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Giovedì, 31 gennaio 2002

Infanzia negata in Palestina

di Marisella Rossetti

 

I diritti negati dei bambini palestinesi e la loro tragica condizione nelle carceri israeline sono stati l'oggetto principale della conferenza organizzata ieri da Luisa Morgantini con altri eurodeputati nelle sala del parlamento Europeo di Bruxelles. Oltre a Tamara Pelled- Sryck dell'associazione israeliana Hamoked, è intervenuto, a nome della Defence Children International, Quzman Khaled, che ha riportato cifre raccapriccianti sulle incarcerazioni e le violenze subite dai bambini palestinesi. La situazione è aggravata anche dal ripristino dell'ordine militare 132 che decreta che "dall'età di 12 anni ogni bambino palestinese puo essere perseguito, arrestato, incarcerato e condannato da una giurisdizione militare", contro ogni convenzione internazionale. Ma dal suo intervento i dati più agghiaccianti riguardano le esecuzioni sommarie, le brutalità da parte della polizia con torture e detenzioni illegali (dal settembre 2000 al settembre 2001, 173 sono stati i bambini uccisi, la maggior parte dei quali a causa di proiettili alla testa, 6000 quelli feriti, 600 incarcerati); il diritto alla difesa tramite avvocato quasi sempre negato, processi superficiali e sommari che portano a condanne di una severità inaudita a fronte poi del pagamento di pesanti ammende da parte delle famiglie. Tutti elementi che, al di là della gravità dell'applicazione di un decreto militare per civili e minorenni, dimostrano come il popolo palestinese sia totalmente alla mercé dell'esercito. L'abuso più grande (lo ricordava Luisa Morgantini) sta inoltre nella totale mancanza di libertà e dignità dei bambini palestinesi, costretti a subire ogni tipo di umiliazione sulla loro pelle ma nel vedere anche i propri padri avviliti e privati di ogni dignità personale, incapaci di difendersi e difenderli.La violazione dei diritti più elementari dei bambini palestinesi rientra inoltre in un dinamica che mette Israele nuovamente al di fuori della legalità e del diritto internazionale. Non solo le continue violazioni della IV Convenzione di Ginevra firmata e ratificata dallo Stato Ebraico, non solo la politica criminale di sistematica distruzione di infrastrutture civili giustificate come "lotta al terrorismo" ( sulle quali, lo ricordiamo, la Commissione Europea ha finalmente chiesto ragione) o la negazione delle risoluzioni dell'ONU; a tutto cio si aggiunge la Convenzione internazionale dei diritti del bambino, anch'essa ratificata da Israele ma evidentemente interpretata in modo piuttosto strumentale. Il Primo articolo di tale convenzione definisce un bambino come "un essere umano di meno di 18 anni". Per Israele questa definizione è valida per i palestinesi entro i 16 anni ma con il beneficio di numerose eccezioni. L'articolo 37 della stessa specifica che "nessun bambino puo essere sottoposto a tortura o a qualsiasi trattamento di punizione crudele, inumana e degradante": secondo le testimonianze raccolte da diverse ONG operanti sul campo, tutti i bambini arrestati dall'esercito israeliano subiscono violenze fisiche, psicologiche, verbali sia durante la detenzione che nel corso degli interrogatori. Lo stesso articolo pone il principio della separazione tra minori e adulti incarcerati, ma nelle carceri israeliane, i bambini palestinesi dividono le celle con detenuti comuni, adulti, rischiando altre violenze, sevizie, insulti. Dall'inizio dell'Intifada inoltre, le visite dei familiari sono soggette al buon cuore dell' ufficiale di guardia, non garantite cioè da alcun regolamento. Anche da questa conferenza al Parlamento è venuto l'appello - di un intervento da parte della comunità europea per porre fine alla violenza dell'occupazione militare dall'invio di osservatori internazionali a difesa dei civili, fino a campagne di boicottaggio dei prodotti provenienti da Israele e soprattutto dalle colonie situate nei Territori Palestinesi.Luisa Morgantini e Jasmine Boudjenah parlamentare francese, hanno sostenuto la necessità che vengano-sospesi gli accordi di associazione tra UE e Israele che pongono l'Unione Europea in una condizione di complicità con la logica coloniale. Ed è con amarezza e rabbia che ricordiamo che esattamente un anno fa, a pochi mesi dall'inizio della seconda intifada, Leyla Shahid e Shulamit Aloni (l'una rappresentante dell'Autoritå Palestinese in Francia, l'altra docente all'università di Tel Aviv e tra le fondatrici del partito Merezt) intervenivano insieme a Luisa Morgantini al Parlamento Europeo per denunciare la gravità delle condizioni di vita nei territori palestinesi e condannare la feroce repressione dell'esercito israeliano: Shulamit Aloni, mostrando il braccio alla sala, concludeva il suo intervento sostenendo che alcun numero tatuato autorizzava il popolo israeliano a ghettizzare, reprimere ed avvilire quello palestinese. Oggi di nuovo a Bruxelles, Tamara Pelled- Sryck, invitatava i parlamentari presenti e le ong e associazioni a boicottare senza alcuna esitazione Israele, la cui politica non si differenzia ormai in nulla da quella del Sudafrica dell'apartheid.