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Alà dei Sardi

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Il paese di Alà dei Sardi

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 Alà dei Sardi è il nome attribuito al paese per distinguerlo da Ala in provincia di Trento e da Ala di Stura (TO). In origine il nome era semplicemente Alà, o Elà come si dice nei paesi limitrofi. Il toponimo Alà è di origine prelatina, ed è probabilmente espresso in lingua sardonica, vale a dire la lingua dei nuragici. Nel territorio alaese sono ancora molti i toponimi in lingua sardonica (Istenolì, Tattinuri, Serì, Alzarò, Lacaralò,...) ragion per cui è facile supporre che la dominazione romana sia stata tardiva, e mai compiuta completamente. Si può desumere perciò che il territorio di Alà fosse la zona in cui abitavano le popolazioni ribelli degli Iliesi (o Iliensi) e dei Balari. I siti archeologici che si trovano in territorio alaese sono numerosi: Su pedrighinosu/Balare (dove fu trovato un bronzetto di circa 14 cm sopprannominato "Donna Orante"); Kidade, lungo il confine con Bitti, dove si pensa sorgesse un antica città nuragica; Sos Nurattolos e Malacarrucca, dove nel secolo scorso furuno scoperti un complesso nuragico,un pozzo sacro senza scalini, unico nel suo genere, e un tempietto rettangolare dove avveniva il culto delle acque; Dolivichima e Padentes dove esistono i resti di alcuni dolmen; Lathari, che doveva essere una stazione romana lungo la strada che da Caput Tyrsi conduceva a Olbia; Alteri, Su Posidu, Sas Tumbas, Loddhoro, S'Orijale, Boddò e Intr'e Serra, che ancora non son stati esplorati e studiati con la dovuta perizia. In regione Oriscudu, a 400 metri circa dalla chiesa di Sant'Antoneddhu, esiste una roccia basaltica alta 2,70 metri raffigurante una donna con un neonato in braccio, chiamata dagli alaesi "pedra de Lughia Rajosa". Molto probabilmente essa è un monumento commemorativo di qualche dio pagano, si ipotizza Iside, dea della fecondità e dell'amore.

 Nel periodo medievale il territorio di Alà fece parte del Giudicato di Torres, in particolare della curatoria di Lerron. Nel 1272 entrò a far parte del giudicato di Arborea, a seguito dell'occupazione perpetrata dalle truppe arborensi. Verso la fine del 1300, con la pace tra il re d'Aragona e Arborea, la contrada Montis Acuti, di cui faceva parte anche Alà, fu rappresentata da Folco De Sii, su delega del majore di Alà Giovanni Penna, dei juratos Giovanni De Setilo, Francesco Canade e Aramu Gasole, e degli abitanti Bernardo Capra, Marco De Lacon, Bidale De Serra, Pietro Calia e Comita Canade. Dopo la conquista definitiva della Sardegna da parte dei Catalano-Aragonesi, nel 1420, Alà fece parte della contea di Oliva appartenente a feudatari spagnoli, i duchi di Gandia, fino alla fine della dominazione spagnola.

 Il paese moderno è sorto probabilmente attorno al XV°/XVI° secolo. Dati più certi sulla popolazione alaese si hanno per quanto riguarda il 1600: alla fine del secolo Alà contava non più di 120 abitanti. La localizzazione del centro storico di Alà ci indica quale fosse l'antica collocazione dell'abitato. L'odierna Carrera Manna doveva essere una sorta di corso, attorno al quale si svilupparono le abitazioni dei primi alaesi. E infatti, fino agli inizi del secolo scorso la caserma della pubblica sicurezza, il municipio e la parrocchia si trovavano in prossimità di questa via lunga e larga, che doveva rappresentare lo sbocco principale delle antiche "carreras". Si può dunque far ricadere l' abitato originario presumibilmente nell'attuale rione di Mesu 'idda, dove ancor oggi si conservano molte delle prime abitazioni. Erano dimore semplici, sviluppate su piante limitate e dunque verso l'alto, come paralleleppipedi. La struttura era fatta in contoni di granito e la copertura era costruita in plancie di sughero inizialmente, solo verso il '700 si iniziarono a utilizzare le tegole in terracotta che poggiavano su travetti e traversine in legno coperte da calce. La maestria degli alaesi nelle costruzioni era nota anche nelle zone limitrofe, tanto che i "mastros'e muru" alaesi erano richiestissimi a Padru, a Olevà (l'odierna Berchiddeddu) e a Monti.

 La popolazione alaese si è contraddistinta fin dai tempi passati da un fiero spirito di indipendenza, da un orrore all'imposizione altrui, e da una lodevole assuefazione al lavoro. Caratteristica negativa da sempre riconosciuta agli abitanti di Alà è l'eccessivo individualismo, che ha fatto in modo che le qualità sovraesposte non abbiano portato ad uno sviluppo e a una crescita del paese, come invece sarebbe stato logico. Tale individualismo però viene meno al momento in cui c'è da difendere il bene comune. Nel 1870 un orda di banditi provenienti dalla Barbagia tentò di effettuare una grassazione nei confronti della facoltosa famiglia dei Corda. Il popolo si oppose compatto e quasi tutti i banditi morirono nella lotta, che si concentrò principalmente nelle campagne di Loddhoro. Per tale azione Pinna Antonio, Pinna Domenico e Pinna Giommaria vennero insigniti della medaglia d'argento al valor civile. Nella primavera del 1823, durante il suo viaggio in Sardegna, La Marmora dovette fermarsi ad Alà per una grave necessità: ebbe il bisogno di alcuni cavalli di ricambio. Il sindaco di Alà, nonstante l'ordine del Vice Re presentatogli da La Marmora, si oppose a tale richiesta e non riconoscendo l'autorità del Vice Re, dopo accesa discussione, minacciò di reclamare direttamente al governo di Madrid, credendo di essere ancora sotto la dominazione degli Spagnoli, che invece erano stati scacciati un secolo prima. Tale episodio è sintomatico dell'isolamento in cui vivevano in quel periodo gli abitanti di Alà, e della sostanziale autonomia di cui godevano i governanti alaesi di allora.

 Tra gli alaesi che si fecero onore torna caro ricordare Antonio Luigi Ledda, che esercitò la carica di vice curato nella chiesa parrocchiale di Buddusò, e fu pure giudice conciliatore giusto e caritatevole. Anche il fratello ebbe modo di farsi ricordare: Francesco Ledda fu consigliere della corte d'appello di Cagliari. Uomo di cultura elevata fu il sacerdote Abele Scanu, per molti anni parroco di Alà, il quale fu pubblico ufficiale autorizzato a stendere atti e scritture negoziali, nonchè a autenticare scritture private. Il colonnello di fanteria Ledda Gavino fu Capo di Stato Maggiore nel 13° Corpo d'armata durante la Prima Guerra Mondiale. Venne decorato con due medaglie d'argento al valore militare e con la croce di guerra tedesca. Altri decorati furono: Ledda Pietro fu Giuseppe, Mulas Salvatore fu Bachisio e Scanu Abele fu Antonio Maria (tutti e tre medaglia d'argento al valor militare nella guerra '15-'18); Scanu Antonio fu Giuseppe (medaglia d'argento e medaglia di bronzo al valor militare nella guerra di Spagna). Il dr. Antonio Luigi Ledda fu pretore ed esercitò tale carica a Sorgono. Della benestante famiglia dei Corda si ricordano, tra gli altri: il dr. Francesco Corda, pubblico notaio e dr. Corda Giovanni Maria, medico chirurgo.

 Il nuovo millennio trova un paese in grande crescita economica e demografica. Si assiste al ritorno di famiglie di emigrati di lunga data, i giovani del paese non hanno più motivo di partire, e la richiesta di forza-lavoro da parte delle molte imprese nate in questo periodo fa confluire ad Alà un numero rilevante di immigrati. Oggi il paese ha più di 2000 abitanti, un saldo positivo tra nati e morti, livelli di disoccupazione prossimi allo zero. Gli abitanti di Alà hanno una alta considerazione per le proprie tradizioni e per gli usi e costumi tipici, a partire dal dialetto: la lingua sarda di Alà è ben viva. Qualsiasi attività comunicativa vede infatti l'uso quasi esclusivo della lingua sarda, sia in occasioni ufficiali - consigli comunali, riunioni di popolo, manifestazioni di culto ed ecclesiastiche - sia nella vita di tutti giorni. E sono soprattutto I giovani a essere più fermi e decisi nel salvaguardare tale immenso patrimonio culturale.

Si contano in paese due gruppi folkloristici ufficiali, due gruppi di balli folk per bambini, e tre gruppi di canto a tenore, di cui uno composti da adolescenti. Periodicamente viene pubblicata la rivista culturale bilingue "Quadernos de attunzu" alla cui stesura partecipano molti giovani e alcune personalità del paese. Si stanno formando delle associazioni no-profit per la valorizzazione della cultura e della lingua sarda, nella sua variante alaese, e si ipotizza la nascita di una Pro-Loco che renda più conosciute le tante ricchezze e le peculiarità della cultura alaese. Dunque la tipica "assuefazione" al lavoro e l'avversione all'ozio, riconosciute agli alaesi da tempi remoti, si manifestano anche nel nuovo millennio, e saranno la caratteristica determinante dello sviluppo economico e culturale del paese negli anni a venire.

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