Il nostro sito e' a quest'indirizzo: http://web.tiscali.it/intifada2000/
Appuntamenti: il 18-19 giugno 2001 a Roma, alla Facolta'
di Ingegneria dell' Universita' di Roma "La Sapienza" IL CONFLITTO
PALESTINA-ISRAELE: PER UNA PACE GIUSTA E SOSTENIBILE Seminario Internazionale
promosso e organizzato dal Gruppo di lavoro Palestina-Israele afferente
al Comitato "Scienziate e scienziati contro la guerra"
Cercate in libreria EMERGENZA PALESTINA, Diario della seconda intifada
(PROSPETTIVA EDIZIONI), di Marco Grazia con una prefazione di Tano
D'Amico. I primi cinque mesi di Intifada, raccontati da uno di noi.
Lo trovate in tutte le librerie.
in questa lettera: - vivere a Gerusalemme - ...e vivere ad al-Khalil
VIVERE A GERUSALEMME
(di Alessandro Di Gaetano)
Dopo poco meno di un mese a Gerusalemme gi si pu dire che la
vita scorre forte, con tensioni considerevoli che alla fine sembrano
normali, ma riempiono il tempo senza lasciare spazio a ieri e per
certi versi anche al domani. A Gerusalemme loggi pesante. Lesempio
pi banale pu essere il vivere con il pensiero della cosa pi normale
del mondo: andare in citt, un tragitto che non dovrebbe impiegare
pi di un quarto dora, venti minuti al massimo. Qui potrebbe significare
una, forse due ore di fila al check-point come dieci minuti o peggio
che proprio chiuso in base a non si sa cosa. Oppure scoprire che
la solita stradina che, tra vicoli e campi, aggirava il check-point
stata chiusa dalle ruspe con macerie e calcinacci. Per andare
in citt. La prima domanda che si pone al mattino : il service
(taxi locale collettivo) che fa la strada alternativa o quello che
passa per il chek-point? Il rischio che col primo trovi tutto sbarrato
o la certezza della fila? Sicuro almeno unora. Ma in citt a far
che? Perch andare in citt? Gi, perch? Alla fine pi di un palestinese
se lo chiede e decide di rimanere dove sta, nella sua prigione a
cielo aperto. Spesso non hanno il permesso di entrare a Gerusalemme,
Hebron o Gerico. Volendo non avere il permesso di entrare lo si
pu leggere con: non avere il permesso di uscire. Altro che israeliani
assediati dai palestinesi. Qui le strade tra i vari territori palestinesi
sono controllate, pi o meno rigorosamente, da soldati israeliani
che hanno la facolt di far entrare e/o fare uscire i palestinesi
a loro piacimento. Un palestinese di Beit Jala, nel west bank ,
non vede la madre che vive a Gaza da sei anni. Sono tutti e due
territori palestinesi, ma non comunicano tra loro, sono blindati.
Che Fuga da New York abbia ispirato queste mega prigioni a cielo
aperto agli israeliani? Del resto qui non fanno che applicare tutte
le strategie della tensione e del terrore. Non per colpire duro
ma per colpire nel profondo, per sfiancare. Ed ecco che spuntano
check-point a non finire, controlli par la sicurezza, divieti assurdi,
permessi negati. Per andare a Hebron cinque anche sei posti di blocco.
Erano due, magari fra una settimana spariscono cos come sono spuntati.
Qualche giorno fa, per, sono ricomparsi anche i blindati. Alla
TV dicono che Israele sta allentando la pressione. Forse nella hall
dellalbergo dove questo giornalista vive. Ad oggi ai posti di blocco
fermano tutti, i non ebrei ovviamente. Cio solo gli internazionali,
cooperanti e press, dato che di palestinesi col permesso ne girano
pochissimi. Praticamente le strade sono solo per le auto dei coloni
e le Patrol militari, con le loro antenne e mitragliatrici. Gli
altri sono scomparsi, annientati, arresi. Ogni giorno sempre pi
capillare la capacit di Israele di chiudere le vie di accesso
alle citt, sia usuali che alternative o abusive usate dal popolo
per districarsi dai mille controlli. Ogni giorno sempre pi costretti
nelle loro citt, o peggio ancora, in parte delle loro citt. A
Gerico, nello sprofondo del Mar Morto cՏ un sito archeologico del
settimo secolo, erano da fotografare gli splendidi mosaici che un
progetto italiano di cooperazione sta provvedendo a restaurare,
ed istruire palestinesi a farlo. Arrivati al tramonto non cՏ stato
molto tempo per effettuare riprese decenti. E costata cara lora
spesa al check-point perch uno zelante sergente, tale Leor Fishbain,
ha dichiarato Im the law e nonostante la press-card rilasciata
dal ministero israeliano, non alzava la sbarra. Nulla valso spiegare
che se cera lordine di chiudere, discutibile certo, era relativo
ai palestinesi, certo non alla stampa. E che se cera questo ordine,
doveva mostrarlo, visto che il tesserino serve proprio ad andare
in zone di operazione. Si persa cos un ora, tra le 5 e le 6,
fondamentale per fotografare. Malgrado la presenza del personale
del consolato italiano, che ha anche pensato bene di telefonare
al console. Il quale non ha saputo suggerire nulla di meglio che
sarebbe stato pi giusto seguire le procedure, quali non le sapeva,
e che comunque bisognava avvertirlo prima, per presentarsi ai militari
con lettere di accompagno. Laddetto del consolato ha ascoltato
e rispettato un suo superiore, ma il titolare della press-card
rimasto allibito. Viene da pensare che il console dovrebbe conoscere
almeno i fondamentali. Chi ha il tesserino stampa rilasciato dal
paese ospite significa che ha libero accesso laddove non esplicitamente
dichiarato chiuso. Se viene chiamato il console per avere assistenza,
non ramanzine dettate dalla paura, forse, di smuovere equilibri
che, evidentemente, sono sconosciuti a chi sta bloccato davanti
ad un soldato. Si sta cercando semplicemente di fare il proprio
lavoro e si vorrebbe essere tutelati e protetti dai Clint Eastwood-Im
the Law. Per fortuna lorganizzatissimo esercito israeliano offre
assistenza anche a chi non la trova altrove. Un numero di telefono
consigliato da un collega ha permesso di parlare con un militare
che, molto gentilmente, ha richiamato dieci minuti dopo e ha confermato
che a breve il sergente Im the Law sarebbe stato avvertito (in
primis che i film western li fanno solo al cinema) e ridotto a pi
miti consigli e, con tutto il rispetto per il suo lavoro (poco)
che si attenga alle consegne. E con tutto il rispetto anche per
il console cui, magari, quel numero di telefono sarebbe indicato
segnalarli affinch chiunque possa trovare presso il consolato strumenti
e aiuti per lavorare, non per nascondersi o stare fermi in albergo
a raccontare cose mai viste, come qualcuno purtroppo sembra che
faccia. Per fortuna ci sono pi di un giornalista che ancora usa
le suole per fare il suo mestiere.
VIVERE A HEBRON
(Sara - Volontaria a Hebron) Martedi 29 Maggio, ore 16.00, I soldati
israeliani chiudono la strada che collega Gerusalemme a Hebron:
poco prima una donna israeliana e' stata uccisa. Io ho appena lasciato
alle spalle Betlemme quando inizio a vedere una lunga fila di taxi
fermi e la gente che si incammina a piedi verso il check point.
Molti sono lavoratori che rientrano a casa dopo una lunga giornata
di lavoro, iniziata alle prime luci dell'alba, altri sono studenti
di ritorno dall'universita e donne che erano andate a trovare parenti
oppure a fare compere. Gente diversa ma accomunata dallo stesso
desiderio di tornare a casa dai proprio familiari prima che sia
sera, prima che sia troppo pericoloso. Fa ancora molto caldo e ai
lati della strada non ci sono alberi sotto I quali poter trovare
riparo dal sole. Un sole che alle volte da alla testa. I soldati
sono numerosi e le loro gip hanno tutte la luce blu lampeggiante.
Mi dicono che quei soldati sono tra I piu "cattivi", sono autorizzati
ad uccidere chiunque e nessuno mai indaghera' sulle loro azioni.
Hanno una sorta di lasciapassare, quando gli altri soldati non possono
agire,intervengono loro, a loro libero arbitrio. Il confronto e
diretto: I soldati ci chiedono ripetutamente di indietreggiare e
i piu lenti ad eseguire gli ordini vengono spinti violentemente.
Quando questi si lamentano sui loro modi e chiedono di essere trattati
con piu gentilezza, un soldati estrae una bomba suono e dice "ecco,
ora sono piu gentile, se non indietreggi subito non esito a lanciarla".
Basta veramente poco, una sola parola, e BUM! Il massacro ha inizio.
Un anziano palestinese con problemi alle gambe viene bruscamente
invitato a lasciare la pietra sulla quale ha trovato riposo e ad
indietreggiare di un metro! Io sono in prima fila con un amico palestinese.
Entrambi sembriamo essere ignoratidai soldati, nessuno si avvicina
a noi o ci spintona, anche se siamo molto al di la' della linea
immaginaria che I soldati non vogliono che superiamo. L'impressione
che ho e' quella di venir trattatta con piu' rispetto solo perche'
visibilmente occidentale e quindi non palestinese. Ma sono forse
diversa da questa gente? No. Due ore piu tardi la strada e ancora
chiusa e non ci sono taxi . Noi siamo ancora li, insieme a tutti
gli altri palestinesi, molti dei quali trascorreranno la notte in
quello stesso punto. Poco dopo arriva la televisione israeliana,
volutamente troppo tardi? a riprendere qualche immagine quando ormai
i soldati si sono allontanati da noi. Prima di ripartire si accosta
a noi e in ivrit (ebraico) ci domanda se vogliamo un passaggio fino
a Gerusalemme!!! LA SHUKRAN! Hebron e' ormai da diversi giorni una
citta chiusa. Tutte le strade sono bloccate da nuovi check points.
Se si e' fortunati si puo raggiungere Gerusalemme in tre ore. Settimana
scorsa ho lasciato Hebron alle 7 di mattina e sono arrivata a Ramallah
alle 11. Poco prima di raggiungere Betlemme alcuni coloni avevano
appiccato un incendio in mezzo alla strada alle mie spalle e difronte
a me un nuovo check points con I soldati che negano l'accesso. Bloccata
tra due fuochi?