Lettera del 17 gennaio 2001
Dal 9 novembre 2000 questa "lettera di notizie" e' inviata tramite e-mail da
alcuni cooperanti di organizzazioni non governative italiane presenti in
Palestina a centinaia di indirizzi. Chi non volesse piu' far parte di questa
lista e' pregato di comunicarcelo . Confidiamo nella diffusione di questi
nostri contributi. Il nostro sito:
http://web.tiscalinet.it/intifada2000 e'aggiornato al 21/12/2000 ( il PC dal quale gestivamo il nostro sito ha subito
un danno irreparabile. Stiamo cercando di trovare soluzioni alternative.) -
Alla lettera non alleghiamo mai files. Se trovate files allegati cancellateli
subito, potrebbero contenere virus.
PROTEZIONE E SOLIDARIETA' INTERNAZIONALE PER IL POPOLO PALESTINESE
IO, DONNA VADO IN PALESTINA - LUISA MORGANTINI TEL. 0348-3921465- SEGRETERIA
06-69950217-FAX 06-69950200-EMAIL
morgantini@europarl.eu.intGUSH SHALOM INVITA A FIRMARE LA PETIZIONE PER LA FORZA INTERNAZIONALE DI PROTEZIONE AI PALESTINESI
http://www.petitiononline.com/palpet/petition.html VOGLIAMO COMINCIARE A CHIEDERE AI PARLAMENTARI ITALIANI (almeno quelli di sinistra) PERCHE' NON ORGANIZZANO UNA DELEGAZIONE NEI TERRITORI PALESTINESI?si', iniziamo a farlo !!
Qualche nostro lettore ci ha chiesto di verificare gli indirizzi di posta
elettronica del governo israeliano allegati nell'ultima lettera per protestare
contro la demolizione di una casa a Gerusalemme est. Confermiamo che sono
quelli di cui abbiamo notizia. Ci dispiace ma se qualcuno non e' attivo non
possiamo fare altro.
IN QUESTA LETTERA
Assassinato direttore TV palestinese
Varie
Intervista a Azmi Bishara
Gli israeliani alzano il tiro come preannunciato ?
Oggi il direttore della TV palestinese e' stato assassinato in un agguato a
Gaza. Un commando di tre persone con il capo incappucciato gli ha sparato con
pistole munite di silenziatore. Fonti dell'Autorita' palestinese parlano di
"collaborazionisti" al soldo di Israele ma ancora non e' chiaro se invece non
si tratti di una squadra speciale dei servizi di sicurezza israeliani. Ma in
un senso o nell'altro i mandanti si possono riconoscere. Abbiamo riferito
qualche giorno fa cosa ha detto il comandante dell'esercito israeliano. Per
loro la messa in atto di azioni del genere e' valutata in base alla
convenienza ma sono assolutamente programmate. Dopo le uccisioni a sangue
freddo di vari esponenti politici ( tra cui Tabeth Tabeth, noto pacifista
palestinese e fautore del dialogo) ora si e' passati ad uccidere il massimo
esponente del mondo dell'informazione palestinese, accusato da Israele di
"incitare alla violenza". Questo dalle nostre parti si chiamerebbe "terrorismo
di Stato". Aspettiamo di vedere la reazione di chi , giustamente, di fronte
alle esecuzioni di civili disarmati in Italia e altrove, giornalisti, giudici
o politici che fossero, alzavano alte le grida. Finora queste grida non le
abbiamo ascoltate per i ragazzi e i giovani palestinesi uccisi finora. Ma si
dice che fossero "violenti" perche' avevano le pietre in mano. Hisham Mikki
non aveva pietre in mano. Pero' dirigeva una Tv. E un'azione del genere cosa
ha di diverso da un linciaggio o una bomba ? Avete visto le immagini di ieri
dei coloni armati che hanno distrutto case e coltivazioni a Gaza? Non
sembravano civili innocenti. I civili innocenti e disarmati erano gli abitanti
palestinesi che hanno subito quell'assalto. Come possono difendersi ? Loro non
hanno un'arma ciascuno come i coloni ebrei. Loro non possono organizzarsi in
squadre armate come hanno deciso di fare i coloni a Hebron con l'appoggio
dell'esercito. E allora i palestinesi devono essere cancellati dalla Palestina
o e' necessario che qualcuno li difenda ? E se questo qualcuno (la comunita'
internazionale ad esempio) non interviene, esiste un diritto all'autodifesa ?
Ad ognuno di noi la risposta.
Ieri mattina e' stato ritrovato il corpo di un palestinese, Waleed Khalil
al-Awadi, di 37 anni, vicino l'insediamento israeliano di Netzarim, colpito da
tre pallottole. Fonti locali dicono che il giorno precedente stava recandosi a
far visita ad un familiare e che gruppi di coloni armati erano in zona.
Amnesty International afferma che vi sono 500 palestinesi arrestati
dall'esercito d'Israele in questi ultimi 3 mesi e che molti di loro sono stati
torturati
L'esercito israeliano a Hebron ha impedito una manifestazione di donne
israeliane contro le violazioni dei diritti umani perpetrate da Israele nei
Territori Occupati.
Anche se di qualche tempo fa crediamo interessante riportare la traduzione di
questa intervista.
UNA DOPPIA RESPONSABILITA", I PALESTINESI CITTADINI DI ISRAELE E L'INTIFADA,
UN'INTERVISTA CON AZMI BISHARA
(Middle East Report-29 Novembre 2000),Azmi Bishara rappresenta l'Assemblea Democratica Nazionale (NDA), un partito
che promuove alla Knesset l'autonomia culturale e i diritti civili dei
Palestinesi cittadini di Israele.
(D) All'inizio di Ottobre 2000 i Palestinesi cittadini di Israele hanno
protestato in maniera decisa in solidarietà con i Palestinesi dei Territori
Occupati. Perché questa volta è accaduto, quando non è accaduto con la stessa
intensità nella precedente Intifada?
(R) In genere io non cerco le ragioni. Solitamente cerco le spiegazioni dei
fenomeni. In questo caso la cosa più importante è il fatto che gli Arabi di
Israele siano scesi in strada a protestare per la causa dei Palestinesi, e non
per questioni relative alla loro vita quotidiana. Le manifestazioni
dell'Ottobre 2000 non sono le prime di questo tipo, ma diciamo sono quelle che
sono durate di più e che hanno coinvolto più persone. Hanno coinvolto la
maggior parte degli arabi di Israele, una cosa mai vista prima. Negli ultimi
cinque anni, i Palestinesi di Israele hanno reclamato più decisamente che in
passato la propria identità. Con tutta la modestia del mondo, penso che
l'Assemblea Democratica Nazionale (NDA), abbia generato questo stato di cose,
non appena è entrata nell'arena politica. Tutti gli altri partiti, inclusi il
Movimento Islamico e il Partito Comunista, hanno cercato di competere con noi,
o meglio, con il nostro 'discorso politico'. Parlando di trasformare Israele i
n uno stato per tutti i suoi cittadini, abbiamo reso le persone maggiormente
consapevoli dei loro diritti come cittadini.. Per quanto riguarda l'Intifada
stessa e quanto si è visto sulla spianata dell'Al Aqsa, non credo che si debba
sottovalutare il ruolo dei canali satellitari della TV araba che hanno portato
quelle immagini in ogni casa. Inoltre, molta gente riponeva grandi speranze
nel governo di Barak - non di certo noi - ma molte persone, e più grandi sono
le speranze più grandi sono le delusioni e le frustrazioni.
(D) Perché le proteste sono terminate dopo la prima settimana? Quali linee
politiche si sono rafforzate e quali indebolite tra i Palestinesi di Israele
in conseguenza di questa Intifada?
(R) Ci sono tre principali correnti che sono emerse negli ultimi tre anni: il
Partito Comunista, che è divenuto il Fronte Democratico per la Pace e
l'Uguaglianza, il Movimento Islamico e il NDA, una nuova formazione che ha
ottenuto solo due seggi nelle ultime elezioni.Il nostro nuovo 'discorso
politico' che differisce chiaramente da quello degli altri partiti, è divenuto
il discorso egemonico, se si vuole usare una terminologia gramsciana. Per
quanto il partito non sia divenuto egemonico, il suo linguaggio, la sua
cultura ora sta diventando dominante, soprattutto tra le nuove generazioni.
Con questo abbiamo visto una decisa affermazione dei diritti civili, e in
generale una retorica più democratica e laica. Allo stesso tempo il nostro
'discorso politico' è molto chiaro rispetto a cosa sia l'identità nazionale
araba- un'identità collettiva, opposta a tutti i tipi di identità tribale,
religiosa e settaria che si potrebbe attribuire agli arabi. Io credo - e
probabilmente in questo non sono molto oggettivo - che dopo lo scoppio
dell'Intifada questo terzo movimento sia divenuto più forte che mai. Ora siamo
testimoni del tentativo da parte delle autorità israeliane, specialmente le
autorità competenti per la sicurezza, di creare paura tra gli arabi che vivono
in Israele. Questo spiega perché le proteste di solidarietà con l'Intifada non
siano potute andare oltre la prima settimana. Gli arabi in Israele non hanno
un'unità territoriale ed economica. Sono sparpagliati per tutto il paese,
marginalizzati all'interno di Israele e non fuori di esso. Non hanno
un'economia indipendente e nemmeno semi-indipendente. Dopo aver protestato, il
giorno dopo devono andare a lavorare per gli ebrei - o come impiegati o come
lavoranti o come persone che vendono servizi al mercato ebreo. Dacché
l'interesse economico della grande maggioranza della società araba si basa
quotidianamente sul settore ebreo, questa maggioranza non si può permettere la
disobbedienza civile o una separazione per lungo tempo. Ora le forze di
sicurezza e i media in Israele usano questo fatto per creare una specie di
movimento che contenga il nostro movimento democratico.Per esempio ci chiamano
estremisti radicali che cercano di spaccare la società nei suoi interessi,
avvertendo così gli arabi israeliani che hanno qualcosa da perdere, a
differenza della West bank e Gaza. In effetti gli arabi hanno qualcosa da
perdere in Israele, e così si sentono sempre più voci di critica per ciò che
sta accadendo.
(D) Che cosa spiega l'attuale crisi politica in Israele?
(R) Bene, che crisi? Non credo che la crisi sia il risultato dell'Intifada.
Penso che la crisi sia cominciata con la questione dello stato e della
religione - l'incapacità del movimento laico a procedere con la separazione
tra stato e religione e la loro resistenza alla definizione religiosa di chi
sia ebreo. Allo stesso tempo credo che la seconda contraddizione che ha reso
impossibile questa coalizione di governo sia stato il tentativo di avere un
accordo di pace con i Palestinesi - mentre c'era il Partito Nazionale
Religioso, il partito di Sharansky e tutti i tipi di partiti di destra
all'interno della coalizione stessa. La maggior parte di questi ovviamente ha
lasciato la coalizione prima di Camp David. Questo è un governo di minoranza.
Prima dell'Intifada, anche prima di Camp David, Barak non ha saputo prendere
le giuste conclusioni da questa crisi. ? Noi, fin dall'inizio della sua
campagna elettorale nel 1999, abbiamo avvertito che sarebbe stato impossibile
raggiungere la pace mantenendo un punto di vista negativo e di rifiuto
rispetto agli insediamenti, i confini, i profughi e Gerusalemme. Ma Barak ha
pensato che le sue così dette 'generose' proposte ai palestinesi fossero
sufficienti a cambiare le posizioni palestinesi. Ha assunto che ci fosse un
dialogo con i palestinesi, per quanto non avesse mai realmente dialogato con i
palestinesi.Così gli israeliani hanno cercato di imporre le loro condizioni e
quel tentativo di imporre le condizioni ha portato allo scoppio. (Barak) è
giunto allo stato finale delle negoziazioni come se stesse negoziando su un
periodo di transizione, dividendo le questioni principali in pezzi e parti. In
terzo luogo ha negoziato con i palestinesi come se stesse portando avanti una
guerra. Durante delle negoziazioni si ha un partner sullo stesso livello e non
si presumono le intenzioni di questo partner - si chiedono. Si ascolta quello
che il partner ha da dire. Non si fanno presupposizioni. In guerra si
presuppongono le intenzioni dell'altra parte e si costruiscono le proprie
strategie secondo quell'ipotetica controparte palestinese. Dunque quando
quell'ipotetica controparte palestinese è collassata (ai suoi occhi) (Barak)
si è arrabbiato. Perché? Perché gli arabi non corrispondevano all'immagine che
ne aveva. Questa è un'attitudine caratteristica del soldato, ma anche della
'sinistra sionista', che crede di possedere l'immagine giusta degli arabi e si
sorprende quando gli arabi non la rispettano.
(D) E' vero che le entrate degli arabi sono diminuite del 50% dall'inizio
delle manifestazioni?
(R) Durante le manifestazioni questo è stato vero. Dopo la gente è tornata al
suo lavoro. Nel primo mese i consumatori israeliani hanno boicottato i
prodotti e i servizi arabi. Così gli arabi hanno avuto un
problema.Improvvisamente Israele ha importato il suo sistema di apartheid
all'interno - quel sistema di apartheid che divide Israele demograficamente
dalla West bank. Ora questo significa che gli arabi in Israele non sono
trattati come cittadini di seconda o terza classe, ma come nemici. Così il
problema in periodo di crisi è diventato non la discriminazione, ma qualcosa
di differente: l'esclusione. La cittadinanza è diventata senza senso. Anche
l'immunità per un membro del parlamento è divenuta senza senso. Subito è
divenuto chiaro chi è il 'noi' e chi il 'loro' e noi siamo il 'loro'. Alcuni
villaggi arabi non sono stati invasi dalla polizia, ma occupati. E' stato
molto, molto pericoloso.
(D) Che cosa è accaduto alle relazioni tra palestinesi ed ebrei all'interno
dello stato di Israele?
(R) Tensione, molta tensione. Abbiamo vissuto completamente separati per
qualche periodo. Ora si sta tornando ad una sorta di normalità, ma non ci sono
più illusioni di legami reali ora.Anche gli arabi che votavano per il Meretz
ora non credono più che sia possibile un'integrazione in Israele, in uno stato
ebreo. Così uno dei risultati più importanti della sollevazione araba
all'interno di Israele è stato il fatto che l'illusione dell'integrazione sia
venuta meno. Non ci può essere integrazione in uno stato ebreo. O si tratta di
uno stato dei suoi cittadini, con due nazionalità, o non c'è eguaglianza. Ma
in uno stato ebreo la cittadinanza non può essere uguale; la cittadinanza
ebrea viene per prima. Ciò che regola le relazioni tra i cittadini e lo stato
non è affatto cittadinanza, ma una flebile affiliazione. Così tutto è
collassato. Certamente questo ha delle ripercussioni a livello personale. Le
persone che sono amiche non smettono di essere amiche, ma generalmente le
relazioni economiche non sono basate sull'amicizia. Le relazioni si
stabiliscono tra le persone che lavorano assieme, che imparano insieme nelle
università, che viaggiano insieme sugli stessi autobus. Il sospetto è parte
della relazione, senza illusioni di una possibile integrazione.
(D) Lei è un critico del concetto di società civile, soprattutto all'interno
della società palestinese. Rispetto al coinvolgimento delle organizzazioni dei
gruppi di base che differenza c'è tra la prima Intifada e questa seconda
intifada?
(R) La prima intifada è stata un avvenimento molto più spontaneo durante le
sue prime fasi. Con il tempo si è strutturata. Molti segmenti della società
erano coinvolti nella prima intifada. Non tutti i segmenti della società
possono partecipare in questa seconda intifada e questo a causa dell'esistenza
dell'Autorità palestinese e per le caratteristiche dominanti di questi
scontri. Nella prima Intifada Israele chiuse la West Bank e Gaza. Ora ogni
città, ogni villaggio è scollegato dagli altri, a causa delle aree A, B e C.
Gli scontri non sono più nel mezzo dei villaggi, ma fuori, così non tutta la
società è parte degli scontri, solo i giovani che sono abbastanza coraggiosi
per andare là dove ci sono i soldati. E quindi poi i soldati reagiscono contro
tutta la città o il villaggio. A paragone della prima Intifada questa volta
l'oppressione è senza proporzione. Il fuoco israeliano questa volta è intenso
e brutale.
(D) Dove pensa che porterà questa lotta?
(R) Non lo so. Posso dire dove vorrei che portasse. Vorrei che portasse ad una
lotta di lungo termine che faccia realizzare che non è possibile una pace
giusta nel breve periodo.Ma per questo è necessario avere una classe dirigente
determinata, consistente, non precipitosa, che non sprechi i sacrifici della
sua gente in poco tempo - ciò significa un cambiamento nella modalità di
lottare. Una lotta del genere potrebbe lasciare aperta la questione
palestinese a lungo - una lotta che possa essere sostenuta nella vita
quotidiana della gente, una lotta economica, una lotta sociale. Questo è
quello che vorrei vedere. Ciò di cui ho paura è un'intifada che si blocchi in
seguito solo a una mossa nei negoziati, e neppure una mossa strategica,ma solo
una modifica delle proposte israeliane a Camp David.