Lettera del 13 gennaio 2001
 
GUSH SHALOM INVITA A FIRMARE LA PETIZIONE PER LA FORZA INTERNAZIONALE DI PROTEZIONE AI PALESTINESI http://www.petitiononline.com/palpet/petition.html VOGLIAMO COMINCIARE A CHIEDERE AI PARLAMENTARI ITALIANI (almeno quelli di sinistra) PERCHE' NON ORGANIZZANO UNA DELEGAZIONE NEI TERRITORI PALESTINESI? si', iniziamo a farlo !! In questa lettera: Condanne a morte Divieto di uscita Nuovo rapporto B'Tselem Democrazia e assassinii Dalle Donne in nero Anche in questa situazione non possiamo che condannare la decisione dell'Autorita' Palestinese di eseguire la condanna a morte per due palestinesi ritenuti colpevoli di collaborazionismo. La sentenza e' stata eseguita questa mattina. Israele impedisce partecipazione dibattito televisivo al presidente di un'associazione medica palestinese. Le autorità israeliane hanno impedito al dr. Mustafa Barghouti, Presidente dell' Union of Palestinian Medical Relief Committees ( Unione dei comitati palestinesi per l'assistenza medica), di lasciare il paese. Il dr. Barghouti era stato invitato dalla stazione televisiva franco/tedesca ZDF/Arte, a partecipare ad un dibattito su Palestinesi/Israeliani in un programma di tre ore che doveva essere trasmesso a Berlino la sera dell'11 gennaio. Il dr Barghouti non ha potuto prendere parte al dibattito perché gli è stato negato il permesso di uscita, che Israele richiede a tutti i Palestinesi che vogliano lasciare il paese. Volgiamo ricordare che questa possibilita' di restrizione nei movimenti e' stata spesso applicata da Israele anche negli anni scorsi, durante gli "anni della pace" tanto ricordata dalla israeliani e da alcuni .......italiani di sinistra. L'associazione israeliana per i diritti umani B'Tselem ha pubblicato un nuovo rapporto sulle restrizioni alla liberta' di movimento per i palestinesi, da parte dell'esercito israeliano. Il rapporto si trova nel sito www.btselem.org Le restrizioni colpiscono il diritto al lavoro, alla salute e ai trattamenti medici, all'educazione. Le restrizioni colpiscono indiscriminatamente oltre 3 milioni di persone. Israele usa 3 tipi di punizioni : la chiusura totale (vietato entrare in israele; il safe-passage tra Gaza e Cisgiordania chiuso, i confini internazionali e l'aeroporto di Gaza chiusi ad intermittenza); la chiusura interna ai territori: assedio delle aree A con blocchi di cemento e terra; il coprifuoco ( a Hebron H2 e' stato quasi continuo per tre mesi- ed e' imposto per la convenienza dei coloni che ne sono esenti). Le restrizioni sono apparse come gesti politici piu' che necessarie per motivi di sicurezza. Inoltre sono discriminatorie tra le due popolazioni che sono nei territori, palestinesi e ebrei. Spesso le esplicite motivazioni delle restrizioni sui palestinesi sono per garantire liberta' di movimento ai coloni ebrei. Infine nel rapporto si presenta il caso di una neonata morta lungo la strada verso l'ospedale , perche' i soldati ad un posto di blocco si sono rifiutati di far passare l'ambulanza. Dan Meridor, presidente del comitato degli affari esteri e della difesa del parlamento israeliano ha detto (Ha'aretz 4/1/2001) che "uno stato democratico non puo' adottare una politica di liquidazione come forma di deterrenza e punizione". Lo stesso ministro della giustizia Yossi Beilin hanno chiesto che i servizi di sicurezza israeliani fermino gli assassiniii degli attivisti palestinesi. beh, si vede che Israele tanto democratico non e' !!! Dalle Donne in nero 9 gennaio - VISITA ALLA CITTA` VECCHIA E INCONTRO AL QUARTIER GENERALE DEL TIPH ............Il carabiniere ci invita a visitare il quartier generale del TIPH dove possiamo raccogliere informazioni piu` approfondite sul loro lavoro. Veniamo accolti da Sacha Alderisi, Community Relations Officer, del contingente svizzero, a cui si aggiunge successivamente il colonnello Carlo Fazzina, comandante del contingente italiano e vice comandante della missione. Questa missione internazionale e`ad Hebron dal 1997, in seguito al massacro di 29 palestinesi dentro una moschea da parte del colono Baruck Goldstein. Allora Arafat chiede l`intervento dei caschi blu dell`ONU, ipotesi rifiutata dagli israeliani; su proposta norvegese e` stata costituita una presenza internazionale, costituita da osservatori, senza potere di intervento. Il TIPH e` composto da circa 100 membri di 6 nazioni (Norvegia, Svezia, Danimarca, Svizzera, Turchia e Italia), ed ha il compito di osservare, documentare, riportare alle autorita` militari israeliani e palestinesi le situazioni problematiche (restrizioni delle liberta` di movimento individuale, monitoraggio dei check points, abusi dei militari, ecc.), ma non ha il potere di intervenire, ne` di investigare sulle irregolarita` commesse dalle autorita` militari che sorvegliano Hebron. Secondo i due rappresentanti, tuttavia, la missione ha funzione deterrente: infatti i morti nella citta` di Hebron sono in numero inferiore a quelli delle altre citta` palestinesi. A loro giudizio il modello del TIPH e` esportabile anche in altre zone della Palestina, perche` gli osservatori sono disarmati e fungono solo da testimoni, anche se il mandato e` molto debole e dovrebbe poter permettere loro di intervenire quando vengono rilevate irregolarita`. Siamo rimaste molto colpite nel sentire, nel corso di questo colloquio, ammettere da una persona con tanti anni di esperienza alle spalle in zone di conflitto di non aver mai visto in pieno centro di una citta`, in mezzo alla gente, carri armati, elicotteri e proiettili traccianti. Periodicamente il TIPH, l`autorita` militare israeliana e la polizia palestinese si incontrano e si discutono i rapporti, i filmati, le foto riguardanti situazioni problematiche. Dall`inizio della seconda Intifada questo e` l`unica istanza ad Hebron dove ci sono regolari contatti tra israeliani e palestinesi. I rapporti scritti dal TIPH sono confidenziali, ma vengono inviati anche ai governi dei 6 paesi membri della missione. Come vengono utilizzati questi rapporti? In un caso l`ambasciata svedese ha ufficialmente protestato con il governo israeliano per gli atteggiamenti dei loro militari, ma non risulta che il governo italiano sia mai intervenuto. Inoltre non c`e` nessun accordo secondo il quale il nostro governo debba mantenere il segreto su questi rapporti. Allora perche` non li rende pubblici, o quanto non ne mette a conoscenza il Parlamento? Su questi punti crediamo che i nostri parlamentari possano e debbano fare interpellanze. Quando torneremo in Italia porremo loro la questione. IL RIENTRO A GERUSALEMME Al ritorno ci accompagna Nidal fino al blocco stradale vicino al villaggio di Al Hul. Li` apprendiamo che il taxi che doveva venirci a riprendere da Gerusalemme e` bloccato a Betlemme, e prendiamo un altro taxi. Lungo il percorso incontriamo 7 check-point, riusciamo a superare il primo grazie all'accreditamento stampa di Gianna, ma i successivi 6 ci costringono a deviazioni attraverso villaggi, campi, strade sterrate, cortili di case e persino orti privati. A Betlemme lasciamo il nostro taxi (che non puo` portarci fino a Gerusalemme perche` ha una targa palestinese) e camminiamo a piedi per oltre due chilometri, passando davanti al checkpoint della tomba di Rachele, terreno di molti scontri e del ferimento di una giornalista americana il mese scorso. La strada e` deserta e il posto ha un aspetto spettrale (immaginate Castel S.Angelo circondato da garritte, filo spinato e fessure nei muri da cui poter sparare). Dopo circa mezz`ora raggiungiamo un nuovo taxi, che ci riporta in albergo attraverso la Gerusalemme "israeliana" : luci al neon, negozi illuminati, ampie strade, gente che cammina tranquilla, "inconsapevole" di cio` che accade a pochi chilometri di distanza da li`. Di nuovo proviamo sulla nostra pelle l`umiliazione a cui sono sottoposti i palestinesi nella loro vita quotidiana. E l`assurdita` di due "mondi a parte".
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