Lettera del 13 maggio 2001

 

Il nostro sito http://www.web.tiscalinet.it/intifada2000/ e' aggiornato al 12.05.2001. In esso troverete: - l'Appello per la Protezione Internazionale del Popolo Palestinese, pubblicato anche da Il Manifesto e da inviare alle autorita' italiane e israeliane (raccomandiamo viva partecipazione!!) - l'adesione all'appello da parte degli/lle ebrei/e italiani/e - foto delle ultime distruzioni nei campi profughi di Brazil (Rafah) e Khan Yunis e degli ingressi all'area di Mawasi


in questa lettera: - rapporto della giornata di mobilitazione dell'11 maggio a Deir Ishtya - Un dramma senza fine: una durissima settimana a Gaza - A proposito di liberta': lettera dal carcere di Regina Coeli


Pubblichiamo questo rapporto del Movimento di Solidarieta' Internazionale i= n quanto delucidativo della maniera normale con cui l'esercito israeliano ha sempre trattato le manifestazioni in sostegno della causa palestinese, che trova generalmente uno spazio piu' nullo che esiguo nei nostri (ma non solo= ) notiziari. MOVIMENTO DI SOLIDARIETA' INTERNAZIONALE Centinaia di persone si sono riunite per protestare contro la costruzione degli insediamenti. Israeliani e internazionali si uniscono ai palestinesi per chiedere la fine dell'occupazione. Deir Ishtya, venerdi' 11 maggio: decine di Israelian@ e internazionali si sono unite a piu' di 200 abitanti della citta' di Deir Ishtya in Cisgiordania in una marcia non-violenta per protestare contro la continua confisca delle terre per la costruzione di insediamenti illegali. Le roulottes degli insediamenti sono state recentemente portate sul posto e piazzate su proprieta' appartenenti a cittadini/e di Deir Ishtya, circondando ulteriormente la citta' palestinese e impedendo la libera circolazione dei palestinesi. Deir Ishtya e' circondata da ogni lato dagli insediamenti di Yakir, Emanuel, Nofim e Barqan. l'allevamento e l'agricoltura sono i principali sistemi di sussistenza per i/le residenti, ma la presenza di questi insediamenti impedisce ai/alle cittadini/e di accedere alla propria terra e di coltivarla. I/le residenti si sono raggruppati/e nella piazza della citta' e da li' hanno iniziato la marcia di 3 km verso il luogo in cui sono posizionate le roulottes. Il sindaco di Deir Ishtya, Nafez Mansour, ha portato due messagg= i che i/le dimostranti hanno pensato di consegnare all'Esercito Israeliano e ai coloni: "Non c'e' pace con gli insediamenti" e "Uguaglianza e giustizia per tutti". A circa due km di marcia i/le dimostranti si sono trovati/e davanti ad uno sbarramento di gas lacrimogeno dell'esercito israeliano, che ha impedito loro di procedere verso il sito delle roulottes. Malgrado le dichiarazioni de/lle dimostranti di essere disarmati/e e di venire in pace, l'esercito israeliano ha scelto di bombardarli con gas lacrimogeno. Le richieste dei/lle dimostranti in inglese e in ebraico per il dialogo hanno ricevuto in cambio ripetuti colpi di lacrimogeni che hanno causato molti fuochi nell'area circostante. Anche bombe suono e proiettili di gomma sono stati usati dai militari israeliani. Un giornalista colpito al piede, ha riportato leggere ferite. Questo modo di trattare i dimostranti e' in netto contrasto con il modo in cui l'esercito israeliano si occupa delle dimostrazioni di coloni. I coloni israeliani attaccano frequentemente i villaggi palestinesi, terrrorizzando i/le residenti e sapendo di essere protetti dai militari israeliani. E' superfluo dire che loro non sono mai stati colpiti da gas lacrimogeno. Per quanto riguarda i/le residenti di Dei= r Ishtya, la manifestazione e' stata del tutto non violenta. Quando e' stato evidente che i soldati rifiutavano ogni tipo di dialogo, i/le cittadini/e hanno fatto la loro preghiera del venerdi' sul luogo dove la manifestazion= e e' stata fermata, prima di ritornare al loro villaggio. Gli insediamenti costituiscono una diretta violazione del diritto internazionale e sono contraddittori allo spirito di pacifica coesistenza tra Israeliani e palestinesi. Secondo la 4^ Convenzione di Ginevra e' illegale per le forze occupanti trasferire qualsiasi porzione della propria popolazione in aree sotto ocupazione. Il movimmento di solidarieta' Internazionale chiede ad Israele di aderire alla legge internazionale e all= e risoluzioni dell'ONU e alla comunita' internazionale di intraprendere azion= i che portino al rispetto di queste leggi da parte di Israele.


Un dramma senza fine Un'altra settimana e' passata, e' il caso di dirlo, sul suolo palestinese di Gaza, lasciandosi ancora dietro distruzione e morte. Gli attacchi israeliani sono stati come al solito violentissimi. La loro dinamica e' sempre molto contorta e lascia ora spazio a leciti dubbi. Con la dichiarazione del ministro della difesa israeliano, Benyamin Ben Eliezer, della scorsa settimana, di aver dato il via libera agli attacchi in territorio palestinese a tutti i suoi ufficiali che fossero pronti a farlo, si e' aperta un'altra fase del conflitto, assoggettata completamente al libero arbitrio dell'esercito israeliano ai danni della popolazione palestinese. Non sara' sfuggito ai/lle piu' attenti/e come sia stata trattata la notizia del presunto attentato ad una base militare in territorio occupato a Gaza che ha causato la morte di due persone. Scontata= , per la maggior parte dei media, la responsabilita' palestinese dell'attentato, ma cio' che ci ha colpite/i e' stata la dinamica dell'accaduto. Le due vittime erano infatti due immigrati rumeni, non militari, che pare siano stati mandati a controllare e sistemare una recinzione di filo spinato, sotto cui pero' hanno trovato una bomba. Trattandosi di immigrati e non militari avrete poi notato che non hanno ricevuto dai media tutta l'attenzione che invece hanno avuto le vittime israeliane del conflitto, coloni, militari e riservisti, sono stati trattati alla pari delle centinaia di morti/e palestinesi: i primi meritavano foto e lunghi servizi (e citiamo come esempio quello della BBC nel settimanale di ieri), i secondi no. Non ci appelliamo a nessuna par condicio in questo senso: siamo coscienti che la spettacolarizzazione della morte e della sofferenza sono in molti casi assolutamente strumentali alle lobby politiche che inevitabilmente e tristemente controllano e influenzano certa informazione. Fatto sta che missili terra terra israeliani sono stati lanciati ancora in pieno centro abitato a Gaza, sparati dal valico di Karni (a est), ed hanno quasi distrutto una postazione della sicurezza palestinese (tra l'altro gia= ' colpita e riparata solo un mese fa) e un base dell'intelligence. Si sa che Israele detiene un altro triste primato: quello che ne fa uno degli stati produttori di tecnologia di guerra piu' avanzati al mondo, eppure speriamo sempre che non si sbaglino, come qualche volta e' successo, con i loro aere= i guida telecomandati, o che avvertano, come spesso non accade (vedi la maggior parte degli attacchi ai campi profughi di Khan Yunis e Rafah), prim= a di colpire per non fare ulteriori vittime sicure. Sulla stessa scia attacch= i di vario genere si sono registrati negli ultimi due giorni lungo tutta la striscia di Gaza. Ieri notte sono state colpite Beit Lahiya e Beit Hanoun al nord e Rafah e Khan Yunis a sud. Gli scontri con la popolazione continuano a fare morti. Mentre scriviamo un altro giovane e' stato ucciso = e ci sono una decina di feriti a Deir al-Balah, dove venerdi alle prime luci dell'alba i carriarmati israeliani sono penetrati per circa un km in area A palestinese all'altezza di Deir al-Balah/al-Qarara, hanno circondato un gruppo di 6 case e una postazione della polizia palestinese (impegnata negl= i ultimi mesi soprattutto a dirigere l'intensissimo traffico in quella zona per la quale le macchine devono passare una per volta e di cui si e' gia' parlato), e le hanno completamente rase al suolo. Ritirandosi e per finire la loro opera hanno danneggiato parecchi metri di strada, che ora diventa ancora piu' impraticabile. Quando siamo arrivati sul posto la mattina, c'erano ancora i segni dei carriarmati che sono passati nei campi. La gente si aggirava tra le macerie e si cominciavano a montare le tende. 7 famiglie, 27 persone (di cui 19 sono bambini) hanno visto distruggersi in pochi minuti tutto cio' che avevano. Il motivo?? Non c'e', rientra nel pian= o di punizione collettiva, pulizia etnica e distruzione di massa in cui lo Stato di Israele si e' sempre impegnato. Non c'e' stato nessun ferito, la gente era stata fatta uscire di casa a suon di colpi di mitragliatrice, prima di procedere alla distruzione con cannonate bulldozer. Le famiglie colpite non erano profughe, ma residenti dell'area da tempo immemorabile, avevano i loro 3000 m2 di terra, resti delle confische subite, coltivata a mais, grano e verdure. I carriarmati israeliani hanno distrutto anche quelli. Molte erano gia' disoccupate, tra queste perone. Un uomo seduto sulle macerie della sua casa ci ha detto: "Ho lavorato per 10 anni in Israele, in una fabbrica di patatine fritte. Ero riuscito a farmi una casa, ma non l'avevo ancora finita. Ora me l'hanno distrutta. Israele ci da' la vita cosi' come ci da' la morte". Piu' in la' un giovane ha cominciato a cantare :"Uccideteci tutti,israeliani, uccideteci tutti europei, uccideteci tutti americani, uccideteci tutti arabi e Nazioni Unite" ed aveva un beffardo sorriso sulle labbra e occhi di rabbia, al punto che non si capiv= a se scherzasse o se la disperazione si stesse impadronendo di lui. Un altro ragazzo ha cominciato a fargli eco, e poi un altro ancora... Nel silenzio istituzionale internazionale, dietro le cortine di ferro e i muri di gomma, mentre la popolazione chiede invano aiuto e protezione, cio' che accade in Palestina sta tratteggiando in maniera sempre piu' definita l= e sue tremende conseguenze psicologiche sulla popolazione locale.


A proposito di liberta' e di diritti umani...in Palestina come ovunque nel mondo, anche nella nostra bella e "sviluppata" terra, pubblichiamo la lettera di un prigioniero politico dello Stato Italiano 29/04/2001 ........DAL CARCERE 12 mq di cui 7 occupati dai letti 2 dal tavolino e l'armadietto con le cose da mangiare, sei persone x 3 mq, 3 passi per muoversi, anzi non muoversi, l= a cucina =E8 nel bagno usato anche per stendere i panni, un'ora d'aria ... 23 ore di ansia di attesa passate a confortarsi a leggere e rileggere a scrivere e riscrivere istanze. La quotidianit=E0 =E8 stare sdraiati sul letto alienati dalla televisione dalle 7,30 fino a che gli psicofarmaci non ci fanno dormire ... le poche ore di libert=E0 ... o quasi. Ogni volta che un secondino apre la porta della cella i rumori dei nostri cuori diventano un frenetico rullare di tamburi, si spera nelle lettere degli amici, dei familiari un'istanza andata a buon fine, a volte sono sorrisi ... ma soprattutto lacrime. L'eliminazione sistematica delle coscienze, del libero pensiero vorrebbero tanti automi privi di bisogni, affetti, sogni di libert=E0. La maggior parte di noi aspetta da mesi il processo, consumandosi poco a poco, il rischio di lasciarsi andare =E8 forte, ma ancora pi=F9 forte =E8 la solidariet=E0 che nasce tra uomini (e donne) che ci permette di alzare barricate contro questo sistema carcerario medioevale. Ma c'=E8 chi soffre ancora di pi=F9, parlo dei tossicodipendenti e dei malati di HIV costretti a questa lercia vita come se il loro fardello non fosse sufficiente, ed alle loro richieste di aiuto la risposta =E8 ... prendetevi 3= 0 gocce in pi=F9 di Tavor o non so quali altri farmaci trasformandoli in fantasmi vaganti persi nelle loro angosce cos=EC come i detenuti con problemi psicologici o psichiatrici alle domande seguono le solite risposte: aumentate le dosi di tranquillanti. Cos=EC giorno dopo giorno ci trasformano nei lebbrosi del 2000, reietti della societ=E0 che vanno lobotomizzati in modo che non rompano i coglioni al personale penitenziario. La notte gli urli di chi sta male squarciano il silenzio assordante del braccio, aspettarsi una risposta dai secondini o dal personale medico (sempre assente la notte e spesso anche di giorno) =E8 un miraggio nel deserto della nostra solitudine. Il giorno che sono entrato un detenuto ha tentato di impiccarsi ... la risposta degli agenti =E8 stata rapida ... botte su botte con gli asciugamani bagnati per non lasciare i segni! C'=E8 ancora molto da raccontare e lo far=F2 ... ma ora scusatemi le lacrime di rabbia e dolore mi impediscono di continuare ... Un saluto a pugno chiuso Un fratello prigioniero =20