PALESTINA - BALSAM
Rapporti sulla situazione sanitaria

 

Dalla relazione di Rana Khatib e Amal Daoud ,

dell’Istituto di Sanita' pubblica e di comunita',

Universita’ di Birzeit, Cisgiordania

IMPATTO DELL’INVASIONE MILITARE ISRAELIANA DELLA CISGIORDANIA

SUL RIFORNIMENTO E DISPONIBILITA’ DI FARMACI

2 maggio 2002 (traduzione e sintesi a cura di Balsam)

Il 29 marzo 2002 comincio’ l’invasione israeliana di varie citta’ della Cisgiordania; almeno 200 carri armati e armamento da guerra entrarono a Ramallah ed El Bireh e compirono una incursione che sembra appena finita.

Dopo 23 giorni di coprifuoco totale, distruzione di quartieri, indescrivibile vandalismo in altri, coprifuoco parziale in altre parti, demolizione di case, centinaia di morti e migliaia di feriti, furto di denaro e oggetti di valore, e anche di database e materiale di informazione raccolto per anni. Questa sostanziale distruzione delle infrastrutture civili dell’Autorita’ palestinese ha avuto un duro impatto sulla societa'. Il sistema sanitario non e’ stato risparmiato, ed e’ stato semiparalizzato. Il settore farmaceutico e’ stato particolarmente colpito.

Il sistema di rifornimento farmaceutico palestinese

Va notato in partenza che solo il 45 % del fabbisogno farmaceutico e’ coperto dalla produzione locale, che fornisce generici come analgesici, antinfiammatori, antibiotici per uso orale, e simili medicinali di base. Prodotti Israeliani danno un altro 25 % e altri prodotti stranieri il 30 %. Il 55% importato include preparati essenziali come liquidi per infusione, insulina, ormoni. Fin dall’inizio dell’intifada al Aqsa, il sistema farmaceutico ha sofferto di chiusure e ostacoli nei canali d’importazione, produzione e distribuzione, oltre a un serio problema di carenza di denaro. Questi problemi sono stati fortemente aggravati dalla recente invasione. Il grosso dei produttori, importatori, distributori e anche dei magazzini si trova nell’area di Ramallah, la cui inagibilita’ ha creato problemi gravi per il rifornimento di aree non piu' accessibili. La situazione in alcuni villaggi e' diventata cosi’ grave da creare pericolo di vita.

Sintesi della ricerca sull’impatto dell’invasione.

Da 3 interviste a importatori, 3 a produttori locali e 17 a farmacie distributrici, ed altre a funzionari del Ministero della Sanita' addetti al settore, a personale delle tre principali ONG e a funzionari dell’UNWRA sono emerse gravi difficoltà:

- grave carenza di farmaci essenziali, come antidiabetici (insulina), anti-ipertensivi (furosemide), formule speciali di latte per neonati. Le dotazioni nei magazzini e negli ambulatori erano scese al disotto della linea di riserva e in alcuni casi erano a zero, come per l’insulina. Segnalazioni di carenza riguardavano anche il salbutamolo (per l’asma, ventolin), la tiroxina, la lidocaina per iniezione, il fenobarbital per iniezione, la pentazocina, tutti essenziali per gli ospedali.

- la carenza riguardava anche vari prodotti registrati per le malattie cardiache e l’ipertensione, ma e' stata meno avvertita , grazie alla loro sostituzione con generici a effetto analogo. Tuttavia la sostituzione ha potuto implicare effetti collaterali e riduzione di controlli, dagli effetti non verificabili al presente.

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Fattori che influenzavano la carenza di disponibilita’ di medicinali:

1. alla sospensione dei due primi coprifuochi c’e’ stato un aumento acuto di domanda nelle farmacie private: non nella terza, quando il denaro scarseggiava;

2. le poche ore di sospensione dei coprifuochi, a tempi irregolari, mettevano in difficolta’ il personale delle farmacie, che doveva distribuire, verificare le scorte, e insieme provvedere ai bisogni delle proprie famiglie; simili difficolta' creavano disfunzioni nel lavoro di produttori locali e importatori, per cui inventari e consegne erano irregolari;

3. la distribuzione era impedita dai blocchi, dalle politiche di assedio in tutta la Cisgiordania. Anche le organizzazioni umanitarie nazionali e internazionali non potevano efficacemente far giungere i medicinali dove servivano. Le organizzazione delle NU, dopo lunghi negoziati con gli israeliani, riuscirono a far arrivare da Gerusalemme al deposito centrale di Ramallah e ad altre ONG materiale sanitario donato dall’estero. La distribuzione da parte delle ONG durante il coprifuoco era rischiosa e complicata. Ovunque possibile, la Mezzaluna Rossa palestinese e i Comitati di Soccorso Medico (MRC) trasportavano in ambulanze , esposte al fuoco, i farmaci per malattie croniche e le preparazioni di latte per neonati. A volte le dogane israeliane trattenevano le materie prime, con la scusa che le fabbriche si trovavano in aree sotto blocco. Un produttore dovette fare lunghi negoziati per far arrivare i suoi prodotti e Gerusalemme e poi, con la Mezzaluna Rossa, verso le citta’ del Sud. In un altro caso le spedizioni, in regola con tutti i documenti, furono bloccate al check-point di Qalandia perche’ era la festa israeliana dell’indipendenza. Il mezzo fu trattenuto fino all’indomani allo stesso check-point.

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4. c’era carenza di contante, perche’ l’invasione era cominciata prima della distribuzione dei salari mensili. A corto di pagamenti, e di denaro circolante, anche gli importatori si trovarono in difficolta’ a procurarsi materiale che andava pagato in contanti, come richiesto specialmente dalle ditte israeliane.

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5. parte dei depositi di medicinali ando' perduta –e' il caso dei vaccini e dei liquidi per infusione – a causa delle frequenti interruzioni nella erogazione di energia elettrica.

E’ difficile valutare con precisione l’effetto sulla salute di questa situazione, ma non puo’ essere mancato, specialmente nei villaggi piu’ lontani e in una situazione che tende a prolungarsi. Un servizio regolare potra’ essere ristabilito solo dopo la fine di questa rioccupazione, dei coprifuoco a va e vieni, dello stato di assedio.