LA SALUTE NEL CORSO DELL' ASSEDIO

II rapporto dell'HDIP (Health Development Information and Policy Institute) di Ramallah, Palestina

(Estratto e traduzione a cura di M.Rossanda)

 

LE CONDIZIONI SANITARIE DEI PALESTINESI DURANTE I PRIMI DUE MESI DELL' INTIFADA

Dicembre 2000

Dall'inizio dell'intifada popolare palestinese, le forze di occupazione israeliana hanno attaccato civili palestinesi con armi sia leggere che pesanti, da terra, dal mare e dall' aria; centinaia di loro sono stati uccisi e migliaia feriti e resi invalidi. Centinaia di case sono state demolite e ampie aree di terreno agricolo passate al bulldozer. Inoltre, tre milioni di Palestinesi vivono sotto assedio:le comunità palestinesi sono isolate l'una dall'altra, e non sono libere di procurarsi cibo, cure mediche e altre cose essenziali. La chiusura dei confini e dell'aeroporto palestinese li ha tagliate fuori dal mondo esterno. Di conseguenza, disoccupazione e povertà crescono drammaticamente. E ancora, Israele rifiuta di trasferire all'Autorità Palestinese (AP) i fondi che ha raccolto come tasse, mentre controlla le risorse idriche, di elettricità e di carburante; recentemente ha proibito per una settimana il rifornimento di carburante alla Striscia di Gaza. Ciò ha un impatto tremendo sulla vita in tutti i suoi aspetti. Queste azioni violano una serie di risoluzioni delle N.U. , la 242 e la 338, la Quarta Convenzione di Ginevra, i Regolamenti dell'Aia, il codice di comportamento prescritto dalle N.U. ai funzionari addetti a fare rispettare la legge, gli accordi internazionali sui diritti economici, sociali e culturali, la convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale e la convenzione sui diritti del bambino.

Questo rapporto è focalizzato sui loro effetti sanitari sui 3 milioni di abitanti della Cisgiordania, di Gerusalemme Est e della striscia di Gaza. Esso si divide in sei sezioni:

I. Uso eccessivo della forza nella repressione della sollevazione palestinese

II. Attacchi a personale e mezzi sanitari.

III. Effetti dei blocchi sulla stato di salute dei Palestinesi

IV. Effetti sulle prestazioni sanitarie e passi dei responsabili sanitari palestinesi per far fronte alla situazione

V. Assistenza di emergenza ai Palestinesi

VI. Conclusioni

Dopo tutto ciò i Palestinesi esigono protezione internazionale e la fine dell 'occupazione israeliana. A tutti i sostenitori e gli amici del popolo palestinese nel mondo chiedono di fare pressione sui propri Governi perché sia loro garantita protezione e legittimazione internazionale.

 

 

1. Uso eccessivo della forza nel combattere la sollevazione palestinese.

 

1. Morti

Nei primi due mesi della loro Intifada sono stati uccisi 268 Palestinesi: 160 in Cisgiordania, 95 nella Striscia di gaza e 13 entro la "linea verde". Per il 90 % erano civili, il 10% membri delle forze nazionali di sicurezza palestinesi.

Il 37,3 % degli uccisi aveva meno di 18 anni: la distribuzione di età tra gli uccisi è la seguente:

Intervalli di età

Numero %

%

< 15 anni

44

16,4

16-18 "

56

20.9

19-29 "

118

44.0

30-39 "

33

12.3

40-49 "

7

2.6

50+ "

10

3.7

 

Causa della morte

229 Palestinesi (85.4%) furono uccisi da colpi d'arma da fuoco, e tra questi almeno 9 furono colpiti da elicotteri israeliani, e 7 dall'alto di torrette israeliane. 18 (6.7%) mor' nel cannoneggiamento di aree Palestinesi. Due Palestinesi (0.7%) furono uccisi da pallottole di metallo rivestite di gomma , e 5 (1.9%) morirono in conseguenza della inalazione di gas lacrimogeni. Quattro Palestinesi (1.5%) morirono perché fu loro impedita la necessaria cura medica, e 10 per altre ragioni, come bombardamento, aggressione da coloni, e attacchi di cuore causati dalla paura degli attacchi israeliani.

La morte di 115 palestinesi (46,0 %) seguì a ferite al capo e al collo, in quattro casi inferte da dietro. In 90 casi (36 %) morirono per ferite al torace, tra cui 4 per colpi sparati alla schiena. A 24 (9,6 %) fu sparato all'addome, 18 (7,2 %) ebbero lesioni multiple e 3 (1,2 %) morirono per ferite agli arti inferiori.

Tra gli uccisi, 240 morirono per mano di soldati delle forze di occupazione israeliane (l'89,6%), in molti casi di tiratori scelti. 18 Palestinesi (6,7 %) furono uccisi da coloni degli insediamenti israeliani, aiutati talvolta dai soldati, e 7 (2,6%) per mano di polizia o cittadini israeliani.

In 180 casi (66,1%) le uccisioni avvennero durante scontri con i soldati, la maggioranza in dimostrazioni non armate, solo in 15 casi si trattava di scontri armati. Altri 16 Palestinesi furono uccisi nel luogo degli scontri ai quali non partecipavano. Coloni o civili Israeliani uccisero 20 palestinesi (7,5%) in incursioni nei quartieri palestinesi vicini. In 33 casi (12,3%) Palestinesi furono assassinati a sangue freddo o in luoghi dove non c'erano scontri. Quattro furono uccisi in aree sotto controllo palestinese. Almeno 5 morirono perché i blocchi imposti da Israele alle aree palestinesi impedirono loro di accedere a cure mediche.

Queste cifre smentiscono le dichiarazioni quotidiane dell' esercito Israeliano (IDF) che i loro soldati userebbero moderazione nel disperdere le dimostrazioni palestinesi; portavoce dell' IDF hanno affermato che i soldati rispondono mirando accuratamente verso le fonti degli spari se sono essi stessi presi di mira.

 

2. Ferite

Secondo fonti del Ministero della sanità (MoH) 9,500 Palestinesi feriti sono stati curati in strutture sanitarie nei primi due mesi . Mary Robinson, la Commissaria delle N.U. per i Diritti Umani, ha dichiarato ai giornalisti dopo una settimana di visite tra il 7 e il 13 Novembre che "[vi era un numero sproporzionato di ferite alla parte superiore del corpo e al capo, e molte delle munizioni, metalliche o rivestite di gomma era state sparate da distanze assai brevi".

L'analisi che segue riguarda circa 4500 casi di Palestinesi feriti in Cisgiordania e 2000 feriti nella striscia di Gaza. La loro distribuzione per età è la seguente:

Intervalli di età

Cisgiordania %

Striscia di Gaza %

< 10 anni

2.2

4.0

10-18 "

38.8

53.2

19-29 "

44.2

34.5

30-49 "

12.3

6.2

50+ "

2.6

2.1

 

Munizioni metalliche e pallottole d'acciaio rivestite di gomma erano la causa ciascuna di un terzo delle lesioni. Schegge di proiettili esplosi nel cannoneggiamento delle aree palestinesi causarono circa 380 ferite. La distribuzione delle cause di lesione è la seguente:

Causa

Cisgiordania %

Striscia di Gaza %

Proiettile metallico

37.3

26.0

Pallotola d'acciaio rivestita di gomma

36.6

39.6

Inalazione di gas

9.7

21.6

Shrapnel

3.8

3.7

Altre*

12.6

9.1

* Battiture, cadute e lesioni da pietre e varie.

 

Le ferite alla parte superiore del corpo erano il 75,6 % in Cisgiordania, il 60,3 % a Gaza.

La tabella seguente mostra la distribuzione delle parti ferite tra Cisgiordania e Striscia di Gaza:

Parte ferita

Cisgiordania %

Striscia di Gaza %

Capo e collo

35.1

22.4

Torace

10.5 (1/3 da dietro)

15.2 (1/2 da dietro)

Addome

5.2

5.1

Arti superiori

19.1

14.3

Arti inferiori

24.4

39.7

Multiple

5,8

3.3

 

440 Palestinesi con ferite gravi sono stati trasferiti ad altri Paesi arabi o europei, come Arabia Saudita, Marocco, Iraq, Iran, Kuweit, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Germania, Turchia, Italia.

A giudicare dalla carattristiche delle lesioni dei dimostranti Palestinesi uccisi o feriti, in massima parte civili, risulta chiaro che l'uso della forza è stato da parte israeliana eccessivo, sproporzionato e indiscriminato. Il tipo di armi e l'alta percentuale di lesioni alle parti alte del corpo indicano la intenzione dei soldati israeliani di sparare per uccidere o causare il massimo danno.

 

3. Invalidità

Si stima che 1500 palestinesi feriti avranno qualche forma di invalidità permanente: deficit che posso andare dalla perdita di un occhio o di un arto alla paralisi completa. Esse comporteranno un tra l'altro un sovraccarico per il Ministero della sanità e le ONG coinvolte.

 

4. Cannoneggiamento di aree residenziali

Secondo l' Al-Mezan Center for Human Rights, le forze di ocupazione d'Israele hanno mitragliato aree residenziali nella maggior parte della Cisgiordania e di Gaza, usando gun-ship da elicottero, armi antiaereee artiglieria da carri armati. Inoltre missili guidati da elicotteri, materiale esplosivo, mitragliatrici e proiettili calibro 50. Con queste sono stati uccisi o feriti civili, causando anche una importante perdita di proprietà dannegiate, case e automobili. Nella striscia di Gaza, tra il 29 settembre e il 9 novembre 2000, sono state parzialmente o totalmente distrutte 249 case situate a Rafah, Khan Yunis, Beit Lahya e al-Qararah. In Cisgiordania, nello stesso periodo sono state danneggiuate o distrutte 182 case a hebron, Bethlehem, nel campo rifugiati di 'Ayda, a Beit Jala, Beit Sahur, Al-Bireh e Tulkarem. Sono stati inoltre danneggiati reservoirs du acqua e impianti elettrici.

Il cannoneggiamento è una forma di punizione collettiva contro i civili Palestinesi, che ha lasciato senza casa (displaced) almeno 3000 persone (400 famiglie). Alcuni sono andati a vivere da parenti, altri nel "campo rifugiati di emergenza "Shepherds- 2000", attrezzato a Beit Sahur il 6 novembre per mettere al riparo famiglie cacciate da casa. Così ai Palestinesi

È stato negatoil diritto a una casa sicura nella maggior parte dei distretti della Ciusgiordania e di Gaza.

 

5. Rapporti e risoluzioni internazionali di condanna alle azioni israeliane

L'uso eccessivo e sproporzionato della forza contro civili palestinesi e l'inosservanza di norme internazionali sono stati coindannati da diverse risoluzioni passate sulla Palestina e da missioni d'inchiesta che hanno visitato i territori palesrtinesi nei due mesi scorsi.

Ne sono esempio:

- la risoluzione 1322 delConsiglio di Sicurezza della N.U. 7 ottobre 2000.

- la Rete Euro-mediterranea sui Diritti Umani (EMHRN)- Denmark, l'International Federation of Human Rights (FIDH)- Parigi, e l'International Committee of Jurists (ICJ)-Svezia (4-8 ottobre 2000).

- lo Human Rights Watch (HRW)- New York (Oct 4th – 11th, 2000).

- Giorgio Giacomelli, Special Rapporteur of the Commission on Human Rights on the Occupied Palestinian Territories ( 11– 15 ottobre 2000).

- la risoluzione della commissione delle N.U. sui Diritti Umani' , 5a Sessione Speciale (19 ottobre 2000).

- l'Assemblea generale delle N.U. ,sessione speciale di emergenza, 20 ottobre 2000.

- gli "USA Physicians for Human Rights (PHR)" ( 20 –27ottobre 2000).

- Mary Robinson, Commissaria delle N.U. per i Diritti Umani (7-13 novembre 2000).

 

6. Danni psicologici

Le uccisioni e i bombardamenti hanno colpito in particolare il benessere psicologico dei bambini. Il 6 ottobre, la portavoce dell'UNICEF Lynn Geldof ha detto: l' "UNICEF è preoccupato per gli effetti della violenza rinnovata sul sano sviluppo dei bambini".

Nel "Gaza Community Mental Health Program (GCMHP)" terapisti stanno assistendo un numero crescente di bambini che soffrono di tube da stress post-traumatico (PTSD).

Ne sono sintomo succhiasi il pollice, attaccarsi ai genitori, incubi notturni, enuresi notturna, cattivo appetito, sonno inquieto, difficoiltà nell'attenzione, aggressività verso fratelli o genitori, paura di morire. Il GCMHP ha aperto una "linea telefonica calda" per questi problemi.

 

II. Attacchi al personale medico e alle strutture sanitarie

 

1. Medici

Due operatori sanitari sono stati uccisi dal fuoco israeliano mentre svolgevano il loro lavoro. Bassam Balbeisi, di 45 anni, tecnico sanitario di pronto soccorso della Palestinian Red Crescent Society (PRCS), colpito da proiettili al petto, mori' il 30 settembre, mentre cercava di salvare Mohammed A-Dura e suo padre. Ha lasciato moglie e nove figli. Il dr. Harry Fischer, di 68 anni, fu ucciso da colpi di artiglieria mentre cercava di assistere vicini colpiti dalla stessa artiglieria. Un corrispondente dell'AFP ha visto il corpo, ustionato e con la gamba sinistra e le mani dilaniate dalla esplosione. Il corpo rimase sulla strada per almeno due ore, poiché l'esercito impediva ad una ambulanza di raggiungere la zona colpita.

 

2. Servizi medici di emergenza

La PRCS con le sue 54 ambulanze appoggiate a 19 posti di guardia medica, è il principale

Organismo di pronto soccorso in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Il 17 novembre la PRCS denunciò che 37 delle sue ambulanze erano state colpite da proiettili di metallo, pallottole rivestite di gomma, e/o pietre tirate dai coloni in 77 diversi attacchi. 54 tecnici di Pronto Soccorso erano stati feriti. Il 5 ottobre, il Comitato Internazionale della Croce Rossa riferì di una serie di attacchi ad ambulanze che cercavano di assistere feriti Palestinesi. Un esempio di attacco armato ad ambulanze del MoH (Ministero della Sanità) palestinese è l'uccisione a colpi d'arma da fuoco di Fathi al Louh, autista di ambulanza, colpito il 30 settembre e ricoverato in condizioni critiche in terapia intensiva. Peter Hansen, Direttore dell'UNWRA., riferì che anche il suo personale era stato oggetto di spari. Un autista di ambulanza fu ferito da proiettili di fucile mentre sollevava una paziente nella sua ambulanza; alcuni camioncini dell'UNWRA portano fino a 18 fori di proiettile. Tra il personale dell'UPMRC - ONG palestinese con una estesa rete di servizi di primo soccorso nei T.O. - due medici e 16 operatori di primo soccorso sono stati feriti. Tre di questi ultimi furono colpiti da proiettili ad alta velocità sparati da tiratori scelti israeliani il 1.ottobre. Suheila Abdel-Rahman, operatrice sanitaria e due volontari, Bashir Barghouty e Ashraf Bisht stavano assistendo dei feriti all'incrocio vicino al City Inn Hotel a Ramallah; tutti e tre portavano camici che li identificavano chiaramente come sanitari. Le forze israeliane li tennero intrappolati in uno stretto corridoio dell'hotel per due ore e mezza prima che le ambulanze potessero raggiungere i volontari feriti. Il 2 di ottobre, la dr. Hanna Rashmawi, responsabile dell'UPMRC per il distretto di Betlemme, fu colpita al petto da una pallottola di metallo rivestita di gomma. Il 4 ottobre, il volontario Mazen Saqer Barghouti della squadra di primo soccorso dell'UPMRC, fu colpito da uno sparo al volto, mentre assisteva feriti a Ramallah. Il 18 ottobre il dr. Munadel Hamdan fu colpito da proiettili di metallo a Nablus mentre assisteva feriti. Vicino a Ramallah, Arafat Zaiud e Murad Ramadan, di 18 anni, furono feriti da schegge) di proiettili esplosivi ad alta velocità (shrapnel), sempre durante il loro lavoro di assistenza ai feriti. Un altro volontario di primo soccorso, Firas Sabbah,17 anni, fu colpito da un proiettile di gomma.

 

3. Ospedali

In numerosi casi documentati gli Israeliani spararono proiettili metallici contro ospedali, talvolta ferendo pazienti. Seguono esempi:

- Il 29 ottobre a 5,30 del mattino dei coloni attaccarono l'Ospedale Augusta Victoria sul monte degli Ulivi a Gerusalemme. Uno dei coloni sparò con un mitra al funzionario per la sicurezza dell'ospedale, Moussa Harzallah, di 36 anni, ferendolo alla spalla.

- Il dr. Peter Qamari, direttore dell'Ospedale di Beit Jala, denunciò che proiettili di grosso calibro (calibro 50) erano stati sparati contro gli ospedali di Beit Jala, A-Dibs e il French Hospital di Betlemme il 18 ottobre.

- L'Ospedale Alia di Hebron fu oggetto di sparatorie il 4 e l'8 novembre. Il giorno 8 un

proiettile calibro 50 entrò in una stanza al terzo piano, infrangendo una finestra. Murad Baselma di 20 anni, fu oggetto di uno sparo mentre dormiva nell'ospedale. Il 1. Dicembre, munizioni pesanti usate contro l'Ospedale ne distrussero il principale generatore di elettricità causando anche danni ingenti al generatore elettrico di riserva. Di conseguenza mancò l'elettricità per 11 ore, e furono posti a rischio dozzine di neonati e malati delle terapie intensive, che dipendono da apparecchi azionati elettricamente.

- Ambulatori medici, come quello del dr. Ghassan Modiyye di Hebron, furono colpiti da proiettili isrealiani.

 

III. Effetto dei blocchi di aree sulla salute dei Palestinesi

1. Restrizioni della mobilità

Nei T.O. esistevano già restrizioni ai movimenti dei palestinesi, queste sono state estese e le aree palestinesi poste sotto assedio e talora coprifuoco. E' una forma di punizione collettiva dei civili palestinesi, usata in misura variabile fin dall'inizio dell'Intifada .

B’tselem ha denunciato che le forze israeliane hanimposto un coprifuoco ininterrotto sin dall'inizio a 40,000 Palestinesi che vivono nell' area H2 di Hebron, mentre i coloni israeliani che stanno nella stessa area sono liberi di muoversi. Il coprifuoco è tolto solo per alcune ore in alcuni giorni. Altri 4000 Palestinesi che vivono a Huwwara, villaggio vicino a Nablus, stanno sotto coprifuoco intermittente. Lo stesso è avvenuto a Silit Al-Harithia, Al-Funduqumiya, e nei villaggi di Burin a Nablus e Baqa A-Sharqiyya e Nazlet ‘Issa a Tulkarem. Beit Sira, Qalqilya, e Salfit sono state sotto assedio per vari periodi.

Periodicamente le autorita' israeliane hanno bloccato tutte le città Palestinesi, isolando 2 milioni di Palestinesi in Cisgiordania and 1 milione nella Striscia di Gaza. Ciò si è ottenuto chiudendo i passaggi tra Gaza e Israel (Bayt Hanoun/Erez, Rafah/Sofa, Al-Mintar/ Karni), l'ingresso a Rafah’s dall'Egitto, il ponte Al-Karameh/ Allenby per la Giordania e il c.d. "passaggio sicuro" tra la Cisgiordania e Gaza. L'aeroporto internazionale di Gaza è stato pure chiuso ripetutamente.

 

2. Effetti delle restrizioni di mobilità sulla sanità

L'assedio di 3 milioni di Palestinesi li colpisce gravemente nella salute e nel benessere. E' loro negato l'accesso a cure mediche. Il 70 % della popolazione che vive in aree rurali ne soffre di più perché dipende dalle città per cure di secondo e terzo livello; sono particolarmente in difficoltà i malati oncologici e quelli in dialisi renale.

Il 17 novembre la PRCS denunciò 57 casi di diniego di accesso di ambulanze attraverso blocchi stradali. Seguono alcuni esempi di casi urgenti cui fu negato il passaggio:

- Nathir Nayef Al Haj Hassan, 23 anni, di Jamma’in, Nablus, morì l'11 ottobre. Ferito incidentalmente da un trattore, morì di emorragia.

- Alaa Osama Hamdan, 10 anni, di A-Sawyeh, Nablus, morì il 13 ottobre di una grave polmonite, e non potè farsi curare in ospedale.

- Nimr Mahmoud Sha’ban, 27 anni di Jiflik, Jericho, morso da un serpente. Il suo ricovero fu ritardato per ore dai soldati.

- Najat Abdel-Razek, 20 anni, con serie ferite al capo e al collo dal crollo accidentale della sua casa: attese per ore il ricovero, che ottenne trasferendosi dall'ambulanza cui era negato l'accesso al checkpoint, alla macchina del medico, infine su una barella per traversare lo sbarramento e caricarsi su un altro veicolo.

- Na’im Attalah Ahmad, 37 anni, di A-Zawyeh, Salfit, morì il 16 ottobre, dopo che gli era stato negato il passaggio all'ospedale per la necessaria dialisi renale.

- Ahmad Abdel Qader Sbeitan, 64 anni, di Hebron, morì di infarto miocardico il 26 ottobre. L' ambulanza della PRCS che lo portava all'ospedale fu oggetto di spari al checkpoint a sud di Betlemme, con scoppio di un pneumatico. Ahmad morì pochi minuti dopo il ritardato arrivo in ospedale con un'altra ambulanza.

- Una donna palestinese dovette partorire in un tassì il 14 novembre, a un checkpoint a nord di Ramallah.

- Jamal Ibrahim ‘Alwan, 34 anni di Sinjel, Ramallah, morì il 14 novembre, di insufficienza cardiaca acuta che avrebbe richiesto un ricovero urgente , mentre il passaggio del checkpoint gli fu negato.

Sin dai primi giorni dell'Intifada gli Israeliani cercarono di impedire l'accesso dei feriti agli ospedali: il 29 settembre l'esercito circondo' gli ospedali Al-Maqassed e Augusta Victoria a Gerusalemme Est e vi impedirono l'accesso a feriti e familiari. Il 6 ottobre impedirono alle ambulanze di lasciare l'area del Haram Al-Sharif (spianata delle moschee) a Gerusalemme per più di due ore e poi ne impedirono l'accesso all'Augusta Victoria. La PRCS denunciò che 5 palestinesi furono lasciati sanguinare a morte il 23 novembre vicino a Qalqilya mentre i soldati israeliani bloccavano le ambulanze. Un portavoce dell'esercito dichiarò: "è vero che l'IDF non ha permesso alle ambulanze Palestinesi di passare perché i soldati erano alla ricerca di altre persone del gruppo".

Le restrizioni alla mobilità hanno danneggiato seriamente l'organizzazione sanitaria, impedendo a medici e infermieri di raggiungere il loro posto di lavoro e anche creando difficoltà nei rifornimenti.

Le ditte farmaceutiche palestinesi hanno avuto problemi nella produzione e distribuzione dei loro prodotti, subendo anche ritardi nella consegna di materie prime necessarie alla produzione. Inoltre date le difficoltà economiche, vari palestinesi non possono permettersi l'acquisto di medicinali , e le vendite di prodotti sono cadute del 40 %, mentre la capacità produttiva delle imprese dal 35% di prima dell'Intifada è scesa al 25 %.

Oltre a impedire l'arrivo di materiali di consumo di prima necessità, la chiusura dei confini impedì al alcuni che erano curati all'estero di rientrare alla Striscia di Gaza o di recarsi all'estero per curarsi. L'AFP ha riferito di numerosi di questi casi negli ultimi due mesi: 22 feriti non poterono partire per gli Emirati Arabi Uniti il 12 ottobre, due per l'Arabia saudita e altri per Abu Dhabi il 19 ottobre. 50 malati di cancro non poterono lasciare il paese per urgenti cure mediche. Materiale medico e di pronto soccorso inviato da Qatar, Abu Dhabi e Tunisia fu bloccato per 36 alla frontiera il 17 ottobre.

Fino al 24 ottobre, l'esercito israeliano negò il passaggio a 23 ambulanze a Rafah e a 8 ambulanze al ponte sul Giordano.

A 100 camion con cibo e medicinali per i Palestinesi fu negato l'ingresso nelle aree palestinesi il 19 e 20 ottobre.

In vari casi aerei furono respinti da Gaza all'aeroporto di Al-'Arish in Egitto , ad esempio rifornimenti provenienti dall'Algeria e da Oman furono scaricati in Egitto e attesero li' a lungo il permesso di passare nell'area Palestinese.

IV. Effetti sulla prestazione di servizi sanitari e misure prese dai Palestinesi per far fronte alla situazione

 

1. Cure mediche di base

In tutto, 577 centri di medicina di base (PHC), dei quali 58 % governativi e 42 % di ONG, forniscono servizi sanitari di prevenzione e cura in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Sono situati per lo più in aree rurali dove forniscono la maggior parte delle cure. Le chiusure hanno reso difficile o impossibile il lavoro a molti di questi centri fin dall'inizio dell' Intifada, perchè ai pazienti era negato l'accesso. Ciò è affermato da fonti del Ministero della sanità (MoH), e riguarda i servizi materno-infantili e quelli per pazienti cronici. Anche l'accesso degli operatori era ostacolato.

Molte organizzazioni, tra cui l'UPMRC, hanno avviato piani di emergenza, cercando di assegnare gli operatori ad aree vicine alla loro residenza. Ma in molti distretti si è fermato il lavoro di supervisione, didattica, programmazione e addestramento. Il coordinamento tra Cisgiordania e Gaza è diventato impossibile.

 

2. Ospedali

Gli ospedali hanno un ruolo rilevante nei servizi di emergenza, ma sono stati resi meno efficienti, con declino del numero di ricoveri e del tasso di occupazione dei posti letto e anche dell'attività ambulatoriale e di ospedale diurno.

Per esempio il St. Luke’s Hospital a Nablus ha avuto una riduzione del 38% dei ricoveri, del 29% nel tasso di occupazione, del 53% di interventi, del 20% del numero di parti, del 48% dei ricoveri in unità intensiva, del 49% di visite di medicina generale, del 73% di visite specialistiche e del 30 % di trattamenti fisioterapici, rispetto allo stesso periodo del 1999.

L' Ospedale UNRWA di Qalqilya ha riferito di una caduta del tasso di occupazione dal 100% di prima dell' Intifada al 40% durante l' Intifada. Gli ospedali hanno anche notato un aumento del tasso di assenteismo dei dipendenti.

Poiché il 50 % dei Palestinesi non ha alcuna forma di assicurazione sanitaria, la caduta degli accessi può anche essere dovuta alle difficoltà economiche causate dai blocchi, dall'aumento della disoccupazione, e dall'aumento del tasso di povertà.

 

3. Programmi di vaccinazione

Il MOH provvede alla maggior parte delle vaccinazioni nelle aree palestinesi. Le politiche di blocchi israeliane hanno impedito a molti bambini di avere la vaccinazione nel tempo corretto in molte aree, specialmente rurali. Il tasso di copertura vaccinale è così disceso nella maggior parte delle comunità . Le campagne vaccinali contro polio, morbillo e tetano e la vaccinadegli scolari è stata rinviata fino a quando i team non possono raggiungere le comunità sotto assedio, come è stato dichiarato dal Dr. Riyad Za’noun, Ministro della sanità, a una conferenza stampa il 23 novembre.

La mancanza di energia elettrica, frequente quando ci sono cannoneggiamenti di aree residenziali, distrugge le scorte di vaccini. I responsabili sanitari palestinesi sono preoccupati della possibilità di future epidemie. Una situazione simile di assedio nel 1991 portò a una epidemia di morbillo.

 

4. Rifornimento d'acqua

Gli attacchi ad aree residenziali hanno portato alla distruzione di serbatoi d'acqua. Alcune comunità rurali riferiscono che la disponibilità d'acqua è caduta a 2,5 litri per persona per giorno. Ciò pone i Palestinesi, specialmente in aree rurali ad alto rischio di malattie infettive epidemiche come il colera. Un'epidemia di Shigellosi è stata denunciata nel campo rifugiati di Al-Fawwar vicino a Hebron. L'Unwra riferisce che le sanzioni israeliane hanno già portato a una grave disorganizzazione del suo programma di clorazione dell'acqua nei campi rifugiati.

 

5. Misure prese dai responsabili sanitari palestinesi per far fronte alla situazione

Quelli che seguono sono esempi di misure prese:

- formazione di comitati d'emergenza, in tutti i governatorati e città, con la partecipazione di tutte le organizzazioni sanitarie; lo scopo è di coordinarsi ed evitare duplicazioni;

- la PRCS e l'UPMRC hanno istituito punti satelliti di primo soccorso nei punti di scontro;

- alcune ONG hanno esentato i pazienti dai contributi per le cure;

- l'UPMRC, insieme all' UNRWA, ha organizzato presenze sanitarie straordinarie in villaggi e aree residenziali carenti di servizi medici in conseguenza delle chiusure;

- alcuni centri medici sono stati aperti per l'emergenza 24 ore su 24;

- corsi di pronto soccorso sono stati offerti dalle ONG in tutto il Paese;

- gli aiuti medici e umanitari ricevuti dal MoH sono stati distribuiti a tutti i fornitori di prestazioni sanitarie in tutti i distretti, e i gruppi medici che arrivavano in Cisgiordania e Gaza distribuiti a vari ospedali a seconda del bisogno.

- il team medico delle forze armate Giordane ha stabilito un ospedale da campo ad Al-Bireh, Ramallah, il 19 ottobre. L'ospedale è dotato di camera operatoria ed altre attrezzature adatte a ogni tipo di ferita. Altri ospedali da campo sono stati impiantati vicino ai punti di scontro per trattare le ferite più semplici e alleggerire il carico degli ospedali centrali lasciando loro i casi più gravi;

- la Società di Beneficenza del Qatar ha donato un ambulatorio pienamente attrezzato installandolo nell' area del Haram Al-Sharif a Gerusalemme;

- l' ospedale Europeo di Gaza (250 letti) è stato aperto sotto l'amministrazione del MOH. Fornirà servizi clinici e pronto soccorso ai feriti;

- la PRCS ha aperto l'Ospedale Al-Quds a Gerusalemme. L' UPMRC gestisce 3 centri (Gaza, Nablus, and Ramallah) che provvedono protesi ai disabili palestinesi gratuitamente.

 

V. Assistenza di emergenza ai Palestinesi per resistere alla situazione attuale.

Vari Paesi Arabi ad altri hanno donato materiale medico ed umanitario per sorreggere la Intifada popolare palestinese e aiutare i Palestinesi a superare le presenti difficoltà. Si tratta di ambulanze, attrezzature mediche, farmaci, vaccino antitetanico. Le fonti dell'aiuto medico di emergenza sono l' Arabia Saudita, Oman, Qatar, Bahrain, gli Emirati Arabi Uniti, l'Egitto, l' Algeria, la Francia, la Spagna e la Turchia. Squadre mediche sono venute da Giordania, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Kuwait, Marocco, Qatar and Francia, con attrezzature di cura per i feriti.

 

Conclusioni

1) L'informazione raccolta dall'HDIP e varie altre fonti o riferita da varie istituzioni dimostra chiaramente che l'esercito israeliano, nella sua risposta alle proteste palestinesi, ha fatto uso eccessivo e sproporzionato della forza, a un livello senza precedenti.

2) L'immagine che Israele ha voluto dare del conflitto è quella di uno scontro tra due forze armate, cercando di mascherare l'enorme sproporzione di forze e mezzi offensivi tra le due parti. Ha tentato così di evitare di apparire responsabile di tutti i danni provocati ai palestinesi, dei quali dovrebbe invece rispondere trattandosi di una situazione nella quale un popolo occupato si è ribellato all'oppressione della potenza occupante.

3) Dopo 7 anni di negoziati, il popolo Palestinese e' disilluso nei riguardi del processo di pace; i negoziati non hanno cambiato la natura dell'occupazione israeliana nei territori palestinesi, nei quali, come gli ultimi due mesi hanno dimostrato, Israele mantiene il controllo di entrate, uscite, percorsi e passaggi. Le aree palestinesi somigliano a dai bantustan, nei quali la popolazione è imprigionata, e almeno l'82 % dei territori subisce una piena occupazione militare.

4) Israele continua a ignorare la Quarta Convenzione di Ginevra e tutte le norme internazionali che regolano il comportamento nelle aree militarmente occupate.

5) Le conseguenze sulla salute dei Palestinesi sono estremamente gravi.

a. Ad oggi 268 Palestinesi sono stati uccisi e circa 9500 feriti. Va anche considerato che ogni ferita da proiettile ad alta velocità causa alterazioni che colpiscono molti organi creando problemi medici di difficile trattamento. Sulla lunga distanza ciò si tradurrà anche in un enorme carico di fabbisogno riabilitativo.

  1. La situazione esistente di blocco e assedio mette a repentaglio, a causa delle restrizioni di mobilità, tutto il sistema di cure di base e tutte le iniziative essenziali come gli ambulatori di prevenzione e cura, le cure materno-infantili e i programmi di vaccinazione
  2. I blocchi impediscono alla gente di raggiungere i servizi di secondo e terzo livello collocati nelle città: basti pensare che un viaggio che dura normalmente 20 minuti richiede ora 2 ore e mezza. Dopo il tramonto questi spostamenti sono impossibili.

6) L'attuale crisi economica, con il 40 % di disoccupazione, mentre il 50 % della popolazione non ha assicurazione sanitaria, riduce pesantemente la possibilità della popolazione di accedere a servizi e cure mediche, anche se prestate a costi simbolici. Il solo modo di mantenere un livello minimo di servizio è di ottenere dall'esterno sussidi ai programmi sanitari dell'UNWRA e delle ONG.

7) Israele minaccia anche di tagliare acqua ed elettricità ad alcune comunità, e in alcuni casi lo ha fatto. Alcuni programmi di clorazione dell'acqua si sono fermati. Questi eventi hanno un potenziale disastroso per la salute dei Palestinesi.

 

8) La condizione economica deteriorata porta inevitabilmente a una peggioramento dello stato nutrizionale, specialmente tra i poveri, il cui numero è cresciuto in modo significativo. Ciò mette a rischio la crescita fisica e lo sviluppo intellettuale dei bambini sulla lunga distanza. Le donne in gravidanza soffrono anch'esse particolarmente della malnutrizione.

•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••

 

Riferimenti essenziali:

• Palestinian Ministry of Health. Data available for 4,573 cases from West Bank hospitals until Nov 15th.

• Health, Development, Information, and Policy Institute (HDIP) database. Data available for 1,952 cases from Gaza hospitals until Nov 5th. Website: http:// www.hdip.org

• Al-Mezan Center for Human Rights. The belligerent Israeli Occupation Forces Continue Their Aggression: The Destruction of Civilian Properties and the Comprehensive Closure of the Occupied Palestine Territories. November 9th, 2000.

• Palestinian Red Crescent Society’s website: <http://www.palestinercs.org>

 

Per il testo integrale e i riferimenti dettagliati vedi il sito HDIP: <http://www.hdip.org>

•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••

Torna all’indice di sezione

Torna all’indice generale