PALESTINA
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3. MANIFESTE: Une autre voix juive
1. SHARON CONTRO CIAPAJEFF
"Unaltra voce ebraica" è il titolo del documento sottoscritto in Francia da uno schieramento imponente di intellettuali e di esponenti di altre categorie sociali che si descrivono, semplicemente e significativamente, come "cittadini e cittadine della Repubblica" e, prima ancora, come esseri umani che "non possono più sopportare lorrore divenuto quotidiano nel Medio oriente". Non è un testo come tanti altri, pur pregevoli e orientati in una direzione giusta, letti in questi anni . Coloro che l hanno scritto lo definiscono un "manifesto". Alle sue spalle cè un altro testo, scritto da un singolo, il professor Pascal Lederer, un fisico del CNRS, intitolato "Unarma abbandonata". I nostri lettori troveranno in questa pagina del sito, i due testi in francese dopo questa breve nota di commento.
Unarma efficace, argomenta Lederer,ai fini tanto della pace nel Medio oriente quanto della pace civile in Francia, è stata abbandonata dai soli che sono in grado di servirsene; peggio, essi permettono che altri se ne servano per legittimare loppressione di un popolo, lincatenamento senza fine di violenze e spoliazioni e, di riflesso, contro la società intera e i diritti della sua maggioranza.
Il fisico francese distingue quelle che potremmo definire tre aree allinterno dellopinione pubblica ebraica. La prima è quella di "coloro che, marcati dalla loro storia, dal loro scontro personale con una delle ideologie più assassine, più criminali della storia, hanno tratto dalla loro esperienza personale e familiare, dal loro confronto con loppressione personale loppressione e il razzismo, la convinzione che solo gli ideali di democrazia e politica, di diritti umani universali e di diritti dei popoli, di legalità internazionale potevano garantire durevolmente l'umanità contro il ritorno della barbarie". Hanno reagito. Hanno respinto il fascismo, il nazionalismo, il colonialismo e le forme politiche di alienazione e di oppressione e molti hanno scelto di confinare, per queste stesse ragioni, la loro parte di identità ebraica nella sfera dellintimo, del privato, del personale. Hanno deciso d essere in primo luogo dei cittadini e in modi diversi, ognuno con la sua biografia, si sono impegnati per lavvenire del loro paese".
Stesse origini, scelte diverse, nella seconda area.Lederer non se ne sorprende. "Perché dovrebbe essere altrimenti? Appartenere a un gruppo umano il cui sterminio è stato organizzato, pianificato e scientificamente e metodicamente realizzato in una società altamente sviluppata appena una o due generazioni fa pone certi problemi di identità In una società in cui le idee razziste, scioviniste, xenofobe sono lungi dallessere eccezione, perché la maggior partie degli ebrei sarebbero sfuggiti a una visione alienante della loro esperienza? Certuni hanno scelto di fare del loro giudaismo la solidarietà principale della loro vita. Io non condivido la loro scelta, penso che il loro sia un errore pericoloso, ma chiunque non conosca la loro esperienza dovrebbe astenersi dallo scagliare la pietra contro Comunque sia,per mille e mille ragioni, certi concittadini di origine ebraica hanno scelto di organizzarsi in istituzioni esplicitamente ebraiche".
Fermiamoci un momento, prima di arrivare alle conclusioni. Se si legge il testo che essi hanno sottoscritto e i riferimenti che loro stessi, spontaneamente, hanno offerto, possiamo dire che la prima area , con i limiti indicati, è maggioritaria. Quelli di loro che hanno vissuto, o i cui parenti hanno vissuto in prima persona la terribile esperienza dei Lager non avrebbero voluto in nessun caso cambiare la loro scelta antinazista. Auschwitz, Buchenwald, Majdanek, Sobibor sono nomi che evocano pagine di dolore ma anche di fierezza: se ebraica o francese non sapremmo dire . Chi tiene a ricordare che i suoi cari erano sul "convoglio numero uno" lo fa quasi rivendicando di essere stato nella prima trincea. Chi menziona i plotoni desecuzione al Vel dHiv e le celle della polizia pétainista ha in mente una certa topografia della Francia, incompatibile con la destra sciovinista e antisemita. Non la voleva allora, non la vuole oggi non è disposta a fraternizzare con essa domani. Chi scrive accanto al proprio nome e cognome la parola "cittadino" o "cittadino francese", o le qualifiche che riflettono il suo impegno di una vita fa un ragionamento diverso.
Parliamo qui della Francia e degli ebrei francesi. Ma si potrebbe aggiungere lesempio dei combattenti del ghetto di Varsavia, i cui animatori sentono senza dubbio linfluenza culturale dello Stato ebraico fondato nel dopoguerra in Palestina ma si sentono polacchi, rifiutano di cambiare "patria" e sono sensibili alle ragioni dei palestinesi.
In Lederer, il discorso è anche più stimolante. Lo dice quel nome - Ciapajev - che egli indica come base della sua e-mail, adoperata nel ruolo di regista e organizzatore. Ciapajeff eroe russo, assurto a simbolo della lotta rivoluzionaria contro lo zar e contro i bianchi. Ciapajeff comandante bolscevico il cui stile e il cui modello civile si distaccano, nel bel film dei fratelli Vassiliev (I934) da ogni visione settaria e promettono nuovi valori umani, legati a una società più giusta. Ciapajev, un comunista che muore da eroe e davanti al quale anche il colonnello Borodin, il nemico, trova parole di ammirazione. Lederer ci sta forse dicendo che in un mondo capace di superare i settarismi, sia pure dopo mezzo secolo, nessuna revisione è preclusa?
Ecco un discorso che ci interessa e che interessa, crediamo, anche i cittadini ebrei della Francia democratica, minacciata nel suo patrimonio ideale da quella che i firmatari del "manifesto" francese chiamano, in una conclusione fuor dai denti, "le ingerenze criminogene, antidemocratiche della destra israeliana nella società francese": la rivendicazione, in una celebre intervista di Sharon, di una legittimità del nazismo (niente altro che labbreviazione della parola "nazionalismo") ,di una contiguità dei suoi programmi in Germania e in Israele e di unutilità del terrorismo antisemita come strumento per accrescere limmigrazione ebraica dallEuropa.
(e.p.)
ÝÝÝÝÝÝÝÝÝÝ
par Pascal Lederer
Contact: lederer@lps.u-psud.fr
26 fÈvrier 2003
Pascal Lederer
10 avril 2003ÝÝ
© SolidaritÈ-Palestine - E-mail : webmaster@solidarite-palestine.org
Une autre voix juive
Ce Manifeste est paru en publicité payante dans "Le Monde" daté du 6/7 avril puis, sans frais, dans "L'Humanité" du 7 avril 2003.
Lire également " Une arme abandonnée ", dans lequel l'auteur, Pascal Lederer, expose les motivations qui sont à l'origine du présent Manifeste.
Le site web du Forum " Une autre voix juive " est ouvert :
http://www.uneautrevoixjuive.com
Parce que nous ne pouvons pas supporter l'horreur devenue quotidienne au Proche-Orient,
Parce que quelques institutions et quelques hommes publics monopolisent abusivement l'expression des Français juifs,
Parce que nous rassemble une certaine idée de l'humanité,
Parce que, devant les répercussions en France du conflit du Proche-Orient, la résurgence de l'extrême droite, et la recrudescence d'actes antisémites, nous sommes amenés à revendiquer publiquement la part juive de notre identité personnelle,
Nous avons décidé de nous exprimer collectivement.
Citoyennes et citoyens de la République française, nos conceptions philosophiques, nos opinions politiques, nos références culturelles, nos rapports à la religion sont divers.
Descendant-e-s de longues lignées d'hommes et de femmes persécutés, méprisés, bannis, pourchassés depuis des siècles, nous luttons contre toute forme de persécution, d'oppression, comme nombre de nos parents l'ont fait avant nous.
Nous sommes filles et fils de cette République française, qui, dès son origine, a accordé la citoyenneté aux Juifs. Nous nous réclamons de ses valeurs.. La position de chacune et chacun d'entre nous face à l'héritage juif est diverse, mais le souvenir de l'extermination, la conviction qu'elle n'appartient à personne, qu'elle ne peut justifier aucun nationalisme, nous font un devoir de parler comme nous le faisons.
Certains d'entre nous ont pour Israël un attachement particulier que d'autres ne partagent pas, d'autres récusent le principe même du projet sioniste.
Nous considérons cependant tous que, né dans les conditions historiques laissées par les ruines du fascisme hitlérien, le peuple israélien a droit à un État aux frontières sûres et reconnues, dans le cadre des résolutions de l'ONU.
Mais nous n'autorisons ni l'État d'Israël, ni les institutions qui, en France, prétendent représenter les citoyens juifs, à parler en leur nom. Nous nous révoltons contre l'oppression coloniale dont souffrent la Palestine et les Palestiniens du fait du gouvernement d'Israël. Nous ne croyons pas que l'on combatte l'antisémitisme en laissant les Israéliens devenir un peuple d'oppresseurs. Il n'y a paix et avenir pour le peuple israélien que dans une coexistence pacifique et loyale avec le peuple palestinien. Nous soutenons tous ceux qui, en Israël, en Palestine et ailleurs, uvrent courageusement pour la paix, pour la justice, pour l'égalité des droits, contre la politique criminelle de M. Sharon.
Nous constatons la montée en puissance de l'idéologie de l'extrême-droite israélienne au sein de forces politiques françaises. De nombreux démocrates (parmi lesquels de nombreux juifs), sont victimes d'intimidations: ils se voient accusés d'antisémitisme, au seul motif qu'ils combattent la politique menée par le gouvernement israélien ou réclament le respect par Israël des résolutions de l'ONU, des engagements pris à Oslo.
Que cherche-t-on en pratiquant ces amalgames monstrueux? Que cherche-t-on en multipliant les agressions verbales et les menaces physiques contre ceux, Juifs ou non, qui exercent leur responsabilité de citoyens en condamnant publiquement la politique israélienne actuelle? Que cherche-t-on en donnant au judaïsme confisqué un visage repoussant?
Nous refusons le jeu de l'actuel gouvernement israélien qui, pour renforcer son potentiel d'expansion, cherche à accroître l'immigration en Israël, et s'accommode des résurgences de l'antisémitisme.
L'antisémitisme d'aujourd'hui a certes ajouté une dimension à l'abject en qualifiant les atrocités nazies de "détail de l'histoire". Mais certains d'entre nous pensent qu'à l'inverse, soutenir qu'il n'y a d'autre crime contre l'humanité que l'extermination des Juifs par les nazis, c'est nourrir les sources même du négationisme; nous ne réclamons aucun privilège pour les Juifs en tant que victimes: nous nous dressons contre toute oppression. La politique israélienne actuelle n'a certes pas pour but l'anéantissement physique du peuple palestinien, mais plusieurs d'entre nous se demandent si, prise dans son ensemble, ses inspirateurs et ses exécutants ne relèveraient pas de la Cour Pénale Internationale.
Quant aux attentats-suicide organisés par les groupes terroristes palestiniens contre les civils israéliens, ce ne sont pas seulement des actes monstrueux; ceux qui les trament, envoyant à la mort de jeunes êtres en spéculant sur leur désespoir, sont à nos yeux, comme à ceux de nombreux dirigeants palestiniens, des ennemis et non des alliés dévoyés du rétablissement des droits fondamentaux du peuple palestinien. Nous condamnons les forces palestiniennes opposées à l'existence d'Israël.
De même, notre solidarité avec le peuple palestinien ne nous entraînera jamais à la moindre collusion avec ceux dont la sollicitude pour la Palestine n'a comme ressort que la haine des Juifs.
Il reste que :
le peuple palestinien a des droits imprescriptibles sur une terre occupée aujourd'hui par les forces armées du plus surarmé des États du Proche-Orient.
le peuple palestinien a le droit imprescriptible d'y fonder, dans les conditions garanties par la Charte des Nations Unies, l'État de son choix.
le peuple palestinien a des droits imprescriptibles sur la ville de Jérusalem, capitale à partager.
le peuple palestinien a le droit de voir ses exilés et ses réfugiés choisir, dans des conditions à négocier, entre un retour viable sur la terre de leurs ancêtres et une juste indemnisation.
Tout ce qui s'oppose à la réalisation de ces droits nourrit la guerre sans fin, les atrocités, la haine.
Parce que le siècle a connu l'effondrement de systèmes violemment oppressifs, nous croyons possible et nécessaire l'établissement d'une paix juste et durable au Proche-Orient.
Devant la montée des menaces intégristes, chauvines, communautaristes, racistes et antisémites, devant les ingérences criminogènes, antidémocratiques, de la droite israélienne dans la société française, nous voulons faire entendre, obstinément, la voix de Français juifs, ou d'origine juive, qui soutiennent les idéaux de démocratie, de liberté, d'universalité des droits humains et des droits des peuples.
Pour signer : TCHAPAIEV@operamail.com
Premiers signataires :
Michel Adida, médecin
Armand Ajzenberg, parents morts à Auschwitz
Jacqueline Ajzenberg
Alain Alcan, citoyen français juif
Elisabeth Alexandre, journaliste
Geneviève Aller, citoyenne
Diana Arenzon, psychanalyste
Pierre Attal, prof. émérite univ. Paris X
Danielle Bailly, prof. émérite univ. Paris VII
Francis Bailly, physicien CNRS
Hélène Ben Attar, fille de déporté à Auschwitz, maquettiste
Corinne Bendayan, enseignante, petite-fille de déporté(e)s morts à Auschwitz
Rivka Bercovici, attachée d'administration
Yves Berrebi, prof. de S.E.S.
Marc-Henri Boisse, comédien
Eric Benayoun
Georges Bensaïd, retraité, MC univ. Paris 1
Thierry Berkover, prof. agrégé, univ. Marne la Vallée, fils de déporté à Auschwitz
Jacques Bloc, retraité
Jean-Pierre Bloc, monteur film
François Bloch, citoyen français
Bernard Bloch, comédien, metteur en scène, traducteur, membre du bureau national du Syndéac (Syndicat des directeurs d'établissements d'action culturelle)
Jean Brafman, cadre de santé publique, conseiller régional Ile de france
Sophie Bram Ouali, fille de déporté assassiné à Auschwitz
Bernard Bornstein, médecin
Olivier Brunschwig, psychiatre psychanalyste
Jean Caballero, dir. gén. services de la ville d'Echirolles, Isère
Daniel Cattan, prof. émérite univ. Paris 12
Catherine Chif, prof.
Gilles Cohen-Tannoudji, physicien
Catherine Combase, conseillère d'orientation-psychologue
Nathalie Combase, agrégée d'éduc. musicale, principale adjointe de collège, petite-fille de déportés à Maidenek et Auschwitz
Thierry Cote, biologiste
Jacques Coulardeau, ATER univ. Perpignan
Robert Créange
Véronique Delautier-Lévy
Christian Dacquin, Principal honoraire de collège
Joseph Danan, écrivain, MC univ. Paris III
Jean-Louis Dayan, économiste
Frédéric Desgranges, étudiant
Michèle Dolin, psychanalyste
Elise Dreyfus-Martayan, urbaniste
Michel Dreyfus, historien, dir. rech. CNRS
Betty Engel, assistante sociale retraitée
Maurice Engel, ingénieur informaticien, retraité
Jeanne Fagnani-Lichtenstein, dir. rech. CNRS
Lisette Falk, journaliste
Nicole Fayman, fille de déporté résistant
Patrick Feldstein, travailleur social, prés.association Shalom Paix Salam, Caen
Ami Flammer, violoniste
Ilan Flammer, cinéaste
Elein Fleiss, rédactrice en chef de Purple et Hélène
Raymond Galinski, prof anesthésie-réa, retraité, fils de déporté mort à Auschwitz
Rachel Garbaz
Jacqueline Gaska-Waksberg, retraitée, fille de déporté mort à Kaunas, iLituanie
Dora Gerschenfeld, dir. Rech. CNRS
H. M. Gerschenfeld, dir. Rech. CNRS
Jean Gersin, correcteur, l'Equipe
Danièle Gervais-Marx, journaliste
Jean Giard, ancien député de l'Isère
Serge Gilberg, médecin, prof. associé Paris V
Lise Golomb, documentaliste
Ruth Goodwin, photographe
Guy Gou revitch, ingénieur
Pierre Alain Gourion, avocat
Jean-Guy Greilsamer
Michel Grimberg, MC études germaniques, univ. Amiens
Jérôme Guedj, conseiller général de Massy, vice-président du conseil général de l'essonne
Yann Guillaud, socio-économiste
Jacques Gutwirth, dir. rech. émérite CNRS
Florence Haguenauer, journaliste
Yves Haguenauer
Bernard Herszberg, prof. émérite univ. Paris XII
Simone Herszberg, retraitée
Catherine Herszberg, journaliste
Tsvi Hercberg, inspecteur Théâtre ministère de la culture
Jérome Hesse, écrivain
Antoine Hirsch, retraité
Jean-Pierre Hirsch, prof. d'histoire contemporaine, univ. Lille III
Fabienne Hirsch, retraitée
Maurice Hirsch, retraité
David Izraelewicz, retraité
Mathilde Jaïs, jeune citoyenne
Vincent Jezewski, MC honoraire univ. Lyon II
André Kahane, physicien
Monique Kantorow prof. honoraire Lycée Condorcet
Michel Kaplan, prof. univ. histoire bizantine, Paris I
Monique Karlikow-Shapiro, retraitée
Nancy Karlikow, enseignante
Serge Karsenty, sociologue, chargé de rech. CNRS
Alfred (zadok) Kaufmann, enseignant retraité
Pierre Khalfa, syndicaliste
Annette Klein, retraitée
Maurice Klein, retraité
Charles Korman, avocat à Paris
Serge Krief, ingénieur en retraite
Stéphane Krief, chercheur industrie pharma.
Nicole Krief
Charles Kurcbard, retraité
Dominique Lagadec, urbaniste
Daniel Lehmann, mathématicien, petit-fils et neveu de déportés mort à Auschwitz
Michèle Lessmann-Portejoie
Ellen Lévy, MC univ. Toulouse II
François Lévy, doctorant en littérature, univ. Paris III
Pierre Léon Nephtali Lévy, ancien résistant, puis FFL, croix de guerre avec citation
Georges Lévy, retraité
Maurice Lévy, prof. émérite des Univ.
Daniel Levyne, enseignant
Michel Liberman, ing. rech. honor. CNRS
Janine Liberman, retraitée, petite-fille de déportés morts à Auschwitz
Françoise Lion, psychanalyste
Paul Lowy, syndicaliste, géographe, Dr ès Lettres, prof certifié hors classe, ancien candidat aux élections européennes
Henri Malberg, ancien prés. Groupe communiste au Conseil de Paris
Jean-François Marx, retraité
Bernard Marx, économiste
Denis Marx, postier
J.P. Marx, instituteur
Juliette Minces
Raoul Moati, Paris X, Dept Philo de la logique
Philippe Molina, citoyen retraité, petit-fils de déporté mort à Buchenwald
Robi Morder, juriste et universitaire (UVSQ)
David Nathan, ancien déporté
Gilles Nejman
Luc Nemeth, docteur en histoire
Jean-Pierre Netter
Sylvie Niderman, journaliste
Laurent Niederman, mathématicien, MC Paris XI, petit-fils de Gaston Niederman raflé au Vel d'Hiv, mort à Auschwitz, neveu d'Emile Niederman, raflé par la milice de Pétain, mort à Buchenwald après la marche d'évacuation d'Auschwitz
Lucienne Nayet, fille de déporté mort à Auschwitz
Jean-Pierre Netter
Janine Olff, citoyen retraité
Perrine Olff-Rastegar, citoyenne
Martine Olff-Sommer, citoyenne
Jean-Claude Pecker, membre de l'Institut, père et mère disparus dans les camps
Mikhael Perelman, étudiant
Jérôme Pichon, citoyen
Jean-Jacques Pik, Médecine Interne, Chef de Service de Médecine
Françoise Pik-Duchenne, prof. agrégée de russe
Pierre Pieprzownik, syndicaliste FSU
Héloïse Plane, enseignante
Sylvie Plane, prof. univ.
Carole Polack, étudiante
Jean-Claude Poulain, citoyen, fils de déporté (convoi n°1) mort à Auschwitz
Abrami Prawerman
Lilya Rajchman, prof. retraitée, fille de déporté mort à Auschwitz
Evelyne Reberg, membre de l'UJFP
Thierry Reboud, écrivain, citoyen
Anita Rind, militante de la Ligue des Droits de l'Homme
Paul Robel, biologiste, dir. rech. Emérite CNRS
Gérard Roizès, dir. rech. CNRS
Martine Rosa-Haguenauer
André Rossel-Kirschen, historien, ancien résistant
Françoise Rozelaar-Vigier, Avocat à la Cour de Paris
Françoise Ruzé, enseignante retraitée
Jean Safrane
Dominique Salomon, chef d'entreprise, fille de déportés raflés au Vel d'Hiv, exterminés à Auschwitz
Elisabeth Salomon, fonctionnaire, fille de déportés raflés au Vel d'Hiv, exterminés à Auschwitz
Monique Salzman, membre honoraire de la Société Française de Psychologie
Didier Sandman, voyagiste, libraire
Odile Sanson Friedmann
Irène Sapir, rescapée du Vel d'Hiv, fille de déportée à Auschwitz
Léon Sapir, retraité du mouvement coopératif
Jean-Gérard Sender, économiste de l'énergie
Michel Shahshahani, journalste, petit-fils et petit-neveu de déportés
Jean-Marc Schick, ingénieur du son
Carlo Schmidt, ingénieur retraité
Jacqueline Schmidt, cadre de banque retraitée
Danielle Schulmann, bibliothécaire
Didier Schulmann, conservateur au MNAM
Bernard Sesolis, ingénieur
Maryse Sesolis, prof.
Claude Sibony
Jacques Sibony, retraité
Paul Souffrin, maire honoraire de Thionville, ancien sénateur de Moselle, fils de déporté mort à Auschwitz
Claude Spielmann, psychanalyste
Lucien Sztarksztejn, journaliste préretraité, fils de déporté mort à Auschwitz
Nicolas Stern
Jacques Sztern, ingénieur de rech. CNRS, fils de déporté mort à Auschwitz
Michel Sztulzaft, consultant formateur, fils et frère de déportés à Auschwitz, plus jeune rescapé de la rafle du Vel d'Hiv
Jean-Pierre Tabet
Gil Teitler, fils de déportée
Arlette Téphany
Gabriel Timsit, ancien détenu du camp de Lodi (1956-1960)
Pierre Toubiana, médecin de santé publique
Patricia Touraine, enseignante spécialisée
Didier Tzwangue, consultant interne en organisation
Martine Ubersfeld-Gilain, prof.
Bernard Ullmann, journaliste
Liane Valere, petite fille de déportés morts à Sobibor
Marc Vanhove, prof. honoraire arts plastiques
Philippe Van Leeuw, cinéaste
Daniel Veron
Maya Vigier, citoyene, militante SICO
Michel Waksberg, retraité, adjoint au maire de Sarcelles, fils de déporté mort à Auschwitz
Antoinette Weil, prof. agrégée retraitée
Françoise Weil, conservateur de bibliothèque retraitée
Irmine Wilf, petite-fille de déportés
Albert Wilkowsky, fils de déportés non revenus, maire adjoint à Sarcelles
Jean Wolff, citoyen
Claude Zelty
04 mai 2003