Lettera del 19 febbraio 2001

Tra venerdì e sabato, proprio quando gli aerei da guerra americani ed inglesi sorpassavano il 32esimo parallelo della No Fly Zone, per colpire presunti obiettivi militari alla periferia di Baghdad e uccidere due civili (una donna ed un uomo) e ferirne altri 11 (tra cui alcuni bambini), ben meno sofisticati carri armati israeliani cannoneggiavano la città di Hebron. Due i morti. Ma non si trattava di guerriglieri impegnati in sparatorie: uno era un veterinario che stava in casa sua, un'altro un contadino nella sua stalla. Certo la RAI ha riportato le cifre, scordandosi di dire però che i due erano civili e che sono stati uccisi in casa loro da un esercito assassino e oppressore. Ieri notte altri cannoneggiamenti sulla città di Hebron e sul villaggio di El Khader. Le strade di accesso ai villaggi e alle città palestinesi rimangono bloccate dall'esercito israeliano che al sud sta dispiegando una quantità notevole di carri armati. Del resto che altro ci si può aspettare dal primo esperimento di governo militare democratico della storia? Un criminale di guerra come primo ministro, Sharon; un generale spietato come ministro della difesa, Barak; un altro generale spietato come ministro degli esteri, Peres (ricordate il massacro di Qana'a?); un fanatico religioso come ministro degli interni, XXXXXX. E visto che la democrazia in Israele è forte ieri la Corte Suprema ha deciso di rilasciare il signor Skolnik, condannato otto anni fa all'ergastolo per l'uccisione di un palestinese. Il signor Skolnik e i suoi amici catturarono Musa Abu Sabah nel marzo del 1993 perché in possesso di una granata, secondo loro. Lo legarono e lo uccisero. Già un anno fa la democratica corte suprema israeliana aveva ridotto la pena dell'ergastolo per Skolnik a undici anni, ma ieri, per buona condotta la sempre Suprema Corte ha deciso che sette anni e mezzo potevano bastare. E così Skolnik è uscito. Intanto la sedicenne palestinese condannata quasi un mese fa per il leggero ferimento di un colono, sta scontando i suoi sei anni e mezzo di pena. Ecco un sommario dei punti principali del rapporto dell'UNSCO che uscirà a giorni: "L'impatto degli scontri, delle restrizioni alla mobilità e delle chiusure dei confini sull'economia palestinese dal 1 Ottobre 2000 al 31 Gennaio 2001". Restrizioni alla mobilità La mancanza di libertà di movimento per le persone e le merci causata dall'attuale crisi ha determinato una difficile situazione socio-economica nei Territori Palestinesi. Durante i 123 giorni che vanno dal 1 Ottobre 2000 al 31 Gennaio 2001, i confini tra Israele e i Territori Palestinesi che sono utilizzati per il passaggio dei lavoratori e delle merci sono stati chiusi per 93 giorni, ossia 75,6% del tempo. Le restrizioni all'interno (dei Territori Palestinesi N.D.T.) e le chiusure interne 'parziali o totali' sono state imposte per il 100% del periodo in Cisgiordania e per l'89% a Gaza. Il confine internazionale tra la Giordania e la Cisgiordania (controllato da Israele N.D.T.) e tra l'Egitto e Gaza (controllato da Israele N.D.T.) sono stati chiusi rispettivamente per il 29% e il 50% del periodo. Perdita economica diretta Le perdite economiche dirette causate dalle restrizioni alla mobilità sono stimate intorno al 50% del Prodotto Interno Lordo (PIL) per i quattro mesi del periodo preso in considerazione e al 75% del guadagno dei lavoratori palestinesi impiegati in Israele. La perdita del PIL è stimato intorno o a 907,3 milioni di dollari (907.300.000 USD) mentre la perdita delle entrate del lavoro in Israele è stimato intorno ai 243,4 milioni di dollari (243.400.000 USD). La perdita totale è stimata intorno ai 1150,7 milioni di dollari (1.150.700.000 USD), equivalenti al 20% del PIL previsto per il 2000. La perdita è di circa 11 milioni di dollari (11.000.000 USD) per giorno lavorativo o di 3,5 dollari per persona al giorno, durante il periodo considerato. In aggiunta ci sono stati danni agli edifici pubblici, alle infrastrutture, alle proprietà private e ai terreni agricoli per centinaia di milioni di dollari, oltre ai costi che si sono dovuti sostenere per le cure prestate ai più di 11.000 palestinesi feriti e alle perdite derivate dai guadagni indiretti perduti per effetto delle chiusure. Disoccupazione La perdita di lavoro in Israele oltre alle restrizioni alla mobilità e alle chiusure del confini hanno determinato una media di disoccupazione pari al 38% (più di 250.000 persone) che si affianca all'11% (71.000) dei primi nove mesi del 2000. A causa dell'alta dipendenza dei famigliari a carico nei Territori Palestinesi la disoccupazione oggi ha effetto su circa 900.000 persone ossia sul 29% della popolazione. Reddito pro-capite In assenza delle chiusure dei confini, il reddito pro-capite per il 20000 era stimato intorno ai 2000 dollari annui. Come risultato della crisi, della chiusura dei confini e delle restrizioni alla mobilità interna, il reddito pro-capite annuo si è ridotto a 1680 dollari, con una riduzione dunque del 16%. Povertà Dall'inizio della crisi c'è stato un aumento del 50% del numero delle persone che vivono al di sotto della soglia della povertà, stimata dalla Banca Mondiale nella misura di 2,10 dollari al giorno per persona nelle spese quotidiane (Meno di 9 shekel al giorno). Il numero dei poveri è salito da 650.000 persone a 1.000.000. Il tasso di povertà è salito dal 21% al 32%.


Dal 9 novembre 2000 questa "lettera di notizie" e' inviata tramite e-mail da alcuni cooperanti di organizzazioni non governative italiane presenti in Palestina a centinaia di indirizzi. Chi non volesse piu' far parte di questa lista e' pregato di comunicarcelo . Confidiamo nella diffusione di questi nostri contributi. Il nostro sito: http://web.tiscalinet.it/intifada2000 e' fermo, chiediamo scusa ma il PC dal quale gestivamo il nostro sito ha subito un danno irreparabile. Stiamo cercando di trovare soluzioni alternative.) - PETIZIONE DI ASSOPACE AL PARLAMENTO ITALIANO http://www.petitionpetition.com/cgi/petition.cgi?id=1149. RITORNANO , Iscrivetevi settimana dal 4 al 11 marzo - 8 marzo con le donne di palestina IO, DONNA VADO IN PALESTINA - LUISA MORGANTINI TEL. 0348-3921465- SEGRETERIA 06-69950217-FAX 06-69950200-EMAIL morgantini@europarl.eu.int