finale viene espresso in centesimi: il voto minimo per superare l’esame è 60/100, il massimo 100/100. Il voto finale viene così ripartito: massimo 45 punti per le prove scritte, 35 per il colloquio, massimo 20 punti quale credito per l’andamento degli studi e per le esperienze formative e culturali maturate fuori dalla scuola, purché coerenti con il proprio corso di studi (es. impegno sportivo, corsi di lingue, attività lavorative etc.)

NOI RISPONDIAMO:

Anche il nuove esame di stato rientra nel complesso disegno progettato da Berlinguer per distruggere la cultura intesa in senso proprio e la capacità critica degli studenti italiani. Il fatto stesso che il disegno di legge, dopo le pesanti contestazioni studentesche, non sia stato modificato o abolito, ma ne sia semplicemente stata rinviata l’applicazione, è l’ennesima riprova di un accordo fatto tra i finti studenti dell’UDS e il Ministro, che permette da una parte di mantenere salda fa coalizione governativa e dall'altra di non intaccare la credibilità di un movimento che si dichiara a tutela del diritto allo studio. Per quanto riguarda l’esame in sé ci sono molte cose sulle quali non ci troviamo d’accordo. Innanzitutto la terza prova scritta, che formulata com'è è una sorta di "quizzone" alla Mike Bongiorno nel quale viene chiesto niente di tutto e tutto di niente. Insomma una sorta di minestrone che comprende domande su tutte le materie, compresa la lingua straniera. Una prova d’esame di 60 pagine oppure 10 domande prese qua e là nel programma didattico? Riteniamo inoltre che, dovendo sostenere una prova orale su tutte le materie, la commissione dovesse essere completamente interna alla scuola, fatto salvo per il preside che avrebbe svolto il ruolo di supervisore. Invece ci troviamo a dover discutere di tutto e di più con dei perfetti sconosciuti che non hanno idea del nostro percorso scolastico. E non è sufficiente un credito scolastico di massimo 20 punti su 100: hanno un valore maggiore le capacità dimostrate in tre anni a docenti che ci conoscono e sanno interpretare la nostra personale maturazione, che quelle dimostrate in un quarto d’ora a perfetti sconosciuti.

 

 

RIORDINO DEI CICLIINIZIO PAGINA

LORO DICONO:

Il riordino del cicli scolastici mira ad una riorganizzazione generale dell’apparato scuola, articolata in scuola dell'infanzia, ciclo di istruzione primaria e di istruzione secondaria, con un obbligo scolastico di nove anni complessivi, che termina al quindicesimo anno di età, mentre l’obbligo di istruzione e formazione termina at diciottesimo anno di età. Il ciclo primario, che ha una durata complessiva di sette anni (dall’attuale prima elementare alla seconda media inclusa) è caratterizzato da un percorso educativo lineare ed unitario. Il primo biennio e il secondo biennio hanno l’obiettivo dell’acquisizione e dello sviluppo delle conoscenze e delle abilità di base. Il terzo biennio è caratterizzato dal passaggio graduale dalle aree tematiche alle discipline. L'ultimo anno del ciclo primario è finalizzato al consolidamento del sapere di base e prevede una sistematica attività di orientamento. Il ciclo secondario, che ha una durata di cinque anni complessivi (dalla terza media al quarto liceo inclusi), è caratterizzato da un biennio finalizzato all'esaltazione delle specifiche (con il quale si conclude l’obbligo scolastico) e da un triennio di indirizzo che può tradursi in formazione professionale o apprendistato che, recentemente riformato, prevede accanto al lavoro, 120 ore annue di formazione culturale.

NOI RISPONDIAMO:

...Che Berlinguer soffre di una grave forma di delirio! Senza dubbio il riordino dei cieli scolastici è la riforma più pericolosa e delirante voluta dal Ministro, perché denota una volontà palese di distruggere l’identità e la memoria nei giovani delle generazioni future in virtù di una eccessiva specializzazione che invece di permettere un maggiore raccordo tra scuola e mondo del lavoro, causerà inevitabilmente un aumento del tasso di disoccupazione nel nostro Paese. La necessità di “manualità” della scuola rimane un caposaldo della Riforma Berlinguer, ma in un panorama come quello verso il quale si muove il nostro Paese, che vede la scomparsa del posto fisso in un clima di completa recessione, gli studenti non hanno bisogno di specializzazione manuale. Hanno bisogno di qualcuno che insegni loro la capacità di adattamento e di apprendimento, la versatilità, la sintesi e la critica; c’è bisogno di una cultura classica di base che infonda nei giovani del valori spirituali, una memoria storica, il senso di appartenenza. Cerchiamo di capirci: con questa riforma accade che gli insegnamenti di base vengono portati avanti, poco e male, se va bene fino al quindicesimo anno di età, dopodiché... tutti in fabbrica ad avvitare bulloni. Addio cultura italiana, addio memoria di un popolo che vanta una tradizione di tremila anni... E che cosa accade se poi, quando finisce l’apprendistato, il grande avvitatore di bulloni scopre che non ci sono posti di lavoro per avvitare bulloni (che peraltro vengono sapientemente avvitati dalle macchine)? Cosa succede al poveretto che non sa fare altro, e che non ha una cultura universale capace di farlo adattare ad un’altra attività?

 

 

RIFORMA DEI PROGRAMMIINIZIO PAGINA

LORO DICONO:

Non avendo purtroppo (o per fortuna) altro su cui lavorare, il testo che analizziamo è, appunto, il resoconto della suddetta commissione, e il decreto sul '900. Quest'ultimo ha imposto, già da due anni, lo studio esclusivo del '900 nelle classi dell'ultimo anno, per rispondere a chi si lamentava perché i programmi di storia e letteratura non permettevano uno studio approfondito del nostro secolo. Per ciò che concerne la commissione tecnico .scientifica, essa si limita a definire genericamente i contenuti della formazione di base, riportando alcune affermazioni che ci preme riportare ed analizzare: 1 “…È assai difficile, oggi, proporre e far si che un individuo mantenga una sua identità definita, […] (bisognerà ndr) promuovere un fondamento di solidarietà universale che si anticipi alla definizione delle identità particolari…” 2 “La tradizione orale e retorica dell'istruzione e della cultura italiana non sono buone basi per una moderna educazione” 3. “Il Novecento può essere affrontato in assoluta serenità se ci si rende conto che nessun insegnante è al di sopra delle parti”.

NOI RISPONDIAMO:

Nel suo progetto di riforma globale Berlinguer ha dunque dimenticato di mettere mano ai programmi didattici, in assoluto la prima cosa da "riformare" nella scuola italiana. Ha invece introdotto il Decreto sul ’900 che ha inevitabilmente comportato l’abbandono di interi secoli di storia del nostro paese che, peraltro, il novecento hanno preceduto e, quindi, preparato (come pretendere di capire un secolo controverso e mistificato come il '900, se non studiando le sue premesse?). Relativamente alla commissione, c'è innanzitutto da dire che la commissione istituita da Berlinguer era composta da “saggi” facenti tutti parte di un'unica impostazione storico­-culturale, cioè, ovviamente, quella marxista, come se in Italia ci fossero unicamente marxisti. Per ciò che concerne le dichiarazioni succitate: 1. Non siamo d'accordo con il significato che si dà al concetto di identità particolare, che in questo caso coincide con l’identità collettiva di una comunità. Proprio a fronte di una società, come quella italiana, soffocata da molteplici spinte e incapace di mantenere la sua identità definita, si deve puntare sul recupero delle identità particolari. 2. Non è chiaro il significato di questa affermazione che comunque suona pericolosa. La tradizione orale italiana è il modo migliore per insegnare la capacità di elaborazione di un discorso. 3. Se già accade che quei pochi studenti politicizzati vengano spesso giudicati a causa delle loro idee politiche in sede di scrutinio, cosa accadrà quando questo processo avrà un riconoscimento istituzionale?

 

 

PARITA' SCOLASTICAINIZIO PAGINA

LORO DICONO:

Vengono definite scuole paritarie a tuffi gli effetti le istituzioni non statali, comprese quelle degli Enti Locali, che a partire dalla scuola dell’infanzia corrispondono agli ordinamenti generali dell’istruzione, sono coerenti con la domanda formativa delle famiglie e sono caratterizzate da requisiti di qualità ed efficacia, tra cui: a. un progetto educativo in armonia con i principi della Costituzione; b. la disponibilità delle attrezzature e dei locali conformi alle norme vigenti; c. l’istituzione degli organi collegiali improntati alla partecipazione democratica; d. la organica costituzione di corsi completi; e. personale docente fornito del titolo di abilitazione. Le suddette istituzioni sono soggette alla valutazione dei processi e degli esiti da parte del sistema nazionale di valutazione. Al fine di rendere effettivo il diritto allo studio a tutti gli alunni delle scuole statali o paritarie lo Stato adotta un piano straordinario di finanziamento alle Regioni da utilizzare a sostegno della spesa sostenuta dalle famiglie per l’istruzione, mediante l’assegnazione di borse di studio di pari importo. I soggetti aventi i requisiti possono fruire della borsa di studio mediante detrazione di una somma equivalente dall'imposta lorda riferita all’anno in cui la spesa è stata sostenuta. Totale spesa prevista: 597 miliardi per il 2000; 647 miliardi annui a decorrere dal 2001.

NOI RISPONDIAMO:

... che finanziare le scuole private senza prima risolvere la difficile condizione della scuola pubblica è una follia. Non è un motivo ideologico che ci spinge ad essere contrari alla parità scolastica, ma un semplice ragionamento di tipo logico. La vita è fatta di priorità. E lo priorità, dello Stato italiano è, costituzionalmente, quella di investire sull'istruzione pubblica. Di fatto il Ministro della Pubblica Istruzione fa poco o niente per risolvere il grave problema dell’edilizia scolastica, che non solo limita l’offerta formativa a causa della mancanza sia di mezzi e strutture che di corsi di aggiornamento per i docenti, ma in alcuni casi è addirittura pericoloso per chi nella scuola ci passa diverse ore, primi fra tutti noi studenti, vista la mancanza, in troppe scuole, di impianti elettrici e di sicurezza a norma di legge. Di fronte a questa difficile condizione è ovvio che la scuola pubblica non è oggi in grado di competere con la privata e che quindi, prime di spendere una pioggia di miliardi per finanziare le private, si dovrebbero migliorare le pubbliche. Altrimenti lo scenario che si apre è quello di un progressivo, abbandono delle scuole pubbliche in favore delle private. Peraltro, risulta chiaro che la maggior parte delle famiglie che decidono di iscrivere i figli in una scuola privata non lo fanno per ragioni culturali a religiose, ma perché le scuole private sono più organizzate e offrono un sistema formativo decisamente migliore di quelle pubbliche. Finanziare oggi le scuole non statali, aumentare il divario che esiste tra queste e quelle statali, significherebbe favorire come unica distinzione fra scuola pubblica e privala quella basata sul censo, ce non, come dovrebbe essere, quella culturale, che rispettiamo.

 

 

 

RAPPRESENTANZA STUDENTESCAINIZIO PAGINA

LORO DICONO:

Con l’ultima bozza di lavoro, sulla rappresentanza studentesca il ministero intende valorizzare, accanto al canale della rappresentanza istituzionale (Consigli d'istituto, Consigli Scolastici Locali, Conferenza Nazionale dei Presidenti di Consulta) l’attività associativa degli studenti come forma di espressione e di rappresentanza autonoma e complementare a quella istituzionale. Obiettivo comune del Ministero e delle associazioni è quello di costruire un sistema di rappresentanza associativo rispondente sia alla necessità di includere tutte le associazioni rappresentative, sia a quello di definire criteri trasparenti che possono essere oggetto di generale consenso. Viene quindi istituito il “Forum delle associazioni studentesche rappresentative”, composto dal Ministro, dal Sottosegretario di Stato competente, per un massimo di tre rappresentanti per ognuna delle associazioni che ne fanno parte. Il Forum hoa come funzione principale quella di essere sede del confronto fra il MPI e le associazioni, che possono presentare proposte, relativamente ai provvedimenti più direttamente rivolti agli studenti. Per entrare a far parte del Forum le associazioni devono rientrare in determinati requisiti, divisi in fasce, individuati in. iscritti, adesioni, rappresentanti nei Consigli di Istituto, Rappresentanti in Consulta, le cui quantità numeriche sono individuate dal Ministero.

NOI RISPONDIAMO:

Era il 1993 quando, Fare Fronte (poi confluito in Azione Studentesca) propose per la prima volta il riconoscimento delle ASR (Associazioni Studentesche Rappresentative), attraverso una elezione democratica da parte degli studenti nell'ambito del rinnovo dei consigli provinciali. La proposta di legge prevedeva che le associazioni che avessero ottenuto, seggi in almeno 20 Province, sparse in almeno cinque Regioni fossero riconosciute dal Ministero, come organizzazioni capaci di confrontarsi con il Ministro sulla riforma della scuola, e che a queste associazioni venissero forniti dal Ministero spazi e fondi per favorire l’attività di tutela del diritto allo studio. È sulla base di quella rivendicazione che oggi il Ministro formula le bozze di documento sul riconoscimento delle associazioni. Ma lo fa con alcune sostanziali differenze che di fatto trasformano una delle iniziative più interessanti che il Ministero potesse portare avanti in una sorta di nuovo “contentino” nel tentativo di soffocare la contestazione. Di fatto le organizzazioni spontanee vengono trasformate in piccole strutture di partito, con tanto di iscritti, anche se l’unica cosa che le differenzia dai partiti è l’elemento democratico (vengono preferiti i tesseramenti alle elezioni, strumento democratico per eccellenza). Peraltro queste associazioni riconosciute non hanno alcun potere contrattuale effettivo nei confronti del ministero, visto che il Forum non riconosce di fatto agli studenti (e quindi alle organizzazioni che li rappresentano) maggiore potere decisionale di quello già sancito dalle Consulte. Insomma, un patetico e demagogico tentativo di soffocare il movimento studentesco senza concedere nulla in cambio. Vergogna!

 

LIBRO DI TESTO OBBLIGATORIOINIZIO PAGINA

LORO DICONO:

Veramente non dicono molto. O meglio, parlano ma concludono poco. Il sistema attualmente in vigore, comunque, prevede che ogni anno, in primavera, i docenti siano chiamati a decidere sul testo che adotteranno nelle classi l’anno successivo. Si calcola che in Italia i libri di testo siano circa tremila, quindi ovviamente la scelta non è semplice. Per ottenere l’adozione del proprio libro di testo ogni Casa Editrice “omaggia” docente di una copia, del suddetto libro. Solo a Roma si calcola che vengano regalati libri per un importo h a un miliardo, ed è ovvio che per recuperare questi sordi le case editrici provvedono ad aumentare ogni anno il prezzo di copertina. Senza dimenticare il fatto che la maggior parte dei libri regalati vengono venduti dai docenti ai mercatini del libro usato. Altra causa del costo elevato dei libri riguarda il fatto che le case editrici obbligano le librerie ad acquistare in anticipo i testi senza permettere loro di restituire gli eventuali invenduti se non per una percentuale inferiore al 5% degli acquisti. Con questi presupposti ovvio è che le librerie sono molto caute negli ordini, con due conseguenti risultati: che troppo spesso i libri sono introvabili; che le librerie si trovano, ogni anno interi magazzini pieni di libri invenduti. E magari l’anno seguente li modificano cambiando la copertina e, ovviamente, il prezzo.

NOI RISPONDIAMO:

La prima cosa da dire è che, stando ai Decreti Delegati, il libro di testo non dovrebbe essere imposto dal docente, ma consigliato. Sulla base di questo Azione Studentesca si batte da diversi anni, oltre che per l'istituzione del comodato dei libri di testo, per l’abolizione del libro di testo obbligatorio, per due ordini di motivi: uno di tipo economico e l'altro di tipo culturale. Quello di tipo economico è facilmente deducibile: permettere ad ogni studente di scegliere, il libro su cui studiare significherebbe spezzare la catena “truffaldina” che parte dall’autore del libro e arriva fino, al rivenditore. Il motivo di tipo, culturale dipende dal fatto che la cultura propinata nelle scuole italiane è a dir poco scadente e, comunque, decisamente faziosa. La stragrande, maggioranza dei libri di storia, ad esempio, ha raccontato i trascorsi del nostro paese solo in un senso, tralasciando consapevolmente e colpevolmente di approfondire le reali cause di interi avvenimenti storici. La ragione risiede, ovviamente, nei cinquant’anni del dopoguerra, quando la cultura è stata solo quella dell'antifascismo facilmente traducibile in propaganda di sinistra. Chiediamo dunque che gli studenti possano scegliere liberamente i libri sui quali studiare. In questo modo si spezzerebbero le collusioni affaristiche fra docenti e case editrici e si favorirebbe una cultura basata sul confronto. Per evitare possibili indecisioni da porte degli studenti si potrebbe comunque istituire un libro guida scelto dal docente e acquistato dalla scuola stessa. Comunque vada chiediamo che il parere degli studenti in merito alto scelta dei libri in consiglio di classe sia vincolante.

 

 

STATUTO DEI DIRITTI DEGLI STUDENTIINIZIO PAGINA

LORO DICONO:

Il testo afferma che la vita della comunità scolastica si basa sulla libertà di espressione, di pensiero, di coscienza e di religione. Tra i diritti degli studenti vengono annoverati: a. il diritto ad una formazione culturale e professionale qualificata che rispetti e valorizzi l’identità di ciascuno e sia aperta alla pluralità delle idee; b. il diritto alla riservatezza; c. il diritto ad essere informato sulle decisioni e sulle norme che regolano la vita della scuola; d. il diritto alla partecipazione attiva e responsabile alla vita della scuola; e. il diritto a una valutazione trasparente e tempestiva; f. il diritto ad esprimere la loro opinione mediante una consultazione sulle decisioni che influiscono in maniera rilevante sull'organizzazione della scuola; g. diritto alla libertà di apprendimento; h. il diritto ad ambienti salubri e sicuri, adeguati a tutti gli studenti anche con handicap; i. il diritto all’assemblea. Tra i doveri: vengono invece annoverati. 1 . frequentare regolarmente i corsi; 2. rispettare tutto il personale della scuola; 3. mantenere un comportamento corretto; 4. rispettare le disposizioni organizzative e di sicurezza dettate dai regolamenti dei singoli istituti; 6. non arrecare danni al patrimonio della scuola; 7. avere cura dell’ambiente scolastico.

NOI RISPONDIAMO:

La carta dei diritti degli studenti e delle studentesse rappresenta un raro esempio di demagogia, degno della migliore vuota retorica marxista. Innanzitutto è doveroso ricordare che un documento che disciplina il comportamento degli studenti all’interno della scuola dovrebbe almeno essere discusso con gli studenti (con tutti gli studenti, non solo con i cagnolini dell’UDS), ma evidentemente nel “ruolo fondamentale” e nella “partecipazione responsabile” che gli studenti devono avere secondo Berlinguer non è prevista la capacità di opinione. Lo statuto in questione parla di sviluppo della personalità e della capacità critica nell'ambito di una riforma della scuola che tende alla massificazione delle personalità, parla di libertà di opinione e di espressione in una scuola di regime culturale che tende all’indottrinamento; parla di identità in un disegno che l’identità, individuale e nazionale, punta a distruggerla; parla di partecipazione attiva e responsabile sancendo il diritto degli studenti ad esprimere propri pareri (ovviamente in alcun modo vincolanti) sulle decisioni "rilevanti" che riguardano la scuola; parla del diritto ad essere informati sulle decisioni e le norme che regolano la scuola mentre si fa di tutto per fare in modo che gli studenti non conoscano, e non capiscano la tragica riforma della scuole in atto; parla di diritto ad ambienti sicuri e salubri quando negli edifici scolastici italiani esiste ancora l’amianto (sostanza altamente pericolosa) nelle pareti e gli impianti non sono a norma. Insomma, un'elegia alla falsità e all'ipocrisia. Però, in compenso, abbiamo il diritto a riunirci. Grazie Ministro, come è buono Lei...

 

 

EDILIZIA SCOLASTICAINIZIO PAGINA

LORO DICONO:

Con lo legge 23/96, che prevede un piano di ammodernamento delle aule, il Ministero della Pubblica Istruzione ha ripartito nel piano triennale 96/98 f re le Regioni i 1.569 miliardi, dei quali 456 nel '96, 522 nel '97 e 591 nel '98. La precedenza di questi fondi è riservata al completamento di lavori già in atto, alle situazioni di maggior fabbisogno di aule e all'adeguamento degli edifici alle norme di sicurezza previste dal decreto legislativo 626/94, dalla legge 46/90 sugli impianti elettrici e dal decreto '92 sulla prevenzione agli incendi. Ma il percorso burocratico che questi fondi devono seguire prima di essere impegnati è molto lungo (può durare anche 15 mesi), e questo spiega perché i frutti delle prime due tranche (96/97) cominciano a vedersi solo ora. I parametri utilizzati dal Ministero, per l’assegnazione dei fondi hanno tenuto conto soprattutto dell'affollamento delle strutture, della precarietà degli impianti e degli edifici. È stata inoltre considerata la localizzazione territoriale, la presenza di impianti sportivi, o di edifici soggetti a vincoli storico-artistici. Oltre ai fondi appena ripartiti, per il futuro, verranno stanziati altri 385 miliardi. La legge 448/98 autorizza la spesa di 30 miliardi l’anno a partire dal 2000.

NOI RISPONDIAMO:

Entrare nel tragico mondo dell'Edilizia Scolastica equivale, come minimo, a prendersi una pesante incazzatura, però qualcuno dovrà farlo… Attualmente in Italia esistono 12.945 istituzioni scolastiche. Negli ultimi tre anni il Ministero della Pubblica Istruzione ha stanziato 1.569 miliardi, il che vuol dire che per ogni istituzione scolastica lo Stato ha elargito la somma di circa 120 milioni di lire in tre anni, ossia circa 40 milioni l’anno. Ma complimenti!!! Se andiamo avanti cosi rischieremo di trasformare delle semplici scuole in vere e proprie Regge! E poi ci sentiamo dire che c’è bisogno di finanziare le scuole private (per le quali in tre anni vengono stanziati più fondi che per le pubbliche: 1.569 miliardi per la pubblica a fronte di 1.891 per la privata) perché tanto di soldi da investire nell'istruzione pubblica ne abbiamo a sufficienza... Qualche dato per capire meglio la situazione: il 20% degli edifici scolastici italiani ha scadente l’impianto igienico sanitario; il 13% l’impianto idrico; il 19% l’impianto elettrico; l’11 % l’impianto fognario; il 14% l’impianto di riscaldamento, il 16% il tetto; i1 23% gli intonaci, l’8% le scale etc. E ancora: il 18,77% degli edifici scolastici esistenti è stato adattato a scuola e non costruito per essere scuola; solamente il 34% degli edifici ha un certificato di prevenzione degli infortuni, mentre solamente il 56% ha un certificato igienico-sanitario; dulcis in fundo (tenetevi forte!) solamente il 20,45% degli edifici scolastici italiani a provvisto di scale di sicurezza. Non andiamo avanti perché riteniamo che questi dati potrebbero favorire l’abbandono scolastico, e preferiamo non commentare perché i dati si commentano da soli...

 

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