Da un articolo di Amira Hass, su Ha’aretz di venerdì 1 . Marzo 2002

(a cura di Marina Rossanda)

Circa 70000 Palestinesi in 27 villaggi a ovest di Ramallah non hanno avuto accesso per più di una settimana ai servizi sanitari, dopo che l’esercito israeliano ha interrotto la strada principale che li collega a Ramallah e le strade secondarie che connettono i villaggi stessi. Almeno dodici poliambulatori che servono la zona sono chiusi perché il personale un riesce a raggiungerli, dice Mustafa Barghouti capo dei Medical Relief Committees, rete indipendente di ambulatori e servizi sanitari. I posti di blocco impediscono alla gente che va a farsi curare a Ramallah di passare, sia in macchina sia a piedi.

Alla fine dell’Eid al Adha anche le scuole sono rimaste chiuse perché gli insegnanti vivono a Ramallah e non riescono ad arrivare ai villaggi.

Barghouti ha dichiarato che le ambulanze sono fermate e ritardate ai posti di blocco, anche in casi di emergenza, e che si sente parlare di carenze di cibo fresco, gas e carburante.

Secondo i residenti dell’area, dopo che sei soldati israeliani sono stati uccisi al posto di blocco di Ein Ariq poco più di una settimana fa, l’esercito ha scavato trincee ed eretto barriere di detriti e di filo spinato per impedire a chiunque di attraversare l’area. Anche il passaggio a piedi è vietato e i soldati sparano a chi si avvicina. I soldati proibiscono anche il passggio pedonale verso Ramallah via Kafr Ein Kiniye, non lontano dalle colonie di Dolev e Talmon.

I residenti palestinesi dei villaggi raccontano che i soldati che incontravano macchine mentre tentavano di passare da un villaggio all’altro ne hanno bucato le ruote immobilizzandole, almeno in dodici casi. Hadass Ziv, che appartiene all’organizzazione Medici per i Diritti Umani riferisce che l’esercito, nonostante le promesse, ha impedito il passaggio anche in casi “umanitari”.

Quando questo articolo è uscito l’esercito non aveva dati risposta ai quesiti del giornale Ha’Aretz in proposito. .

 

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