PALESTINA - BALSAM
Rapporti sulla situazione sanitaria

 

ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA'

 

 

Stato sanitario del popolo Palestinese che vive nel Territorio Palestinese occupato

Dichiarazione di Gro Harlem Bruntland, Direttore generale dell'OMS

 

Introduzione

Nella sua risoluzione WHA55.2 del maggio 2002, l'OMS mi ha chiesto di valutare la situazione sanitaria del popolo nel territorio Palestinese occupato visitando personalmente - appena possibile - le comunità interessate. Non mi è stata data la possibilità di effettuare la visita nel contesto della risoluzione WHA55.2. Ho compilato questo breve rapporto basato sui dati ricevuti dall'OMS e forniti dal suo stesso personale, oppure da agenzie dell'ONU, ONG ed altri organismi che operano nelle comunita'.

 

Valutazione complessiva

La situazione del popolo nel Territorio Palestinese occupato sta deteriorandosi come risultato dell'escalation del conflitto combinata con l'ulteriore chiusura dei confini e i coprifuoco applicati in Cisgiordania e Striscia di Gaza fin dal marzo 2002 . Ci sono state esplicite restrizioni agli spostamenti della popolazione, che hanno impedito l'erogazione dei servizi sanitari. L'aiuto umanitario e' stato sporadico ma sta migliorando la prospettiva di avere i rifornimenti essenziali di cibo e riparo nelle zone colpite. Tuttavia vi sono ancora gravi preoccupazioni per la mancanza in alcune aree di acqua e impianti igienici. Non abbiamo statistiche attendibili sulla morbosita', la mortalita' e la disabilita' nella popolazione per il 2002, ma la valutazione dello stato nutrizionale, specialmente dei bambini, certamente dimostra un peggioramento negli ultimi mesi. Uno dei fattori che influenzano lo stato di salute dei palestinesi e' il grave danneggiamento delle infrastrutture commerciali e sociali , con riduzione delle vendite al dettaglio (e quindi della possibilita' di accesso della gente agli alimenti dei quali hanno bisogno),e inoltre il danno al rifornimento idrico, la mancanza di raccolta dei rifiuti con i problemi legati all'accumulo di rifiuti solidi. Questa situazione e' esacerbata dal continuo conflitto, che fa vittime dalle due parti e porta con se' una continua sofferenza fisica e mentale. Siamo preoccupati dal fatto che le comunita' dei territori Palestinesi occupati siano state sottoposte a un considerevole stato di tensione, paura e sofferenza (distress); continueranno a soffrire di cattiva salute fino a che le ostilita' continueranno - anche se la loro dura condizione e' meno visibile per il grande pubblico. E' particolarmente importante che mi sia resa possibile al piu’ presto la visita programmata in modo da poter valutare meglio i dati raccolti a tavolino e facilitare una risposta adeguata.

 

Statistiche fondamentali

Si stimano a 3,29 milioni le persone che vivono nel territorio Palestinese occupato. I tassi riportati per il 2001 di copertura vaccinale, malnutrizione infantile, mortalita’ e accesso ai servizi medici sono raccolti nella tabella che segue.

Tassi di immunizzazione BCG (%) 97,0 % 2001

Tassi di immunizzazione DPT3 (%) 97,0 % 2001

Tasso di vaccinazione per epatite B 97,0 % 2001

Tasso di immunizzazione per morbillo 98,0 % 2001

Tasso grezzo di natalita’ / 1000 20,3 2001

Tasso grezzo di mortalita’/ 1000 2,8 2001

Tasso di mortalita’ infantile / 1000 nati vivi 22,9 2001

Tasso di mortalita’ materna / 100.000 nati vivi 19,0 2001

Immunizzazione : I fattori seguenti hanno contribuito al buon risultato del programma nel 2001.

un solido sistema di routine per la prestazione dei servizi: esso e' stato in grado di erogare i servizi nonostante tutte le difficolta’ esistenti.

- C’e’ nella popolazione un livello elevato di consapevolezza circa i benefici dei programmi di immunizzazione.

- Il personale delle NU ha fatto grandi sforzi per mantenere la continuita’ e la qualita’ del programma EPI

Tuttavia i rapporti ora suggeriscono che la copertura d’immunizzazione nel 2002 è stata molto piu’ bassa, specialmente in aree remote, nelle aree dove vivono i beduini, dove le vaccinazioni sono fatte da equipes mobili. Ci e’ stato detto che in queste aree per un periodo di circa sei mesi l’immunizzazione dei neonati e dei bambini piccoli e’ avvenuta in modo assai limitato. Il sistema delle NU e personale e veicoli di ONG internazionali hanno aiutato ad avviare azioni per riprendere i tempi in alcune di queste aree ,quando le condizioni di sicurezza lo consentivano. La catena del freddo per i vaccini non ha funzionato integralmente per via dei ritardi nel trasporto — subiti anche dai veicoli registrati delle NU (in genere per attese ai check-points). Per esempio il tempo richiesto per portare i vaccini dal loro magazzino centrale di Ramallah ai distretti , o tra Gaza e la Cisgiordania e’ stato talvolta di piu’ di un giorno. La conservazione dei vaccini nei punti di servizio sanitario e nei magazzini centrali e’ stata messa a rischio dalla frequente e spesso prolungata interruzione dell' erogazione di elettricita’. Il personale addetto alla manutenzione ha riferito che spesso non e’ in confizioni di raggiungere frigoriferi da vaccini o altri strumenti danneggiati. La sorveglianza delle malattie prevenibili mediante vaccinazione non e’ stata all’altezza dello standard richiesto negli ultimi mesi a causa di impedimenti ai movimenti del personale e dei campioni.

 

L’Agenzia per l’assistenza e il lavoro per i palestinesi rifugiati (UNWRA) riferisce che si e’ ridotto l’uso dei servizi di prevenzione. C’e’ stata una diminuzione del 52 % delle donne che fruiscono dell’assistenza post-natale.

Il Ministero della Sanita Palestinese (MOH) riferisce che a causa dei blocchi e dei coprifuoco i suoi servizi lavorano al 30 % circa della loro capacita’ . Le restrizioni di accesso continuano a impedire a Palestinesi che richiedono cure mediche di accedere ai servizi di cura.

Il Ministero comunica anche una riduzione del 60 % nella erogazione di programmi di medicina scolastica e un effetto drammatico del blocco della mobilita’ sulla copertura vaccinale, con i prevedibili effetti sulla salute a medio e lungo termine.

Molti Palestinesi vivono in zone rurali , che non hanno servizi ospedalieri. I blocchi hanno impedito a molta gente di accedere a servizi di secondo e terzo livello. Alcuni ospedali denunciano una diminuzione del loro utilizzo negli ultimi mesi. Per esempio l’Ospedale San Luca di Nablus riferisce un declino del 49 % dei pazienti ambulatoriali, del 73 % degli utenti di servizi specialistici , del 53 % di interventi chirurgici. L’Ospedale Oftalmico di Gerusalemme e’ l’unico che presti questo servizio per tutta la Cisgiordania: la chiusura del confine ha impedito ai suoi abitanti di accedere a tale specialita’.

L’UNWRA riferisce che tra i suoi assistiti c’e’ stato un aumento del 58 % di nati morti (specialmente nelle arre di Jenin e Hebron). Il Ministero della sanita’ ha riferito che la percentuale di parti in casa e’ salita dal 5 al 50 %, sempre in conseguenza della limitazione di accesso ai servizi causata dai blocchi.

Accesso ai servizi medici: Anche rilevazioni recenti nel settore della sanita’ pubblica dimostrano un declino dell’accessibilita’ ai servizi medici per la popolazione del territorio Palestinese occupato.

Accesso al cibo e stato nutrizionale: Due rassegne recenti fatte da organizzazione diverse con indicatori e parametri leggermente differenti suggeriscono che lo stato di nutrizione di donne e bambini e’ compromesso. Quasi meta’ dei bambini piccoli (da 6 a 59 mesi) e delle donne in eta’ feconda sono anemici. Una analisi di 936 bambini e 15334 donne fatta da CARE/USAID mostra che il 43,8 % dei bambini e il 48,6 delle donne hanno valori di emoglobina inferiori a 11,9, mentre un’altra ricerca fatta dall’ Ufficio Centrale Palestinese di Statistica (PCBS) e dall’UNICEF su 3684 bambini e 6204 donne mostra che il 49,5 dei bambini hanno un livello di emoglobina inferiore a 10,9 e il 45,4 % delle donne non gravide hanno un livello di emoglobina inferiore a 11,9.

Ambedue le ricerche rivelano l’esistenza di malnutrizione infantile, anche se i dati non sono esattamente confrontabili. Il 9,3 % dei bambini nella rassegna CARE/USAID sono deperiti e il 13,2 % presenta rallentamento della crescita (bassa statura), mentre nel rapporto PCBS/UNICEF il valore dato per la crescita rallentata e’ il 9,2 % e per il deperimento ,insieme ai casi sotto-peso, il 5.5 %. Ambedue le rassegne dimostrano un complessivo deterioramento dello stato nutrizionale nell’intera popolazione infantile rispetto ai dati raccolti dall’UNWRA prima della crisi attuale.

Fonti ufficiali Palestinesi stimano che il 66,5 % della popolazione viva attualmente con l’equivalente di meno di 2 $ USA al giorno. Una ricerca sul mercato rivela che scarseggiano i cibi ad alto contenuto proteico come pesce, pollame e latticini presso i grossisti e i dettaglianti sia in Cisgiordania che nella Striscia di Gaza. I prezzi di questi prodotti stanno salendo.

Gli intervistati nella rassegna hanno indicato che le carenze a Gaza erano dovute anzitutto alla chiusura delle frontiere , che hanno isolato la Striscia di Gaza dall’Egitto, da Israele e dalla Cisgiordania. In Cisgiordania gli intervistati dicevano che la scarsita’ di cibo era dovuta alla combinazione di blocchi stradali, checkpoints, coprifuoco e conflitto militare.

Infrastrutture dei servizi pubblici: Molte delle infrastrutture nelle comunita’ colpite si sono deteriorate, con la conseguenza di un aumento dei rischi ambientali per la salute, specialmente per i bambini.

Rifiuti solidi: Dal marzo 2002 la raccolta e la discarica di rifiuti solidi sono diventate problematiche, specialmente nella Striscia di Gaza. Difficoltà simili hanno trovato e trovano i servizi comunali delle citta’ in Cisgiordania che sono sotto coprifuoco intermittente dalla meta’ di giugno 2002.

Acqua e infrastrutture igieniche: Rapporti del Progetto di Emergenza per la Sanita’ Ambientale sponsorizzato dall’USAID indicano che la qualita’ dell’acqua erogata dalle autocisterne nell’area di Nablus e’ al di sotto degli standard OMS per la qualita’ dell’acqua potabile. Il Ministero della Sanita’ riferisce di problemi legati ad acqua contaminata nei campi Balata e Askar, dovuti alla distruzione sia della rete idrica che dei collettori fognari in quella localita’, dove si e’ cosi’ verificato il passaggio di liquami nelle condotte d’acqua. La distribuzione di cloro per risanare l’acqua — secondo quanto viene riferito — e’ ostacolata dalle chiusure e dai coprifuoco , che rendono difficile per il personale del Ministero della sanita’ raggiungere le localita’ interessate senza l’aiuto di organizzazioni internazionali. Un’epidemia di shigellosi (piu’ di 600 casi) e’ stata segnalata in quell’area dal Ministero della Sanita’ nelle scorse settimane.

Ostilita’ persistenti: Il Ministero della Sanita’ Palestinese riferisce di un totale di 2520 morti Palestinesi dal 29 settembre 2000 al 24 settembre 2002. Secondo il Ministero degli Esteri Israeliano 624 morti Israeliani sono stati contati dal 27 settembre 2000 al 26 settembre 2002. E’ possibile che questo trauma continuo provochi danni sostanziali alla salute mentale di ambedue le popolazioni coinvolte.

Altro motivo centrale di preoccupazione per la salute e’ il sovraccarico sul sistema sanitario causato dal grande numero di feriti e disabili. L’impatto a lungo termine che il mancato accesso alle cure sanitarie, esacerbato dalla poverta’ e dalla insicurezza economica e sociale, avra’ sulla salute dei Palestinesi deve essere studiato, monitorato e affrontato per alleviare gli effetti negativi sulla salute. La prolungata assistenza a coloro che sono stati resi disabili, solo in conseguenza di questo conflitto, richiedera’ un vasto impegno finanziario e strutturale.