Lettera del 6 gennaio 2001

 

Dal 9 novembre 2000 questa "lettera di notizie" e' inviata tramite e-mail dai cooperanti di organizzazioni non governative italiane a centinaia di indirizzi. Chi non volesse piu' far parte di questa lista e' pregato di comunicarcelo . Confidiamo nella diffusione di questi

nostri contributi.

Il nostro sito: http://web.tiscalinet.it/intifada2000 e' aggiornato al 21/12/2000 anche nella presentazione grafica

PROTEZIONE E SOLIDARIETA' INTERNAZIONALE PER IL POPOLO PALESTINESE : IO, DONNA VADO IN PALESTINA

Interposizione nonviolenta in difesa della popolazione civile,iniziative con donne palestinesi e israeliane e altro organizzato dalle Donne in Nero - Donne Associazione per la pace-per iscrizioni e informazioni: LUISA MORGANTINI TEL. 0348-3921465-

SEGRETERIA 06-69950217-FAX 06-69950200-EMAIL lmorgantini@europarl.eu.int

Ogni tanto arrivano messaggi di non consegna delle email ad alcuni indirizzi. Non sappiamo se poi vengono successivamente consegnate dai server. Chi ritenga di non aver ricevuto tutte le ns lettere puo' richiederle o leggerle sul sito quando sono inserite.

Purtroppo il computer dal quale gestivamo il nostro sito ha subito un danno irreparabile. Stiamo cercando di trovare soluzioni alternative.

Nella nostra ultima lettera chiedevamo a Landi della RAI e ai grandi quotidiani italiani dove avessero

preso la dichiarazione che Barghouti avrebbe "tagliato le mani" ai dirigenti palestinesi in caso di firma di

accordi che non contengano tutte le richieste palestinesi. Finora nessuno ha risposto; aspettiamo ancora

prima di dire la nostra !

Venerdi una ragazza palestinese di 19 anni e' stata uccisa dai soldati che le hanno sparato

dall'insediamento di Beit Haggai a Hebron. Lei era a casa sua insieme ad un'amica di 18 anni e non erano

in nessuna manifestazione.Nessuno aveva sparato dalla casa verso l'insediamento. L'esercito ha

sostenuto che colpi di fucile erano partiti in direzione dell'insediamento. Diversi testimoni invece hanno

visto solo bambini in strada accendere dei mortaretti.

Quello che i mezzi di informazione italiani non dicono o non sottolineano e' che sono sempre piu' i

palestinesi che vengono ammazzati o feriti in episodi che nulla hanno a che vedere con manifestazioni o

attacchi. Se va bene si citano il numero di morti e feriti ma senza spiegare come vengono uccisi e feriti.

E' sempre piu' chiara la tattica israeliana di colpire i quadri intermedi della politica palestinese, chiunque

essi siano. Le squadre speciali continuano le loro incursioni assassinando palestinesi che " sarebbero in

procinto" di mettere in pericolo la sicurezza di Israele o "sarebbero mandanti" di precedenti attacchi. Gli

stessi "pacifisti" israeliani hanno iniziato a denunciare questa cosa. L'assassinio di Thabet Thabet a

Tulkarem e' parte di questo atteggiamento, portando ad otto il numero di questo tipo di vittime.

L'esponente politico era rappresentante di quell'area del dialogo presente tra i palestinesi e chi lo

conosceva sa bene che non era certo un "terrorista".

3/1/2001 Hebron: ce lo hanno detto i nostri colleghi questa mattina, avevamo gia' visto la sequenza

fotografica sul quotidiano, estratta da un video dell'Associated Press, la morte e la sofferenza in diretta,

nonostante ci sia chi se ne scandalizza, sono fatti comuni in Palestina, accadono un po' dappertutto e

mai sapremmo totalmente la verita' se documenti del genere non esistessero. Jad Allah al-Jabari, 50 anni,

(gia' riportavamo la notizia nella precedente lettera) e' stato filmato mentre parlava in arabo con un

soldato che gli sbarrava il passaggio nella citta' vecchia di Hebron, nella parte del vecchio mercato, sotto

coprifuoco. Improvvisamente l'uomo e' caduto nel mezzo di una pozza di sangue. Il soldato che gli

parlava aveva il fucile abbassato, non gli aveva sparato lui, ma un suo collega, poco distante e non

inquadrato al momento. A giudicare dalle immagini, molto probabilmente Jad Allah perdera' il piede: la

pallottola gli ha completamente disintegrato la caviglia.

Da questa mattina Israele ha rafforzato decisamente la chiusura di tutte le aree palestinesi. Dopo una

parziale apertura dei territori (peraltro non sempre mantenuta dall'esercito) in occasione delle festivita' sia

musulmane sia cristiane durata 3 giorni, oggi la presenza dell'esercito in corrispondenza dei confini con le

aree palestinesi e sulle strade illegali israeliane lungo tutta la Cisgiordania e' piu' massiccia che mai. A

Betlemme, al campo profughi di al-Arrub, a Beit Ommar, ad Halhoul, ad Hebron, in prossimita' degli

insediamenti israeliani di Efrata, Kiriat Arba e Karmel, fino al confine a sud della Cisgiordania, c'era un

carrarmato ogni 2/3 km, innumerevoli camionette e mezzi blindati, macchine e furgoncini dell'esercito e

della polizia israeliana. Lo scopo era impedire il passaggio ad ogni macchina con targa palestinese sulle

strade israeliane, persino i taxi venivano mandati indietro e dappertutto centinaia di uomini e donne, ma

anche di bambini con le divise scolastiche, di studenti e studentesse, a piedi, per strada, alla ricerca di un

passaggio per arrivare a casa, per concludere, anche oggi, la giornata. Lo scopo di tutta questa

mobilitazione di mezzi militari era anche quello di fare da ala ad un gruppo di circa 100 coloni

dell'insediamento di Efrata, che manifestava bloccando il traffico sulla by-pass road, per protesta contro

le posizioni "troppo morbide" dell'attuale governo Barak colpevole di fare troppe "concessioni" di

porzioni della Cisgiordania ai palestinesi.

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