Una possibile reazione: il "Grande Rifiuto",
ovvero combattere il "mondo libero" orwelliano

Al punto "1984 un sistema filosofico non troppo lontano dalla realtà", viene delineata l'ideologia dominante in un momento storico di frattura col passato, di caduta delle speranze, dopo la grande rinascita economico-politica degli anni '50, che per l'utopia che propone si pone agli antipodi con la nostra antiutopia. Questo smarrimento che nasce alla metà degli anni sessanta, coincide con la creazione del concetto dell'uomo a una dimensione, alienato da un lato dalla tecnologia, dall'altro dalle atrocità e dalle disillusioni che hanno causato la guerra. Sembrava anche che il benessere economico che aveva portato il "boom" non bastasse a dare soluzioni nuove. La società stava cambiando, l'uomo era ad una svolta: nichilismo o utopia. Esiste un momento intermedio fra le grandi utopie del '600 e quella del '900; questo momento si colloca nella metà dell'800 quando Marx proponeva uno sviluppo storico delle società che poggiava sulla tesi-convizione (noi parleremmo in questo contesto di utopia) che il socialismo fosse lo sbocco inevitabile della dialettica storica. Noi, consapevoli degli ulteriori sviluppi della storia, sappiamo che l'utopia della società comunista di Marx non ebbe mai il suo pieno sviluppo; un altro esempio di utopia fallita. La soluzione di Marcuse, riassunta nel "saggio sulla liberazione", sono il grande rifiuto e la rivoluzione. MarcuseMarcuse ha messo in luce come le sorti della rivoluzione siano affidate ad un vasto schieramento di forze, di che fanno parte i gruppi del "dissenso" dei paesi avanzati (dal sottoproletariato agli studenti), sia i dannati del terzo mondo, per dirla con Orwell: "Potere ai prolet". Questi gruppi (reietti, sfruttati, stranieri, perseguitati di altre razze, disoccupati, inabili) possono incarnare il "Grande Rifiuto" (termine desunto dal Manifesto del surrealismo di André Breton), ossia l'opposizione totale al sistema e il suo conseguente abbattimento, per porre le basi per la traduzione concreta dell'utopia nella realtà. L'utopia è esaltata poiché Marcuse vede in essa la protesta verso il presente e l'ansia preveggente del futuro. Egli è fermamente ancorato a questa possibilità, a cui deve precedere "il sorgere di mete e di valori diversi, di aspirazioni diverse, negli uomini e nelle donne che resistono e negano il massiccio potere di sfruttamento del capitalismo azionario (…) " prefazione al Saggio sulla Liberzione, alternativa che però è possibile realizzare solo mediante la sinergia delle forze rivoluzionarie prima citate. Sempre nella prefazione è delineata la cieca fiducia nella possibilità del cambiamento: " […] lo spazio (fisico e mentale) per costruire un regno della libertà che non è quello del presente: tale cioè da comprendere anche la liberazione dalle libertà dell'ordine sociale sfruttatore- una liberazione che deve precedere l'edificazione di una società libera, e che necessita una rottura storica col passato e col presente. […] pag. 16 La libertà diverrebbe l'ambiente di un organismo non più capace di adattarsi alle prestazioni competitive richieste dal benessere all'ombra del dominio, non più capace di tollerare l'aggressività, la brutalità, la bruttezza del modo di vita stabilito." Marcuse fa inoltre diversi interventi su argomenti compresi in questa ricerca, tocca ad esempio, il tema dei mass media: " […] i mass media hanno adattato le facoltà razionali ed emotive del pubblico ai suoi mercati e alla sua politica, e le ha indirizzate alla difesa del proprio dominio" pag.28, come ha fatto, nel nostro caso, il Grande Fratello. Inoltre in un passo viene citata anche la guerra spagnola, quella combattuta da Orwell, che " […] esaltò questa solidarietà che è la forza propulsiva della liberazione, nell'indimenticabile, disperata lotta di una piccola minoranza contro le forze combinate del capitalismo fascista e liberale", senza dubbio dimostra che Marcuse si schiera dalla parte dei ribelli in nome anche di ideali astratti, contro la società, contro il sistema, contro le ingiustizie, a rischio di morire, ma senza abdicare all'oppressione dei potenti. Dobbiamo proprio a Marcuse un riferimento al "mondo parallelo" ideato da Orwell, una realtà che – come già citato – Marcuse definisce pseudomocrazia e "mondo libero" assumendo la realtà descritta in 1984 come l’esatto opposto dell’utopia da lui sognata, come "il mondo come non dovrebbe essere". È definito "mondo libero" perché 1984 mostra come dice Manferlotti nel suo "Antiutopia" un’armonia allucinata, un universo che è a suo modo armonico, ha la cupa perfezione asimmetrica di un demone di pietra. (pag. 40) Infine una prima affermazione potrebbe spiegare convincentemente perché le masse si sono piegate al sistema: "Il capitalismo organizzato ha sublimato la frustrazione e l'aggressività primaria volgendola ad un uso socialmente produttivo su una scala senza precedenti, non in termini di violenza, bensì nei termini della sua capacità di produrre appagamento e soddisfazione di lunga durata, di riprodurre la servitù volontaria" pag. 25 ; una seconda che descrive perfettamente il protagonista dell'utopia, l'uomo che Winston vorrebbe diventare: "un uomo che avrebbe sviluppato una barriera istintiva contro la crudeltà, la brutalità, la bruttezza." pag. 34, e infine lo scopo a cui vorrebbe tendere il mondo orwelliano se si realizzasse la rivoluzione: "L'interesse reale, il raggiungimento di condizioni in cui l'uomo potesse foggiare con le sue mani la propria vita, era quello di sottrarre la vita alla subordinazione alle esigenze della produzione per il profitto, ad un apparato controllato da forze al di fuori del suo controllo" pag. 27.

Citazioni tratte da "Saggio sulla liberazione, dall'uomo a una dimensione all'utopia" - Einaudi 1969

Bibliografia:
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