Secondo una leggenda popolare Bassano fu fondato da una coppia di giovani etruschi, Velka e Tarkana che, dopo la loro unione, da Sutri decisero di stabilirsi a Bassano, attratti dalle bellezze naturali e dalla serenità del luogo. Si racconta poi che la loro felicità, associata alla tranquillità in cui vivevano, attirò nuove giovani coppie che come loro decisero di stabilirsi lì. Arrivato l'autunno lo stesso entusiasmo coinvolse le famiglie dei boscaioli provenienti dal napoletano e dal senese per il taglio dei boschi. Così sul posto sorsero le prime capanne abitate da gente di diversa provenienza e cultura che mescolò insieme i propri usi e costumi e, con essi, anche la lingua, che si arricchì di sfumature ed espressioni latine, napoletane e senesi. Un volgare che doveva mantenere queste sue caratteristiche fino ai giorni nostri.
In breve tempo le colline del -Feudus Bassani- si trasformarono
in campi di grano e granoturco, in vigneti, in frutteti mentre le zone più
alte, ricche di boschi e prati, divennero luoghi di caccia e pascoli.
In quest'oasi
di pace la comuità si accrebbe e visse incurante delle lotte e degli
avvenimenti esterni fino al XII secolo d.C. quando, nel 1159, Federico Barbarossa,
alla guida di un esercito di15.000 soldati che si recava a Roma per proteggere
l'antipapa Vittore IV (eletto dai cardinali imperiali in contrapposizione del
papa Alessandro III), si scontrò con le truppe papali. Lo scontro si
verificò in una vallata sita nell'estremità ovest di Bassano,
l'odierna Valle Nobile. L'imperatore Federico Barbarossa assistette alla feroce
battaglia dalla cima di una rupe tufacea che ancora oggi viene chiamato -Tufi
Barbetta e, accortosi che a causa delle numerose perdite i papalini ripiegavano,
ordinò al suo esercito di raggiungerli e di massacrarli. Terminata l'operazione
la valle si presentò colorata dal rosso del sangue, tanto che ancora
oggi conserva il nome di Valle Sanguineta.
I feroci fatti avvenuti non impensierirono molto gli abitanti di Bassano in quanto la vita si svolgeva molto distante dai luoghi di sangue, ma gettarono il panico tra gli abitanti dei paesi vicini percorsi dalle vie consolari. Tanto che un certo signorotto di Sutri, Enotorio Serco, vantando già dei diritti sul -Feudus Bassani-, ritenne opportuno fabbricarvi un palazzo per trasferirvi la propria residenza. I lavori furono completati in due anni, ma né il signorotto Serco né altri feudatari vi abitarono mai e così la costruzione di Bassano rimase per ancora quattro secoli come un saltuario recapito nel corso di partite di caccia.
Nel Registro del cardinale Albornoz (1354) si parla di un certo Riccardo di Puccio, signore di Bassano. Nel 1363 viene affidata la tutela su un terzo del territorio di Bassano ad una certa Francesca vedova di Giovanni I degli Anguillara signore di Capranica, imparentata con un ramo dei Savelli, nobile famiglia romana. I Savelli possedevano gli altri due terzi del territorio, che nel 1482, essendosi estinto il ramo maschile, per concessione di papa Sisto IV vennero affidati alla famiglia degli Anguillara
Il 22 novembre 1595 gli Anguillara, con l'approvazione di Clemente VIII, vendono a Giuseppe Giustiniani, membro della storica famiglia dei banchieri genovesi profugo dal suo dominio dell'isola di Scio nell'Egeo in seguito all'assalto dei Turchi, il feudo di Bassano per la somma 55.000 scudi.
Il feudo è eretto a "marchesato" da Paolo V nel 1605 nella persona di Vincenzo, figlio di Giuseppe Giustiniani e ,a "principato", nel 1644
Con l'insediamento della famiglia Giustiniani coincide anche l'ingresso di Bassano nella vita politica ed economica dello Stato della Chiesa; non a caso è proprio in questo periodo che si registra l'incremento del settore urbanistico. E del 1649 il "Breve" di Innocenzo X con il quale si concede la licenza a Don Andrea Giustiniani per poter liberamente fabbricare sul territorio di Bassano.
Il paese, che fino a tutto il 1500 era rimasto medievale nel suo aspetto, nel secolo XVII, ad opera dei Giustiniani, fu oggetto di un'importante trasformazione urbanistica attraverso un vero e proprio piano regolatore concepito e realizzato secondo il gusto del tempo. Trasformazioni che per il loro costo e vastità si rivelarono sproporzionate all'economia del paese e lasciarono esausto il patrimonio dei feudatari.
Furono eseguiti i seguenti lavori e sistemazioni: trasformazione del Castello in Villa-Palazzo; muri di contenimento del parco (24 ettari con casino di caccia); fontane e statue; costruzione di due ponti(uno dal palazzo al parco, l'altro sul fosso a Nord); costruzione della chiesa di San Vincenzo Martire con annesso borgo di case rurali a schiera; trasformazione della piazza del Castello; costruzione del borgo e della chiesa di San Filippo Neri.
Nel 1799, sotto la
dominazione napoleonica, durante i mesi di marzo ed aprile iniziano, in Toscana,
le insorgenze contro i francesi che a causa delle grandi e forti tasse, le numerose
rapine e i molteplici saccheggi avevano ridotto alla miseria i ricchi borghesi
e persino dei principi. Ai toscani si unirono gli umbri, i sabini, i laziali
ed i campani che iniziarono una rivolta contro i francesi che si concluse con
la sconfitta dei transalpini e con l'instaurazione di un governo provvisorio
a Viterbo.
Durante questi fatti un gruppo di rivoluzionari napoletani fu messo in fuga
dai francesi, nella loro fuga verso Vetralla abbandonarono munizioni, refurtiva
(grano e patate) e due cannoni, uno di grosso calibro e l'altro più piccolo.
I bassanesi si impossessarono di ciò che era stato abbandonato; vendettero
il piccolo cannone a Ronciglione ed il grande fu custodito dai paesani che volevano
fonderlo per farci una campana per la chiesa Parrocchiale. Ma purtroppo quest'ultimo
fu rubato da un capitano dell'armata francese che stazionava ad Oriolo. Il 22
luglio 1799 giunsero a Bassano delle truppe francesi che si accorsero ben presto
che tutti i bassanesi possedevano un tricolore e per questo li considerarono
«1600 nemici». Le truppe passarono la notte nel Palazzo del Principe
Giustiniani. Quella notte molti bassanesi giocarono dei brutti scherzi ai transalpini
come ad esempio si racconta che due persone orinarono in due schioppi.
Insomma i francesi per far valere la loro forza condannarono
alla pena di morte un oste che doveva recarsi accompagnato da tre guardie a
Bracciano dove lo attendeva l'esecuzione della pena capitale. Si racconta però
che non trovato un quarto cavallo, le guardie pur di non andare a piedi si fecero
scappare il prigioniero che così si salvò. Intanto Bassano fu
occupato. Molti bassanesi, scapparono nelle campagne e chiesero aiuto ai rivoluzionari
antifrancesi che erano appostati a Ronciglione. Così verso le ore 9 del
25 luglio iniziò una sommossa antifrancese che si concluse intorno alle
ore 12 con la fuga dei transalpini per Tolfa. Successivamente si distaccanoro,
dalle truppe francesi a Roma, 900 soldati e si diressero a Bassano per operare
vendetta. Arrivarono il 31 luglio saccheggiarono e derubarono case, granai e
chiese. Questa volta arrivarono nuove forze alleate dai dintorni e grazie a
queste Bassano fu di nuovo libera.
I Giustiniani possiedono il feudo di Bassano fino al 1854, data in cui viene acquistato dalla famiglia Odescalchi, la quale ancora oggi è proprietaria del palazzo e del parco, splendido esempio del manierismo romano, che a differenza di Caprarola, Bagnaia e Bomarzo, famosi centri del manierismo viterbese, rimane ancora oggi poco conosciuto e in uno stato di graduale abbandono che ben presto porterà, questo gioiello di arte italiana, all'inesorabile scomparsa.
Il paese, nella parte più antica, conserva intatti il suo aspetto e il suo fascino medioevale, così come ha conservato incontaminati i suoi verdi boschi e i suoi paesaggi ricchi di aria salubre e acque limpide e fresche di sorgente che, secondo una leggenda paesana, furono incanalate per alimentare una fontana di Piazza San Pietro a Roma.