BIOGRAFIA DI FEDERICO GISMONDI

Scultore, pittore e incisore Balsoranese di  fama mondiale .

 

 

Federico Gismondi nasce a Balsorano (AQ) nel 1936.Si dedica, sin dagli anni Cinquanta, alla letteratura, pubblicando, dal 1961 in poi, raccolte di poesie, racconti e saggi; collaborando a giornali e riviste.

E’ scultore, pittore e incisore, a cui affianca una intensa attività di operatore culturale con organizzazioni di rassegne d’arte, convegni,avvenimenti di vita civile. Da vita a movimenti estetici come la “Panwisual Art” e il “Movimento Mondiale Artisti per la Pace del Manifesto Azzurro”, ponendosi come personaggio egocentrico e trasversale alla cultura contemporanea.

Tiene mostre personali e partecipa a collettive rassegne in moltissime città italiane straniere, tra cui: Roma, Milano, Bologna, Venezia, Firenze, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Catania, Basilea, Norimberga, Dublino, Copenaghen, Barcellona,Città del Messico, ecc.

Riceve premi e riconoscimenti, tra cui,il Premio Internazionale per la Scultura del Presidente Iracheno alla Biennale di Baghdad nel 1986.

Nel 1993, in occasione della sua antologica di  scultura al Museo di Arte Moderna di Città del Messico, dalla Scuola Preparatoria della Università Libera della stessa Città gli viene conferito il Diploma d’Onore per Ospiti Speciali.

Federico Gismondi è autore di varie opere pubbliche e commemorative di eventi importanti come “Ciociaria del Giubileo – 2000” 15 medaglie in bronzo.

Nel 1999 con Tina San (alias Santa Peruzza) pure Lei di Balsorano e sua compagnia di vita , pittrice di grande sensibilità tra i maggiori esponenti dell’ ”Art Brut” europea, danno vita al “Gruppo Eden”. Avevano già nel 1988 organizzato, a due, la mostra itinerante “Immagini Archetipe e Favolistiche dell’Universo Contadino”; nel 1989 Barbaro Immaginario” e nel 1990 “Bifronte”. Nel 1989, a Norimberga, firmano, a due, la nota “Del Diritto all’Etnia Culturale” e nel 1993, a Theothiuacan (Messico), Manifesto del Soly de la Luna”.

Dell’opera di Federico Gismondi si è interessata moltissimo stampa italiana e straniera. E’ presente su enciclopedie, annuari e cataloghi d’arte.

Alla sua opera sono dedicate varie monografie, tra cui: “Autoritratto” ed. Carte Segrete, Roma 1975; “La Piccola Scultura”, ed. Angelus Novus, l’Aquila1988; “Mirabilia in Urbe (Cannilla-Gismondi-Romano)” ed. Comune di Chieti 1990; “Barbaro Immaginario (Federico Gismondi - Tina San)”, ed. Angelus Novus, l’Aquila 1990; “Il Bestiario Fantastico di Federico Gismondi”, ed. Museo d’Arte Moderna, Città del Messico 1993; “Manifesto del Sol y de la Luna – El Messico Habla de mi Arte”, ed. Gli Amici di Gismondi, Alatri 1995; “Federico Gismondi- Grandi Legni”, ed. Università degli Studi di Cassino, Cassino 1997; “Eden (Federico Gismondi- Tina San)” ed. Museo Civico di Boville Ernica (FR), 1999.

 

Nota critico – introduttiva dell’artista

 

 

Per una lettura facilitata la opera va, innanzi tutto, divisa in sei periodi fondamentali:

1)     anni Cinquanta – Sessanta: di formazione realista

2)     anni metà Sessanta: neocubismo

3)     fine anni Sessanta: riflessione sul Quattrocento

4)     anni settanta: meccanomorfismo di impegno di impegno ecologico

5)     anni ottanta : antropomorfismo di rilettura del paesaggio

6)     anni Novanta: panvisualismo, ossia pittura o scultura fortemente contaminata dalla storia (delle immagini) e dal multienismo.

 

Questo discorso vale più generalmente per la pittura. La scultura anticipa a volte scansa il problema, tenendosi nell’ombra, ma sempre il dato plastico è predominante, al punto che un critico come Duilio Morosini  scriveva negli  anni Settanta  sulle pagine del Paese “Solo dopo aver visto i suoi dipinti mi sono reso conto che Gismondi è innanzi tutto scultore “.

 

Io sono uno sperimentatore,dotato, credo, di una particolare curiosità, specie per i materiali, quindi un autentico “faber”.

Sono i materiali, in definitiva, a determinare, per gran parte il risultato dell’opera.

Io mi cimento con la pietra, il bronzo, il legno, fino alla fragilissima pietra pomice. La pratica dello “scolpire” cioè del togliere, mi è particolarmente congeniale. E amo passare dal monumentale al piccolo formato, fino alla microscultura.

 

Ma, a ben leggere, un filo conduttore lega tutta la mia opera, sia pittorica che scultoria e perché no anche letteraria: la trama neocubista  ossia la scomposizione e la ricostruzione personale dell’ universo. Io amo procedere per assemblaggio, per recupero. Per me l’unità dell’ opera d’arte è la ricongiunzione di un vasto ciclo di frammenti, la riunificazione di un corpo smembrato, di un universo in via di dissolvimento.