PALESTINA, TANTI BAMBINI SENZA FUTURO

di Luisa Morgantini

Liberazione, 10 maggio 2001

Fino a quando? Piccoli corpi straziati, occhi che non possono piu' vedere, povere case rase al suolo o sventrate dalle bombe di uno degli eserciti piu' forti del mondo, alberi secolari, pane e vita per i contadini, che gemono nella terra ferita e resa deserto dai bulldozer israeliani per difendere gli insediamenti colonici, costruiti all'insegna della violazione di ogni regola internazionale. Donne e uomini disperati, prigionieri nei loro villaggi e che quando si affacciano sulla strada come a Khan Yunis per vedere il mare, trovano ad aspettarli pallottole che entrano negli occhi, nella testa, nel cuore. Basta! Basta con il dolore, basta con la violenza.20 Certo bisogna fermare i colpi di mortaio palestinesi, tra l'altro inutili, bisogna che nessuno muoia, nE9 ragazzi palestinesi, nE9 ragazzi israeliani,ma bisogna in primo luogo fermare le rappresaglie israeliane, perche' di rappresaglie si tratta.20 Vered Shomron, una donna israeliana che fa parte di un nuovo gruppo antimilitarista New Profile, sostiene, insieme al suo gruppo, che la cultura israeliana e' una cultura militarista e razzista, l'educazione insegna a difendersi dai nemici del passato e del presente, oggi dagli arabi e tanto piu' dai palestinesi, i diritti degli altri sono negati, in considerazione vengono tenute solo le proprie paure. Le persecuzioni sofferte, l'atrocita' e l'unicita' della Shoaa, invece di insegnare il rispetto degli diritto di ciascuno, ha portato alllo sviluppo di una mentalita' e di una pratica coloniale. In nome di queste paure (anche se comprensibili), si possono commettere i piu' atroci delitti e violazioni permanenti di ogni diritto umano e internazionale. Basta! Imam, Rim, e tanti e tanti altri bambini palestinesi non potranno vedere il futuro, cosi' come non lo potranno vedere Koby e Yossef i due ragazzi israeliani della colonia di Teqoa. Ma di queste morti la maggiore responsabilita' ricade sulla politica coloniale israeliana, sull'acquiesc enza dell'Europa, sulla complicita' statunitense. Basta! A Pasqua, mentre mi trovavo a Gaza, Majidi, un ragazzo palestinese di 12 anni, mi diceva; "mia madre e mio padre non vogliono che io vada ai check-point a tirare pietre, ma io non sopporto piu' di vedere i ragazzi poveri dei campi profughi morire ogni giorno, adesso non tirano neanche le pietre e vengono uccisi ugualmente, sono stanco di avere paura, sono mesi e mesi che non riesco a dormire, la notte ho paura, anche se non sento i bombardamenti e' come se fossero sempre li', e poi voglio vedere la mia nonna e i miei cugini, e' da Ottobre che non posso andare a Ramallah." Majidi lo conosco dalla sua nascita. Nato il giorno in cui suo padre, giovane dirigente palestinese veniva deportato in Libano e sua madre insime a lui dopo qualche giorno veniva arrestata e portata in carcere, ci sono rimasti sei mesi. E' sempre stato timido, adesso critica il padre e la madre perche' parlano ancora di relazioni con gli israeliani pacifisti. Eyad Sarraj, uno psichiatra del Centro di salute mentale di Gaza, racconta della terribile situazione dei bambini e dei ragazzi che hanno regressioni e ansie, sopratutto nelle zone dove piu' alta e' la pressione psicologica dovuta agli attacchi quotidiani degli israeliani, della violenza che si scatena nelle famiglie e di cui pagano i prezzi piu' alti donne e bambini. "ragazzi di 13 - 14 anni hanno incubi, fanno la pipi' a letto". Dalla nuova intifadah sono stati uccisi 125 ragazzi sotto i 16 anni, mentre tiravano sassi che non arrivavano neppure ai soldati ma gran parte di loro semplicemente mentre andavano a casa da scuola, dentro le loro case, mentre facevano compere. All'inizio dell'Intifadah, la propaganda israeliana, sosteneva che i bambini venivano mandati dalle madri e dai padri incontro ai soldati. "Vogliono distruggere tutta la nostra umanita', non siamo neanche umane come madri, non piangiamo i nostri figli", ogni donna che ho incontrato in questi mesi di presenza in Palestina, gridava o diceva sommessamente della propria disperazione per sentirsi accusata di tanta aridita'.20 Al Parlamento europeo Colette avital parlamentare israeliana laburista ci diceva : "Non potremo mai perdonare i palestinesi che ci fanno uccidere i bambini". Nessuna assunzione di responsabilita'! E intanto i piccoli continuano a morire o a non poter andare a scuola o non avere nulla da mangiare perche' i padri non possono lavorare : chiusi, prigionieri e bombardati, le strade e le case sventrate. Gli occhi dei bambini palestinesi ci guardano, gazzelle impaurite, eppure sorridono ancora. Hanno paura dei soldati, dei fuochi lampeggianti, non hanno ancora paura degli altri. "Save the Children", un'organizzazione internazionale che lavora in Palestina ha pubblicato uno studio sulle condizioni dell'infanzia: l'analisi e' sconvolgente e la responsabilita' dicono e' dell'occupazione militare israeliana, della chiusura e dell'assedio dei territori, dell'umiliazione quotidiana. Chiedono e insieme a loro noi dobbiamo chiedere la fine dell'occupazione militare e dell'espansione degli insediamenti. Israele deve rispettare i diritti umani e il diritto internazionale. E la comunita' internazionale deve decidere la protezione della popolazione civile palestinese.

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