BALSAM
Lettera dei cooperanti italiani in Palestina del I luglio 2001

Il nostro sito http://web.tiscali.it/intifada2000/


Da qualche tempo non parliamo della Rai TV. Mercoledi 27 giugno alle 22.45

e' andato in onda il solito TG3. Come sempre dopo varie amenita' italiane e'

stato trasmesso un servizio su Palestina-Israele; tregua tiene non tiene,

Bush/Sharon, mama non mama, ecc. ma il bello e' giunto alla fine. La

conduttrice da studio ha detto : "Intanto a Hebron sono arrivati gli

osservatori internazionali, tra cui carabinieri italiani e una crocerossina.

Vero ???? Vuoi vedere che gli israeliani hanno accettato la richiesta

avanzata da mesi per la protezione internazionale dei palestinesi? e poi a

Hebron ? qualcuno di loro deve aver bevuto troppo......abbiamo pensato.

Intanto le immagini hanno fatto intravedere un gruppo con giubotti e la

scritta TIPH !!! Eccoli li', scoperto l'inghippo. Il TG3, oltre che mandare

servizi di parte, di parte israeliana chiaramente, e' anche incompetente.

Arrivati gli osservatori ? il TIPH ? ma se quelli stanno li' dal 1996 a fare

nulla !!! Pardon, non a far nulla, a farsi far portare alle discoteche di

Tel Aviv a spese dei contribuenti italiani !! Diteci il nome del

redattore.......che gli diamo una lezioncina!

(Iena Secondo)


Anche stamattina la sveglia e' alle sei, bisogna affrettarsi per non

rimanere bloccati nel traffico di Deir el Balah, correre verso il magazzino

a caricare il camion con gli aiuti per "la prigione dentro la prigione". Ci

spostiamo veloci sulle strade palestinesi torturate dai carriarmati (ora un

po' nascosti, visto che ci sono gli accordi) per scoprire subito quale

tipologia di soldato c'e' di guardia nelle solite garitte grigie di cemento

poste a "controllo" del territorio, eccoci sotto la prima, passiamo e'

andata bene non c'e' quello che odia le ong e ti ferma con qualsiasi

pretesto. Sfiliamo veloci lungo il muro costruito per dividere i buoni dai

cattivi (in ordine coloni e palestinesi) e arriviamo al semaforo...peccato

e' rosso qualche camionetta militare o qualche colono sta arrivando e se e'

a meno di un chilometro si fermano tutti (i palestinesi), loro devono

passare...la macchina passa e un bambino affacciato urla qualche insulto, ma

e' andata, ora e' di nuovo verde abbiamo strada. Riscatta il rosso arriva

qualcun altro? no nella seconda garritta c'e' chi odia le ong; scendo mostro

il passaporto italiano e via, dopo il solito rituale possiamo prendere di

nuovo la strada per il magazzino.(spesso mi sono immaginato una situazione

del genere ad un qualsiasi incrocio di Roma...ci sarebbero molti piu'

scontri di qui) Nel frattempo chiamo il dipartimento che fornisce "un aiuto

alle ong" per "entrare" a Mawasi sperando che questa volta il fax inviato

due giorni prima per avvertirli sia arrivato e non si sia perso

miracolosamente nei meandri telefonici israeliani. La voce gentile mi

risponde che posso provare a parlare direttamente con i soldati e semmai

richiamare dopo. Passiamo in magazzino prendiamo i camion con gli aiuti e

via verso il fatidico checkpoint. Arriviamo e naturalmente fino alle 9

niente si muove i soldati non fanno entrare nessuno, neanche i residenti

(gli unici autorizzati a tornare alle loro case). Li (dove ormai ho speso

molte ore e molte energie per mantenere la pazienza) fai conoscenza con le

tecniche di repressione.

Premesso che Mawasi e' una zona incastonata tra i settlement e che e' chiusa

ormai da 8 mesi, e che chiusa significa che solo i residenti possono

entrare,(un po' come sara' Genova), e che se stai via piu' di due giorni

(magari per vendere qualcosa al mercato o per andare in ospedale...) ti

cancellano dalle liste (e addio rientro a casa) e che e' vietato ai

pescatori di 650 famiglie persino andare a farsi il bagno al mare, dove il

semplice atto di entrare ed uscire e' faticoso anche per chi ha fatto della

pazienza un'arte, le tecniche di repressione consistono nel far "giocare",

soldati non piu' "vecchi" di ventanni, con tutti e dico tutti,

indistintamente dal sesso o dall'eta', i palestinesi...e quindi senti

insulti alle ragazze, parole pesanti, forti del loro potere mandano avanti

indietro le persone chiamandoli e rimandandoli via anziani, giovani,

giocando con la dignita' della gente. I soprusi sono all'ordine del secondo,

ogni ora passata li ad attendere il permesso e' una vera collezione di

umiliazioni di tutti i tipi, con bambin@ anzian@ uomini e donne, solo per

far sentire il potere sulle spalle di questa gente stanca. Chi e' dietro

quel microfono e' allenato a questo, ogni volta che mi sono trovato li' non

ho mai trovato lo stesso atteggiamento nei diversi soldati.

Questi soldati si arrabbiano molto quando qualcuno non risponde ai loro

ordini e noi avendo piu' o meno uno status diverso (cioe' a noi non

potrebbero sparare...ma mai insistere troppo) a volte ce lo permettiamo, ma

non per vendetta o chissa' che cosa solo per poter fare il nostro lavoro e

cioe' portare gli aiuti in quella prigione a cielo aperto, dove circa 11.000

persone sono tenute agli arresti domiciliari. Comunque anche oggi non si e'

entrati, e' saltato fuori un altro pretesto e bisogna ricominciare la

trafila, niente aiuti a Mawasi oggi, magari se va bene dopodomani si

entra...non credete ai giornali dove si dice che gli israeliani non vietano

l'ingresso agli aiuti umanitari, come questa ce ne sono tante altre di

storie su tutta la piccola palestina.

(G.D.L.)