La Nuova Sardegna giovedì 14 settembre 2000

ATZARA
Il museo d'arte moderna finalmente è realtà

Orgoglio in paese per un sogno che si realizza


Giovanni Maria Sedda

ATZARA. Dopo la solenne inaugurazione il museo d'arte moderna di Atzara apre al pubblico, con la regolarità garantita dalla gestione di una cooperativa di giovani. La gestione concretizza quello che sembrava un sogno irrealizzabile per il piccolo centro isolato del Mandrolisai.
Finalmente il museo d'arte moderna è una realtà, con la sua apertura giornaliera dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle 13 e dalle 17 alle 20. Un punto di riferimento senz'altro importante negli itinerari culturali dell'isola. Il museo è stato inaugurato lo scorso 20 agosto e intitolato ad Antonio Ortiz Echague, pittore costumbrista spagnolo che ha soggiornato e operato ad Atzara dal 1908 al 1909 grazie a una borsa di studio concessagli dall'Accademia spagnola presente a Roma. La struttura museale è stata realizzata nel corso di una decina d'anni ed è stata aperta al pubblico per la prima volta per l'esposizione delle opere dei pittori spagnoli che dopo Antonio Ortiz Echague frequentarono Atzara. L'allestimento è stato curato in qualità di direttore artistico da Antonio Corriga, al quale la comunità atzarese deve la sua riconoscenza per l'impegno, la passione e l'amore dimostrati fin dai primi passi compiuti verso la realizzazione di un progetto così importante. E oggi per avere un quadro sufficientemente completo della pittura sarda dai primi del 1900 ai giorni nostri non ci si potrà esimere dal visitare il museo di Atzara. Una gran folla dei più illustri pittori isolani che hanno donato le proprie opere per la mostra permanente è intervenuta all'inaugurazione. Fra gli altri Nicola Marotta di Alghero, Francesco Becciu e Sisinnio Usai di Sassari, Gino Frogheri e Tonino Ruiu di Nuoro. Sono esposte, oltre a quelle di Ortiz, anche le opere di Bernardo de Quiros, Prim Fullà, Richard Scheurlen e dei pittori isolani Vittorio Calvi, Pietro Mele, Ausonio Tanda, Giorgio Princivalle, Pietro Antonio Manca, Bernardino Palazzi, Mario Delitala, Filippo Figari, Antonio Ballero, Cesare Cabras, Antonio Pirari, Enrico Piras, Salvatore Fara, Antonio Amore, Antonio Atza e, naturalmente quelle dell'atzarese Antonio Corriga, pittore fra i più rappresentativi della seconda metà del'900.


 
Atzara.31 Agosto 2000 L'Unione Sarda
Dopo l’inaugurazione del Museo dedicato al grande pittore “costumbrista” spagnolo Antonio Ortiz Echague

La doppia rivincita delle zone interne  

Mandrolisai e Sarcidano giocano la carta del turismo culturale

Gianni Pititu

  Atzara Se è vero che tutto ebbe inizio nella romana piazza San Pietro, il caso, che regola ogni vicenda umana, ha avuto un ruolo determinante nel futuro culturale di Atzara. Inaugurando il Museo d’Arte Moderna Antonio Ortiz Echague nel suo suggestivo centro storico, questo paese adagiato fra colline coperte di vigneti, ha conchiuso un ciclo intrapreso esattamente cento anni fa. Agli estremi di questo ciclo ci sono due Giubilei: quello del 1900 indetto da Leone XIII e questo del 2000 voluto da Giovanni Paolo II. Un secolo fa, dunque, scoccò la prima occasionale scintilla che portò ad Atzara due pittori spagnoli che ebbero gran parte nella pittura sarda e che fecero del paese del Mandrolisai il luogo deputato a ospitare grandi artisti per tutto l’arco del secolo passato.
Eduardo Chicharro, allievo corsista dell’Accademia spagnola di Belle Arti a Roma, incontrò in piazza San Pietro alcuni pellegrini di Atzara, recatisi a Roma per il Giubileo. Rimase affascinato dai coloratissimi costumi e si propose di raggiungere la Sardegna e in particolare quel paesino del suo interno.
Così accadde infatti e prima Chicharro e poi Ortiz finirono per dimorare ad Atzara (il primo per pochi mesi, il secondo per tre anni), immortalandone sulle tele gli abitanti, i loro costumi, le loro feste tradizionali, con una pittura impostata sul realismo e diretta a fissare i soggetti “etnografici” in quadri di grandi dimensioni, dove la figura umana è protagonista.
Atzara diventerà così il punto di partenza di un genere pittorico, sull’esempio del costumbristi spagnoli, e anche un crocevia obbligato di pittori che vi soggiorneranno per periodi più o meno lunghi: Antonio Ballero, Giuseppe Biasi, Filippo Figari, Mario Delitala, Carmelo Floris e Stanis Dessy. Il fior fiore dei pittori isolani.
Atzara (poco più di 1300 abitanti) è oggi assurto, con il suo Museo, a faro culturale di prima grandezza. Grazie al restauro di un palazzo ottocentesco (l’antica casa Tolu) fra la via Umberto I e la piazza dedicata a Antonio Ortiz, quasi un isolato fra case basse e ombrosi giardini, il Museo è una realtà. Una ristrutturazione radicale ha portato a un ardito sviluppo in verticale della vecchia casa padronale con una struttura esterna in ferro-vetro e con la divisione all’interno su tre piani mediante volte sorrette da robusti tronchi di castagno disposti a raggera. Un effetto suggestivo rilevante che fa da prologo originalissimo alla visita al Museo. Due le sale già allestite. La terza, al piano più alto, lo sarà col tempo e intanto tornerà utile per l’allestimento di mostre temporanee e altri avvenimenti culturali.
La sala al piano terra presenta un dipinto di Antonio Ortiz, Figure di Dorgali, dato in comodato al Museo dall’Istituto superiore Etnografico. Su un’intera parete ecco l’imponente tela (oltre quattro metri per due) sempre di Ortiz, La festa della confraternita di Atzara, purtroppo in copia, trovandosi l’originale nel Museo “San Telmo” di San Sebastian. Del resto, solo due dipinti di Ortiz sono rimasti ad Atzara, paese dove la Spagna prorompe nei portali e nelle finestre aragonesi, nella chiesa parrocchiale (aragonese anch’essa e con opere di arte spagnola all’interno), nel pozzo a cupola di via Su Conte.
Nessuna opera di Chicharro nel museo. In paese nessuno ormai conserva memoria diretta della permanenza dei due pittori spagnoli. Quanto si è tramandato riferisce di un soggiorno molto partecipato con le famiglie benestanti del paese e in particolare con quella di Bartolomeo Demurtas, uno dei pellegrini incontrati a Roma durante il Giubileo. Ma anche con il popolino, di cui i due artisti si servirono per le loro grandi composizioni pittoriche. Non manca anche chi rimanda a un ricordo che li qualifica semplicemente come bohémien di provincia.
Acqua passata, comunque. Atzara oggi ha accolto la nascita del Museo d’Arte Moderna con grande trasporto e con solido orgoglio. Il sindaco Luigi Todde dice: «Vediamo finalmente valorizzato quel patrimonio artistico che ha visto il nostro paese fonte di ispirazione per una pittura che ha immortalato la quotidianità e lo scorrere del tempo ad Atzara nei volti delle donne, degli uomini, nei costumi, nei paesaggi. Noi cercheremo di creare uno sbocco turistico offrendo un arricchimento culturale che serva a rompere il nostro secolare isolamento».
Quarantadue i dipinti esposti nelle due capaci sale. Spiccano, tra le altre, le opere di Antonio Ballero, Vittorio Calvi, Antonio Corriga, Bernardo De Quiros, Mario Delitala, Giuseppe Dessì, Filippo Figari, Gino Frogheri, Tonino Ruju, Prim Fullà, Pietro Antonio Manca, Manlio Masu, Pietro Mele, Bernardino Palazzi, Ausonio Tanda, Sisinnio Usai.
Antonio Corriga, direttore artistico del Museo, ha avuto gran parte in questa realizzazione con il suo entusiasmo di artista e il suo affetto per il paese natale.
Ora si tratta di non fermarsi, acquisendo altre opere, allestendo mostre, promuovendo incontri culturali. Atzara e tutto il Mandrolisai, che si sta proponendo come zona di grande interesse naturalistico, archeologico e artistico, possono diventare il polo di attrazione di un turismo non solo godereccio ma anche culturale.